“È stato l’amore ad avermi portata in Italia” – intervista a Viktória Nyitrai, imprenditrice in Italia

Trasferirsi in un altro paese non è sempre facile, figuriamoci se si intende pure creare un’azienda e conquistare il mercato. Poi, se a tutto ciò si aggiunge anche il fatto che si tratti di una donna dell’Est, tutto diventa ancora più complicato.

La storia di Viktória Nyitrai, una delle imprenditrici più note d’origine ungherese della Toscana, ci mostra che con la giusta carica di determinazione, il proprio obiettivo può diventare raggiungibile.

Lei, arrivata in Italia 22 anni fa per inseguire l’amore ha imparato che la realtà quotidiana toscana è ben diversa rispetto a quello che siamo soliti vedere nei nostri preferiti classici romantici.

Oggi Viktória Nyitrai, l’imprenditrice ungaro-toscana per eccellenza si racconta a Keri Adél per Economia.hu, come parte di una serie di interviste alle imprenditrici ungheresi in Italia!


Perché ha scelto l’Italia?

Sono arrivata in Italia quando avevo 28 anni perché ero innamorata di un ragazzo italiano. Nel mio caso, non fu la cultura, il sole o le grandi tradizioni culinarie ad attirarmi in Italia, bensì l’amore.

Qual è stato il Suo primo ricordo riguardo l’Italia?

Ci ero già stata diverse volte, perciò avevo già visitato tutti i musei e le più famose attrazioni turistiche. Avendo un partner italiano, ebbi un assaggio della vita quotidiana italiana fin dal primo momento. La prima prima cosa che notai fu il fatto che gli italiani fossero molto gentili e che parlassero esclusivamente in italiano. Mi resi anche conto che la cosa più importante nella vita degli italiano era il cibo. Mi iscrissi ad un corso intensivo d’italiano e così imparai a cucinare anche specialità italiane.

Durante la Sua attività professionale, crede che il fatto di essere di nazionalità ungherese vada a Suo vantaggio?

Nei primi anni avevo lavorato prima un’agenzia di viaggi e poi in un albergo a Firenze e alla gestione di due agriturismi, quindi ero in costante contatto con gli stranieri. Più tardi, nel 2005 ho aperto il mio sito web in ungherese toszkanamania.hu che è cresciuto così tanto che, dopo qualche anno, ho dovuto lasciare il mio lavoro fisso; e ora mi ci dedico a tempo pieno. Aiuto gli ungheresi a prenotare l’alloggio, organizzare programmi e fare escursioni con noi, quindi tutto il mio lavoro si svolge in ungherese. Le prenotazioni di soggiorno arrivano nei primi 4-5 mesi del anno poi con l’arrivo di primi ospiti comincio fare le escursioni.

A Suo parere, come vedono gli italiani l’Ungheria? Guardano con interesse i nostri connazionali?

Gli italiani amano le donne ungheresi! Le prime cose che vengono loro in mente sono sempre Cicciolina (Ilona Staller, attrice ed ex senatrice italiana nata in Ungheria, ndr.) o Puskás, quindi i luoghi comuni.

Sono numerosi gli italiani ad aver già visitato l’Ungheria, quindi spesso si mettono a lodarmi la città di Budapest (unica che hanno visitato) e la zuppa di gulasch. Negli ultimi anni, purtroppo, la conversazione si sofferma spesso su quello che sentiamo nei telegiornali, cioè sui temi politici.

Secondo lei, qual è la sfida più impegnativa da affrontare in Italia come imprenditrice di origine straniera?

Penso che una straniera possa farcela in Italia solo se ha imparato bene la lingua e se ha adottato i ritmi, spesso lenti, del nostro Paese. È molto difficile spiegare agli interessati che qui la situazione è diversa da quella ungherese, che abbiamo una alta disoccupazione, che gli stipendi sono più bassi rispetto agli standard europei nonostante i prezzi coincidano con quelli dei paesi più ricchi. Molti vogliono realizzare il grande sogno italiano, e danno poco ascolto alle nostre raccomandazioni, visto che stiamo solo cercando di salvarli dal fallimento. Quindi, se si viene qui perché si ama l’Italia -e non per arricchirsi-, si avrà la possibilità di avere successo con una propria attività o trovando un buon lavoro con il tempo.

Secondo lei, quanto è difficile avere contatti di lavoro e costruire una carriera come donna ungherese in Italia oggi?

Penso che come donne siamo avvantaggiate perché gli italiani ci guardano sempre in modo particolare. Allo stesso tempo, preferiscono assumere un uomo come dipendente perché purtroppo temono che le donne andranno presto in maternità o che abbiano già un figlio, ciò che sfortunatamente potrebbe rendere più complicata la ricerca di un lavoro. Mentre, l’aspetto positivo è che gli italiani guardano il talento o l’esperienza maturata in ambito professionale, non per forza le qualifiche o i certificati ottenuti.

Come si superano le difficoltà di carriera legate al trasferimento in un nuovo Paese?

Credo che la cosa più importante sia la conoscenza della lingua, perché anche se ci sono aziende multinazionali dove ce se la può cavare in inglese, la chiave del successo è sicuramente l’italiano. Un’altra cosa è trovare un professionista italiano, per esempio un commercialista che possa delineare i tipi di imprese, le licenze, le differenze fiscali per svolgere l’attività rispettando la legge. Non vale certo la pena di cercare su internet perché cambiano spesso e la formula vincente varia per ogni tipo d’attività, e per ogni categoria di fatturato annuo. Con il tempo e con un po’ di pazienza, è possibile farcela.

A quale progetto o piano state lavorando attualmente? Quali obiettivi ha per il futuro che vuole raggiungere professionalmente?

Ho lavorato duramente anche nel 2022, come tutti nel settore del turismo, e il 2023 promette di essere positivo. Ora vorrei rinnovare il sito web, che avrebbe bisogno di una rinfrescata. Ho affittato una casa vacanza tre anni fa e qui c’è sempre qualcosa da fare – ma per fortuna mi piace dipingere e rinnovare i mobili…. Questa settimana stiamo sostituendo una cucina. Dato che sempre più persone mi chiedono di aiutarle a gestire il loro appartamento/casa, al momento ho poco tempo per registrare video di viaggio che mi piacerebbe tanto fare, e l’attività immobiliare passerà in secondo piano. Purtroppo, nelle imprese individuali bisogna considerare le priorità, la giornata è sempre di sole 24 ore, per non parlare del fatto che bisogna trovare il tempo per la propria vita personale.


Intervista e traduzione realizzata da Keri Adél.

Se siete arrivati fino qua, vi invitiamo anche la leggere l’intervista alla scrittrice Helen Gyovai.

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