Orbán: ripristino pena di morte nell’agenda del governo

di Claudia Leporatti (Aggiornato al 30 aprile 2015 con reazioni europee) – Il ripristino della pena di morte dovrebbe entrare nell’agenda del governo ungherese.

 

Lo ha dichiarato il Primo Ministro Viktor Orbán il 28 aprile, durante una conferenza stampa a Pécs, dopo aver esaltato l’impegno del governo verso la città dell’Ungheria meridionale. La possibilità è stata ventilata dal politico mentre rispondeva ad una domanda su un fatto di cronaca, un assassinio, e non poteva che catalizzare l’attenzione della stampa di tutto il mondo. Arrivando addirittura a scatenare quella che sarebbe stata solo una fantasia del The Guardian, che ha fatto incetta di lettori con un titolo scioccante, ma che salta a conclusioni affrettate.
Una comunicazione insomma che come al solito non teme le polemiche e il calo dei consensi sperimentato in questi mesi dal partito del pm conservatore, la Fidesz. Probabile che non fosse nelle sue intenzioni “lanciare un dibattito sulla pena di morte”, come invece hanno scritto in molti, anche tra le file dell’UE, ma il numero uno del governo ungherese ci è riuscito lo stesso. Ancora una volta.

La reazione più dura viene dal fronte opposto a quello di Orbán in Europa, dove il pm magiaro guida il PPE. Così Guy Verhofstadt, a capo dell’ALDE, l’Alleanza dei Liberali e dei Democratici Europei:

“Le dichiarazioni di Orbán vanno contro i valori fondamentali rappresentati dall’Europa. Se il Partito Popolare Europeo prende sul serio il suo manifesto, è tempo la sua stessa leadership prenda posizione contro Orbán”.

E ancora: “Se il governo di Orbán candidasse adesso l’Ungheria per l’ingresso nell’UE, non sarebbe accettato come Paese membro”.

Cosa dice Fidesz
Dello stesso avviso di Orbán in fatto di pena capitale anche Antal Rogán, a capo del gruppo parlamentare del partito arancione (la Fidesz, appunto) che l’ha definita un trattamento “legittimo” per chi si è macchiato di omicidio. Il dibattito, non nuovo, è tornato attuale dopo che un rivenditore di tabacco di Kaposvár è stato assassinato durante una rapina, per altro dal magro bottino, pare di poco più di 70 euro. Dopo l’uscita dai ranghi del “The Guardian” con il pezzo dal titolo “Hungary PM: bring back death penalty and build work camps for immigrants”, è scattata la replica di Zoltán Kovács (portavoce internazionale di Orbán), pubblicata sul suo blog: “la questione di mantenere questo tema in agenda non  è solo un’espressione di intenzione politica, ma la chiara (espressione) di un certo sentimento dell’elettorato in seguito a un terribile crimine. Il primo ministro stava parlando di una questione che i cittadini ungherese stanno discutendo. Allo stesso tempo, il governo rispetta le leggi in vigore, la nostra come quelle che siamo tenuti a rispettare in virtù degli accordi internazionali”.

I negozi di tabacchi
Un altro fatto di cronaca – più recente, avvenuto in una tabaccheria a Kaposvár – ha tra l’altro dato spazio a una protesta contro la regola sull’oscuramento delle vetrine dei negozi di tabacco. Dal 2013 in Ungheria i tabacchi possono essere venduti solo nei negozi con licenza di Stato, che possono vendere anche gli alcolici dopo ore le 22 (negli altri negozi è vietato) e devono rispondere a precisi requisiti, anche strutturali. Tra questo quello dei vetri opacizzati, che adesso sono contestati appunto perché impediscono di vedere all’interno di punti vendita aperti anche 24 ore su 24 e molto frequentati.
Pena capitale: cosa dice l’opposizione
La formazione di centro-sinistra DK (coalizione democratica) ha sottolineato che la pena di morte non solo non esiste all’interno dell’UE, ma non è adottata da nessun Paese dell’intero continente. E non è stata meno dura la reazione dei verdi che accusano Orbán di essere diventato “più Jobbik di Jobbik” con riferimento al partito di estrema destra e al gioco di parole alla base del suo nome: jobb significa “migliore”, ma anche “destra”.
La reazione della stampa italiana e internazionale
Dalle colonne di Repubblica, Andrea Tarquini non esita nell’ipotizzare un tentativo di aumentare i voti attingendo da quelli degli elettori di Jobbik: “Da quando andò al potere vincendo le elezioni nell’aprile 2010 contro un corrotto e inefficiente governo di sinistra, Orbàn ha sempre promesso di fare tutto per arginare Jobbik e sottrargli consensi. Ma da allora ad oggi, il partito ultrà è cresciuto fin quasi al 22 per cento dei voti. E sempre più spesso allora il premier e la Fidesz, il suo partito in crisi di consensi, cercano di cavalcare a modo loro slogan e proposte di linea dura ‘legge e ordine’ mutuandole dalle idee di Jobbik” (estratto da Repubblica.it, 28 aprile 2015). Anche secondo l’analisi proposta dal corrispondente della BBC a Budapest, Nick Thorpe, Fidesz starebbe provando ad entrare in competizione con quello che è diventato il suo maggior rivale all’opposizione, lo Jobbik di Gábor Vona.
E l’Europa?
Il Commissario Europeo per i Diritti Umani Nils Muižnieks ha sottolineato che la reintroduzione della pena di morte è incompatibile con gli obblighi assunti dall’Ungheria con la Convenzione Europea sui Diritti Umani ed è contraria ai valori sostenuti dall’Unione. Contrario anche alla consultazione nazionale su immigrazione e terrorismo (vedi qui), il sondaggio che Orbán spedirà nelle case degli ungheresi, Muižnieks lo ha definito “una manifestazione aggiuntiva della posizione negativa del governo ungherese in materia di diritti umani”.
Il primo Vice Presidente della Commissione Europea Frans Timmermans si è invece fatto sentire sulla sua pagina Facebook con un corposo post:
“L’abolizione della pena di morte rappresenta una pietra miliare nello sviluppo dei diritti fondamentali in Europa e ha dato il nostro continente l’autorità morale per fare una campagna mondiale contro la pena capitale. L’articolo 2 della Carta dei Diritti Fondamentali vieta a chiunque di essere condannato a morte e/o giustiziato. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha stabilito dal 1989 che l’esposizione alla paura diffusa e crescente di esecuzione – il cosiddetto “fenomeno braccio della morte” – era in violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La Corte ha inoltre dichiarato che nel 2005 la pena di morte in tempo di pace deve essere considerata una forma inaccettabile di punizione che non è più ammissibile ai sensi dell’articolo 2 della Convenzione. Nel 2010, la Corte ha ritenuto che la pena di morte comporti una distruzione deliberata e premeditata di un essere umano da parte delle autorità statali. Non vi è quindi alcun dubbio sul fatto che la reintroduzione della pena capitale sarebbe in contrasto con i valori fondamentali dell’UE”.
Prosegue poi lo stesso Timmermans sul sondaggio in materia di immigrazione: “Le consultazioni pubbliche possono essere un importante strumento per i governi e le altre autorità pubbliche che vogliono sviluppare politiche fondate sul supporto della popolazione. Ma una consultazione pubblica basata su pregiudizi, su domande che instradano e addirittura fuorviano, sui pregiudizi nei confronti degli immigrati, non può essere considerato una base equa e oggettiva per la progettazione di politiche sane. Inquadrare l’immigrazione nel contesto del terrorismo e rappresentare gli immigrati come una minaccia per l’occupazione e il sostentamento delle popolazioni, è dannoso e semplicemente sbagliato – serve solo alimentare malintesi e pregiudizi. Potrebbe creare ed alimentare atteggiamenti negativi nei confronti delle minoranze e stimolare il confronto tra i diversi gruppi sociali. E ‘intenzionalmente fuorviante presentare i migranti solo come un peso per le nostre economie e società, senza alcuna menzione sul loro contributo. Quando affrontiamo le numerose sfide poste dalla migrazione oggi, dobbiamo guardare la questione in modo franco, aperto ed equilibrato. Non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte alle volte gravi sfide poste dalla migrazione nelle nostre società. Ma così facendo, non dovremmo mai perdere di vista i nostri valori e fondamentali e il bisogno di preservare una società diversificata e pluralista, basata sul rispetto reciproco e sul trattamento egualitario di ogni individuo”. 

Claudia Leporatti

Redazione Economia.hu

spot_img

Articoli recenti

Redazione
Redazione
La Redazione di Economia.hu e si avvale delle competenze dei professionisti dello studio di consulenza ITL Group, che dal 1995 supporta le aziende italiane della loro crescita in Ungheria. Editor-in-chief: Irene Pepe Leggi di piú nel Chi siamo >https://economia.hu/chi-siamo/

Altri articoli che potrebbero interessare

Instagram

Articoli più recenti