I primi 10 anni dell’Ungheria nell’UE

Il primo maggio sono iniziate le celebrazioni per il primo decennio dell’Ungheria nell’Unione Europea, cui ha aderito nel 2004 insieme ad altri 9 Paesi. 

La ricorrenza è celebrata con varie iniziative nel corso delle prossime settimane e rappresenta l’occasione per stilare un bilancio del decennio. Nel 2004 è stato attuato il più grande ampliamento nella storia dell’UE, allargandone e modificandone la geografia, che ha visto spostarsi il suo baricentro verso Est. Quelli entrati nel 2004 sono Paesi che all’epoca venivano definiti “in via di sviluppo” e  delle loro economie si diceva che erano “emergenti”. Paesi che finalmente avrebbero visto l’eliminazione dei dazi doganali e che si aspettavano una forte crescita soprattutto per il bancario e le telecomunicazioni. Stati che dall’altro lato temevano la tenuta dei loro mercati finanziari, ancora piccoli e inesperti rispetto ai giganti occidentali.

Così il Sole 24 Ore del 1 maggio 2004: ”Entrano nell’Unione paesi come la Polonia, l’Ungheria, la Repubblica Slovacca che hanno avuto la felice intuizione di rafforzare la propria economia e di creare poli produttivi competitivi confidando di trascinarsi dietro la politica di governo e che necessitano di decisioni molto “politiche” a livello comunitario. Hanno bisogno più che mai di confrontarsi all’interno di una Commissione che, in un modello europeo auspicabile, dovrebbe poter essere vero organo di governo dell’Unione. (1 maggio 2004)”

Come sia cambiata l’Ungheria in questi dieci anni non è possibile dirlo con completezza, soprattutto non in un solo articolo.

Nel 2004, lo stesso “Sole”, la descriveva così:

“L’Ungheria è uno dei leader economici dell’Europa centrale. Si estende su una superficie di 93.033 kmq ed è abitata da 10,2 milioni di persone, in maggioranza magiari (92%), con minoranze rom, tedesche, serbe e slovacche. Nel 1956 un’insurrezione popolare è stata repressa dai carri sovietici e il leader comunista Janos Kadar ha instaurato un regime durato fino al maggio 1988. Nel ’90 l’Ungheria è uscita dal Patto di Varsavia e ha indetto le prime elezioni libere. Il Paese è una democrazia parlamentare. Dal 4 agosto 2000 il presidente della Repubblica è Ferenc Madl. Al potere c’è una coalizione di Centro-sinistra guidata dal premier Peter Medgyessy. (23 maggio 2004).”

Fermandosi ai numeri, è immediato notare che il PIL è cresciuto, sebbene solo dell’1,5%. Del resto in questi dieci anni di difficoltà ce ne sono state, prima tra tutte la crisi finanziaria mondiale legata a quella economica: un “ciclone” che ha investito l’intera UE e non solo, mettendo a dura prova in modo particolarmente provante le economie in rodaggio, non ultima quella magiara. Ancora prima l’Ungheria ha visto tremare la sua immagine sulla scena globale nel 2006 con lo scandalo Gyurcsány mentre, anni dopo, nel 2010 a dovuto tentare di difenderla “con i denti” quando Orbán ha riscritto la Costituzione includendo una serie di modifiche e misure che hanno fatto impallidire l’Europa intera. La politica monetaria ha visto il taglio del tasso di interesse fino all’attuale 2,5%, con il permanere della la moneta sovrana, il fiorino, nonostante sia stato finalmente raggiunto il requisito del deficit al di sotto del 3% imposto tra le condizioni per la moneta unica dal Trattato di Maastricht. Dopo tanti rimandi attualmente di aderire all’Euro non si parla quasi più: accadrà ma non si sa quando. Nel frattempo anche l’UE è cambiata e si è aperta ancora di più verso Est con l’ingresso di Bulgaria e Romania nel 2007 e della Croazia nel 2013. Candidati in attesa l’Islanda, la Macedonia, il Montenegro, la Serbia e, dopo tante diatribe, la Turchia. Oggi il decennio è celebrato soprattutto dai partiti centro sinistra, come l’Egyutt di Gordon Bajnai, che ne fa largo uso nella campagna per le europee di fine maggio.

Claudia Leporatti 

Redazione Economia.hu  

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