“Essere una mamma italiana significa tutto per me” -Intervista a Helén Gyovai, la scrittrice ungherese di successo dall’Italia

Oltre ad incarnare la combinazione della “mitica Mamma Italiana” e della donna intellettuale dell’Est, la scrittrice ha pubblicato uno dei bestseller ungheresi “Hogyan lettem Olasz Mamma?”, ma anche “Hol vagytok, olasz amorózók?”, e “Útikalauz az Édes Élethez” nei quali condivide con noi i segreti della tanto sognata “Dolce Vita Italiana” che alla fine risulta ben più complessa di quanto non lo sembri…

Oggi Helén Gyovai si racconta a Keri Adél per Economia.hu, come parte di una serie di interviste alle donne ungheresi in Italia!


Perché ha scelto l’Italia? Qual è stata l’esperienza più memorabile per Lei, o la Sua primissima impressione culturale del Paese?

  • A volte mi chiedo se l’Italia sia stata una mia scelta o se sia stata io la scelta dell’Italia, visto che la presenza italiana è sempre stata molto importante in tutta la mia. Il primo impulso mi raggiunse da bambina, in quanto fu l’Italia la prima meta dove mi recai da sola, senza i miei genitori. All’epoca avevo soltanto 12 anni e visitammo l’Italia con i miei compagni dall’associazione di danza folkloristica perché ci avevano invitati ad un festival locale. 

Mesi prima ci eravamo febbrilmente preparati per il viaggio e io avevo una mappa, leggevo le guide (che ne sapevamo dell’Internet a quei tempi?). Il viaggio superò ogni mia aspettativa. Per la prima volta vidi Roma, Napoli, Venezia e eravamo ospiti presso famiglie italiane. Ebbi per la prima volta un assaggio di cosa significasse essere una vera e rumorosa famiglia italiana.

Come vedono gli italiani l’Ungheria e come vedono i nostri connazionali?

  • Dopo dodici anni di vita in Italia, mi mimetizzo abbastanza bene, quindi nella vita di tutti i giorni la mia origine viene fuori sempre meno. Capita soprattutto quando c’è qualcuno di Budapest o quando i riflettori si accendono su un importante evento pubblico svolgendosi in Ungheria. Personalmente non ho mai riscontrato pregiudizi: nella mia esperienza, questi luoghi comuni riguardano piuttosto altre nazionalità dell’Europa orientale.

Le donne laureate dell’Europa dell’Est non trovano certamente facile l’inserimento sul mercato di lavoro italiano. Secondo lei, qual è la sfida più impegnativa da affrontare per le donne lavoratrici di origine straniera in Italia che vogliano conquistare successo?

  • Lavoro in un ambiente multinazionale, la maggior parte dei miei colleghi non sono italiani, e molti di loro sono latinoamericani, che hanno un vantaggio linguistico, e la maggior parte dei quali ha antenati italiani e quindi è anche in possesso della cittadinanza italiana. 

Lavoro per un’azienda di consulenza e servizi informatici che eroga servizi ad una clientela internazionale, dove è essenziale un alto livello di conoscenza delle lingue straniere e, fortunatamente per gli stranieri che vengono qui, i candidati italiani spesso non soddisfano questo requisito. Nel periodo post-pandemico nell’area torinese le aziende hanno avuto difficoltà o impossibilità a trovare i candidati giusti, la generazione “dei boomer” sta andando in pensione e non ci sono abbastanza giovani per coprire i posti vacanti.

Oltre a ciò, quelli che già lavorano non rimangono fedeli al posto di lavoro come prima. Le generazioni più giovani tendono a cambiare lavoro anche ogni anno, e questa è una tendenza opposta a quella che abbiamo vista finora in Italia.

Quando mi sono trasferita qui nel 2010 la situazione era totalmente diversa. La disoccupazione era dilagante e tutti erano aggrappati alla propria sedia. Ma oggi non c’è più nulla di tutto ciò: se si vuole lavorare, secondo me, si trova sempre un impiego. Ovviamente, bisogna disporre delle giuste qualifiche ed esperienze, e generalmente la conoscenza della lingua italiana è un prerequisito fondamentale.

Secondo lei, quanto è difficile fare affari in Italia oggi, come donna ungherese? Come si può colmare il divario trasferendosi in un nuovo Paese? Come si possono superare le difficoltà di carriera trasferendosi in un nuovo Paese?

  • Conosco molte donne ungheresi che vivono qui e praticamente tutte lavorano. È importante sottolineare che le informazioni più precise che ho sono ovviamente quelle relative alla situazione in Piemonte, e sappiamo tutti quanto sia grande il divario all’interno dell’Italia di oggi, tra Nord e Sud in termini economici, sociali e culturali.

Nel mio ambiente, ci sono medici ungheresi, dentisti, insegnanti, persone che svolgono mansioni amministrative. Il quadro è davvero molto ampio, ognuno ha trovato il proprio posto. Le difficoltà di carriera…Credo che il modo migliore per superare le difficoltà di carriera sia avere una visione concreta. Ho un paio di “mecenati” a cui do consigli su come trasferirsi in Italia, e quelli che hanno più successo sono sempre quelli che iniziano a delineare il proprio progetto da casa. Può trattarsi di qualcosa con una qualifica spendibile, di un corso di formazione, oggi interamente disponibile anche online, o un investimento.

L’Italia è veloce e lenta, dolce e amara, speciale e ordinaria allo stesso tempo. 

Troppo spesso, però, i connazionali si tuffano in Italia con l’idea che “qualcosa salterà fuori” o che “all’inizio accetterò qualsiasi cosa”. L’Italia non è il Regno Unito, non basta padroneggiare l’inglese, bisogna parlare bene l’italiano, e i lavori “accetto qualsiasi cosa” non sono garantiti, neppure il fatto che la vita sarà dolce.

A quale progetto o piano sta lavorando adesso? Quali obiettivi si è fissata per il futuro che vorrebbe raggiungere a livello professionale?

  • Voglio continuare a scrivere: la scrittura è la mia isola di pace, voglio continuare a cercare di presentare i paesaggi meno conosciuti ma magici dell’Italia ai viaggiatori ungheresi che passano di qua. Ogni regione merita attenzione, io vivo qui da dodici anni, ma ci vengo da venticinque anni.

I suoi libri possono forse essere i “sogni” di alcune donne e ragazze ungheresi? Per lei, cosa significa essere una mamma italiana?

  • Non so quanto sia un sogno quello che descrivo nei miei libri. Ho cercato di raccontare, senza indorare la pillola, com’è stato lasciarmi alle spalle l’Ungheria, cosa significa l’Ungheria per me, com’è vivere con un “maschio alfa italiano”, com’è essere madri bilingui di una bambina bilingue. Cosa significa tutto questo per me? Proprio tutto.

Sul Suo blog (Olaszmamma.com) si possono leggere spesso argomenti vari, come i matrimoni misti e le sfide delle donne per trovare lavoro. Perché ha deciso di parlare apertamente anche di questi temi?

  • Nella maggior parte dei blog o dei social media che parlano dell’Italia, tutto ciò che viene riportato è solo il lato attraente, solare e balneare del Paese, e nessuno scalfisce la superficie di ciò che ci nasconde sotto. Ci sono più articoli o post sulla pizza, sulla pasta e sul mandolino che articoli che mostrano la vera Italia. 

L’Italia è fantastica, è il Paese più vario e bello del mondo, i suoi tesori naturali e culturali sono incontestabili, ma non le manca neanche un lato più oscuro: La qualità della burocrazia è spesso scandalosa, in alcuni luoghi c’è un doloroso disprezzo per l’ambiente e cumuli di rifiuti, e il traffico è talvolta inaccettabile. Quest’ultimo può anche avere un fascino discreto, ma i sacchi neri di rifiuti che giacciono sul ciglio della strada non lo hanno affatto.

Quale messaggio vuole inviare alle ragazze ungheresi che vogliono venire a vivere in Italia?

  • Forse solo che non dovrebbero prendere questa decisione per capriccio o per un improvviso amore per l’Italia e che dovrebbero trascorrere qui più tempo possibile prima di trasferirsi in questo paese. Oltre a questo, devono anche imparare l’italiano senz’altro. Questo non vale solo per le ragazze, ovviamente, ma anche per gli uomini che vorrebbero venire in Italia.

Di recente è aumentato il numero di uomini ungheresi trasferitisi in Italia, ma l’esperienza dimostra che arrivano ben spesso con la loro compagna ungherese. Può darsi che le donne italiane risultino meno attraenti rispetto a quelle ungheresi per gli uomini del nostro paese?


Intervista e traduzione realizzata da Keri Adél.

Se siete arrivati fino qua, vi invitiamo anche la leggere l’intervista a Viktória Nyitrai, una delle imprenditrici più note d’origine ungherese della Toscana.

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