L’11 marzo 2025 in Ungheria: inflazione alta, misure governative sui prezzi alimentari e tensioni politiche sulle tasse locali

Il governo ungherese introduce un tetto ai margini di profitto per frenare l’inflazione alimentare.
A febbraio, l’inflazione in Ungheria ha raggiunto il 5,6%, superando le aspettative degli analisti. In risposta, il governo ha deciso di limitare al 10% i margini di profitto dei rivenditori su 30 beni alimentari essenziali, tra cui latte, uova e farina. In precedenza, tali margini potevano raggiungere il 40% per le uova e oltre l’80% per burro e panna acida. Secondo un’analisi di MBH Bank, questa misura potrebbe portare i rivenditori a compensare la perdita di profitto aumentando i prezzi di altri prodotti. Kozák Tamás, segretario generale dell’Associazione Nazionale del Commercio, ha sottolineato le difficoltà che i rivenditori potrebbero affrontare se i fornitori aumentassero i prezzi. Nonostante le misure governative, la forte domanda dei consumatori, sostenuta dall’aumento dei salari e dalle riduzioni fiscali, potrebbe mantenere elevata la pressione inflazionistica. Resta da vedere l’efficacia di queste misure nel ridurre l’inflazione complessiva nel paese.

Il presidente della MÖSZ chiede trasparenza sull’utilizzo del contributo di solidarietà delle amministrazioni locali.
Gémesi György, presidente della Federazione Ungherese dei Comuni (MÖSZ) e sindaco di Gödöllő, ha inviato una lettera al ministro dell’Economia nazionale, Nagy Márton, sollecitando la pubblicazione dettagliata dell’utilizzo dei fondi raccolti dallo Stato attraverso il “contributo di solidarietà” prelevato dalle amministrazioni locali. Negli ultimi quattro anni, lo Stato ha incassato oltre 1.000 miliardi di fiorini ungheresi attraverso questo contributo, con 360 miliardi previsti solo per quest’anno, interessando 855 comuni. Nonostante l’entità di queste somme, molti comuni, specialmente quelli più piccoli, lamentano la mancanza di risorse sia per le operazioni quotidiane sia per gli investimenti necessari, aggravata dall’inflazione elevata e dall’aumento dei costi energetici e salariali. Gémesi sottolinea che, nonostante l’aumento delle detrazioni dall’imposta sulle attività economiche locali, il budget per il “programma dei villaggi” è rimasto invariato a 50 miliardi di fiorini per anni, con una riduzione a 35 miliardi prevista per quest’anno. Di conseguenza, cresce la preoccupazione tra i leader locali e i cittadini riguardo alla destinazione effettiva di questi fondi. La MÖSZ chiede al governo di rendere pubbliche, con urgenza, le informazioni su quali comuni hanno ricevuto fondi, per quali scopi e come sono stati utilizzati i contributi di solidarietà prelevati dall’imposta sulle attività economiche locali dal 2021 in poi.

Il governatore della Banca Nazionale Ungherese ribadisce l’impegno nella lotta all’inflazione.
A febbraio 2025, l’inflazione in Ungheria ha raggiunto il 5,6%, segnando il terzo mese consecutivo al di sopra dell’intervallo di tolleranza della Banca Nazionale Ungherese (MNB). In risposta, il nuovo governatore dell’MNB, Mihály Varga, ha sottolineato l’importanza di raggiungere la stabilità dei prezzi per sostenere la ripresa economica. Ha dichiarato che la riduzione dell’inflazione richiede una politica economica anti-inflazionistica coordinata e ha accolto con favore l’impegno del governo in tal senso. Varga ha ribadito la necessità di mantenere condizioni monetarie rigorose per riportare l’inflazione all’interno dell’intervallo di tolleranza del 2-4%. In parallelo, il primo ministro Viktor Orbán ha annunciato che, da metà marzo, i margini di profitto dei rivenditori su trenta alimenti di base non potranno superare il 10%, nel tentativo di contenere l’aumento dei prezzi alimentari. Queste misure riflettono l’impegno delle autorità ungheresi nel combattere l’inflazione e garantire la stabilità economica.​

Il fisco ungherese introduce procedure di verifica dati per rafforzare la conformità fiscale.
Il Servizio Nazionale delle Imposte e Dogane (NAV) ha annunciato un cambiamento significativo nelle sue procedure di controllo per il 2025, introducendo la “procedura di verifica dati” per migliorare la conformità fiscale. Questa nuova procedura mira a stabilire una collaborazione più stretta tra l’autorità fiscale e i contribuenti, segnalando eventuali discrepanze nei dati forniti e offrendo l’opportunità di correggere errori non intenzionali senza sanzioni. Il presidente del NAV, Ferenc Vágujhelyi, ha sottolineato che i contribuenti che commettono errori minori e non intenzionali continueranno a ricevere supporto, mentre coloro che evadono deliberatamente le tasse o impiegano lavoratori in nero saranno soggetti a misure rigorose. Inoltre, il NAV ha delineato i settori che saranno oggetto di maggiore attenzione nel 2025, tra cui l’edilizia, il commercio di materiali da costruzione, la sicurezza privata, la pulizia, il lavoro interinale, il commercio di frutta e verdura, le piattaforme di e-commerce nazionali e internazionali, i fornitori di contenuti online, l’organizzazione di eventi, i servizi pubblicitari, di marketing e media, la produzione cinematografica, il turismo, la ristorazione, i servizi di alloggio e taxi, le aziende con entrate significative dall’importazione, i venditori di prodotti dell’Estremo Oriente, le imprese del settore della bellezza e del fitness, e le attività soggette ad accise. Questa iniziativa rappresenta un passo verso una maggiore trasparenza e collaborazione tra l’autorità fiscale ungherese e i contribuenti, con l’obiettivo di ridurre le frodi fiscali e promuovere una cultura di conformità volontaria.​

Le reazioni dell’opposizione al tetto sui margini di profitto sugli alimenti di base.
Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ha annunciato che, a partire da metà marzo, il governo imporrà un limite del 10% ai margini di profitto dei rivenditori su trenta alimenti di base, nel tentativo di contrastare l’inflazione alimentare. Questa misura è stata introdotta in risposta a un tasso d’inflazione annuale del 5,6% registrato a febbraio, con un aumento del 7,1% dei prezzi alimentari.
Le reazioni delle forze di opposizione non si sono fatte attendere. Il partito di opposizione, la Coalizione Democratica (DK), attraverso il suo rappresentante László Varju, ha criticato la misura, sostenendo che l’aumento dei prezzi avvantaggia principalmente le grandi aziende alimentari nazionali, come Talentis Agro Zrt., Gallicoop e Pick Szeged, legate a figure vicine al governo. Secondo Varju, questi conglomerati traggono profitti straordinari dall’aumento dei prezzi alimentari, mentre le famiglie e i pensionati ne subiscono le conseguenze.​
Il Movimento Momentum, per voce del capogruppo Dávid Bedő, ha affermato che il governo è responsabile dei prezzi elevati degli alimenti e che i margini di profitto dei negozi di alimentari sono inferiori al 3%, lasciando loro scarsa possibilità di ridurre i prezzi. Bedő ha suggerito che il governo potrebbe ottenere risultati migliori riducendo l’IVA e le tasse speciali sugli alimenti di base.​
Péter Magyar, presidente del partito Tisza, ha definito la misura una soluzione apparente e ha chiesto le dimissioni del ministro dell’Economia, Márton Nagy. Ha inoltre sollecitato una riduzione immediata dell’IVA sugli alimenti e l’eliminazione delle tasse speciali su questi prodotti.​
Queste reazioni evidenziano le tensioni politiche in Ungheria riguardo alle misure economiche adottate per affrontare l’inflazione e il costo della vita.

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