I. Sommario Esecutivo
La giornata del 23 maggio 2025 delinea un quadro complesso e, per certi versi, contraddittorio per l’economia ungherese. Le dichiarazioni del Primo Ministro Viktor Orbán hanno dominato la scena, riaffermando con forza la strategia del governo in materia di politica energetica, con una ferma opposizione a qualsiasi embargo totale sulle forniture russe, e sottolineando l’importanza cruciale degli investimenti cinesi per lo sviluppo tecnologico del paese, in particolare nel settore della mobilità elettrica. Questa posizione si scontra con le crescenti pressioni da parte degli Stati Uniti per una riduzione dei legami con Pechino e con le tensioni commerciali latenti, evidenziate dalla minaccia di nuovi dazi statunitensi sull’Unione Europea, che hanno suscitato dure reazioni da parte del governo ungherese nei confronti della gestione di Bruxelles.
Parallelamente, il settore automobilistico, pilastro dell’economia nazionale, mostra segnali di profonda trasformazione: da un lato, la parziale riorganizzazione della produzione di Audi a Győr; dall’altro, l’impetuosa avanzata di colossi cinesi come BYD, che non solo superano concorrenti storici sul mercato europeo ma annunciano ulteriori investimenti in Ungheria. Tuttavia, questo dinamismo settoriale si contrappone a segnali macroeconomici più preoccupanti. Dati recenti indicano un “crollo” dell’occupazione, definito inatteso e significativo, che potrebbe preannunciare un rallentamento economico più marcato. Le analisi economiche pubblicate nella stessa giornata suggeriscono prospettive di crescita contenuta, un’inflazione che fatica a scendere e limitati margini di manovra per la politica fiscale e monetaria.
Infine, le relazioni con l’Unione Europea rimangono tese, con l’Ungheria che si oppone fermamente a un’adesione rapida dell’Ucraina e con la procedura dell’Articolo 7 che si avvicina a una fase critica, con discussioni imminenti sulla potenziale sospensione dei diritti di voto di Budapest. La giornata del 23 maggio 2025, pertanto, riflette la determinazione del governo ungherese a perseguire una propria via economica e politica, navigando tra opportunità di investimento da Est e crescenti sfide interne ed esterne.
PODCAST IN ITALIANO
II. Dichiarazioni Economiche Chiave e Annunci di Politica Governativa
A. Posizione del Governo sulla Sicurezza Energetica e Importazioni Russe (Intervento di Orbán)
Il 23 maggio 2025, il Primo Ministro Viktor Orbán, durante la sua consueta intervista del venerdì mattina a Kossuth Rádió, ha ribadito con enfasi la posizione irremovibile dell’Ungheria riguardo alla politica energetica e alle importazioni dalla Russia.1 Al centro del suo intervento vi è stata la ferma opposizione a un eventuale divieto totale da parte dell’Unione Europea sull’importazione di petrolio e gas russi. Orbán ha quantificato le conseguenze di una tale misura per l’economia ungherese, stimando un costo aggiuntivo annuale di 800 miliardi di fiorini, equivalenti a circa 1,9-2,2 miliardi di euro o dollari.1 Secondo il Primo Ministro, un simile scenario comporterebbe un raddoppio delle bollette elettriche e addirittura una quadruplicazione di quelle del riscaldamento per i cittadini ungheresi.1
Queste affermazioni si inseriscono coerentemente nella politica di lunga data del governo Fidesz, volta a mantenere stretti legami energetici con la Federazione Russa. Tali legami sono considerati fondamentali per garantire la stabilità economica interna e, soprattutto, per preservare il programma di riduzione dei prezzi delle utenze domestiche, noto come “rezsicsökkentés”, un pilastro della politica sociale ed economica del governo.1 Orbán ha inoltre sottolineato come anche il Primo Ministro slovacco, Robert Fico, condivida preoccupazioni analoghe riguardo alla necessità di mantenere accessibili i costi dell’energia per la popolazione.2
Nel tentativo di mostrare sforzi verso una qualche forma di diversificazione, seppur parziale, Orbán ha menzionato che l’Ungheria detiene partecipazioni in giacimenti di gas in Azerbaigian, affermando che “abbiamo la nostra energia, anche se non in Ungheria”.1 Tuttavia, un commento successivo all’interno della stessa fonte giornalistica (Portfolio.hu, datato 23 maggio, ore 07:38) ha temperato questa affermazione, osservando che, nonostante le aperture verso il Consiglio Turco, sono ancora le fonti energetiche russe a muovere l’economia ungherese.1
L’insistenza con cui vengono presentati i costi potenzialmente catastrofici di un embargo energetico totale sulle forniture russe appare funzionale a una duplice strategia. Da un lato, serve a giustificare la linea di politica estera ungherese, spesso divergente da quella della maggioranza dei partner europei; dall’altro, mira a consolidare il consenso interno, presentando l’esecutivo come il principale baluardo a protezione delle famiglie dalle difficoltà economiche che potrebbero derivare da decisioni imposte dall’esterno. La menzione dell’Azerbaigian, pur indicando una volontà di esplorare alternative, non scalfisce la realtà di una dipendenza sostanziale dalla Russia, che rimane il fulcro della strategia energetica nazionale.
Questa ferma adesione alle forniture energetiche russe, se da un lato può offrire una stabilità dei prezzi nel breve periodo – o quantomeno la percezione di essa – dall’altro lato comporta rischi significativi. Potrebbe accentuare l’isolamento dell’Ungheria all’interno dell’Unione Europea, come suggerito da analisi che indicano come l’UE tenderebbe a scavalcare Budapest ove possibile 4, e potrebbe rallentare la transizione verso fonti energetiche più sostenibili e diversificate nel lungo termine. Tale impostazione rende l’economia ungherese particolarmente vulnerabile a futuri shock geopolitici legati alla Russia, contraddicendo, almeno in parte, l’obiettivo di una piena sovranità energetica. La “guerra” menzionata da Orbán con gli Stati membri che propongono sanzioni più severe sull’energia russa 2 è emblematica di questo isolamento e del potenziale per attriti politici duraturi.
B. Priorità di Bilancio e Misure di Sostegno alle Famiglie
Nelle sue dichiarazioni del 23 maggio, il Primo Ministro Orbán ha posto un forte accento sull’impegno del governo a orientare la politica di bilancio verso il sostegno diretto alle famiglie, con una particolare attenzione rivolta alle madri.1 Specificamente, ha fatto riferimento all’introduzione graduale di un’esenzione dall’imposta sul reddito delle persone fisiche (SZJA) per le madri. Questa misura si inserisce in un quadro più ampio di politiche a favore della famiglia che costituiscono un elemento centrale e distintivo della piattaforma sociale ed economica del partito Fidesz. Tali politiche sono dichiaratamente volte a incentivare la natalità e a fornire un supporto tangibile ai nuclei familiari.
L’enfasi costante su queste misure, anche in un contesto economico che presenta segnali di potenziale difficoltà – come l’aumento della disoccupazione e le prospettive di crescita contenuta (discusse nelle sezioni IV.A e IV.B) – suggerisce che il sostegno alle famiglie rappresenta una priorità politica difficilmente negoziabile per l’esecutivo. È plausibile che tali politiche continuino a garantire un significativo ritorno in termini di consenso elettorale, rafforzando la base di appoggio del governo. La promessa di mantenere e potenziare questi schemi di supporto, come l’esenzione fiscale per le madri 1, diventa quindi cruciale per la stabilità politica interna, specialmente di fronte a un orizzonte economico incerto.
Tuttavia, sebbene godano di ampia popolarità a livello sociale, queste misure di spesa mirata potrebbero esercitare una pressione crescente sulle finanze pubbliche. Ciò è particolarmente vero in uno scenario in cui le entrate statali dovessero diminuire a causa di un eventuale rallentamento dell’attività economica, o qualora si materializzassero spese impreviste significative, ad esempio quelle legate alla volatilità dei mercati energetici. La sostenibilità a lungo termine di tali impegni finanziari, in assenza di una crescita economica robusta e costante, potrebbe trasformarsi in una sfida considerevole per il bilancio dello Stato. Portfolio.hu, in un’analisi del 23 maggio, ha evidenziato come l’Ungheria disponga di “opzioni limitate di politica fiscale e monetaria” e ha sollevato preoccupazioni riguardo al deficit di bilancio.4 La necessità di finanziare le promesse di sostegno alle famiglie dovrà quindi essere attentamente bilanciata con queste stringenti limitazioni fiscali, creando una potenziale tensione nella gestione delle finanze pubbliche.
C. Relazioni Economiche Internazionali: Legami con la Cina, Pressioni USA e Politica Commerciale UE
Le dinamiche delle relazioni economiche internazionali dell’Ungheria sono state un tema centrale il 23 maggio 2025, con particolare attenzione ai legami con la Cina, alle pressioni percepite da parte degli Stati Uniti e alle tensioni relative alla politica commerciale dell’Unione Europea.
Legami con la Cina:
Il governo ungherese ha riaffermato con decisione la sua intenzione di non ridurre i legami economici con la Cina, nonostante le crescenti sollecitazioni in senso contrario provenienti dagli Stati Uniti. Il Ministro dell’Economia, Marton Nagy, citato da Bloomberg, ha dichiarato che l’Ungheria non prevede alcun investimento statunitense che possa eguagliare il contributo economico cinese attuale, definendo la posizione del governo “molto pragmatica”.5 La mancanza di un nuovo trattato fiscale tra Ungheria e Stati Uniti è stata indicata come uno degli ostacoli principali a un incremento degli investimenti americani nel paese.5
Anche il Primo Ministro Viktor Orbán ha elogiato la collaborazione con la Cina, specialmente nel settore dell’elettromobilità, affermando: “Nell’elettromobilità i cinesi sono i migliori, dobbiamo sempre portare qui il meglio. Non mi interessa se si tratta di un investimento orientale o occidentale, dobbiamo puntare al meglio”.1 Queste parole sottolineano una strategia mirata ad attrarre tecnologia e capitali cinesi in settori considerati strategici per la crescita futura.
A conferma di questa stretta collaborazione, Hungary Today ha riportato che il 23 maggio Viktor Orbán ha avuto colloqui con Chen Wenqing, Segretario della Commissione Centrale per gli Affari Politici e Legali del Partito Comunista Cinese. Durante l’incontro, è stata sottolineata l’importanza crescente della stabilità delle relazioni sino-ungheresi, specialmente in un contesto di sfide economiche globali. È stato inoltre evidenziato che, negli ultimi dieci anni, ben 54 grandi investimenti cinesi moderni, per un valore complessivo di 7.000 miliardi di fiorini (circa 17,3 miliardi di euro), hanno generato oltre 30.000 nuovi posti di lavoro in Ungheria.6
Pressioni USA e Tariffe UE:
Parallelamente, la giornata è stata segnata dalla reazione del governo ungherese alla minaccia dell’ex presidente statunitense Donald Trump di imporre dazi doganali del 50% sui beni provenienti dall’Unione Europea a partire dal 1° giugno 2025. Il Ministro degli Affari Esteri e del Commercio, Péter Szijjártó, ha criticato aspramente la Commissione Europea, definendola “incompetente” per non essere riuscita a negoziare efficacemente con l’amministrazione statunitense e prevenire così quelli che ha definito “nuovi gravi danni” per l’economia europea.7 Szijjártó ha inoltre affermato che il governo ungherese aveva sollecitato fin dall’inizio dell’anno una riduzione degli oneri doganali nei confronti degli Stati Uniti, richiesta rimasta inascoltata da Bruxelles.9 Notizie sulla minaccia tariffaria di Trump sono state riportate anche da testate finanziarie internazionali come Portfolio.hu 4 e Investopedia.10
La strategia ungherese di “apertura a Est” emerge chiaramente come una scelta politica ed economica deliberata, finalizzata a diversificare le fonti di investimento e tecnologia. La Cina è vista come un partner chiave per il futuro, specialmente in settori ad alta crescita come quello dei veicoli elettrici. Le critiche rivolte a Bruxelles riguardo alla gestione delle tariffe statunitensi si inseriscono, invece, nella più ampia e consolidata narrativa euroscettica promossa dal governo ungherese, che tende a presentare le istituzioni europee come inefficienti o distanti dagli interessi nazionali.
L’approfondimento dei legami con la Cina, se da un lato offre opportunità economiche concrete e accesso a tecnologie avanzate, dall’altro espone l’Ungheria a significativi rischi geopolitici e a potenziali ripercussioni nelle relazioni con i suoi alleati occidentali, i quali hanno espresso preoccupazioni per la crescente influenza cinese nel paese.5 Questa strategia potrebbe anche portare a una dipendenza tecnologica ed economica da Pechino, limitando le opzioni future. La questione delle tariffe, indipendentemente dalla retorica politica, evidenzia la vulnerabilità intrinseca dell’Ungheria – un’economia piccola, aperta e fortemente orientata all’esportazione – agli shock derivanti dalle guerre commerciali globali e dalle decisioni prese da attori economici di maggiori dimensioni.
Tabella 1: Principali Dichiarazioni Economiche di Esponenti Ungheresi (23 Maggio 2025)
Esponente | Fonte della Dichiarazione | Punti Economici Chiave | Cifre/Impatti Citati |
PM Viktor Orbán | Intervista a Kossuth Rádió 1 | Opposizione al divieto UE sull’energia russa; sostegno alle famiglie (esenzione SZJA madri); importanza investimenti cinesi (elettromobilità). | Divieto energia russa: costo 800 mld HUF/anno; bollette elettriche x2, riscaldamento x4. Cina “migliore” in elettromobilità. |
Min. Marton Nagy | Dichiarazioni riportate da Bloomberg 5 | L’Ungheria non ridurrà i legami economici con la Cina; nessun potenziale di investimento USA paragonabile a quello cinese; posizione “pragmatica”. | Mancanza di nuovo trattato fiscale USA-Ungheria come ostacolo. |
Min. Péter Szijjártó | Reazione a minaccia dazi USA 7 | Critica alla Commissione Europea per “incompetenza” nella gestione dei negoziati commerciali con USA; richiesta ungherese di riduzione dazi ignorata. | Minaccia dazi USA: 50% su beni UE dal 1° giugno 2025. “Nuovi gravi danni” per l’economia europea. |
III. Sviluppi nei Settori Chiave
A. Industria Automobilistica: Riorganizzazione della Produzione Audi, Investimenti nell’Elettrico (BYD, CATL)
Il settore automobilistico ungherese, uno dei motori trainanti dell’economia nazionale e importante hub produttivo a livello europeo 11, è stato al centro di significativi sviluppi il 23 maggio 2025. Questi eventi riflettono una fase di profonda transizione, caratterizzata da riorganizzazioni interne dei produttori tradizionali e da una massiccia espansione degli attori cinesi nel cruciale segmento dei veicoli elettrici.
Audi Győr:
Diverse fonti hanno riportato la notizia che Audi intende trasferire parzialmente la produzione della prossima generazione del suo popolare modello Q3 dallo stabilimento di Győr, in Ungheria, al suo impianto principale di Ingolstadt, in Germania.7 Questo cambiamento dovrebbe concretizzarsi a partire dall’autunno del 2026. Lo stabilimento Audi di Győr è rinomato per essere uno dei più grandi impianti di produzione di motori al mondo e ha svolto un ruolo cruciale nell’industria automobilistica ungherese.15
In risposta a queste notizie, Audi Hungaria ha precisato che tale decisione non implica una diminuzione dell’importanza strategica del sito di Győr. La dirigenza locale ha spiegato che una parte significativa della capacità produttiva dell’impianto è già assorbita dalla fabbricazione del nuovo modello Cupra Terramar, che impegna circa un terzo delle linee. Pertanto, la riorganizzazione della produzione della Q3 viene interpretata piuttosto come un alleggerimento del carico produttivo e una maggiore flessibilizzazione, necessaria anche alla luce del fatto che la Q3 è stata il terzo modello Audi più venduto l’anno precedente, con oltre 215.000 unità consegnate.13
Investimenti nell’Elettrico (BYD, CATL):
Parallelamente alle dinamiche interne ad Audi, il 23 maggio ha visto emergere con forza la crescente influenza dei produttori cinesi nel settore dell’elettromobilità in Ungheria e in Europa. BYD (Build Your Dreams), il colosso cinese dei veicoli elettrici, ha raggiunto un traguardo storico superando Tesla nelle immatricolazioni di veicoli elettrici a batteria (BEV) in Europa per la prima volta nel mese di aprile 2025. I dati indicano 7.231 unità immatricolate da BYD contro le 7.165 di Tesla.16 Questo sorpasso è stato alimentato da un’impressionante crescita delle vendite di BYD, stimata tra il 169% 16 e il 359% 17 su base annua, a fronte di un calo del 49% per Tesla nello stesso periodo.
L’Ungheria è al centro della strategia di espansione europea di BYD. L’azienda sta già costruendo il suo primo stabilimento di produzione di autovetture in Europa a Szeged, nel sud dell’Ungheria.2 Inoltre, Portfolio.hu ha riportato il 23 maggio che BYD potrebbe essere interessata a ulteriori investimenti nel paese. Il governo ungherese avrebbe già compiuto passi in tal senso a Komárom, dove BYD potrebbe sviluppare nuove attività accanto al suo impianto di produzione di autobus elettrici già esistente.4 Lo stesso Primo Ministro Orbán ha confermato che BYD ha deciso di localizzare in Ungheria anche il suo centro di sviluppo, oltre allo stabilimento produttivo di Szeged.2
A completare il quadro degli investimenti cinesi nel settore, si aggiunge CATL (Contemporary Amperex Technology Co. Limited), un altro gigante globale nella produzione di batterie per veicoli elettrici. CATL sta realizzando a Debrecen, nell’Ungheria orientale, uno dei più grandi impianti di batterie del continente europeo, la cui entrata in produzione è prevista entro la fine dell’anno.18
Questi sviluppi indicano che l’industria automobilistica ungherese sta attraversando una fase di significativa riconfigurazione. Da un lato, la parziale riorganizzazione della produzione di un attore consolidato come Audi, sebbene minimizzata nelle sue implicazioni negative, segnala la natura dinamica e altamente competitiva del settore a livello globale. Dall’altro, l’aggressiva espansione di nuovi protagonisti cinesi come BYD e CATL nel segmento dei veicoli elettrici rappresenta una nuova e potente direzione di crescita. Questa tendenza è perfettamente allineata con la strategia del governo ungherese di attrarre investimenti, specialmente da Est, in settori ad alta tecnologia e con elevate prospettive di sviluppo.
La crescente presenza cinese nel settore dei veicoli elettrici potrebbe trasformare l’Ungheria in un attore chiave all’interno della catena del valore europea dell’elettromobilità. Tuttavia, questa evoluzione non è priva di rischi, potendo generare nuove forme di dipendenza tecnologica ed economica. La competizione tra i produttori automobilistici tradizionali, come Audi, e i nuovi entranti aggressivi, come BYD, si giocherà in modo sempre più intenso anche sul suolo ungherese, con implicazioni dirette per l’occupazione qualificata, la spinta all’innovazione locale e gli equilibri della bilancia commerciale del paese.
B. Agricoltura: Impatto delle Gelate sul Settore Ortofrutticolo
Il settore agricolo ungherese, un altro pilastro tradizionale dell’economia nazionale, ha dovuto affrontare difficoltà significative a causa di avverse condizioni meteorologiche. Secondo quanto riportato da Mayer Brown il 23 maggio 2025, l’Ungheria ha segnalato “gravi danni causati dal gelo nel settore ortofrutticolo ungherese”.19 Questo evento climatico avverso ha il potenziale per impattare negativamente i raccolti, influenzando la disponibilità di prodotti sul mercato interno e le capacità di esportazione del paese in questo specifico comparto.
Oltre ai danni diretti causati dal gelo, l’Ungheria ha anche espresso preoccupazioni più ampie riguardo alla salute del settore agricolo. Il paese ha infatti sostenuto un’informativa presentata dalla Slovacchia in sede europea, intitolata “L’impatto delle malattie animali sul settore agricolo – La necessità di una risposta rapida alle perdite economiche”.19 Questo sostegno indica una consapevolezza condivisa a livello regionale dei rischi posti dalle epizoozie e della necessità di meccanismi efficaci per mitigarne le conseguenze economiche sugli allevatori e sull’intera filiera.
Eventi come le gelate tardive evidenziano la crescente vulnerabilità del settore agricolo ai cambiamenti climatici e alla maggiore frequenza di fenomeni meteorologici estremi. Tali eventi possono avere ripercussioni dirette sulla produzione agricola, con conseguenti fluttuazioni dei prezzi alimentari per i consumatori e una riduzione del reddito per gli agricoltori. La necessità di affrontare le perdite economiche derivanti non solo da eventi climatici ma anche da malattie animali sottolinea l’importanza cruciale di sviluppare e implementare politiche agricole resilienti. Ciò include investimenti in misure di adattamento ai cambiamenti climatici, come sistemi di irrigazione più efficienti o colture più resistenti, nonché sistemi di prevenzione e controllo delle malattie animali. In questo contesto, potrebbero emergere richieste di sostegno finanziario, sia a livello nazionale che attraverso i meccanismi dell’Unione Europea, per aiutare gli agricoltori a far fronte a queste sfide e a garantire la sostenibilità a lungo termine del settore.
Tabella 2: Notizie Rilevanti su Investimenti Esteri e Settore Automobilistico (23 Maggio 2025)
Azienda | Tipo di Notizia | Dettagli Chiave | Impatto Economico/Rilevanza Segnalata |
Audi | Riorganizzazione Produzione | Parziale trasferimento produzione Q3 da Győr a Ingolstadt (dal 2026). Győr già impegnata con Cupra Terramar (1/3 capacità). Q3: 3° modello Audi più venduto (>215.000 unità). 12 | Audi Hungaria: non riduce importanza di Győr, ma alleggerimento carico. Segnala dinamismo e competitività del settore. |
BYD | Performance di Mercato e Nuovo Investimento | Supera Tesla in immatricolazioni BEV in Europa (Apr 2025: 7.231 vs 7.165). Vendite BYD +169%/+359% a/a. Costruzione impianto a Szeged; possibili ulteriori investimenti (Komárom); centro sviluppo in Ungheria. 2 | Crescente dominio cinese nel mercato EV europeo. Rafforzamento della presenza produttiva e di R&S di BYD in Ungheria, allineato con strategia governativa. Potenziale trasformazione dell’Ungheria in hub EV, ma anche rischi di dipendenza. |
CATL | Nuovo Investimento | Costruzione grande impianto di batterie elettriche a Debrecen, inizio produzione entro fine anno. 18 | Consolidamento del ruolo dell’Ungheria nella catena del valore europea delle batterie per EV. Attrazione di investimenti cinesi in tecnologie chiave. |
IV. Clima Macroeconomico
A. Tendenze Occupazionali e Preoccupazioni sul Tasso di Disoccupazione
Il 23 maggio 2025 ha portato notizie particolarmente allarmanti dal fronte del mercato del lavoro ungherese. Diverse fonti hanno segnalato un deterioramento significativo e inatteso della situazione occupazionale. Portfolio.hu ha parlato di una “forte diminuzione dell’occupazione in Ungheria”, aggiungendo che il “tasso di disoccupazione ungherese sorprende gli analisti” e che sono state pubblicate “cifre spiacevoli”.4 In termini ancora più netti, il portale di notizie 24.hu ha inserito tra i titoli principali della giornata l’informazione secondo cui “l’occupazione è crollata, come non si vedeva da tempo”.12
Queste indicazioni negative trovano eco anche in analisi settoriali. Un articolo di HVG.hu, pur concentrandosi sulla riorganizzazione della produzione Audi, ha citato il commento di un analista secondo cui “la stagnazione dell’economia ungherese sta iniziando a farsi sentire sul mercato del lavoro, potrebbero arrivare altri licenziamenti”.14 Questa osservazione suggerisce che le difficoltà del mercato del lavoro potrebbero non essere un fenomeno isolato, ma piuttosto un sintomo di un più ampio rallentamento dell’attività economica generale.
È importante contestualizzare questi dati. All’inizio del 2025, come riportato da Telex.hu in un articolo dell’8 maggio (rilevante per comprendere le aspettative del periodo), il Primo Ministro Orbán aveva promesso un “anno fantastico” e una “partenza a razzo” per l’economia nazionale.20 Tuttavia, queste previsioni ottimistiche si erano già scontrate con la realtà dei dati del primo trimestre 2025, che avevano mostrato una contrazione del Prodotto Interno Lordo dello 0,4%.20 Le notizie del 23 maggio sull’occupazione sembrano quindi confermare e aggravare un quadro di difficoltà economica.
La “sorpresa” manifestata dagli analisti di fronte a questi ultimi dati sull’occupazione indica che il deterioramento del mercato del lavoro è stato probabilmente più rapido o più marcato di quanto previsto dai modelli econometrici e dalle attese degli esperti. Questo elemento di imprevedibilità aggiunge un ulteriore livello di preoccupazione, poiché potrebbe segnalare l’inizio di una fase di contrazione economica più profonda o prolungata.
Un mercato del lavoro in progressivo indebolimento potrebbe avere ripercussioni significative e a cascata su diverse componenti dell’economia. Una diminuzione dell’occupazione si traduce generalmente in una riduzione del reddito disponibile per le famiglie, con conseguente contrazione della spesa dei consumatori, che a sua volta frena la crescita del PIL. Parallelamente, un aumento del numero di disoccupati esercita una pressione crescente sulle finanze pubbliche, sia attraverso un incremento della spesa per sussidi di disoccupazione e altre misure di sostegno al reddito, sia attraverso una diminuzione delle entrate fiscali e contributive. Questo scenario potrebbe ulteriormente restringere le già “limitate opzioni di politica fiscale e monetaria” a disposizione del governo, come evidenziato da alcune analisi economiche 4, e rendere più complessa la gestione del bilancio statale.
B. Prospettive su Inflazione e Crescita (basate sulle analisi del giorno)
Le analisi economiche pubblicate il 23 maggio 2025 da Portfolio.hu, una delle principali testate finanziarie ungheresi, dipingono un quadro macroeconomico complesso e tendenzialmente pessimistico per l’Ungheria.4 Emerge un consenso tra gli economisti su prospettive di crescita economica debole, un’inflazione che si dimostra più persistente del previsto e margini di manovra limitati per le autorità economiche del paese.
Tra i titoli delle analisi spiccano interrogativi diretti sulla sostenibilità della situazione attuale: “Non c’è crescita, il deficit di bilancio è alto – Dove porterà tutto ciò?”. Questa domanda riflette una profonda preoccupazione per la combinazione di stagnazione economica e squilibri nelle finanze pubbliche.
Per quanto riguarda l’inflazione, un’analisi specifica suggerisce che “l’inflazione ungherese vista bloccata sopra il 5%, la traiettoria dell’inflazione 2025 potrebbe essere più alta di quanto si pensasse in precedenza”.4 Questo indica che le pressioni inflazionistiche potrebbero non attenuarsi rapidamente come sperato, erodendo il potere d’acquisto delle famiglie e complicando le decisioni di politica monetaria della Banca Nazionale Ungherese.
Le prospettive generali per il 2025 appaiono cupe, con un think tank che prevede per l’Ungheria “un fiorino più debole, crescita contenuta nel 2025”.4 Un deprezzamento della valuta nazionale potrebbe alimentare ulteriormente l’inflazione attraverso l’aumento dei costi delle importazioni, mentre una crescita modesta limiterebbe la capacità del paese di generare nuova ricchezza e occupazione.
Infine, un punto cruciale sollevato da economisti di spicco è quello relativo alle “limitate opzioni di politica fiscale e monetaria in Ungheria”.4 Un elevato deficit di bilancio e un debito pubblico significativo possono restringere la capacità del governo di utilizzare la spesa pubblica per stimolare l’economia, mentre un’inflazione persistente e una valuta debole possono limitare l’efficacia della politica monetaria nel sostenere la crescita senza esacerbare le pressioni sui prezzi.
Questo quadro, delineato dalle analisi del giorno, si discosta dalle narrazioni ufficiali più ottimistiche e suggerisce che l’economia ungherese potrebbe trovarsi ad affrontare un periodo prolungato di difficoltà. Se queste proiezioni dovessero concretizzarsi, l’Ungheria potrebbe rischiare una fase di stagflazione – caratterizzata da bassa crescita e alta inflazione – o comunque di crescita molto lenta. Un simile scenario renderebbe più arduo il raggiungimento degli obiettivi di bilancio, il finanziamento dei programmi sociali (come quelli a sostegno delle famiglie, discussi in precedenza) e il miglioramento generale del tenore di vita della popolazione. Inoltre, una persistente debolezza economica potrebbe aumentare la pressione per l’adozione di riforme strutturali più incisive o per una riconsiderazione delle attuali politiche economiche, al fine di sbloccare nuove fonti di crescita e migliorare la competitività del paese.
V. Ungheria e Unione Europea
Le relazioni tra l’Ungheria e l’Unione Europea continuano a essere un tema centrale e spesso conflittuale, come dimostrato da diversi sviluppi e dichiarazioni del 23 maggio 2025.
A. Posizione sull’Adesione dell’Ucraina all’UE
Il Primo Ministro Viktor Orbán ha espresso con estrema chiarezza la ferma opposizione del suo governo a un’adesione rapida dell’Ucraina all’Unione Europea. Nelle sue dichiarazioni, ha affermato: “Vogliamo tenere l’Ucraina fuori [dall’UE] a tutti i costi perché se la facciamo entrare, risucchierà tutti i nostri soldi come una spugna”.1 Ha inoltre aggiunto che il prezzo di tale adesione sarebbe pagato principalmente dai paesi dell’Europa Centrale, inclusa l’Ungheria.
Oltre alle preoccupazioni di natura finanziaria, Orbán ha manifestato scetticismo riguardo ai piani dell’Unione Europea di finanziare un esercito ucraino composto da un milione di soldati. Ha descritto questa eventualità come un potenziale e significativo rischio per la sicurezza europea, oltre che un onere finanziario insostenibile per i contribuenti dell’UE.1
In questo contesto, Portfolio.hu ha pubblicato un’analisi dal titolo “Cosa guadagnerebbe o perderebbe l’UE ammettendo l’Ucraina?”, segnalando come il dibattito sia aperto e complesso anche al di fuori degli ambienti governativi.4
L’opposizione ungherese all’adesione dell’Ucraina appare motivata principalmente da considerazioni percepite come pragmatiche e legate agli interessi nazionali, in particolare di natura finanziaria. Questa posizione riflette un approccio generale del governo Orbán agli affari europei, caratterizzato da un forte euroscetticismo e da una priorità accordata alla sovranità nazionale rispetto a progetti di integrazione percepiti come costosi o non direttamente vantaggiosi per l’Ungheria.
Tale atteggiamento non solo complica il percorso di adesione dell’Ucraina, che richiede l’unanimità di tutti gli Stati membri, ma rischia anche di approfondire le divisioni già esistenti all’interno dell’Unione Europea riguardo alla politica da adottare nei confronti di Kiev e al futuro stesso del processo di allargamento. La minaccia, implicita o esplicita, di un veto da parte dell’Ungheria su questa questione cruciale potrebbe isolare ulteriormente Budapest all’interno del consesso europeo e avere ripercussioni significative sulla politica estera e di sicurezza comune dell’UE.
B. Reazioni alle Potenziali Tariffe USA e alla Politica Commerciale dell’UE
Come discusso in dettaglio nella Sezione II.C, la minaccia dell’ex presidente statunitense Donald Trump di imporre nuovi dazi doganali sui prodotti europei ha provocato una dura reazione da parte del Ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó. Egli ha criticato aspramente la Commissione Europea per la sua presunta incapacità di gestire efficacemente le relazioni commerciali con gli Stati Uniti, attribuendole la responsabilità di potenziali danni all’economia europea.7
Questa reazione evidenzia una sfiducia di fondo da parte del governo ungherese nella capacità di Bruxelles di difendere in modo adeguato gli interessi economici specifici dell’Ungheria (e, per estensione, quelli europei) nell’arena globale. Sembra emergere una preferenza per approcci bilaterali o, quantomeno, una forte critica verso la gestione multilaterale delle questioni commerciali da parte delle istituzioni comunitarie.
Questo continuo antagonismo con le istituzioni dell’UE sulla politica commerciale potrebbe, tuttavia, rivelarsi controproducente. Potrebbe minare la coesione e la posizione negoziale complessiva dell’Unione Europea nelle trattative commerciali internazionali. Inoltre, se l’Ungheria venisse percepita dai partner come un attore costantemente ostruzionista o inaffidabile, potrebbe incontrare maggiori difficoltà nel beneficiare appieno degli accordi commerciali negoziati a livello di blocco e vedere ridotta la propria influenza nelle future decisioni di politica commerciale dell’UE.
C. Procedura Articolo 7 e Diritti di Voto
Una notizia di particolare rilievo per le relazioni tra Ungheria e UE, riportata dal Kyiv Independent il 23 maggio, riguarda l’imminente audizione presso il Consiglio dell’Unione Europea, fissata per il 27 maggio.21 L’oggetto dell’audizione è la potenziale perdita dei diritti di voto da parte dell’Ungheria, nell’ambito della procedura attivata ai sensi dell’Articolo 7 del Trattato sull’Unione Europea. Si tratterebbe dell’ottava audizione formale sulle presunte violazioni sistemiche dei principi fondanti dell’UE – in particolare lo stato di diritto – da parte di Budapest. Un rapporto del SGI del 2024 22 fornisce un ampio contesto sul deterioramento degli standard democratici e dello stato di diritto in Ungheria sotto i governi guidati da Viktor Orbán, menzionando anche il congelamento di alcuni fondi UE destinati al paese.
La continua progressione della procedura dell’Articolo 7, con un’audizione specificamente focalizzata sulla possibilità, per quanto remota, di sospendere i diritti di voto, indica un livello di tensione estremamente elevato e un’escalation nelle divergenze tra l’Ungheria e le istituzioni dell’UE. È un chiaro segnale che le profonde preoccupazioni relative allo stato di diritto, alla libertà dei media, all’indipendenza della magistratura e alla lotta alla corruzione in Ungheria rimangono largamente irrisolte dal punto di vista di Bruxelles e di molti Stati membri. Il fatto che si sia giunti all’ottava audizione suggerisce una persistenza dei problemi identificati e una mancanza di progressi considerati soddisfacenti.
Una potenziale, seppur al momento considerata improbabile, sospensione dei diritti di voto rappresenterebbe un evento senza precedenti nella storia dell’Unione Europea e avrebbe conseguenze estremamente negative per la reputazione e l’influenza dell’Ungheria all’interno delle istituzioni comunitarie. Oltre all’impatto politico diretto, potrebbero verificarsi ripercussioni economiche indirette, ad esempio influenzando negativamente la percezione degli investitori internazionali o complicando ulteriormente l’accesso ai fondi strutturali e di coesione dell’UE. Questo scenario rappresenta l’apice del conflitto tra la visione politica e istituzionale del governo Orbán e i principi e valori fondamentali su cui si basa l’Unione Europea.
VI. Altri Eventi Economici Rilevanti
A. Portfolio Budapest Economic Forum 2025
Il 23 maggio 2025 si è tenuto a Budapest un importante appuntamento per la comunità economica e finanziaria ungherese: il Portfolio Budapest Economic Forum 2025.1 Questa conferenza annuale, organizzata dalla testata economica Portfolio.hu, si è concentrata sulle prospettive dell’economia ungherese e sul suo posizionamento nel contesto di un’economia mondiale in continua ridefinizione.
La concomitanza di questo forum con la pubblicazione di dati economici cruciali, come quelli particolarmente negativi sull’occupazione, e con le significative dichiarazioni politiche del Primo Ministro Orbán sulla politica energetica e le relazioni internazionali, ha reso l’evento particolarmente tempestivo e rilevante. Il forum ha offerto una piattaforma privilegiata per policy maker, analisti, rappresentanti del mondo imprenditoriale e investitori per discutere le sfide e le opportunità che attendono l’Ungheria, confrontando diverse prospettive e interpretazioni della situazione economica attuale.
Le discussioni e le conclusioni che emergeranno dal Portfolio Budapest Economic Forum potrebbero influenzare il sentiment economico nelle settimane a venire. Le analisi presentate e gli scambi di vedute tra esperti potrebbero fornire indicazioni preziose sulle future direzioni della politica economica o sulle aspettative del settore privato, specialmente in un momento caratterizzato da una notevole incertezza sia a livello nazionale che globale.
B. Progetto Zala
Una notizia riportata da HVG.hu il 23 maggio riguarda il cosiddetto “progetto meraviglia” di Zala, presumibilmente riferito a ZalaZone, l’avanzato circuito di prova per veicoli autonomi e tradizionali situato nell’Ungheria occidentale.7 Secondo quanto emerso, il governo ungherese starebbe creando una nuova fondazione con l’obiettivo di “salvare” il progetto, nonostante questo abbia registrato perdite finanziarie. Viene menzionato il coinvolgimento di László Palkovics, ex ministro e figura chiave nello sviluppo di ZalaZone, attualmente commissario governativo per l’intelligenza artificiale 24, sebbene il suo ruolo specifico nel nuovo assetto per Zala non sia dettagliato nella notizia del 23 maggio.
L’intervento governativo a sostegno di un progetto strategico che, tuttavia, sta generando perdite solleva interrogativi sulla gestione delle finanze pubbliche e sulla sostenibilità economica a lungo termine di alcuni grandi investimenti statali. L’utilizzo di una nuova fondazione potrebbe essere un meccanismo per fornire ulteriori finanziamenti o per gestire le attività del progetto con una maggiore flessibilità rispetto ai canali di bilancio ordinari. Tuttavia, la necessità di un “salvataggio” suggerisce che il progetto non è attualmente in grado di autofinanziarsi o di generare ritorni economici sufficienti.
In un contesto economico caratterizzato da “limitate opzioni fiscali” 4 e da crescenti pressioni sul bilancio statale, la decisione di continuare a iniettare risorse pubbliche in progetti con una performance finanziaria discutibile potrebbe essere oggetto di critiche. Potrebbe essere vista come un uso inefficiente delle risorse, specialmente se altri settori cruciali dell’economia o esigenze sociali urgenti richiedono finanziamenti prioritari. Il costo opportunità di tali investimenti diventa particolarmente elevato se i ritorni economici o strategici attesi non si materializzano in tempi ragionevoli.
VII. Considerazioni Finali e Prospettive
L’analisi delle notizie economiche relative all’Ungheria del 23 maggio 2025 dipinge un quadro estremamente complesso e ricco di tensioni. Da un lato, emerge con chiarezza la forte volontà politica del governo di perseguire una rotta economica e strategica autonoma, che si manifesta in modo particolarmente evidente nella ferma difesa della politica energetica basata sulle forniture russe e nell’apertura strategica verso gli investimenti e la tecnologia provenienti dalla Cina, specialmente in settori ad alta crescita come l’elettromobilità. Questa postura riflette una visione pragmatica, orientata a massimizzare quelli che vengono percepiti come interessi nazionali immediati, anche a costo di attriti con partner tradizionali.
Dall’altro lato, però, questa determinazione si scontra con segnali di allarme provenienti da indicatori macroeconomici chiave. Il brusco e inatteso deterioramento del mercato del lavoro, con un “crollo” dell’occupazione, rappresenta una fonte di seria preoccupazione, potenziale preludio a un rallentamento economico più profondo. Le analisi economiche pubblicate nella stessa giornata corroborano questo timore, indicando prospettive di crescita contenuta per il 2025, un’inflazione che si dimostra più persistente del previsto e, soprattutto, margini di manovra limitati per la politica fiscale e monetaria. Questo riduce la capacità delle autorità di rispondere efficacemente a eventuali shock negativi o di stimolare l’economia.
Le tensioni con l’Unione Europea su questioni fondamentali come lo stato di diritto, la politica estera (in particolare riguardo all’Ucraina) e la gestione delle relazioni commerciali internazionali continuano a rappresentare un fattore di incertezza significativo e potenzialmente destabilizzante. L’avanzamento della procedura dell’Articolo 7, con la prospettiva di un’audizione sulla possibile sospensione dei diritti di voto, segna un punto critico in queste relazioni, con possibili ripercussioni non solo politiche ma anche economiche, ad esempio sulla percezione degli investitori e sull’accesso ai fondi comunitari.
In conclusione, l’economia ungherese si trova a un bivio. È impegnata nel difficile tentativo di bilanciare i benefici – reali o presunti – derivanti da specifiche partnership internazionali (principalmente con Russia e Cina) e da politiche di sostegno interno mirate (come quelle a favore delle famiglie), con le crescenti pressioni macroeconomiche interne e le complesse dinamiche geopolitiche e istituzionali europee. Gli eventi e le dichiarazioni del 23 maggio 2025 hanno messo in luce queste profonde tensioni e le ardue sfide che attendono il paese nel prossimo futuro. La capacità di navigare questa complessità determinerà la traiettoria economica dell’Ungheria negli anni a venire.
FONTI
- Orbán Viktor: orosz energia nélkül dupla áram- és négyszeres fűtésszámlák jönnének, accessed May 23, 2025, https://www.portfolio.hu/gazdasag/20250523/orban-viktor-orosz-energia-nelkul-dupla-aram-es-negyszeres-futesszamlak-jonnenek-763243
- Prime Minister: “Energy policy is designed to hurt Russia, not to help Europeans”, accessed May 23, 2025, https://hungarytoday.hu/prime-minister-energy-policy-is-designed-to-hurt-russia-not-to-help-europeans/
- Hungary Opposes EU Russian Oil and Gas Import Ban by 2027 …, accessed May 23, 2025, https://mezha.net/eng/bukvy/hungary-opposes-eu-russian-oil-and-gas-import-ban-by-2027/
- Online Financial Journal – Budapest – Portfolio.hu, accessed May 23, 2025, https://www.portfolio.hu/en
- Hungary rejects US pressure to reduce Chinese economic ties: Bloomberg, accessed May 23, 2025, https://english.almayadeen.net/news/Economy/hungary-rejects-us-pressure-to-reduce-chinese-economic-ties
- Viktor Orbán Holds Talks with Top Chinese Politician – Hungary Today, accessed May 23, 2025, https://hungarytoday.hu/viktor-orban-holds-talks-with-top-chinese-politician/
- Hírek | hvg.hu, accessed May 23, 2025, https://hvg.hu/
- Szijjártó Péter a Trump által belengedett újabb vámokról: Brüsszel alkalmatlan | hvg.hu, accessed May 23, 2025, https://hvg.hu/gazdasag/20250523_Szijjarto-Peter-Donald-Trump-vamok-brusszel-europai-unio
- Szijjártó: Brüsszel képtelen volt megállapodni Donald Trumppal – TEOL, accessed May 23, 2025, https://www.teol.hu/orszag-vilag/2025/05/szijjarto-peter-brusszel-trump-vamemeles
- Investopedia, accessed May 23, 2025, https://www.investopedia.com/
- Hungary on the path to economic recovery: How the new plan will change the country – INTERVIEW | News.az, accessed May 23, 2025, https://news.az/news/-hungary-on-the-path-to-economic-recovery-how-the-new-plan-will-change-the-country-interview
- A nap legfontosabb hírei – 2025. május 23. – 24.hu, accessed May 23, 2025, https://24.hu/belfold/2025/05/23/a-nap-legfontosabb-hirei-2025-majus-23/
- Győrből Ingolstadtba kerül az Audi Q3 gyártás egy része – Totalcar, accessed May 23, 2025, https://totalcar.hu/magazin/hirek/2025/05/23/audi-gyor-q3-ingolstadt-athelyezes/
- Részben elviszik az Audi Q3 gyártását Győrből – HVG, accessed May 23, 2025, https://hvg.hu/cegauto/20250523_Reszben-elviszik-az-Audi-Q3-gyartasat-Gyorbol
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- A „fantasztikus év” és a csökkenő magyar gazdaság – Telex, accessed May 23, 2025, https://telex.hu/belfold/2025/05/08/fantasztikus-ev-es-a-csokkeno-magyar-gazdasag
- Russia’s economic growth slowing down, Rosstat reports – The Kyiv Independent, accessed May 23, 2025, https://kyivindependent.com/russian-economic-growth-slowing-down-rosstat-reports/
- Hungary Report – Sustainable Governance Indicators, accessed May 23, 2025, https://www.sgi-network.org/docs/2024/country/SGI2024_Hungary.pdf
- Perceken belül élőben szólal meg Orbán Viktor – Portfolio.hu, accessed May 23, 2025, https://www.portfolio.hu/gazdasag/20250523/perceken-belul-eloben-szolal-meg-orban-viktor-763243
- VG-Exkluzív: Palkovics László elárulta, hogyan futhat fel itthon a mesterséges intelligencia, accessed May 23, 2025, https://www.boon.hu/helyi-gazdasag/2025/05/palkovics-laszlo-vg-exkluziv-mesterseges-intelligencia