Sintesi Economica Ungherese: Aggiornamenti del 22 Maggio 2025

I. Sommario Esecutivo delle Principali Notizie Economiche per l’Ungheria (22 Maggio 2025)

La giornata del 22 maggio 2025 è stata dominata da notizie macroeconomiche significative per l’Ungheria, delineando un quadro di sfide persistenti e di alcune iniziative strategiche. In primo piano, la pubblicazione da parte dell’Ufficio Centrale di Statistica Ungherese (KSH) dei dati sugli investimenti per il primo trimestre 2025, che hanno rivelato una contrazione marcata, alimentando preoccupazioni sulla traiettoria di crescita del paese. Parallelamente, le pressioni fiscali continuano a farsi sentire, con la presentazione governativa che ha evidenziato un deficit di bilancio record ad aprile. Il dibattito sui controlli dei prezzi al dettaglio prosegue, con prime indicazioni sugli effetti delle recenti misure, mentre nel settore energetico è stato annunciato un importante accordo strategico. Figure chiave della politica economica nazionale hanno rilasciato dichiarazioni che riflettono la complessità del momento.

PODCAST IN ITALIANO

II. Indicatori Macroeconomici e Prospettive: Crollo degli Investimenti e Persistenti Preoccupazioni per la Crescita

A. Dati KSH sugli Investimenti del Q1 2025: Analisi Approfondita del Declino

Il 22 maggio 2025, l’Ufficio Centrale di Statistica Ungherese (KSH) ha diffuso i dati relativi agli investimenti per il primo trimestre dell’anno, confermando una severa flessione. Il volume degli investimenti è diminuito del 12,1% su base annua (YoY) secondo i dati grezzi. I dati destagionalizzati indicano una contrazione dell’11,8% su base annua e del 3,4% rispetto al trimestre precedente (QoQ).1 Questo risultato segna il decimo trimestre consecutivo di calo degli investimenti su base annua, sottolineando una tendenza negativa persistente e profondamente radicata.

I principali settori responsabili di questa brusca frenata sono stati l’industria manifatturiera e il comparto dei trasporti e magazzinaggio. Approfondendo l’analisi del settore manifatturiero, emerge una dinamica interna complessa: nonostante gli investimenti legati ai grandi impianti automobilistici (come BMW a Debrecen e BYD a Szeged) abbiano mostrato una crescita a doppia cifra, una significativa contrazione negli investimenti per la produzione di batterie ha trascinato al ribasso l’intero segmento manifatturiero. Questa situazione mette in luce una potenziale vulnerabilità all’interno di un settore chiave, fortemente promosso dal governo. La debolezza prolungata degli investimenti, che dura ormai da due anni e mezzo, suggerisce problematiche che vanno oltre le normali fluttuazioni cicliche. Fattori come un clima imprenditoriale incerto, tassi di interesse elevati (sebbene la Banca Nazionale Ungherese, MNB, abbia mantenuto i tassi invariati) e una possibile cautela da parte degli investitori a causa delle problematiche fiscali contribuiscono verosimilmente a questo scenario.

Il calo generale è stato parzialmente mitigato da un aumento dell’attività di investimento nelle attività immobiliari e nel settore energetico. Per quanto riguarda il settore immobiliare, dati di CBRE (sebbene datati 7 maggio, ma rilevanti per il contesto) indicavano per il Q1 2025 un volume di investimenti nel commercial real estate (CRE) di circa 200 milioni di euro, con un incremento del 140% su base annua, suggerendo una certa resilienza o attività trainata da specifici progetti in questo segmento.2 Il comunicato del KSH del 22 maggio conferma un’attività in crescita nel settore immobiliare, ma non fornisce percentuali specifiche di incremento per il trimestre. La dipendenza da pochi grandi progetti di investimento diretto estero (IDE), come gli impianti per batterie, rende le cifre complessive degli investimenti sensibili alla tempistica e alla performance di questi singoli progetti, sollevando interrogativi sulla salute più ampia del settore manifatturiero al di là di questi investimenti faro. Il protrarsi di questa carenza di investimenti ostacolerà la produttività futura, la competitività e il potenziale di crescita del PIL, rendendo più arduo il raggiungimento degli obiettivi di crescita del governo.

Tabella Riepilogativa Dati KSH Investimenti Q1 2025 (Pubblicati il 22 Maggio 2025)

IndicatoreVariazione %Fonte/i
Volume Investimenti YoY (dati grezzi)-12,1%
Volume Investimenti YoY (destag.)-11,8%1
Volume Investimenti QoQ (destag.)-3,4%
Principali Settori in DeclinoManifatturiero, Trasporti e Magazzinaggio
Principali Settori Moderatori (in crescita)Attività Immobiliari, Energia

B. Commenti degli Analisti e Preoccupazioni Economiche Generali

I media ungheresi come index.hu e telex.hu hanno interpretato i dati del KSH come un ulteriore segnale che “l’economia ungherese è in difficoltà” o che ha “ricevuto un altro schiaffo”. Secondo Molnár Dániel (Makronóm Intézet, citato in S14), il “Programma Demján Sándor” e l’arrivo dei fondi UE potrebbero stimolare l’attività di investimento nei trimestri successivi. Questa speranza riposta in futuri interventi programmatici e iniezioni finanziarie esterne, piuttosto che in una ripresa organica e generalizzata degli investimenti del settore privato, evidenzia una scarsa fiducia nella capacità dell’attuale contesto imprenditoriale domestico di autocorreggersi rapidamente. La traiettoria di crescita dell’economia appare quindi sempre più dipendente dalle azioni del governo e dalle relazioni con l’UE, rendendola vulnerabile a cambiamenti politici e di policy, in linea con le preoccupazioni espresse da S&P riguardo all’allentamento di bilancio pre-elettorale e alla riduzione degli afflussi di fondi UE.

III. Sfide Fiscali e Risposta del Governo

A. Deficit di Bilancio Record ad Aprile

Il 22 maggio 2025, il governo ha presentato dati che illustrano come si sia accumulato un deficit di bilancio record alla fine di aprile 2025, raggiungendo i 2930 miliardi di HUF. Questa cifra è superiore al deficit del Q1, pari a 2,55 trilioni di HUF (62% dell’obiettivo annuale) comunicato precedentemente in aprile, indicando una continua e rapida accumulazione del disavanzo anche nel mese di aprile. Una delle ragioni chiave addotte è l’eccesso di spesa da parte delle istituzioni di bilancio, quasi 600 miliardi di HUF oltre il piano pro-rata.

Il deficit di bilancio non solo è elevato, ma sembra peggiorare di mese in mese, costringendo a misure di austerità mirate che risparmiano i programmi sociali politicamente sensibili. In risposta alla difficile situazione di bilancio, il governo ha eliminato la maggior parte delle sovvenzioni immobiliari, ad eccezione del “falusi csok” (programma di sovvenzioni per l’acquisto di case nei villaggi) e del “babaváró” (prestito/sussidio bebè). Questa situazione segnala una forte pressione fiscale. La natura selettiva dei tagli suggerisce che il governo stia cercando di bilanciare il consolidamento fiscale con il mantenimento del sostegno popolare, il che potrebbe portare a un aggiustamento fiscale insufficiente se l’eccesso di spesa in altre aree dovesse continuare. Ciò è coerente con le prospettive negative di S&P a causa dei rischi fiscali e dell’allentamento pre-elettorale.

Tabella Riepilogativa Deficit di Bilancio Ungherese (al 22 Maggio 2025, dati riportati)

MetricaValore / StatoFonte/i
Deficit di Bilancio (fine Aprile 2025)2930 miliardi HUF (record)
Causa PrincipaleEccesso di spesa enti bilancio (circa 600 mld HUF oltre il piano)
Risposta GovernativaTagli alla maggior parte dei sussidi immobiliari

B. Il Ministro Nagy sulla Strategia Economica e la Crescita

Il Ministro dell’Economia Nazionale, Márton Nagy, ha dichiarato il 22 maggio 2025 di attendersi un’accelerazione della crescita del PIL ungherese. Ha inoltre sottolineato la sua speranza in una cooperazione volontaria da parte delle imprese sulla determinazione dei prezzi per evitare interventi governativi. Questo tema è ricorrente, come dimostrano i suoi precedenti commenti (anteriori al 22 maggio) relativi a colloqui con le società di telecomunicazioni sui limiti di prezzo volontari e al successo dei tetti obbligatori ai margini sui prodotti alimentari. In precedenza (comunicato MTI, S106), Nagy aveva previsto una crescita del PIL del 2,5% per il 2025, trainata dai consumi, sostenuti dalla crescita dei salari reali, dai tetti ai margini sui prodotti alimentari e dalle agevolazioni fiscali. Aveva anche menzionato che i grandi investimenti pronti ad avviare la produzione avrebbero contribuito significativamente.

Le proiezioni ottimistiche del Ministro Nagy sulla crescita, che enfatizzano i consumi e i futuri ritorni degli investimenti, contrastano con i foschi dati sugli investimenti del Q1 e con le previsioni esterne più caute. La sua preferenza per una cooperazione “volontaria” delle imprese sui prezzi cela una sottostante propensione all’intervento qualora l’inflazione dovesse persistere. Esiste una potenziale discrepanza tra le ambizioni di crescita del governo e i dati economici sottostanti. L’enfasi sulla crescita trainata dai consumi potrebbe rivelarsi problematica se gli investimenti rimarranno deboli e la crescita dei salari reali verrà erosa da un’inflazione persistente (la Commissione Europea prevede un’inflazione del 4,1% per il 2025). Il governo potrebbe ricorrere a ulteriori interventi di mercato se i suoi obiettivi non dovessero essere raggiunti.

IV. Inflazione, Controlli sui Prezzi e Politica Monetaria

A. Il Governatore della MNB sull’Inflazione

Il 22 maggio 2025, il Governatore della MNB, Mihály Varga, ha affermato che “La lotta contro l’inflazione non è finita. Per raggiungere l’obiettivo di inflazione IPC è necessario ancorare le aspettative inflazionistiche. L’ambiente esterno indica una crescita del PIL più lenta e un’inflazione moderata”. Questa dichiarazione ribadisce una posizione cauta. La MNB ha mantenuto i tassi invariati al 6,5% nella riunione del 30 aprile e ha rivisto al rialzo le previsioni sull’inflazione nel suo rapporto di marzo. Anche la Commissione Europea prevede un’inflazione persistente al 4,1% per il 2025.

La dichiarazione del Governatore della MNB sottolinea che l’inflazione rimane una preoccupazione primaria e che il raggiungimento dell’obiettivo richiede la gestione delle aspettative, anche se i fattori esterni indicano venti contrari per l’economia. L’inflazione è stata un problema rilevante per l’Ungheria, e il mandato primario della MNB è la stabilità dei prezzi. Nonostante una certa moderazione, le pressioni inflazionistiche di fondo persistono. L’enfasi del Governatore sull'”ancoraggio delle aspettative inflazionistiche” suggerisce la preoccupazione che l’inflazione possa radicarsi se non gestita attivamente attraverso la comunicazione e la politica. Il riconoscimento di un contesto esterno difficile (PIL più lento, inflazione moderata) implica uno spazio limitato per un allentamento monetario se l’inflazione rimarrà vischiosa. Di conseguenza, è probabile che la politica monetaria rimanga restrittiva, o che l’allentamento sia molto graduale, smorzando potenzialmente ulteriormente gli investimenti e la crescita economica nel breve termine, in linea con i dati sugli investimenti del Q1.

B. Controlli sui Prezzi al Dettaglio: Dibattito e Primi Impatti

Un evento dell’Associazione Economica Ungherese, riportato il 22 maggio 2025 da Portfolio.hu, ha visto economisti sostenere la necessità di eliminare gradualmente il tetto ai margini di profitto nel commercio al dettaglio. Tra le argomentazioni, sono stati citati gli effetti negativi a lungo termine sul PIL e sull’inflazione, nonché lo scoraggiamento degli investimenti e dell’innovazione. Palócz Éva (Kopint-Tárki, sebbene l’affiliazione non sia in S16, nota da S125) ha osservato che il margine del 10% del settore retail è gravato da un’imposta extra sugli utili del 4%. Molnár László (GKI) ha criticato l’estrema disuguaglianza dei redditi e il sistema fiscale ad aliquota unica, lasciando intendere che i tetti ai prezzi sono uno strumento inadeguato per affrontare problemi più profondi. È stato inoltre sottolineato come i frequenti cambiamenti normativi creino incertezza per le imprese.

Parallelamente, acquisti campione effettuati da Bankmonitor, riportati il 22 maggio 2025 da Magyar Nemzet, hanno mostrato “significative diminuzioni dei prezzi” nelle drogherie a seguito dell’introduzione, il 19 maggio, del tetto ai margini. L’impatto completo sui dati ufficiali dell’inflazione è atteso per giugno. Il Ministro Nagy aveva precedentemente dichiarato (prima del 22 maggio, S106) che i prezzi di 884 prodotti alimentari soggetti al tetto erano diminuiti in media del 18,1%.

Mentre i tetti ai prezzi possono offrire un sollievo immediato e visibile sui prezzi di articoli specifici, gli economisti mettono in guardia da conseguenze e distorsioni economiche dannose a lungo termine. Il governo implementa tetti ai prezzi/margini per combattere l’alta inflazione e proteggere i consumatori. Tuttavia, gli economisti sostengono che si tratta di una soluzione superficiale. I tetti possono portare a una riduzione degli investimenti e dell’innovazione nel settore retail a causa della compressione della redditività, e i dettaglianti potrebbero aumentare i prezzi degli articoli non contingentati per compensare. Ciò causa distorsioni di mercato e ridotta efficienza, oltre a incertezza per le imprese a causa dei frequenti cambiamenti normativi. L’onere per i dettaglianti è significativo, specialmente con le tasse settoriali esistenti. Si delinea un conflitto politico tra il raggiungimento di vittorie politiche a breve termine (prezzi più bassi su alcuni beni) e la garanzia della salute economica e della stabilità del mercato a lungo termine. L’approccio interventista del governo potrebbe esacerbare queste distorsioni se mantenuto o ampliato.

C. Preoccupazioni Generali degli Economisti (Conferenza Portfolio Lending 2025)

Durante la conferenza Portfolio Lending 2025 del 22 maggio 2025, gli economisti hanno discusso le ragioni per cui l’economia ungherese sta “soffrendo”. Tra gli argomenti chiave: le imprese ungheresi utilizzano pochissimi finanziamenti esterni e le famiglie rimangono avverse al credito; la crescita dovrebbe derivare da prodotti e servizi commerciabili, non da stimoli fiscali; il patrimonio netto negativo della MNB è meno rilevante del suo impatto sull’inflazione, e l’attenzione dovrebbe concentrarsi sulla mitigazione degli effetti inflazionistici. Balatoni András (Vicegovernatore della MNB) ha riconosciuto che il potenziale del tasso di cambio di stimolare la competitività è ora minore rispetto al passato.

Le discussioni degli esperti indicano problemi strutturali più profondi che ostacolano il dinamismo economico dell’Ungheria, come la scarsa diffusione del credito e un ruolo ridotto della politica del tasso di cambio nello stimolare la competitività. L’economia sta sottoperformando (crollo degli investimenti nel Q1, preoccupazioni generali di stagnazione). Gli economisti presenti alla conferenza guardano oltre le immediate questioni fiscali o inflazionistiche. La scarsa propensione delle imprese a indebitarsi e l’avversione al credito delle famiglie suggeriscono problemi di approfondimento finanziario, propensione al rischio o clima degli investimenti. L’affermazione che la crescita debba provenire da “prodotti/servizi commerciabili” e non da “impulsi fiscali” è una critica all’eccessiva dipendenza dalla spesa/stimolo governativo. Il commento del funzionario della MNB sulla ridotta capacità del fiorino di stimolare la competitività significa che una ripresa trainata dalle esportazioni tramite svalutazione è meno praticabile o desiderabile. Affrontare queste debolezze strutturali (ad esempio, migliorando l’ambiente per il credito, promuovendo l’innovazione per prodotti commerciabili) è cruciale per una crescita sostenibile a lungo termine, piuttosto che affidarsi a soluzioni tampone o sperare in salvataggi esterni (come i fondi UE). Ciò rafforza le preoccupazioni sulla qualità e la sostenibilità della crescita.

V. Sviluppi Settoriali Chiave

A. Energia: Accordo Strategico MOL-MVM sul Petrolio

Il 22 maggio 2025, MOL Group e MVM Group hanno annunciato un accordo commerciale petrolifero volto a diversificare il portafoglio di approvvigionamento di greggio per l’Ungheria e la Slovacchia. La cooperazione potrebbe consentire a MOL di aumentare la lavorazione di greggio alternativo (non russo) nelle sue raffinerie fino a 160.000 tonnellate all’anno. L’accordo sfrutta l’esperienza esistente di MOL con il greggio azero (dal giacimento ACG, dove ha acquisito una partecipazione nel 2020 e ha trasportato 5 milioni di barili nella regione l’anno scorso) e l’investimento di MVM del 2024 nel giacimento di gas e condensati di Shah Deniz in Azerbaigian (partecipazione del 5%). L’importanza strategica dell’accordo risiede nel rafforzamento della sicurezza energetica ungherese (e slovacca) attraverso petroliere caricate congiuntamente. Questa mossa si inserisce negli sforzi europei più ampi per ridurre la dipendenza dall’energia russa e affronta le sfide specifiche per l’Ungheria e la Slovacchia, paesi senza sbocco sul mare, nella diversificazione delle fonti petrolifere. S25 rileva che la strategia di MOL per un completo disaccoppiamento dal petrolio russo potrebbe teoricamente realizzarsi entro la fine del 2026, ma è costosa e complessa.

L’accordo MOL-MVM rappresenta un passo concreto verso la diversificazione degli approvvigionamenti petroliferi, sfruttando le impronte societarie ungheresi esistenti in Azerbaigian, cruciali per la sicurezza energetica a lungo termine. L’Ungheria dipende fortemente dal petrolio russo tramite oleodotti, il che rappresenta un rischio per la sicurezza energetica. L’UE sta spingendo per una ridotta dipendenza energetica russa, ma la diversificazione è tecnicamente impegnativa e costosa per l’Ungheria. L’accordo MOL-MVM mostra una mossa strategica per utilizzare attività e relazioni esistenti in Azerbaigian (MOL nel petrolio ACG, MVM nel condensato/gas di Shah Deniz) per importare greggio alternativo. Il volume (160.000 tonnellate/anno) è un passo avanti, sebbene la dipendenza complessiva dal petrolio russo sia molto maggiore. Si tratta di uno sviluppo positivo per la sicurezza energetica, ma la portata e la tempistica della piena diversificazione rimangono sfide significative. Sottolinea inoltre l’estensione della politica di “Apertura a Est” dell’Ungheria alla cooperazione energetica.

B. Corporate: Contesa tra Azionisti presso NAP Nyrt.

Il 22 maggio 2025 è stata segnalata una significativa battaglia per la proprietà della società di energia solare NAP Nyrt.. Il conflitto vede contrapposti gli associati di Matolcsy Ádám (figlio dell’ex Governatore della MNB) che detengono circa il 33% delle quote, e i fondatori originari della società insieme ad altri azionisti maggiori e minori. Una partecipazione del 15,5% detenuta da GTC (una società immobiliare, potenzialmente con legami con fondi legati alla MNB del passato) è considerata cruciale. NAP Nyrt. è descritta come un’azienda redditizia nel settore delle energie rinnovabili, che genera profitti significativi sul suo fatturato. La lotta per il controllo potrebbe essere influenzata dai cambiamenti ai vertici della MNB (con Varga Mihály come nuovo Governatore).

La battaglia tra azionisti presso una redditizia azienda di energia rinnovabile (NAP Nyrt.) evidenzia potenziali spostamenti di influenza economica connessi a riallineamenti politici, in particolare per quanto riguarda individui legati alla precedente leadership della MNB. NAP Nyrt. è un’azienda di successo in un settore strategico (energia solare). Un importante blocco di azionisti è associato a Matolcsy Ádám, figlio del controverso ex governatore della MNB. Si ipotizza che la nuova leadership della MNB (sotto Varga Mihály) potrebbe non favorire il mantenimento di forti posizioni economiche da parte della cerchia di Matolcsy Ádám. La partecipazione di GTC, potenzialmente influenzata da capitali legati alla MNB in passato, diventa determinante. Questa situazione illustra come i cambiamenti nella leadership politica e istituzionale possano ripercuotersi sulla sfera imprenditoriale, portando potenzialmente a spostamenti nel controllo di attività di valore, specialmente in settori di interesse governativo come l’energia. Sottolinea i legami spesso stretti tra circoli politici e potere economico in Ungheria.

VI. Contesto Economico Internazionale e Relazioni

A. Tregua Commerciale USA-Cina e Impatto dell’E-commerce sull’Europa

Il 22 maggio 2025 è stato riportato che gli Stati Uniti hanno temporaneamente ridotto i dazi sui beni cinesi (dal 145% al 30%), e la Cina ha ricambiato per i beni statunitensi (dal 125% al 10%). Nonostante ciò, i giganti cinesi dell’e-commerce come Temu e Shein si stanno concentrando sempre più sul mercato europeo. Il traffico di piccoli pacchi cinesi verso l’Europa è cresciuto del 28% nel Q1 2025. Radeczky Zoltán, CEO di FoxPost, ha osservato che la tregua tariffaria statunitense di 90 giorni non offre sicurezza a lungo termine, ma fornisce tempo per l’adattamento. Se i dazi statunitensi dovessero aumentare di nuovo, i venditori cinesi potrebbero orientarsi in modo ancora più aggressivo verso l’Europa.

Le fluttuazioni nelle relazioni commerciali USA-Cina, anche le tregue temporanee, influenzano direttamente i mercati europei reindirizzando il focus delle esportazioni cinesi. Gli Stati Uniti e la Cina sono importanti attori commerciali globali; le loro politiche tariffarie hanno effetti ad ampio raggio. Una riduzione temporanea dei dazi statunitensi sui beni cinesi potrebbe sembrare una de-escalation. Tuttavia, le aziende cinesi di e-commerce stanno già puntando strategicamente sull’Europa. L’incertezza della politica statunitense (i dazi torneranno ad aumentare?) incentiva queste aziende cinesi a diversificare e consolidare ulteriormente la loro presenza europea. Ciò significa una maggiore concorrenza per i rivenditori e le società di logistica europee, ma anche prezzi potenzialmente più bassi per i consumatori nel breve termine. Le imprese e i responsabili politici europei devono essere agili nel rispondere agli effetti secondari delle controversie commerciali USA-Cina. Ciò potrebbe accelerare le discussioni sulla posizione commerciale dell’UE nei confronti dell’e-commerce cinese (S15 menziona che anche l’UE sta cercando di chiudere le scappatoie per gli ordini a basso costo).

B. Ritiro dell’Ungheria dalla Corte Penale Internazionale (CPI)

HungarianConservative.com ha riportato il 22 maggio 2025 che il Parlamento ungherese aveva approvato il ritiro dalla CPI (la votazione si è tenuta il 20 maggio). Anche Portfolio.hu ha riportato il voto del 20 maggio. Altre fonti discutono le motivazioni (pregiudizio politico della CPI, innescato da mandati relativi a funzionari israeliani).

Sebbene non sia una politica economica diretta, la mossa formale dell’Ungheria di lasciare la CPI, riportata il 22 maggio, contribuisce a un’immagine di divergenza dalle norme giuridiche e politiche tradizionali dell’UE e internazionali, il che può influenzare sottilmente il sentimento degli investitori a lungo termine e la percezione dello stato di diritto. Il governo ungherese si è scontrato sempre più spesso con le istituzioni dell’UE sullo stato di diritto. Il ritiro dalla CPI è presentato dal governo come un rifiuto dell’influenza politica nei tribunali internazionali. Tuttavia, a livello internazionale è anche visto come uno schierarsi contro organismi giuridici internazionali consolidati e un allineamento con paesi/leader sotto esame della CPI. Sebbene sanzioni economiche dirette siano improbabili a seguito di questa specifica mossa, essa si aggiunge a una narrazione più ampia dell’Ungheria che traccia il proprio percorso, a volte in contrasto con i suoi partner occidentali. Questa narrazione può contribuire a un premio di rischio più elevato per l’Ungheria agli occhi di alcuni investitori internazionali che apprezzano la prevedibilità e l’allineamento con i quadri istituzionali occidentali consolidati. Questo passo, combinato con altre controversie sullo stato di diritto, potrebbe indirettamente influenzare il costo del capitale o la volontà di alcuni tipi di IDE se rafforza la percezione di un indebolimento dei controlli e degli equilibri istituzionali o di un aumento del rischio politico. Fa parte di un modello che ha già portato al congelamento dei fondi UE.

VII. Osservazioni Conclusive e Punti da Monitorare

La giornata del 22 maggio 2025 ha dipinto il quadro di un’economia ungherese alle prese con una grave contrazione degli investimenti e persistenti pressioni fiscali. Mentre il governo proietta ottimismo e indica interventi mirati (come i tetti ai prezzi che mostrano qualche effetto e accordi energetici strategici), le debolezze strutturali sottostanti e i cauti commenti degli esperti suggeriscono un percorso futuro impegnativo.

Punti da Monitorare:

  • Evoluzione degli Investimenti: Il Programma Demján Sándor o l’eventuale afflusso di fondi UE invertiranno il profondo crollo degli investimenti nella seconda metà del 2025?
  • Sottosettori Manifatturieri: Gli investimenti nella produzione di batterie si riprenderanno o la flessione continuerà a trascinare al ribasso i dati complessivi del manifatturiero?
  • Consolidamento Fiscale: Il governo riuscirà a contenere efficacemente il deficit di bilancio o le pressioni pre-elettorali porteranno a un ulteriore slittamento fiscale?
  • Traiettoria dell’Inflazione: La lotta della MNB contro l’inflazione riuscirà ad ancorare le aspettative, specialmente con i dibattiti in corso sui controlli dei prezzi e le pressioni salariali?
  • Impatto dei Controlli sui Prezzi: Quale sarà l’impatto a lungo termine dei tetti ai margini al dettaglio sulla redditività del settore, sugli investimenti e sull’efficienza complessiva del mercato, al di là dei cali iniziali dei prezzi?
  • Relazioni con l’UE: I progressi sulle questioni relative allo stato di diritto che influenzano l’erogazione dei fondi UE rimarranno critici.
  • Impatto del Commercio Globale: Come l’evoluzione della situazione commerciale USA-Cina e il focus delle aziende cinesi di e-commerce continueranno a influenzare i mercati ungheresi ed europei?

FONTI

  1. Investment – KSH, accessed May 22, 2025, https://www.ksh.hu/en/first-releases/ber/eber2503.html
  2. Hungary Investment Figures Q1 2025 | CBRE Romania, accessed May 22, 2025, https://www.cbre.ro/insights/figures/hungary-investment-figures-q1-2025
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Irene Pepe
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ITL Group | Marketing & Communications Manager Economia.hu | Editor-in-Chief

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