Abbiamo il piacere di intervistare il Delegato Michele Fasciano dell’Accademia Italiana della Cucina, Delegazione di Budapest.
“La cultura della cucina” spiegava già il Delegato in occasione della settimana settimana della cucina italiana nel mondo “è una delle espressioni più profonde di un paese, il frutto della sua storia e della vita dei suoi abitanti, diversa da regione a regione, da città a città, da villaggio a villaggio, frutto di tradizione e innovazione e per questo da salvaguardare e tramandare”.
La missione principale dell’Accademia è proprio quella di tutelare la cultura della cucina italiana, le sue tradizioni e promuovere il suo miglioramento sia in Italia che all’estero.
Riconosciuta come Istituzione Culturale della Repubblica Italiana nel 2003, l’Accademia Italiana della Cucina occupandosi di preservare la “civiltà della tavola”, vista come un’espressione vibrante e attiva della cultura nazionale, si occupa anche della promozione di ristoranti che rispettano la tradizione culinaria italiana e del riconoscimento delle figure che lavorano per realizzare questi obiettivi. Ma lasciamo la parola al nostro intervistato.
- Ci potrebbe raccontare del suo percorso, cosa l’ha portato a diventare delegato dell’Accademia Italiana della Cucina a Budapest e cosa rappresenta per lei la cucina italiana?
Ti ringrazio, Irene, e grazie a Economia.hu per questa opportunità di poter essere qui oggi e spiegare un po’ di più dell’Accademia Italiana della Cucina e della delegazione di Budapest. Spero che questa intervista possa contribuire ad accrescere la curiosità verso la nostra splendida istituzione.
Sono arrivato a Budapest come addetto per la difesa nel 2007 e da allora non ho più lasciato l’Ungheria, se non per brevi periodi di tempo. Devo dire che sono arrivato nel momento clou, perché la delegazione di Budapest dell’Accademia Italiana della Cucina era stata rilanciata l’anno precedente, nel 2006, con una nuova delegazione. Aveva subito attirato la mia attenzione perché la cultura della cucina faceva già parte del mio bagaglio culturale, e l’Accademia Italiana della Cucina era una delle importanti istituzioni a Budapest a cui desideravo partecipare.
Da allora, la delegazione di Budapest ha visto un notevole incremento di attività, specialmente durante la gestione del mio predecessore, l’ingegnere Alberto Tibaldi, che l’ha portata a crescere sempre di più. Mi ha condotto per mano, permettendomi di conoscere e approfondire le tematiche dell’Accademia fino a diventare il suo successore quando lui ha deciso che era giunto il momento di prendersi una pausa. Grazie ad Alberto, ho avuto un “atterraggio morbido” per poter proseguire e incrementare le attività della nostra delegazione.
- Come è strutturata l’Accademia Italiana della Cucina a Budapest?
L’Accademia Italiana della Cucina ha una lunga storia. È stata fondata dal celebre giornalista Orio Vergani il 29 luglio 1953, e dal 2003 è istituzione culturale della Repubblica Italiana. L’anno scorso abbiamo celebrato il settantesimo anniversario e ci stiamo avvicinando ai 71 anni di vita dell’Accademia. È nata da una riunione tra 17 illustri membri del giornalismo e dell’industria con l’obiettivo di diffondere e valorizzare la cucina italiana, approfondire le sue tematiche e valutare le innovazioni nel tempo, mantenendo sempre il fil rouge della tradizione che ci deve unire. In quest’ottica, l’Accademia è cresciuta progressivamente e oggi conta circa 320 delegazioni, di cui 226 in Italia e le restanti nel mondo, mostrando uno sviluppo armonioso e coerente.
Intendo dire che l’Accademia ha come obiettivo principale quello di valorizzare le tradizioni della cultura culinaria italiana e di promuovere le innovazioni. In questa ottica, la delegazione di Budapest è attiva dal 2006 e in questi anni ha portato avanti queste tematiche attraverso una crescita armonica dei suoi accademici. Oggi siamo in 29, tra cui possiamo annoverare come accademico onorario il nostro ambasciatore d’Italia, Sua Eccellenza Manuel Iacoangeli {ndt. qui la nostra intervista}, che partecipa sempre con entusiasmo e piacere alle nostre iniziative, rappresentando un punto di orgoglio per noi.
- È possibile far parte dell’Accademia? È necessario essere esperti di cucina e critica gastronomica?
Entrare a far parte dell’Accademia è un processo piuttosto lungo, che inizia con un invito a partecipare a qualche conviviale, laddove vi sia disponibilità di posti. Successivamente, se c’è interesse e piacere, si procede per cooptazione, ovvero il delegato chiede se vi è la volontà di entrare, e quindi avviene l’ingresso.
L’aspetto principale è che non è necessario essere esperti cuochi, ma bisogna essere cultori della civiltà della tavola. L’Accademia è nata da persone che si riunivano intorno a un tavolo per discutere di argomenti culinari e poi cenavano insieme.
Oggi è lo stesso: durante le nostre conviviali facciamo sempre una breve relazione su un tema scelto da un relatore, dopo di che il nostro simposiarca illustra la cena e poi si cena. L’aspetto principale delle nostre conviviali non è solo mangiare, ma fare primariamente “cultura e civiltà della tavola”.
- Avete relazioni con altre delegazioni a livello europeo o con l’Italia?
Assolutamente sì, siamo legati con tutte le delegazioni in Italia e all’estero. Spesso abbiamo la possibilità di effettuare gemellaggi tra le varie delegazioni e molto spesso, attraverso gli stessi delegati, ci scambiamo opinioni e consigli su come meglio gestire le attività. Periodicamente, tramite il Presidente che ci convoca, ci ritroviamo per assemblee o forum dei delegati, dove il Presidente e il Consiglio Direttivo illustrano le novità e i progetti dell’Accademia a livello generale.
- Come è stata accolta la cultura culinaria italiana in Ungheria? Quali iniziative specifiche ha promosso o introdotto nella delegazione di Budapest per valorizzare la cucina italiana?
La cultura culinaria italiana è accolta benissimo in Ungheria, è una quintessenza della vita stessa dell’ungherese, che aspira a sedersi e gustare della vera cucina italiana. Partendo da questo concetto, organizziamo conviviali mensili in cui scopriamo o rivisitiamo ristoranti italiani presenti a Budapest. Cerchiamo anche di trovare nuovi ristoranti, benché non sempre siano in grado di ospitare le conviviali dell’Accademia per via della loro capienza. Questo ci aiuta anche a far conoscere nuove realtà in città e a popolare di recensioni la nostra app.
Infatti, non tutti sanno che è disponibile online una nostra guida ai ristoranti tramite un’app (qui disponibile), dove è possibile vedere la valutazione e condividere informazioni utili con tutti gli interessati, non solo in Ungheria, ma ovunque ci sia una delegazione. È possibile scoprire i ristoranti italiani e le relative valutazioni in tutto il mondo.
- Quali sono stati i maggiori ostacoli o successi che ha incontrato nel promuovere la cucina italiana qui e nella realizzazione delle vostre iniziative?
Non parlerei di ostacoli veri e propri, ma di livelli di conoscenza. L’Accademia Italiana della Cucina è un’istituzione culturale riconosciuta dal 2003, ed ha in Italia un forte background e una lunga tradizione. All’estero, naturalmente, è meno conosciuta. La difficoltà maggiore è farci conoscere, spiegare chi siamo e cosa facciamo. Questo passa attraverso un processo di uscita dall’autoreferenzialità dell’Accademia, tramite pubblicazioni e interviste come questa, che portano la nostra realtà al grande pubblico e non solo a quello degli addetti ai lavori.
Molti chef italiani, anche provenienti da realtà diverse, ne avevano sentito parlare ma non la conoscevano bene. Eppure, ho sempre trovato disponibilità ad ascoltare, comprendere e innamorarsi della nostra Accademia. Fare cultura della cucina è per noi fondamentale.
- Potrebbe descrivere qualche evento o collaborazione significativa tra l’Accademia e le istituzioni locali ungheresi che ha aiutato a rafforzare il dialogo interculturale?
La nostra delegazione, così come tutte le delegazioni dell’Accademia, ha iniziato un processo di uscita dall’autoreferenzialità anche attraverso pubblicazioni come la storia della cucina italiana a fumetti o la nostra pubblicazione “Civiltà della Tavola“.
Abbiamo avviato collaborazioni con istituzioni e privati ungheresi per realizzare eventi che promuovano una maggiore conoscenza e corretta valutazione della vera cucina italiana. Sebbene all’estero a volte non si tratti sempre di cibo tradizionale, i nostri ristoratori si impegnano a garantire momenti di vera cucina italiana, specialmente a Budapest.
- Tra gli obiettivi dell’Accademia c’è anche la promozione di ristoranti che rispettano la tradizione culinaria italiana e il riconoscimento delle figure che lavorano per avanzare questi obiettivi. Qual è la situazione a Budapest o in Ungheria?
In Ungheria ci sono molti ristoranti che si definiscono “ristorante italiano”, ma non sempre garantiscono qualità o seguono le ricette tradizionali italiane.
Tuttavia, ce ne sono molti altri che rappresentano la nostra cultura al meglio. È possibile trovarli tramite la nostra app, che ho anticipato poc’anzi, scaricabile dal sito accademia1953.it. Questa app permette di individuare i ristoranti che garantiscono il vero concetto del mangiare all’italiana, con ricette tradizionali e innovazioni ben inserite.
L’Ungheria accoglie con piacere la cucina italiana, e vi invito a visitare questi ristoranti per apprezzare i miglioramenti che dimostrano la diffusione della cultura della civiltà della tavola italiana.
- Quali sono i suoi obiettivi futuri come delegato a Budapest e quali eventi prossimi non bisogna perdere?
I prossimi eventi da non perdere sono tutti!
Cerchiamo di dare un’impronta di vivacità e di presenza della nostra delegazione sulla scena budapestina. Stiamo realizzando diversi progetti come delegazione, tra cui conviviali speciali e conviviali particolari, come la nostra Conviviale degli Auguri, che è diventata uno degli eventi più ricercati a Budapest. Questo evento richiede un grande impegno e desidero ringraziare tutti i miei collaboratori e la consulta.
Un ringraziamento speciale va al mio vice delegato e tesoriere, Maria Carmela Gaetani Aronica, la cui presenza è indispensabile per portare avanti con efficacia e indubbia capacità, sebbene con fatica, tutti i nostri risultati.
Un ringraziamento doveroso va anche a tutti gli accademici, grazie ai quali riusciamo a realizzare questi eventi, partecipando sempre più attivamente alle attività promosse dal sistema Italia durante l’anno.
Mi riferisco in particolare alla Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, che di solito si svolge nella seconda o terza settimana di novembre e che quest’anno celebrerà la nona edizione. Stiamo organizzando un evento con chef e realtà provenienti dall’Italia.
Nel 2026 celebreremo il ventennale della delegazione e, fino a quella data, organizzeremo ulteriori attività per una sempre maggiore conoscenza dell’Accademia, diffondendo la cultura della civiltà italiana e la cultura del vero mangiare tradizionale italiano, tenendo in considerazione anche le innovazioni, introdotte con criterio, di cui siamo fieri.
Proseguiremo sempre di più queste attività di valorizzazione dell’Accademia perché la vera cultura del mangiare italiano deve diffondersi nella maniera più corretta. Spero e credo che la nostra delegazione, all’interno di questa splendida istituzione che è l’Accademia Italiana della Cucina, possa continuare questo percorso per dare un “vero significato” non solo in Italia, ma anche e soprattutto all’estero.
Grazie e alla prossima occasione di incontrarci alle nostre conviviali.