Intervista a Mauro Caputo, presidente dell’Associazione Pressburger  

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Mauro Caputo, il regista e sceneggiatore italiano in merito alla sua collaborazione e amicizia con Giorgio Pressburger; dei cui diritti è oggi curatore. 

L’intervista è stata realizzata da Irene Pepe in occasione del brindisi commemorativo in memoria dell’intellettuale ungherese che si è tenuto all’Istituto Italiano di Cultura

Nel 2013, Mauro Caputo lavorò con Pressburger al documentario “Messaggio per il secolo”, seguito nel 2014 dal suo secondo film “L’orologio di Monaco”, tratto da racconti di Pressburger. Quest’ultimo film fu selezionato e presentato in vari festival internazionali. Nel 2016, Caputo realizzò “Il profumo del tempo delle favole”, il film è stato presentato alle Giornate degli Autori del Festival di Venezia, ottenendo anche una segnalazione ai Nastro d’Argento DOC ed un Nastro speciale per Pressburger.  

Dopo la morte di Pressburger, Caputo divenne per volontà testamentarie, curatore dei diritti delle sue opere. Nel 2019 completò la trilogia con “La legge degli spazi bianchi”, candidato finalista ai Nastro d’argento DOC 2020. Nel 2020, ha diretto il film denuncia “No Borders – Flusso di coscienza”, documentando l’ingresso di migranti in Italia. Caputo ha continuato a produrre opere cinematografiche, incluso il cofanetto della trilogia nel 2022 e il documentario “Il sussurro della grande voce” nello stesso anno, tutti distribuiti dall’Istituto Luce Cinecittà. 

Come ha conosciuto Pressburger e qual è il ricordo più bello che potete condividere? 

Non è semplice rispondere. Dal nostro incontro, parecchi anni fa ovviamente, è nata subito una simpatia, un’amicizia. Ovviamente ero onorato di questo incontro e delle possibilità che mi ha dato Pressburger. Diciamo che è nata subito anche la nostra collaborazione che ci ha unito ancora di più, insieme alla passione per il cinema.  Così sono nati i progetti insieme, I tre film, la trilogia che è tuttora distribuita in un cofanetto speciale dall’Istituto Luce. 

L’associazione cerca ora di valorizzare anche il suo pensiero: è stato un intellettuale mitteleuropeo senza confini dal forte spirito innovativo, figlio e protagonista dei grandi stravolgimenti del ‘900, di cui portava evidenti su di sé le cicatrici. La sua vicenda personale e familiare riesce magicamente ad intrecciarsi con la memoria del secolo, evocandone storie, violenza, arte e passioni. Mi piacerebbe descriverlo meglio, ma è davvero difficile definire una persona come Pressburger, la sua vita era segnata dalla grande vitalità artistica e culturale, dalla costante attività di studio e ricerca, dalla propensione alla conoscenza, al confronto e al dialogo. 

È nato a Budapest nel 1937, a soli sei anni è stato costretto a nascondersi nei sotterranei di una sinagoga, è uno dei bambini salvati da Giorgio Perlasca. Poi nel 1956 è fuggito in modo rocambolesco dall’Ungheria per arrivare in Italia da profugo, passando per l’Austria.  

È stato sempre un amico sincero, un maestro, una guida d’eccezione. Mi ha lasciato assolutamente un ricordo bellissimo in tutto quello che abbiamo fatto insieme. Stare a fianco ad una persona di questo tipo ti accresce, continui ad imparare. Parlo di vita, ma anche di cultura, di tutto.

Uno dei momenti più belli è stato a Venezia, al Festival del Cinema con il nostro film, un momento molto emozionante. Inoltre la prima volta che siamo venuti a Budapest mi ha confidato che voleva rivedere la tomba di suo padre. Si trova qui nel cimitero ebraico di Budapest, ci siamo andati insieme.

L’associazione in che fase di sviluppo si trova e qual è la sua grande ambizione?  

L’associazione è stata costituita da poco, ma in realtà esiste da sempre. Dopo la morte di Pressburger sono venuto a sapere di essere stato nominato nel testamento come curatore dei diritti di tutte le sue opere. Un vero onore per me, ma ho sentito da subito anche il peso di questa grande responsabilità. Negli anni avevo creato personalmente diverse occasioni ed iniziative per ricordare Pressburger, ma ​​ad un certo punto mi sono reso conto che serviva qualcosa di più e così abbiamo fondato l’Associazione. Da quel momento è stato un fiorire di idee. L’ambizione che abbiamo è grande, com’era grande la sua importanza come intellettuale e vogliamo ricordarlo in modo degno e adeguato.  

La creazione del sito internet può sembrare un piccolo passo, ma in realtà è una grande opportunità. Le persone possono iniziare a trovarci, scoprire quello che facciamo… È anche un modo per raccontare  Pressburger, la sua storia, le sue idee. È solo l’inizio, cercheremo prima possibile di incrementarlo, di arricchirlo. 

Abbiamo tantissimi documenti, materiali, oggetti personali che riguardano Pressburger. Ne abbiamo realizzato una Collezione che valorizzeremo con delle esposizioni. 

C’è anche l’archivio, dove ci sono centinaia di documenti che riguardano lui e tantissimi altri intellettuali italiani ed ungheresi che hanno collaborato con lui, come il premio Nobel Imre Kertész, Péter Esterházy, Claudio Magris e molti altri.

Se dovessimo rivolgerci alle persone, oltre a visitare il vostro sito web e iscriversi alla newsletter, quali altre azioni potrebbero fare?  

La nostra associazione ha sede a Trieste, nel cuore della Mitteleuropa a metà strada tra Budapest e Roma. Vogliamo dare il nostro contributo e svolgere un ruolo attivo nello sviluppo dei rapporti italo-ungheresi ed in generale con i Paesi dell’area mitteleuropea, promuovendo la comprensione fra i popoli, la collaborazione tra le nazioni e favorendo relazioni culturali, scientifiche, turistiche, commerciali ed economiche. Pressburger rapresenta anche questo, un ponte tra le culture.  

Il motivo per frequentare il sito e l’associazione, oltre a conoscere Giorgio Pressburger e le sue opere è la Rete che abbiamo realizzato. Uno strumento multinazionale e multiculturale, pensato per instaurare un dialogo con le istituzioni e le realtà di eccellenza, sviluppando fruttuose sinergie tra aziende, associazioni, fondazioni, istituti di studio e ricerca, università, centri di formazione, mondo del lavoro e altro ancora. 

Che cosa si augura per il futuro dell’associazione?  

La speranza è quella di portare avanti il ricordo di Pressburger e farlo conoscere anche alle generazioni future. Vogliamo continuare a divulgare il più possibile il suo pensiero, in quanto sono certo che sia indispensabile per creare una società migliore. 

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