Intervista a Gabriella Pusztai, blogger e wedding planner ungherese

Trasferitasi in Italia per amore, Gabriella Pusztai capì che per raggiungere la dolce vita bisogna percorrere una strada per niente facile. 

Oggi Gabriella Pusztai, l’imprenditrice ungherese in Toscana si racconta a Keri Adél per Economia.hu, come parte di una serie di interviste alle imprenditrici ungheresi in Italia!

Dalla fatica per trovare un lavoro fino alla decisione di diventare una libera professionista e di realizzare i suoi sogni, Gabriella ci racconta la sua vita.

Cosa L’ha portata in Italia? Quali furono le Sue prime impressioni del Paese?

All’epoca lavoravo in un Ente del Ministero del Lavoro ungherese e realizzavamo i primi progetti europei subito dopo l’entrata dell’Ungheria nella UE. Uno dei progetti aveva come capofila un ente italiano e con il coordinatore del progetto è sbocciato l’amore. Dopo 18 mesi di viaggi tra la Toscana e Budapest decisi di trasferirmi a Firenze. Sapevo che non sarebbe stato facile, soprattutto sul fronte del lavoro e il primo periodo è stato molto più duro di come immaginavo. In Toscana sono presenti poche multinazionali, in cui tendenzialmente è più facile trovare lavoro e, più in generale, l’incontro domanda/offerta non è molto efficiente. Per trovare un lavoro che risponda alle proprie esigenze è necessario avere una buona rete di conoscenze. All’epoca avevo già 32 anni ed un bagaglio di esperienze lavorative abbastanza significativo, non volevo ricominciare da capo tutto il mio percorso e cercavo un’opportunità in cui venisse riconosciuta la mia expertise. Viste tutte le difficoltà nel trovare un lavoro come dipendente, con le caratteristiche da me richieste, decisi di tentare la libera professione. Oggi gestisco progetti con finanziamenti europei per un’agenzia formativa regionale in Toscana, organizzo tantissimi viaggi di studio per docenti ungheresi in Toscana, e in più ogni tanto ho la possibilità di fare l’interprete, fare delle docenze e delle traduzioni. Mi gratifica molto poter avere diversi tipi di attività ed essere in continuo movimento. Inoltre da più di 10 anni, insieme ad un’amica, ho avviato anche un’attività di wedding planner in Toscana per coppie ungheresi. Insomma tipologie di lavoro diverse, sempre interessanti e sempre coinvolgenti. Dopo 15 anni di lavoro posso dire di aver fatto la scelta giusta e affermare che senza un appoggio iniziale ed una piccola riserva economica sarebbe stata una strada difficilmente percorribile. 

 Il Suo Blog costituisce un contributo di valore incommensurabile per gli/le ungheresi che intendono venire in Italia. Come Le è arrivata l’idea di iniziare a raccontare l’Italia e la Sua vita a Firenze?

Nel 2008 ero da 6 mesi in Italia e mi sono dovuta confrontare con tutte le problematiche legate alla ricerca del lavoro, al cambio di casa, agli adempimenti ufficiali tra i due paesi, ecc….

 Ho cominciato il blog per sistematizzare quello che vivevo, ma anche per sfogarmi. Tempo dopo questa necessità veniva meno e  più conoscevo la società italiana, più avevo voglia di scriverne. L’Italia è un grande paese, molto complesso, che non si comprende quando veniamo come turisti per approfittare del caldo, del sole, del mare e di questa cordialità tutta italiana. Quando ci si immerge nella vita quotidiana (e io grazie al mio lavoro spesso ho l’occasione di entrare in contesti molto diversi tra di loro), si comprende la complessità del sistema Paese, di una società con mille sfaccettature e differenze, una storia artistica, sociale, economica e politica molto intrigante. Sul blog cerco di raccontarne qualcosa. Oltre a questo c’è una linea di articoli sugli aspetti pratici del quotidiano: come si chiede la tessera sanitaria, come si chiede la residenza, come si affitta una casa, come si compra una casa, come si apre una partita iva, etc.   

In linea generale, a Suo giudizio, quanto risulta difficile trovare un impiego per una giovane straniera laureata in Italia? Come si apprestò alla ricerca del Suo primo lavoro?

In Toscana è molto difficile. Soprattutto essendo una donna giovane in età da figli (eh si,  non è il gruppo preferito dei datori di lavoro). Sicuramente senza parlare bene, ma veramente bene la lingua, sarà difficile anche iniziare la ricerca. Il mercato del lavoro funziona molto diversamente di quanto ho visto in Ungheria 20 anni fa. Il classico percorso “trovare un annuncio di lavoro – mandare un CV – essere chiamata per un colloquio e ad esito positivo essere presa con un contratto “normale” e con uno stipendio “normale” – e se lavori bene, essere apprezzata”, questo praticamente non esiste. Più che la Laurea o altro titolo di studio, conta se hai una buona rete di conoscenze che ti avvertono se c’è un posto di lavoro vacante. I datori di lavoro evitano di fare contratti troppo impegnativi per loro. E gli stipendi sono molto bassi rispetto al costo della vita. 

La strada più percorribile è quella crearti il lavoro o lavorare (perché no?) a distanza anche per ditte ungheresi (o di altri paesi) e avere una sicurezza economica da altri fonti che ti permettano di accettare anche lavori interessanti ma poco remunerati. 

Come dicevo prima, ho scelto la prima strada alternativa, ovvero crearmi la mia libera professione con tanto sacrificio all’inizio, ma con tanta soddisfazione a distanza di 15 anni. 

Esiste un luogo comune sull’Italia e sul mercato di lavoro italiano che Lei ritiene che non sia vero?

Il primo luogo comune (non vero) è che l’Italia è una. Ci sono notevoli differenze, in tutti i sensi,  tra le varie regioni. Il paese si estende praticamente da regioni vicine al nord Africa fino al regioni confinanti con le aree germaniche e francesi con le conseguenti differenze per quanto riguarda atteggiamenti, abitudini, orari, modi di vivere e lavorare molto diversi. Un piemontese o un veneto non hanno quasi niente in comune con un calabrese od un pugliese. Se non la squadra nazionale di calcio… Quindi le domande vanno poste regione per regione per ogni tema specifico. 

Qual è la maggior differenza positiva tra la vita ungherese e quella italiana a favore di quest’ultima?

Un benessere non solo materiale (cultura gastronomica, moda, design, storia, cultura ecc), ma anche e soprattutto legato all’atteggiamento positivo della gente nelle interazioni quotidiane, dei piccoli piaceri che sanno concedersi nonostante tutto. La famosa gioia di vivere, la dolce vita insomma. Da dentro questa gioia di vivere a volte sembra venir meno viste le varie crisi economiche, la pandemia, la disoccupazione, ecc. ma visto dall’Ungheria, gli italiani hanno sempre e comunque la capacità di “saper godersi la vita”. 

Quale consiglio darebbe a sé stessa se dovesse ricominciare da dov’era partita?

Non avere paura di pensare a mettersi in proprio. La determinazione e la resilienza le avevo, e queste servono prima di tutto. 

Qual è il Suo borgo preferito in Italia e perché?

Domanda molto difficile! Ce ne sono tantissimi belli e ovunque. Direi Urbino, città meravigliosa dal punto di vista storico, urbanistico, artistico, ma ancora relativamente poco conosciuto. 

Intervista e traduzione realizzata da Keri Adél.

Se siete arrivati fino qua, vi invitiamo anche la leggere l’intervista a Helen Gyovai e Viktória Nyitrai.

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