Un meraviglioso quarantenne: il cubo di Rubik

di Claudia Leporatti E’ stato il gioco più venduto ai tempi in cui il mercato era un fiorire di giochi da tavolo e di intelligenza. Nel 2014 gli Stati Uniti investono 5 milioni dollari per dedicargli una mostra celebrativa del suo 40esimo compleanno, per regalo gli hanno fatto costruire un cubo d’oro a 18 carati dal valore di 2,5 milioni di dollari.

Il quarantenne fortunato è il cubo di Rubik, nato a Budapest nella primavera del 1974, a casa di Ernő Rubik, geniale inventore, architetto e insegnante di architettura ungherese. Di giochi ne ha inventati altri, Rubik, ma il suo nome lo ha dato al cubo. Se questo riservato signore vede il piccolo solido a quadretti come un figlio senz’altro è un “padre” orgoglioso. Economia.hu ripercorre la storia di questo straordinario successo economico magiaro, oggi al centro di una gigantesca esposizione mobile che rimarrà per 7 mesi nel New Jersey e per 7 anni girerà il mondo.

Ha compiuto 40 anni il Cubo di Rubik, una delle invenzioni ungheresi più amate e conosciute in tutto il mondo. Divertente ed istruttivo, il “cubo” è da molti considerato emblema di perseveranza e dedizione. Utilizzato come prova non solo per valutare e aumentare le abilità logiche degli individui, ma soprattutto per allenarne la capacità di portare a compimento una missione e di concentrarsi in un’ottica orientata al risultato. Il colorato quarantenne ha resistito ai cambiamenti epocali degli ultimi decenni, alla tecnologia e alla “rivoluzione culturale” intesa come stravolgimento completo delle abitudini di vita e di conseguenza di gioco e di divertimento. Ne sono stati prodotti oltre due miliardi, senza contare i pezzi contraffatti, un’enormità ai quattro angoli del globo. 

 

“È semplice ma complesso, stabile ma flessibile; facile da capire ma richiede dedizione e pazienza per essere risolto.” (Ernő Rubik)

 

Un successo economico senza precedenti nella storia del mercato dei giocattoli. Oltre 100 milioni di pezzi venduti solo tra il 1980 e il 1981,  più di 350 milioni in tutto il trentennio. Nel 1974 Ernő Rubik, architetto, designer e professore nato a Budapest, crea il primo prototipo di quello che un anno dopo viene brevettato come il “Magic Cube”, prodotto dall’azienda di giocattoli Politechnika. Adesso sembra impossibile almeno quanto risolvere il cubo, ma il primo esemplare viene venduto solo nel 1977, in un negozio di Budapest. A rallentarne il lancio sono i problemi della produzione seriale dell’oggetto. Nel 1980 Ideal Toy Corporation porta il cubo fuori dai confini magiari, rinominandolo “Cubo di Rubik”. A 30 anni da quella svolta, il 25 maggio 2010, il Cubo di Rubik varca la soglia dei 30, proprio nell’anno in cui il paese porta all’esposizione universale di Shangai il suo nuovo rompicapo, il Gomboc. 

 

La curiosità

 

L’azienda americana che ha avviato la produzione su scala mondiale del Cubo di Rubik era stata fondata dagli inventori di un altro successo internazionale, il Teddy Bear. Nel 1982 è stata acquisita dalla CBS Toy Company, in seguito chiusa.  

 

Chi è Ernő Rubik?

Nato a Budapest nel 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale, Erno Rubik ha forse nei geni la sua straordinaria inventiva scientifica. Il padre infatti era un noto ingegnere meccanico e si distinse per aver inventato oltre 25 tipi di aliante.  Leggendo le parole dello stesso Rubik, nelle sue rare ma schiette interviste, si intuisce che la famiglia ha influito non poco sullo sviluppo delle sue attitudini, insieme alla passione per i giochi. Come scrive lo stesso Rubik nel descrivere la sua crescita, il giovane ungherese passa quasi quasi con naturalezza dalla scuola d’arte all’Università di Educazione Tecnica di Budapest, dove diventa architetto. Per rispondere al senso di incompletezza e di insufficiente competenza da cui era affetto si iscrive alla Scuola Superiore di Arti Decorative, nella sezione architettura d’interni. In lui convivono il fascino per lo spazio e la passione per le arti figurative e trova un soddisfacente bilanciamento delle due aree nell’architettura.  Il secondo diploma lo qualifica come designer di interni, e con una designer di interni si sposa, nel 1977. Prima però, lavora come architetto e poi come docente universitario. 

 

Sono i primi anni Settanta e l’idea è alle porte. Mi riferisco naturalmente a quella del Magic Cube, che però non è frutto di una folgorazione o di una mela caduta sulla testa come la leggendaria intuizione di Einstein, bensì di uno scrupoloso studio sulle possibilità di combinazione del cubo 2X2X2, presto ampliato di un’unità per lato. Ed è questa combinazione di numeri che fa il successo.

 

La citazione

Mi piace pensare che ci sia anche della poesia nel lavoro di Rubik, tuttora attivo come inventore di videogiochi e di nuovi rompicapo, variazioni interessanti del cubo originale.  Del resto, lui stesso descrive il suo prodigioso cubo con una frase decisamente poetica:

 

“Questo oggetto è un meraviglioso esempio di bellezza rigorosa, la grande ricchezza delle leggi naturali: un perfetto esempio delle possibilità della mente umana di provare il loro rigore scientifico e di dominarlo. (Il cubo) Rappresenta l’unità del reale e del bello, che per me sono (alla lettera: significano) la stessa cosa.” 

 

 

Claudia Leporatti

 

Redazione Economia.hu 

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