Aumento dei canoni di affitto del 19,8% in Ungheria e del 21,5% nella capitale. Il distretto II è il preferito dagli investitori immobiliari.
I canoni di affitto delle case in Ungheria sono aumentati del 19,8% su base annua nel mese di febbraio, secondo i dati compilati dall’Ufficio Centrale di Statistica (KSH) dal sito di annunci Ingatlan.com. Nella capitale i canoni di locazione sono aumentati del 21,5%.
In un confronto mese su mese, i canoni di affitto delle case sono aumentati dell’1,8% a livello nazionale e dell’1,4% a Budapest. L’affitto mensile di un appartamento nella capitale era in media di 210.000 fiorini nel marzo 2023, secondo Ingatlan.com. A Debrecen (225 km a est di Budapest), Győr (120 km a nord-ovest) e Székesfehérvár (65 km a sud-ovest), un appartamento può essere affittato per 150.000 fiorino al mese, secondo i dati.
Distretto II il più popolare per gli investimenti immobiliari
Gli acquirenti hanno acquistato immobili nel Distretto II principalmente a scopo di investimento e hanno speso in media 109 milioni di fiorini per case di circa 110 mq nel 2022, ha dichiarato ieri Duna House all’agenzia di stampa statale MTI.
Secondo i dati della società, quest’anno il prezzo al metro quadro è salito a 1,4 milioni di fiorini rispetto alla media dello scorso anno di 990.000 fiorini.
In base a un sondaggio condotto tra i clienti dell’agenzia immobiliare, a febbraio di quest’anno il Distretto II è diventato il quartiere più popolare della capitale, superando il precedente leader Distretto XIII, così come Terézváros (Distretto VI) ed Erzsébetváros (Distretto VII), preferiti dagli investitori.
A Budapest a marzo programmata la tappa del progetto “La bellezza in un gesto”, organizzata dall’Ambasciata d’Italia in Ungheria con la FIS.
“Scherma e diplomazia: lo sport impulso al successo in pedana e nella vita” è il titolo della decima tappa del progetto “La bellezza in un gesto”, in programma giovedì 23 marzodalle 17.30 a Budapest, alla vigilia della prova di Coppa del Mondo di sciabola maschile che sarà ospitata proprio nella Capitale ungherese.
L’evento è organizzato dall’Ambasciata d’Italia in Ungheria, in collaborazione con la Federazione Italiana Scherma e con il coinvolgimento della Federazione Ungherese di Scherma. Dalle ore 17:30, presso la sede dell’Istituto Italiano di Cultura, la delegazione della Nazionale azzurra degli sciabolatori, guidata dal Commissario tecnico Nicola Zanotti, parteciperà a un seminario d’approfondimento sulla tematica dello sport e della diplomazia, che si dipanerà in particolare in un focus sull’importanza dell’aspetto motivazionale che è alla base di ogni successo, nell’agonismo e nella vita di tutti i giorni. Preziosa sarà la testimonianza del campione Luca Curatoli, medaglia d’argento olimpica nella sciabola maschile individuale agli ultimi Giochi di Tokyo.
L’incontro sarà aperto dall’Ambasciatore d’Italia in Ungheria, Manuel Jacoangeli, e vi prenderà parte anche il Presidente della Federazione Italiana Scherma, Paolo Azzi, per raccontare l’impegno della FIS in ambito internazionale nel solco del binomio sport-diplomazia.
Con l’appuntamento di giovedì 23 marzo a Budapest, il progetto “La bellezza in un gesto” arriva in doppia cifra, toccando la sua decima tappa, che segue, a poco meno di undici mesi dall’inizio, gli eventi svoltisi a Madrid, Tunisi, Il Cairo, Algeri, Belgrado, Tokyo, Vancouver, Parigi e Doha.
Un percorso intenso e ricco di contenuti per questo programma nato dal Protocollo d’intesa tra il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e la Federazione Italiana Scherma, a sostegno della promozione integrata dell’immagine dell’Italia nel mondo attraverso lo sport delle tre armi, per il tramite della rete diplomatico-consolare.
Colpiti dalla prematura scomparsa del Dott. Antonello Canale, ex Direttore Ufficio ICE Agenzia in Ungheria, porgiamo le nostre più sentite condoglianze alla famiglia e alle persone a lui care.
Secondo un'indagine condotta da Trenkwalder, i dipendenti sono insoddisfatti dell'aumento di stipendio di 10%.
Secondo un’indagine condotta da Trenkwalder alla fine di febbraio sul mercato del lavoro e riportata da MTI, il 55% dei dipendenti delle aziende ha ricevuto un aumento di stipendio all’inizio dell’anno. Tuttavia, per quasi la metà di questi dipendenti, l’aumento non ha superato il 10%. Inoltre, il 17% dei dipendenti non si aspetta alcun aumento di stipendio quest’anno. L’indagine ha coinvolto 500 dipendenti del settore privato che sono stati interrogati sulla loro attuale posizione lavorativa e sui loro stipendi.
Ricordiamo che un aumento salariale del 10% era stato rilevato anche all’inizio dello scorso anno. Secondo il KSH, i dati relativi alle imprese e alle istituzioni con almeno cinque persone a libro paga mostrano che lo stipendio mensile lordo medio dei lavoratori a tempo pieno è stato di 482.400 fiorini.
ASPETTATIVE DI UN AUMENTO DEL SALARIO DIMINUISCONO
Secondo l’indagine condotta, il 43% dei partecipanti si dichiara insoddisfatto dell’attuale stipendio. Tra coloro che non sono soddisfatti del proprio salario, il 35% sarebbe contento di un aumento fino al 20%, mentre il 24% ritiene adeguato un reddito aggiuntivo tra il 20% e il 30%.
Oltre la metà degli intervistati (55%) prevede un peggioramento della propria situazione finanziaria rispetto all’anno precedente. Inoltre, le aspettative di un aumento di stipendio sono diminuite: il 52% degli intervistati sta pensando di cambiare lavoro entro un anno, rispetto al 38% di sei mesi fa. Inoltre, il 68% dei partecipanti ritiene prioritaria la sicurezza del proprio posto di lavoro rispetto alla crescita dei salari reali.
ALCUNI RISPONDENTI DISPOSTI A CAMBIARE LAVORO
Addirittura, l’8% di tutti i partecipanti sarebbe disposto a cambiare lavoro per un aumento salariale del 10%, mentre il 57% accetterebbe un’offerta migliore del 30%. Questo dato indica un aumento della cautela rispetto ai mesi precedenti, quando la percentuale era del 68%.
La difficile situazione economica sta influenzando le aspettative dei lavoratori, come dimostra il fatto che il 40% di loro ha affermato di voler lasciare il proprio lavoro nel 2023 se i sussidi non aumentassero, rispetto al 68% dell’autunno precedente. Tuttavia, c’è anche una nota positiva per i datori di lavoro: il 64% dei partecipanti sarebbe disposto ad accettare un aumento di stipendio sotto forma di benefit non monetari, come lavoro da casa, formazione o spese di viaggio, per un periodo di 1-2 anni in caso di difficoltà dell’azienda.
Da maggio 2023, nel quadro del programma Hello IT! for Women, verranno avviati corsi di informatica gratuiti dedicati alle donne.
A partire da maggio 2023, nel quadro del programma Hello IT! for Women, verranno avviati corsi di informatica gratuiti dedicati alle donne. Questi corsi online a tempo parziale si potranno seguire da casa, a ritmo individuale e potranno essere completati in un periodo medio di 2-4 mesi.
I corsi disponibili
l corso IT Support del programma Hello IT! for Women offrirà l’opportunità a 155 candidate di acquisire competenze avanzate di amministrazione di sistema, oltre a sviluppare ulteriormente le proprie conoscenze informatiche. Invece, il corso IT Automation with Python, l’ultimo lanciato da Hello IT! for Women, è destinato alle donne che sono interessate alla programmazione e che hanno già una conoscenza di base dei sistemi informatici e possiedono delle competenze informatiche.
Altre 155 donne potranno approfittare della formativa gratuita offerta da Hello IT! for Women, il corso che unisce l’automazione basata sul cloud a uno dei linguaggi di programmazione più utilizzati al mondo. Questo corso è particolarmente rilevante nel contesto dell’IT aziendale e consente ai partecipanti di accedere a diversi percorsi di formazione e carriera, come nel settore dei Big Data, dove vi è una carenza globale di professionisti qualificati. I laureati saranno in grado di acquisire competenze altamente specializzate che apriranno loro molte opportunità professionali.
I requisiti per partecipare al programma
Le donne di età superiore ai 18 anni, che hanno un indirizzo ungherese e una conoscenza intermedia della lingua inglese, sono ammissibili per partecipare al programma Hello IT! for Women. I materiali didattici interattivi, sviluppati da Google, sono in inglese, e le partecipanti saranno assistite nell’apprendimento dai tutor ungheresi della Green Fox Academy. Questa scuola di programmazione offre anche una formazione per sviluppare competenze personali e supportare l’occupazione. I corsi online sono accessibili e possono essere completati in un arco di 2-4 mesi con flessibilità oraria fino al 9 aprile 2023, consentendo alle partecipanti di conciliare gli studi con le esigenze di lavoro e famiglia.
A chi è rivolto il programma
Green Fox Academy supporta attivamente coloro che desiderano pianificare consapevolmente la propria carriera e formarsi in qualsiasi campo dell’IT. Il programma Hello IT! for Women costituisce un’opportunità di sviluppo professionale particolarmente preziosa per le donne che desiderano garantirsi un futuro lavorativo duraturo e sostenibile, anche a quarant’anni o come genitori con figli piccoli che vogliono rientrare nel mercato del lavoro.
Hello IT! for Women
L’iniziativa internazionale INCO – Work in Tech, sostenuta da Google.org, ha lanciato il programma Hello IT! for Women nel 2021. Nel corso dei primi due anni, la scuola di programmazione ha assistito 830 donne nella completazione del corso base. Finora, sono state ricevute più di 4.000 domande per il programma, con una media di cinque richieste per ogni posto disponibile. L’efficacia del programma è stata dimostrata non solo a livello nazionale, ma anche a livello internazionale, tanto che la Green Fox Academy e il suo partner INCO hanno deciso di espandere la collaborazione nel 2023, rendendo entrambi i corsi disponibili anche nella Repubblica Ceca.
La Banca nazionale ungherese (Magyar Nemzeti Bank – MNB) insiste affinché #Revolut operi con una filiale con sede in Ungheria.
La MNB ha dichiarato sul proprio sito web il 13 febbraio, per proteggere i clienti ungheresi, di volere che la società fintech operi come un istituto con sede in #Ungheria e un capitale sufficiente, sotto la supervisione della Banca centrale ungherese.
Controversie legali
Nel comunicato viene evidenziato come Revolut continui ad operare come fornitore di servizi transfrontalieri; pertanto, i clienti ungheresi non possono risolvere eventuali controversie con l’azienda in Ungheria e il sistema di garanzia dei depositi nazionale non copre i loro depositi detenuti presso Revolut Bank.
Non è la prima volta che l’MNB solleva preoccupazioni sulle operazioni di Revolut nel territorio ungherese, come riportato anche in questo articolo.
Potrebbero esserci inesattezze nella relazione dei ricavi
L’ultima dichiarazione della banca nazionale arriva in seguito alla recente notizia che il revisore contabile della società britannica ha dichiarato che c’è il rischio di sostanziali inesattezze nella relazione sui ricavi per il 2021 (primo anno redditizio della società).
Il revisore non è stato in grado di soddisfare il livello di garanzia richiesto su tre quarti delle entrate della società per l’anno in questione (477 milioni di sterline, in parte basate su criptovalute), questo potrebbe essere uno scostamento dalla realtà afferma l’MNB.
La mancanza di un’approvazione di revisione delle informazioni contenute nei libri contabili di una società è un elemento di rischio significativo, soprattutto per un’istituzione finanziaria multinazionale.
Revolut non ha filiali con sede in Ungheria
Per i clienti ungheresi, i servizi finanziari elettronici sono forniti dalla lituana Revolut Bank UAB, una sussidiaria di Revolut Ltd.
L’autorità di vigilanza lituana aveva precedentemente informato l’MNB che Revolut intendeva stabilire una filiale in Ungheria. Tuttavia, la #fintech non ha ancora avviato le procedure per aprire una filiale nel Paese.
La MNB sostiene che i servizi finanziari semplici ed economici resi possibili dalle innovazioni fintech, ma solo se garantiscono la stabilità finanziaria e la sicurezza dei clienti.
Leggete l'intervista di Helén, donna intellettuale dell’Est e la scrittrice dei bestseller ungheresi più mediterranei.
Oltre ad incarnare la combinazione della “mitica Mamma Italiana” e della donna intellettuale dell’Est, la scrittrice ha pubblicato uno dei bestseller ungheresi “Hogyan lettem Olasz Mamma?”, ma anche “Hol vagytok, olasz amorózók?”, e “Útikalauz az Édes Élethez” nei quali condivide con noi i segreti della tanto sognata “Dolce Vita Italiana” che alla fine risulta ben più complessa di quanto non lo sembri…
Oggi Helén Gyovai si racconta a Keri Adél per Economia.hu, come parte di una serie di interviste alle donne ungheresi in Italia!
Perché ha scelto l’Italia? Qual è stata l’esperienza più memorabile per Lei, o la Sua primissima impressione culturale del Paese?
A volte mi chiedo se l’Italia sia stata una mia scelta o se sia stata io la scelta dell’Italia, visto che la presenza italiana è sempre stata molto importante in tutta la mia. Il primo impulso mi raggiunse da bambina, in quanto fu l’Italia la prima meta dove mi recai da sola, senza i miei genitori. All’epoca avevo soltanto 12 anni e visitammo l’Italia con i miei compagni dall’associazione di danza folkloristica perché ci avevano invitati ad un festival locale.
Mesi prima ci eravamo febbrilmente preparati per il viaggio e io avevo una mappa, leggevo le guide (che ne sapevamo dell’Internet a quei tempi?). Il viaggio superò ogni mia aspettativa. Per la prima volta vidi Roma, Napoli, Venezia e eravamo ospiti presso famiglie italiane. Ebbi per la prima volta un assaggio di cosa significasse essere una vera e rumorosa famiglia italiana.
Come vedono gli italiani l’Ungheria e come vedono i nostri connazionali?
Dopo dodici anni di vita in Italia, mi mimetizzo abbastanza bene, quindi nella vita di tutti i giorni la mia origine viene fuori sempre meno. Capita soprattutto quando c’è qualcuno di Budapest o quando i riflettori si accendono su un importante evento pubblico svolgendosi in Ungheria. Personalmente non ho mai riscontrato pregiudizi: nella mia esperienza, questi luoghi comuni riguardano piuttosto altre nazionalità dell’Europa orientale.
Le donne laureate dell’Europa dell’Est non trovano certamente facile l’inserimento sul mercato di lavoro italiano. Secondo lei, qual è la sfida più impegnativa da affrontare per le donne lavoratrici di origine straniera in Italia che vogliano conquistare successo?
Lavoro in un ambiente multinazionale, la maggior parte dei miei colleghi non sono italiani, e molti di loro sono latinoamericani, che hanno un vantaggio linguistico, e la maggior parte dei quali ha antenati italiani e quindi è anche in possesso della cittadinanza italiana.
Lavoro per un’azienda di consulenza e servizi informatici che eroga servizi ad una clientela internazionale, dove è essenziale un alto livello di conoscenza delle lingue straniere e, fortunatamente per gli stranieri che vengono qui, i candidati italiani spesso non soddisfano questo requisito. Nel periodo post-pandemico nell’area torinese le aziende hanno avuto difficoltà o impossibilità a trovare i candidati giusti, la generazione “dei boomer” sta andando in pensione e non ci sono abbastanza giovani per coprire i posti vacanti.
Oltre a ciò, quelli che già lavorano non rimangono fedeli al posto di lavoro come prima. Le generazioni più giovani tendono a cambiare lavoro anche ogni anno, e questa è una tendenza opposta a quella che abbiamo vista finora in Italia.
Quando mi sono trasferita qui nel 2010 la situazione era totalmente diversa. La disoccupazione era dilagante e tutti erano aggrappati alla propria sedia. Ma oggi non c’è più nulla di tutto ciò: se si vuole lavorare, secondo me, si trova sempre un impiego. Ovviamente, bisogna disporre delle giuste qualifiche ed esperienze, e generalmente la conoscenza della lingua italiana è un prerequisito fondamentale.
Secondo lei, quanto è difficile fare affari in Italia oggi, come donna ungherese? Come si può colmare il divario trasferendosi in un nuovo Paese? Come si possono superare le difficoltà di carriera trasferendosi in un nuovo Paese?
Conosco molte donne ungheresi che vivono qui e praticamente tutte lavorano. È importante sottolineare che le informazioni più precise che ho sono ovviamente quelle relative alla situazione in Piemonte, e sappiamo tutti quanto sia grande il divario all’interno dell’Italia di oggi, tra Nord e Sud in termini economici, sociali e culturali.
Nel mio ambiente, ci sono medici ungheresi, dentisti, insegnanti, persone che svolgono mansioni amministrative. Il quadro è davvero molto ampio, ognuno ha trovato il proprio posto. Le difficoltà di carriera…Credo che il modo migliore per superare le difficoltà di carriera sia avere una visione concreta. Ho un paio di “mecenati” a cui do consigli su come trasferirsi in Italia, e quelli che hanno più successo sono sempre quelli che iniziano a delineare il proprio progetto da casa. Può trattarsi di qualcosa con una qualifica spendibile, di un corso di formazione, oggi interamente disponibile anche online, o un investimento.
L’Italia è veloce e lenta, dolce e amara, speciale e ordinaria allo stesso tempo.
Troppo spesso, però, i connazionali si tuffano in Italia con l’idea che “qualcosa salterà fuori” o che “all’inizio accetterò qualsiasi cosa”. L’Italia non è il Regno Unito, non basta padroneggiare l’inglese, bisogna parlare bene l’italiano, e i lavori “accetto qualsiasi cosa” non sono garantiti, neppure il fatto che la vita sarà dolce.
A quale progetto o piano sta lavorando adesso? Quali obiettivi si è fissata per il futuro che vorrebbe raggiungere a livello professionale?
Voglio continuare a scrivere: la scrittura èla mia isola di pace, voglio continuare a cercare di presentare i paesaggi meno conosciuti ma magici dell’Italia ai viaggiatori ungheresi che passano di qua. Ogni regione merita attenzione, io vivo qui da dodici anni, ma ci vengo da venticinque anni.
I suoi libri possono forse essere i “sogni” di alcune donne e ragazze ungheresi? Per lei, cosa significa essere una mamma italiana?
Non so quanto sia un sogno quello che descrivo nei miei libri. Ho cercato di raccontare, senza indorare la pillola, com’è stato lasciarmi alle spalle l’Ungheria, cosa significa l’Ungheria per me, com’è vivere con un “maschio alfa italiano”, com’è essere madri bilingui di una bambina bilingue. Cosa significa tutto questo per me? Proprio tutto.
Sul Suo blog (Olaszmamma.com) si possono leggere spesso argomenti vari, come i matrimoni misti e le sfide delle donne per trovare lavoro. Perché ha deciso di parlare apertamente anche di questi temi?
Nella maggior parte dei blog o dei social media che parlano dell’Italia, tutto ciò che viene riportato è solo il lato attraente, solare e balneare del Paese, e nessuno scalfisce la superficie di ciò che ci nasconde sotto. Ci sono più articoli o post sulla pizza, sulla pasta e sul mandolino che articoli che mostrano la vera Italia.
L’Italia è fantastica, è il Paese più vario e bello del mondo, i suoi tesori naturali e culturali sono incontestabili, ma non le manca neanche un lato più oscuro: La qualità della burocrazia è spesso scandalosa, in alcuni luoghi c’è un doloroso disprezzo per l’ambiente e cumuli di rifiuti, e il traffico è talvolta inaccettabile. Quest’ultimo può anche avere un fascino discreto, ma i sacchi neri di rifiuti che giacciono sul ciglio della strada non lo hanno affatto.
Quale messaggio vuole inviare alle ragazze ungheresi che vogliono venire a vivere in Italia?
Forse solo che non dovrebbero prendere questa decisione per capriccio o per un improvviso amore per l’Italia e che dovrebbero trascorrere qui più tempo possibile prima di trasferirsi in questo paese. Oltre a questo, devono anche imparare l’italiano senz’altro. Questo non vale solo per le ragazze, ovviamente, ma anche per gli uomini che vorrebbero venire in Italia.
Di recente è aumentato il numero di uomini ungheresi trasferitisi in Italia, ma l’esperienza dimostra che arrivano ben spesso con la loro compagna ungherese. Può darsi che le donne italiane risultino meno attraenti rispetto a quelle ungheresi per gli uomini del nostro paese?
Intervista e traduzione realizzata da Keri Adél.
Se siete arrivati fino qua, vi invitiamo anche la leggere l’intervista a Viktória Nyitrai, una delle imprenditrici più note d’origine ungherese della Toscana.
L’Amministrazione nazionale delle imposte e delle dogane NAV (Nemzeti Adó- és Vámhivatal), ha già preparato le bozze di dichiarazione dei redditi per oltre 5,6 milioni di persone, che saranno disponibili sul sito web della NAV a partire dal 15 marzo 2023, ha dichiarato il Segretario di Stato parlamentare del Ministero delle Finanze András Tállai.
Dal 15 marzo, chiunque può visualizzare la propria bozza di dichiarazione dei redditi per il 2022 sul portale eSZJA.
La dichiarazione può essere approvata e modificata su o su qualsiasi pc, tablet o telefono.
Se il cittadino non trova errori nella bozza e non ha necessità di aggiungere nulla, questa diventerà la dichiarazione che sarà valida dal 22 maggio.
Questo servizio è attivo dal 2017, crea la bozza nella quale sarà indicato il bilancio finale dopo il calcolo delle imposte pagate e dei benefit ricevuti. Può essere un importo nullo, possono esserci delle tasse ancora da pagare o un conguaglio da ricevere dal fisco.
Il fatto che anche quest’anno la NAV abbia preparato la bozza di dichiarazione dei redditi per circa 5,6 milioni di contribuenti significa un notevole sgravio amministrativo, ha dichiarato il Segretario di Stato. Inoltre, aggiunge, è in linea con gli obiettivi principali della politica fiscale ungherese: semplificare il sistema fiscale e ridurre gli oneri amministrativi.
L’edizione 2023 dell’Italian Design Day ha avuto come tema: “La qualità etica del progetto: una componente sempre più importante del percorso progettuale?”
L’Istituto Italiano di Cultura di Budapest ha avuto il piacere di ospitare come relatore dell’incontro sulla qualità etica del progetto, il designer Stefano Carta Vasconcellos, che ha tracciato un percorso molto ben strutturato partendo dall’analisi delle parole e ripercorrendo alcuni progetti della storia del design italiano. In questo articolo proviamo a fare un breve racconto della interessantissima lecture.
La dimensione etica è elemento fondante della dimensione estetica –
APRE IL DIRETTORE DELL’ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA DI BUDAPEST, GABRIELE LA POSTA
La qualità etica del progetto è un aspetto molto importante del design perché come ricorda nella sua introduzione all’evento il Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Gabriele La Posta, ”la necessità funzionale non può prescindere la dimensione etica.” “Dalla tradizione greca dovremmo recuperare il concetto di “bello e buono” (καλὸς καὶ ἀγαθός)” – aggiunge.
La creatività in qualità di strumento per la sfida della sostenibilità, ricoprirà un ruolo sempre piú fondamentale per il futuro. Alla luce dell’attuale scenario, è inoltre più che mai importante contemplare ed includere una valutazione della componente etica all’interno del percorso progettuale.
L’etica deve guidare il designer per mediare la metodologia, le tecnologia produttive e valutare l’impatto sociale, oltre che ambientale, dei prodotti progettati e realizzati attraverso la rete manifatturiera del design italiano.
Il relatore: il designer Carta Vasconcellos
Il designer Stefano Carta Vasconcellos, cresciuto tra Sardegna, Lombardia e Brasile, si laurea in Economia Aziendale e successivamente in Design di Prodotto presso l’Istituto Europeo di Design nel quale insegnerá, ricoprirá l’incarico di Direttore Accademico di IED Brasile, e dal 2022 a Milano, lavora come Academic Project Manager del Gruppo IED.
Nel 2013 fonda Stefano Carta Vasconcellos Design Studio con l’obiettivo di realizzare di contaminazione tra artigianato e tecnologie di fabbricazione digitale, sviluppando progetti che spaziano dalla coltelleria agli accessori per l’ufficio.
I suoi progetti sono stati esposti alla Maker Faire di Roma, a Operae a Torino e durante la Triennale di Milano 2016. È stato il primo italiano a vincere il Salone Satellite Award, con il progetto Cucina Leggera nel 2018.
La lecture di Stefano Carta Vasconcellos
La lecture, che è stata molto apprezzata dalla sala, si apre con l’analisi di due parole fondamentali e mira ad offrire tre lenti con cui guardare al progetto di design.
La prima parola analizzata é “qualità“, che è spesso associato a un termine positivo mentre in realtà etimologicamente si riferisce a “quale una cosa è”, dunque “un aspetto di un prodotto”, e risponde alla domanda “Quali qualità caratterizzano il progetto“.
Etica è il secondo termine analizzato. Definita come la naturale prosecuzione della qualità, è un’abitudine che il progetto deve avere per progettare nel miglior modo possibile.
Quali qualità caratterizzano il progetto?
La qualità sociale: designer come profondo conoscitore del proprio tempo.
Il primo designer che ci presenta è Enzo Mari, designer piemontese che si era formato negli anni 50 del secolo scorso all’Accademia di Brera, vincitore di numerosi premi e 5 volte del Compasso d’Oro, e riconosciuto come uno dei maggiori teorici del design italiano e mondiale.
Il designer piemontese ripeteva che era fondamentale essere consapevoli di ciò di cui si aveva bisogno e invitava a provare a realizzarlo da soli.
Uno dei suoi lavori più noti, presentato dal professor Carta Vasconcellos, é la sedia n.1, una seduta che fa parte di una serie di complementi d’arredo economici pensati per essere assemblati dall’acquirente.
Sedia n.1
La sedia n.1 di ENZO MARI è una seduta che fa parte di una serie di complementi d’arredo economici pensati per essere assemblati dall’acquirente. Fonte: https://pin.it/5DggQoy
Prepara una sedia con le istruzioni per realizzare e montare una sedia da soli, in modo da rendere i complementi molto economici e da trasmettere le conoscenze base sulla costruzione di essi. Il designer non era un “abbellitore”; doveva piuttosto essere un profondo conoscitore del proprio tempo.
Sulla creatività diceva infatti che era inutile senza la capacità di stare nel proprio tempo; di prendere prima coscienza del proprio ruolo sociale. Ogni designer deve disegnare per le persone non solo per vendere dei prodotti, diceva già lui negli anni 60.
É stato dopo aver conosciuto il punto di vista di Enzo Mari che Carta-Vasconcellos ha compreso che non voleva disegnare per tutte le aziende ma formarsi prima una coscienza sociale.
Il design deve essere anche presente dalla prima fase di produzione
Nei classici corsi di design, il designer era la figura che dopo gli ingegneri si occupava di unire l’aspettò estetico al prodotto. Invece nel design italiano, come l’architetto designer milanese Vico Magistretti, nelle piccole aziende italiane già il designer lavorava a braccio a braccio con il tecnico.
“Le piccolissime aziende del made in italy hanno una grande umanità dove il designer mette già insieme mercato, analisi sociale e bellezza. Designer che deve essere in grado di leggere la parte ingegneristica tecnologica e il proprio tempo come diceva Enzo Mari”
Carta Vasconcellos
La qualità tecnologica: l’impatto dell’intelligenza artificiale.
La lecture balza in avanti di oltre mezzo secolo, con una slide contenente una schermata di Chat Gpt. {ndr. Vi invitiamo a testare questa chatbox di intelligenza artificiale da voi stessi nel caso in cui ancora non lo aveste fatto}.
Infatti anche nella progettazione si avverte l’impatto dell’intelligenza artificiale. La componente tecnologica sta cambiando il modo in cui interpretiamo il mondo del design. Oggi, ricorda Carta Vasconcellos diventa ancora piú evidente l’importanza di sapersi fare le domande giuste.
Carta Vasconcellos ha lasciato proprio alla chatbox il compito di individuare il filo rosso tra i valori che hanno portato alla creazione della Sedia n.1 degli anni ’70 alla recente sedia A.I. presentata al Salone del Mobile da KARTELL.
Questo progetto straordinario di KARTELL cambia il punto di vista sulla relazione tra Intelligenza artificiale e design nella fase di progettazione: qui il progetto stesso é concepito dall’Intelligenza artificiale che ha risposto alle domande (“i prompt”) ricevute dal designer internazionale Philippe Starck. La sedia A.I. è la seduta realizzata utilizzando per la prima volta materiale 100% riciclato in cui qualità estetica e requisiti strutturali restano immutati e si coniugano al design generativo.
Un progetto in cui il design ha fatto da tramite, combinando l’aspetto sociale ed ecologico a quello tecnologico.
Paola Antonelli: il design è interdisciplinare e salverà il mondo
L’architetta Paola Antonelli di fama mondiale e dalle idee molto disruptive, in qualità di Direttrice del dipartimento di ricerca e sviluppo e senior curator presso il dipartimento di architettura e design del MoMA Museo d’Arte Moderna di New York (dove lavora dal 1994), ha inserito per la prima volta un videogame tra i prodotti di design. Nel 2010, Antonelli ha consacrato il simbolo @ nella collezione permanente del Museo e, nel 2012, ha condotto una mossa per acquisire altri 21 videogiochi, tra cui il noto Pac Man (guarda il Ted Talk: Paola Antonelli: why I brought pac man to MoMA).
Le sue mostre, conferenze e scritti contemplano l’intersezione e l’interazione del design con altri campi (dalla tecnologia e la biologia alla cultura popolare) e con la vita, quella degli individui, delle comunità, di tutte le specie e di tutti i pianeti.
L’obiettivo di Antonelli è quello di promuovere con insistenza la comprensione del design, fino a quando la sua influenza positiva sul mondo non sia pienamente riconosciuta, come spiega anche nei suoi TEDx.
Antonelli fonda anche un canale in collaborazione con Alice Rawsthorn, oggi disponibile anche come libro, Design Emergency (design.emergency su Instagram e su Spotify) che esplora il ruolo del design nella costruzione di un mondo migliore. Un esempio italiano è il cambiamento di uso della maschera subacquea come maschera per ossigeno.
Una premessa: Non è la natura che mettiamo a rischio, ma l’ecosistema che ci permette di sopravvivere. Questo ecosistema è delicato e fragile. Non la natura; la natura è potente.
Carta Vasconcellos porta il design dei dati come altro esempio “bello” dell’incontro tra aspetto sociale e tecnologico con la componente ecologica.
Lo studio Accurat, milanese che si occupa di sviluppare sinergie tra arte e scienza, e di rappresentazione dei dati è il partner della mostra “Broken Nature: Design Takes on Human Survival” per la XXII Triennale di Milano che affronta il concetto di “restorative design”. Grazie alla rappresentazione ci mostrano come abbiamo ormai cambiato l’ambiente, in modo che le persone possano capire e con cui possano identificarsi, ma anche a “vedere le opere che si prospettano nella mostra come possibili soluzioni” {Vi invitiamo a esplorare direttamente sul loro sito il progetto broken nature}.
Il nuovo movimento artistico: sulla bellezza della rappresentazione visuale
Il design come veicolo per far capire i dati, che sono il “nuovo” prodotto oggigiorno. Prima di avvicinarsi alle opere, i visitatori potrebbero non essersi accorti che le forme, le linee e i modelli in sordina che fiancheggiano le immagini della NASA erano esse stesse rappresentazioni di dati.
Letta come le righe di un libro, da sinistra a destra, l’arazzo di dati copre otto distinti capitoli delle interazioni umane. Ma osservato verticalmente, il dataviz mostra l’interazione tra forze interconnesse in anni specifici.
Per riparare la “natura spezzata” di una relazione, suggerisce, noi umani dobbiamo esaminare le nostre interazioni con tutto ciò che tocchiamo e che ci tocca. L’opera invita alla contemplazione di una sfida elevata e spinge i visitatori a vedere le opere che si prospettano nella mostra come possibili soluzioni.
Il percorso si chiude con l’invito a guardare il progetto con queste tre lenti, ecologia, tecnologia e aspetto sociale, e a chiedersi sempre di ogni prodotto “Come, dove e da chi venga realizzato”.
Il progetto personale di Carta Vasconcellos: CelerFurniture
CELER Furniture è una start up di prodotti di arredamento. Tutti i mobili sono progettati pensando a 4 concetti: sistema personalizzabile facile da usare per chiunque, fabbricazione digitale su misura, produttori locali e un sistema di montaggio basato solo su incastri.
CucinaLeggera è un blocco cucina, assemblabile tramite l’incastro dei sette elementi che la compongono, senza l’utilizzo di viti o ferramenta. Fa parte della collezione di arredi della piattaforma CelerFurniture, parte della Collezione Permanente del Salone Satellite e sarà esposta all’Artwood Academy.
Motivazione del premio: Facilità costruttiva e di assemblaggio, compattezza, accessibilità economica sono le caratteristiche principali della Cucina Leggera, che esprimono allo stesso tempo un approccio e una visione progettuale valida anche per il futuro.
L’azienda ungherese di container pieghevoli punta alla mobilità sostenibile
Continest Technologies, un’azienda ungherese specializzata nella produzione di container pieghevoli che possono essere utilizzati come alloggi temporanei, uffici o stazioni di pronto soccorso, ha presentato a Székesfehérvár una stazione di ricarica mobile e modulare per veicoli elettrici in collaborazione con i partner Hotta Green Energy e Alte-Go, membro del gruppo Alteo, di cui abbiamo scritto in merito ai green bonds.
La stazione di ricarica mobile può ricaricare tre veicoli contemporaneamente e una versione più grande può ricaricare cinque
Secondo il fondatore e amministratore delegato di Continest Technologies, Vidor Kis-Márton, l’azienda sta già lavorando con partner in Norvegia e nei Paesi del Benelux sulla stazione di ricarica mobile e vuole entrare in altri mercati esteri.
La stazione di ricarica, chiamata Conte-Go, ha le dimensioni di un container di tre metri e può ricaricare contemporaneamente tre veicoli. La stazione di ricarica viene venduta a circa 9 milioni di fiorini ungheresi, ha dichiarato Dániel Tegzes, responsabile della strategia di Continest Technologies.
Inoltre, l’azienda sta sviluppando una versione più grande della stazione di ricarica mobile, con dimensioni di 20 piedi, che può ricaricare cinque veicoli elettrici alla volta.
Nel 2020, Continest Technologies ha registrato un fatturato netto di 3,6 miliardi di fiorini, ha dichiarato Kis-Márton.
Questa nuova iniziativa rappresenta un ulteriore impegno dell’azienda verso la sostenibilità ambientale e la mobilità elettrica, settore in costante crescita e fondamentale per il futuro del pianeta.
Secondo quanto riportato dalla Borsa di Budapest, la società energetica Alteo, quotata in borsa, ha annunciato di aver sviluppato e messo a punto il proprio quadro di riferimento per la finanza green con la supervisione di Deloitte in qualità di consulente esterno. Ciò consentirà alla società di emettere obbligazioni green e di contrarre prestiti green, nel rispetto degli obiettivi di sostenibilità.
Alteo emetterà obbligazioni green
Secondo gli analisti di Erste, la mossa è positiva, in quanto vi è un notevole interesse per le obbligazioni green. Inoltre, un’emissione di tali obbligazioni potrebbe attirare un gruppo più ampio di investitori in futuro, il che probabilmente ridurrà il prezzo, con un livello di rendimento inferiore di circa 10-30 punti base rispetto a un’emissione di obbligazioni non green.
Alteo mette in funzione una caldaia da 600 milioni di fiorini nella centrale di Sopron
Inoltre ha dichiarato di aver messo in funzione una caldaia elettrica da 600 milioni di fiorini nella sua centrale di Sopron (210 km a nord-ovest di Budapest).
La caldaia fa parte di un progetto da 855 milioni di fiorini che Alteo sta portando avanti con l’Istituto di ricerca matematica Alfréd Rényi per sviluppare un sistema automatizzato per bilanciare la domanda e l’offerta in un mercato energetico diversificato.
I partner hanno vinto una sovvenzione statale e dell’Unione Europea di 401 milioni di fiorini per il progetto.
Che cosa sono le obbligazioni green?
Le obbligazioni green, anche note come Green Bond, sono dei prodotti finanziari relativamente recenti ma hanno sperimentato una crescita notevole dal 2007 ad oggi. Si tratta di obbligazioni standard che vengono emesse soltanto in relazione a progetti che contribuiscono positivamente all’ambiente, come l’implementazione di soluzioni per migliorare l’efficienza energetica, la produzione di energia da fonti rinnovabili, la promozione di un uso sostenibile dei terreni, e così via.
La storia di Viktória Nyitrai, una delle imprenditrici più note d'origine ungherese della Toscana, ci mostra che con la giusta carica di determinazione, il proprio obiettivo può diventare raggiungibile.
Trasferirsi in un altro paese non è sempre facile, figuriamoci se si intende pure creare un’azienda e conquistare il mercato. Poi, se a tutto ciò si aggiunge anche il fatto che si tratti di una donna dell’Est, tutto diventa ancora più complicato.
La storia di Viktória Nyitrai, una delle imprenditrici più note d’origine ungherese della Toscana, ci mostra che con la giusta carica di determinazione, il proprio obiettivo può diventare raggiungibile.
Lei, arrivata in Italia 22 anni fa per inseguire l’amore ha imparato che la realtà quotidiana toscana è ben diversa rispetto a quello che siamo soliti vedere nei nostri preferiti classici romantici.
Oggi Viktória Nyitrai, l’imprenditrice ungaro-toscana per eccellenza si racconta a Keri Adél per Economia.hu, come parte di una serie di interviste alle imprenditrici ungheresi in Italia!
Perché ha scelto l’Italia?
Sono arrivata in Italia quando avevo 28 anni perché ero innamorata di un ragazzo italiano. Nel mio caso, non fu la cultura, il sole o le grandi tradizioni culinarie ad attirarmi in Italia, bensì l’amore.
Qual è stato il Suo primo ricordo riguardo l’Italia?
Ci ero già stata diverse volte, perciò avevo già visitato tutti i musei e le più famose attrazioni turistiche. Avendo un partner italiano, ebbi un assaggio della vita quotidiana italiana fin dal primo momento. La prima prima cosa che notai fu il fatto che gli italiani fossero molto gentili e che parlassero esclusivamente in italiano. Mi resi anche conto che la cosa più importante nella vita degli italiano era il cibo. Mi iscrissi ad un corso intensivo d’italiano e così imparai a cucinare anche specialità italiane.
Durante la Sua attività professionale, crede che il fatto di essere di nazionalità ungherese vada a Suo vantaggio?
Nei primi anni avevo lavorato prima un’agenzia di viaggi e poi in un albergo a Firenze e alla gestione di due agriturismi, quindi ero in costante contatto con gli stranieri. Più tardi, nel 2005 ho aperto il mio sito web in ungherese toszkanamania.hu che è cresciuto così tanto che, dopo qualche anno, ho dovuto lasciare il mio lavoro fisso; e ora mi ci dedico a tempo pieno. Aiuto gli ungheresi a prenotare l’alloggio, organizzare programmi e fare escursioni con noi, quindi tutto il mio lavoro si svolge in ungherese. Le prenotazioni di soggiorno arrivano nei primi 4-5 mesi del anno poi con l’arrivo di primi ospiti comincio fare le escursioni.
A Suo parere, come vedono gli italiani l’Ungheria? Guardano con interesse i nostri connazionali?
Gli italiani amano le donne ungheresi! Le prime cose che vengono loro in mente sono sempre Cicciolina (Ilona Staller, attrice ed ex senatrice italiana nata in Ungheria, ndr.) o Puskás, quindi i luoghi comuni.
Sono numerosi gli italiani ad aver già visitato l’Ungheria, quindi spesso si mettono a lodarmi la città di Budapest (unica che hanno visitato) e la zuppa di gulasch. Negli ultimi anni, purtroppo, la conversazione si sofferma spesso su quello che sentiamo nei telegiornali, cioè sui temi politici.
Secondo lei, qual è la sfida più impegnativa da affrontare in Italia come imprenditrice di origine straniera?
Penso che una straniera possa farcela in Italia solo se ha imparato bene la lingua e se ha adottato i ritmi, spesso lenti, del nostro Paese. È molto difficile spiegare agli interessati che qui la situazione è diversa da quella ungherese, che abbiamo una alta disoccupazione, che gli stipendi sono più bassi rispetto agli standard europei nonostante i prezzi coincidano con quelli dei paesi più ricchi. Molti vogliono realizzare il grande sogno italiano, e danno poco ascolto alle nostre raccomandazioni, visto che stiamo solo cercando di salvarli dal fallimento. Quindi, se si viene qui perché si ama l’Italia -e non per arricchirsi-, si avrà la possibilità di avere successo con una propria attività o trovando un buon lavoro con il tempo.
Secondo lei, quanto è difficile avere contatti di lavoro e costruire una carriera come donna ungherese in Italia oggi?
Penso che come donne siamo avvantaggiate perché gli italiani ci guardano sempre in modo particolare. Allo stesso tempo, preferiscono assumere un uomo come dipendente perché purtroppo temono che le donne andranno presto in maternità o che abbiano già un figlio, ciò che sfortunatamente potrebbe rendere più complicata la ricerca di un lavoro. Mentre, l’aspetto positivo è che gli italiani guardano il talento o l’esperienza maturata in ambito professionale, non per forza le qualifiche o i certificati ottenuti.
Come si superano le difficoltà di carriera legate al trasferimento in un nuovo Paese?
Credo che la cosa più importante sia la conoscenza della lingua, perché anche se ci sono aziende multinazionali dove ce se la può cavare in inglese, la chiave del successo è sicuramente l’italiano. Un’altra cosa è trovare un professionista italiano, per esempio un commercialista che possa delineare i tipi di imprese, le licenze, le differenze fiscali per svolgere l’attività rispettando la legge. Non vale certo la pena di cercare su internet perché cambiano spesso e la formula vincente varia per ogni tipo d’attività, e per ogni categoria di fatturato annuo. Con il tempo e con un po’ di pazienza, è possibile farcela.
A quale progetto o piano state lavorando attualmente? Quali obiettivi ha per il futuro che vuole raggiungere professionalmente?
Ho lavorato duramente anche nel 2022, come tutti nel settore del turismo, e il 2023 promette di essere positivo. Ora vorrei rinnovare il sito web, che avrebbe bisogno di una rinfrescata. Ho affittato una casa vacanza tre anni fa e qui c’è sempre qualcosa da fare – ma per fortuna mi piace dipingere e rinnovare i mobili…. Questa settimana stiamo sostituendo una cucina. Dato che sempre più persone mi chiedono di aiutarle a gestire il loro appartamento/casa, al momento ho poco tempo per registrare video di viaggio che mi piacerebbe tanto fare, e l’attività immobiliare passerà in secondo piano. Purtroppo, nelle imprese individuali bisogna considerare le priorità, la giornata è sempre di sole 24 ore, per non parlare del fatto che bisogna trovare il tempo per la propria vita personale.
Papa Francesco visiterà Budapest, la capitale dell’Ungheria, dal 28 al 30 aprile 2023. Durante la visita, terrà un’omelia in una messa nella piazza Kossuth, dove si prevede che parteciperanno diverse centinaia di migliaia di persone.
Secondo il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, ci saranno 20.000 posti a sedere nella piazza Kossuth per la messa, ma molte altre persone potrebbero assistere all’evento in piedi sulla piazza e nelle strade circostanti. Ci sarà anche un evento allo Stadio Papp László, dove circa 15.000 giovani potrebbero partecipare e ascoltare il discorso del Papa il 29 aprile.
Il ritorno di Papa Francesco in Ungheria dopo il 52esimo congresso eucaristico internazionale, è attesa con grande entusiasmo e rappresenta un evento significativo per la comunità cattolica ungherese.
Il Programma di Papa Francesco
Il Papa Francesco ha programmato una visita di tre giorni in Ungheria, che prevede numerosi incontri ufficiali e non. Dopo l’arrivo all’aeroporto internazionale di Budapest, ci sarà l’accoglienza ufficiale nel piazzale del Palazzo “Sándor”, residenza del presidente ungherese. Il programma comprende incontri con autorità, rappresentanti della società civile, il corpo diplomatico, il clero, i consacrati, le suore e i seminaristi. La giornata si concluderà con l’incontro con il clero nella concattedrale di Santo Stefano.
Il secondo giorno, il Papa visiterà bambini non vedenti in un istituto e incontrerà poveri e rifugiati nella Chiesa di Santa Elisabetta d’Ungheria. Ci saranno anche incontri con i giovani e rappresentanti del mondo universitario e della cultura. La visita culminerà con la Messa presieduta dal Papa nella Piazza Kossuth Lajos, seguita dalla recita del Regina Caeli, prima della partenza per Roma.
Pubblicato il Logo del viaggio apostolico a Budapest
Papa Francesco effettuerà un viaggio apostolico in Ungheria dal 28 al 30 aprile 2023, con il motto “Cristo è il nostro futuro”. La Sala Stampa vaticana ha diffuso il logo della visita, che presenta il Ponte delle Catene di Budapest come elemento centrale, rappresentando l’importanza di costruire ponti tra le persone.
I colori della Santa Sede e quelli nazionali ungheresi si incontrano sui piloni del ponte, mentre il logo è delimitato da un cerchio che simboleggia l’Eucaristia e il mondo redento da Cristo. Una croce sulla parte sinistra del cerchio ricorda il discorso del Papa a Budapest il 12 settembre 2021, in cui esortava alla costruzione di un ponte tra passato e futuro.
sustainability manager: la nuova figura richiesta in azienda
È partito il 10 febbraio a Venezia, Capitale mondiale della Sostenibilità, il progetto di Confindustria e Federmanager, promosso con 4.Manager, incentrato sulla figura strategica del Sustainability Manager.
L’iniziativa ha l’obiettivo di rilevare il fabbisogno delle imprese di competenze manageriali specifiche, evidenziando le skill di questa professionalità emergente e strutturando un percorso di formazione ad essa dedicato. L’azione punta anche a sensibilizzare territori e istituzioni sulla necessità di introdurre politiche di incentivazione a supporto delle imprese che si dotano di competenze manageriali nel campo.
Secondo i dati dell’Osservatorio 4.Manager, che ha sondato un panel di oltre 4.000 imprese, il nostro sistema industriale ha aumentato del 5% ogni anno la richiesta di manager dotati di competenze sempre più precise nel settore green, oltre che qualificati in materia di criteri ESG, un mercato che dal 2021 è cresciuto del 19%. Complessivamente, le aziende prese in esame hanno dichiarato di aver acquisito nel corso degli ultimi 3 anni: competenze manageriali (64%); competenze scientifiche (45%); competenze tecniche (73%). A tale riguardo, il Rapporto rivela che oltre il 50% delle Grandi e Medie imprese sta elaborando una strategia di trasformazione in funzione della sostenibilità, cercando professionisti in grado di comprendere tutti i processi aziendali, migliorando al contempo la pianificazione e la gestione.
La maggior parte delle imprese, incluse quelle scarsamente orientate all’innovazione, sono consapevoli che solo la trasformazione sostenibile eviterà limiti operativi di accesso ai mercati e al credito. Entro il 2030 le aziende non sostenibili rappresenteranno la parte residuale di un mercato nel quale beni e servizi “sostenibili” saranno la norma.
Dai dati raccolti su LinkedIn, nell’ultimo anno si osserva in Italia la costante richiesta e crescita di alcune qualifiche professionali dell’area sostenibilità, tra cui il ruolo di Responsabile sostenibilità (+52%), seguito dal ruolo di Sustainability Specialist (+43%) e dal ruolo di Consulente sostenibilità (+34%). Le principali tre città che registrano la più alta concentrazione di questi professionisti sono: Milano, Roma e Torino.
Tra il 2023 e il 2026, tanto le imprese quanto la PA avranno necessità di circa 4 milioni di lavoratori con competenze green di alto e medio profilo. In tale contesto, diviene fondamentale l’inserimento in azienda di una figura professionale dotata di competenze trasversali in materia di ESG.
Per questo, Confindustria, Federmanager e 4.Manager hanno individuato e profilato nel dettaglio le caratteristiche e le competenze delle figure manageriali per la sostenibilità emergenti: sustainability manager, environmental manager, social manager, governance manager.
“Per rendere la transizione una grande opportunità di sviluppo e innovazione, il fattore competenze svolge un ruolo fondamentale”
– ha affermato Katia Da Ros, Vicepresidente di Confindustria per l’Ambiente, la Sostenibilità e la Cultura, in occasione della prima tappa del 10 febbraio.
“Potenziare le competenze dedicate alla sostenibilità vuol dire anche agevolare lo sviluppo e l’inserimento di figure dedicate in azienda, come quella del sustainability manager, che possono rivestire un ruolo strategico per le imprese, anche in funzione dei criteri ESGs.
La sostenibilità è l’unica dimensione possibile per continuare a crescere. Per questo siamo impegnati a supportare il nostro Sistema in questo percorso – ha aggiunto Da Ros –, con l’obiettivo di potenziare le competenze e migliorare le strategie di comunicazione, e capitalizzare così gli sforzi compiuti finora per rendere e far percepire l’industria sempre più consapevole del valore di essere sostenibile. Per accompagnare le imprese in questo cambio di paradigma del fare impresa, dove il concetto di industria 4.0 – principalmente orientato all’innovazione – sta evolvendo verso una soluzione 5.0 e dove l’innovazione si fonde con le componenti della transizione sostenibile, è assolutamente necessario avviare un nuovo, ambizioso piano di politica industriale che valorizzi e incentivi gli investimenti dedicati alla transizione verde e sostenibile, includendo gli aspetti della formazione e delle competenze”.
“La crescita della domanda di competenze manageriali con green skill e di figure come il Sustainability Manager dimostra non solo che innovazione e sostenibilità sono intrinsecamente connesse ma soprattutto che la sostenibilità ha assunto un ruolo strategico per lo sviluppo del Paese, anche in risposta alle esigenze del mercato energetico e degli investimenti del PNRR”, ha commentato Stefano Cuzzilla, Presidente 4.Manager e Federmanager.
“Per questo è importante che le istituzioni sostengano, anche sotto forma di incentivazione, tutte le aziende che inseriranno al loro interno figure specializzate in temi di ESG che, grazie al loro know-how, saranno in grado di traghettare il nostro Paese verso un’economia della sostenibilità non solo ambientale ma anche economica e sociale”.
Ospite della giornata il Vice Ministro della Transizione ecologica On. Vannia Gava che ha detto: “La transizione ecologica può e deve essere una opportunità di crescita economica e di sviluppo dentro il solco della sostenibilità. Tuttavia, il raggiungimento degli obiettivi green è possibile solamente governando nella maniera corretta il processo di transizione che stiamo vivendo, che deve sicuramente essere affrontato con le giuste tempistiche ma anche, e soprattutto, con strumenti adeguati. I risultati che siamo riusciti a raggiungere sono anche il frutto dello stimolante confronto tra Istituzioni e i vari stakeholders, tra tutti il Sistema industriale rappresentato da Confindustria. Tale confronto – ha continuato Gava – ha incentivato il dialogo, lo scambio di informazioni e la sinergia tra le parti, mettendo a fuoco le innovazioni che maggiormente contribuiranno all’evoluzione in chiave sostenibile del nostro Paese. L’auspicio è quello di riuscire a mantenere e continuare questo dialogo sano e leale che si è andato a consolidare nel tempo e portare avanti azioni condivise per il raggiungimento di obiettivi comuni. La direzione intrapresa, vale a dire quella della interlocuzione, infatti, è il modo corretto per portare avanti la sostenibilità, non solo ambientale, ma anche sociale ed economica” ha concluso il Vice Ministro.
L’evento è stato ospitato da Confindustria Veneto Est, rappresentato da Vincenzo Marinese, Vicepresidente Vicario di Confindustria Veneto Est delegato per Venezia e Walter Bertin, Vicepresidente di Confindustria Veneto Est delegato ESG che affermano: “Il successo dei progetti di sostenibilità nelle aziende richiede sempre più un capitale umano con le giuste competenze, a partire da specifiche figure manageriali. Almeno tre quarti delle assunzioni programmate dalle imprese del Veneto richiedono competenze green, e in una percentuale significativa figure con alta specializzazione in questo ambito. Al tempo stesso, rimane elevata la difficoltà di reperimento. In Confindustria Veneto Est investiamo da anni nella relazione con le scuole e le università per avviare specifici programmi sulla sostenibilità e diffondere un sapere condiviso che poi diventi parte del bagaglio di competenze dei giovani che entrano nel mondo del lavoro. E c’è grande bisogno di figure manageriali dedicate che affianchino gli imprenditori nei complessi processi di transizione alla sostenibilità in cui le aziende stanno investendo, per sviluppare consapevolezza all’interno, comunicare verso gli stakeholder, costruire un piano strategico sostenibile. Una fase di trasformazione nelle aziende e nelle comunità, che è impegnativa e al tempo stesso necessaria, per la quale il capitale umano è la risorsa essenziale”.
Infine, Cristina Bombassei, presidente del Gruppo Tecnico Responsabilità Sociale d’Impresa di Confindustria, promotore dell’intero progetto ha commentato: “Negli ultimi anni il contesto in cui si sono mosse le imprese è profondamente mutato e, con esso, sono cambiati anche i bisogni e le richieste delle aziende, che si sono fatte via via più complesse e articolate. In questo scenario, abbiamo una missione importante da svolgere: dobbiamo sensibilizzare le imprese sui mutamenti in corso e orientarle verso percorsi innovativi. Questo processo – ha aggiunto Bombassei – richiede anche un diffuso e radicale rinnovamento delle competenze manageriali, sia nelle imprese impegnate nella trasformazione dei loro modelli di produzione, sia in quelle interessate ad operare nei business direttamente collegati alla green economy. Si tratta di sviluppare non solo competenze di tipo tecnico, ma anche, e soprattutto, di tipo gestionale e di networking, per poter interconnettere opportunamente tutte le realtà che si interfacciano con le logiche di sostenibilità, fornendo valore aggiunto al processo produttivo.
Promuovere le competenze in materia di sostenibilità, assume, inoltre, un valore strategico soprattutto per le piccole e medie imprese, che dovranno integrare sempre di più questi aspetti nelle proprie strategie di crescita anche in funzione dei criteri ESGs e degli standard e certificazioni sempre più richiesti anche per operare in filiera”.
Da un sondaggio svolto dal portale Profession.hu è emerso che circa il 62% delle aziende intervistate prevede di aumentare i salari in un range compreso tra il 6% ed il 10% nel 2023.
Abbiamo già scritto qui che i salari minimi per il 2023 sono stati fissati a 232 mila fiorini (minimálbér) e 296 400 fiorini (bérminimum) per i lavoratori qualificati, con un aumento di circa il 16% rispetto all’anno precedente per un adeguamento rispetto anche a inflazione e livelli salariali europei.
Perché le aziende dichiarano di voler aumentare gli stipendi nel 2023?
L’87% degli intervistati ha dichiarato che l’obiettivo dell’aumento salariale è quello di “trattenere” i dipendenti, i quali sono sempre più propensi a cambiare lavoro, mentre il 51% ha affermato di voler effettuare nuove assunzioni. Nell’80% di queste aziende gli aumenti salariali riguarderanno l’azienda in generale e non si limiteranno solo ad alcune mansioni.
Sette aziende su dieci non hanno in programma di modificare l’importo dei benefit non salariali. Tra coloro che hanno deciso di modificare l’importo di benefit non salariali il 29% di essi ha dichiarato di voler aumentare questo importo in media del 16% invece un 4% di queste lo ridurrà del 12%.
Una strategia utilizzata per fidelizzare il personale spesso è investire nella formazione del personale e soprattutto delle figure manageriali.
Chi è stato intervistato?
Profession.hu per questo sondaggio ha intervistato diverse centinaia di aziende che hanno utilizzato i loro servizi nel mese di gennaio.
Un recente sondaggio condotto da Opten e Bridge Budapest ha rilevato un miglioramento significativo dell'umore dei leader aziendali in Ungheria.
Un recente sondaggio condotto da Opten e Bridge Budapest ha rilevato un miglioramento significativo dell’umore dei leader aziendali rispetto alle prospettive economiche in Ungheria.
Nonstante l’Ungheria sia tecnicamente entrata in una fase di recessione economica, secondo il recente sondaggio, i leader aziendali sono ottimisti e prevedono un lieve miglioramento del contesto economico per quanto riguarda le loro previsioni per l’anno in corso e i prossimi tre mesi.
Le previsioni marginalmente positive della fine dell’anno scorso sono state sostituite da prospettive molto più ottimistiche da parte dei dirigenti. Questo segna un’inversione di tendenza rispetto al deterioramento del contesto economico che le imprese si aspettavano in tutti i settori alla fine del 2022, in cui il punteggio medio era di 5,77 punti, il sentimento attuale è salito a un punteggio medio di 7 punti e le prospettive future sono passate da 5,65 a un punteggio medio di 7,2 punti.
Le grandi imprese e le microimprese continuano a esprimere un sentimento nettamente positivo, in particolare quelle del settore del commercio e dei servizi, ma il settore delle PMI rimane piuttosto pessimista.
Per comprendere il quadro generale, la dott.ssa Hajnalka Csorbai ha aggiunto che più della metà dei 220 intervistati proveniva dal settore dei servizi e un quarto dal settore commerciale. I proprietari rappresentano più di due terzi degli intervistati e il 90% delle risposte riguarda le aziende più grandi (quelle con un fatturato superiore a 100 milioni di fiorini o a 1 miliardo di fiorini).
L’indagine sul sentiment potrebbe riflettere le condizioni nazionali perché le aziende di proprietà ungherese sono state le principali intervistate; le aziende straniere e quelle a proprietà mista sono rimaste al di sotto del 20%. Quasi due terzi delle imprese intervistate avevano più di 10 anni e solo il 14% aveva meno di 5 anni.
Grafico: da sinistra a destra: media, produzione, costruzione, commercio, servizi, proprietari, leader Blu- privato; Arancione- pubblico / di società. Fonte: uzletem.hu
Le donne leader sono più ottimiste
Sebbene l’equilibrio di genere delle risposte sia fortemente sbilanciato verso gli uomini, con oltre l’80% dei leader uomini che hanno completato il sondaggio sul sentiment, sono leggermente più pessimisti rispetto alle leader donne sia per quanto riguarda la situazione attuale che quella futura.
Tra le preoccupazioni: la mancanza di forza lavoro e di liquidità
Il sondaggio di Opten e Bridge Budapest ha anche rilevato che ci sono alcune preoccupazioni riguardo alle sfide attuali che le imprese stanno affrontando, come la concorrenza, i problemi di liquidità e la mancanza di forza lavoro qualificata. Tuttavia, questi ostacoli sembrano essere gestibili e non dovrebbero impedire un miglioramento complessivo delle prospettive aziendali.
OPTEN-Bridge Business Outlook Matrix: cos’è e come funziona
L’OPTEN-Bridge Business Outlook Matrix è un’iniziativa nata in Ungheria per fornire un’analisi trimestrale sull’umore dei dirigenti d’azienda e dei privati. Il suo obiettivo è di valutare le prospettive future e la situazione attuale delle imprese, in modo da fornire una comprensione più accurata del contesto economico in evoluzione e di aiutare i leader aziendali a prendere decisioni informate.
La Vision Matrix esamina la prospettiva futura dei dirigenti d’azienda su una scala da 1 a 10, divisa in due livelli in cui i sentimenti sono considerati negativi sotto il 5 e positivi sopra il 5. Il punteggio più basso è 1, che indica una prospettiva estremamente negativa, mentre il punteggio più alto è 10, che indica una prospettiva estremamente positiva. Il sondaggio include anche domande riguardanti la visione attuale e quella prevista nei prossimi tre mesi, con i partecipanti che forniscono commenti sia come manager aziendale che come individui.
L’indagine prevede un questionario a risposta multipla che copre una vasta gamma di argomenti, tra cui le attività aziendali, la situazione finanziaria, le prospettive future e le sfide attuali.
Il questionario è rivolto ai dirigenti d’azienda e ai privati, che possono fornire informazioni sulla loro percezione del clima economico e sulle tendenze del mercato.
I risultati dell’OPTEN-Bridge Business Outlook Matrix vengono pubblicati trimestralmente.
In conclusione
Nonostante le preoccupazioni, questo sondaggio fornisce un quadro incoraggiante delle prospettive aziendali in Ungheria, con i dirigenti che vedono un miglioramento a breve termine nel contesto economico.
Kayakfirst, ha completato un’espansione da circa € 800 000 nella sua sede di Szeged (Seghedino).
Finanziamenti istituzionali
L’investimento è stato sostenuto da finanziamenti condizionati dell’Unione Europea e dello Stato ungherese per un totale di € 550 000, ha dichiarato il fondatore József Weimper, presentando il progetto finito venerdì 24 febbraio.
Cosa produce la Kayakfirst?
L’azienda ha allestito una propria base produttiva di 1.770 mq dove producono una macchina universale per pagaiare al coperto ed è adatta per la canoa, il kayak e il SUP. Negli anni ha consegnato circa 2.200 prodotti in 67 Paesi diversi in tutto il mondo.
Successo dei macchinari
Tra i vari utilizzatori vanta molti campioni olimpici e mondiali, tra cui Bálint Kopasz, campione olimpico K1 nei 1000 m a Tokyo, e Péter Kiss, campione paralimpico nei 200 m KL1 a Tokyo.
Secondo i dati pubblici, nel 2021 Kayakfirst ha registrato un fatturato netto di € 870 000.
József Weimper è fiducioso che, una volta completato il progetto e terminata la guerra in Ucraina, l’azienda potrà tornare alla crescita doppia o tripla degli anni precedenti.
70 miliardi di fiorini per la cooperazione al confine tra Romania e Ungheria
Continuano i passi in avanti verso una collaborazione sempre più prolifica tra Ungheria e Romania, i finanziamenti per la cooperazione transfrontaliera nella regione di confine rumeno-ungherese continueranno, con circa 70 miliardi di fiorini disponibili nel prossimo periodo. Notizia annunciata dalla Contea di Hajdú-Bihar sul suo sito web.
Regione transfrontaliera “più verde, più resiliente e più coesa”
Secondo l’annuncio, il programma Interreg VI-Romania-Ungheria, attuato con il sostegno dell’Unione Europea e dei governi dei due Stati attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale, mira a creare una regione transfrontaliera “più verde, più resiliente e più coesa” tra Romania e Ungheria, sfruttando al meglio le opportunità di cooperazione offerte.
Il FESR in Ungheria
Il FESR fornisce finanziamenti per progetti di sviluppo regionale in tutti i paesi dell’UE, con l’obiettivo di promuovere la coesione economica e sociale tra le regioni e di stimolare la competitività e l’innovazione.
I finanziamenti del FESR possono essere utilizzati per una vasta gamma di progetti, tra cui l’infrastruttura di trasporto e di comunicazione, la ricerca e lo sviluppo, la formazione professionale, la promozione dell’energia sostenibile, l’innovazione e la creazione di posti di lavoro.
Negli ultimi anni, l’Ungheria ha utilizzato i finanziamenti del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) per finanziare diversi progetti di sviluppo regionale, tra cui infrastrutture di trasporto e di comunicazione, energia sostenibile, innovazione, formazione professionale e creazione di posti di lavoro.
Maggiore trasparenza
Nel 2020, l’UE ha chiesto all’Ungheria di adottare misure per migliorare la trasparenza e la valutazione dei progetti finanziati dal FESR, nonché per garantire che i fondi siano utilizzati in modo efficiente e per il beneficio della società ungherese nel suo insieme.
In ogni caso, il FESR continua ad essere uno strumento importante per promuovere lo sviluppo regionale in Ungheria e in tutta l’UE, e l’Ungheria è tenuta a rispettare le normative e le linee guida dell’UE per l’utilizzo dei finanziamenti del FESR.
Robert Bosch Power Tool, un’unità locale del gigante tedesco dell’ingegneria Bosch, investirà € 141 milioni per creare una base logistica ed altri € 40 milioni per espandere la capacità produttiva di utensili e batterie nella città ungherese di Miskolc.
L’investimento totale, che sarà completato entro la fine del 2024, sfiorerà € 181 milioni.
Il progetto: uno dei principali punti di smistamento dell’Est-Europa dell’azienda
László Fükő, amministratore delegato di Robert Bosch Power Tool, ha dichiarato che l’azienda costruirà una base per la produzione e la logistica altamente automatizzata con una superficie di quasi 100.000 m². Questa sarà dotata di tecnologie avanzate con l’obiettivo di massimizzare l’efficienza e ridurre l’impatto ambientale. Il nuovo magazzino diventerà uno dei principali punti di smistamento dell’Est-Europa dell’azienda.
Miglioramento della capacità produttiva ed innovativa
L’investimento appena annunciato per aumentare la capacità produttiva dello stabilimento Bosch di Miskolc favorirà lo sviluppo e la produzione di nuove batterie, di utensili elettrici a batteria e di utensili da giardino, dando impulso all’innovazione.
Bosch ha una lunga tradizione di collaborazione con le università e le istituzioni di ricerca ungheresi, contribuendo allo sviluppo di competenze e know-how locali.
Contributo dello Stato ungherese
Il Ministro degli Affari e del Commercio Estero Péter Szijjártó, secondo quanto riportato da origo.hu, ha dichiarato che lo Stato fornirà circa € 26 milioni a sostegno dell’investimento.
Opportunità di crescita
Questa mossa commerciale è destinata a rafforzare la presenza di Bosch in Ungheria, dove è già presente con diverse unità produttive e centri di ricerca e sviluppo. Rappresenta una grande opportunità per la città di Miskolc e per l’intera nazione, in termini di creazione di posti di lavoro e di sviluppo economico.
La decisione da parte dell’azienda di investire in Ungheria dimostra la fiducia della stessa nella stabilità politica ed economica del paese, nonostante le recenti controversie riguardanti il governo ungherese.
Favorire ulteriori investimenti esteri
Questa azione da parte di Bosh potrebbe attrarre ulteriori investimenti esteri in Ungheria, favorendo lo sviluppo di un’industria locale sempre più competitiva e tecnologicamente avanzata.
I fitocosmetici sono speciali prodotti di bellezza realizzati esclusivamente con ingredienti di origine vegetale. Non contenendo alcun prodotto di origine animale, rappresentano un’alternativa interessante per chi sceglie di non consumare alimenti o di utilizzare ingredienti di origine animale.
Vagheggi non testa i suoi prodotti su animali, né durante la loro creazione, né durante il loro sviluppo, né durante la produzione del prodotto finito. L’attenta selezione delle materie prime è una considerazione primaria, con criteri quali l’origine geografica, la concentrazione di principi attivi, la stagione e il metodo di raccolta, ed è di fondamentale importanza che l’approvvigionamento sostenga sempre il commercio equo e solidale e lo sviluppo sostenibile, preservando l’equilibrio della natura.
LA GAMMA BIO+
La gamma BIO+ è anche vegana, biologica (Cosmos Organic), certificata FSC per gli imballaggi e certificata “I’m Green” per i tubetti della gamma Bio+. Quest’ultima significa che i tubetti sono realizzati conbioplastiche ottenute dalla fermentazione di zucchero di canna raccolto in Brasile, il che consente una significativa riduzione delle emissioni di CO2.
I fitocosmetici Vagheggi si basano principalmente sui principi attivi delle erbe per ottenere risultati nella cura della bellezza senza effetti collaterali. I principi attivi contenuti nelle piante aiutano a rigenerare il nostro corpo, a mantenere e stimolare i giusti processi. Gli sviluppatori di Vagheggi attingono dal mondo naturale per gli ingredienti eccellenti e rigorosamente controllati, più di 300 estratti attivi, oli di essenze, molecole estratte da fiori, piante, radici, alghe e oligominerali, oltre ad altri ingredienti selezionati in base alla tolleranza della pelle. Tutti gli ingredienti attivi sono selezionati dopo un attento studio.
RESPONSABILITÁ E SOSTENIBILITÁ
Vagheggi è una delle prime aziende italiane a combinare la cosmesi naturale tradizionale con la tecnologia e la ricerca più avanzate per creare prodotti unici. Ogni gamma è stata creata per offrire trattamenti cosmetici professionali e prodotti sviluppati per uso domestico, garantendo una cura della pelle al 100%. Tutto questo per una gestione globale delle foreste più responsabile e sostenibile, per mantenere l’equilibrio ecologico e per promuovere i diritti e gli interessi dei lavoratori e delle popolazioni locali.
Gli obiettivi dell’azienda per l’Ungheria nel 2023 comprendono, oltre alla distribuzione dei prodotti e alla formazione dei professionisti, l’organizzazione di utili presentazioni sulla cura della pelle a cui possono partecipare i clienti.
VAGHEGGI: da azienda familiare italiana a Kft.
Vagheggi è un’azienda familiare italiana che produce i suoi prodotti fitocosmetici a base vegetale nel massimo rispetto delle persone, degli animali e dell’ambiente. Vagheggi Kft. è stata fondata nel 2013 dall’italiana Vagheggi SpA in Ungheria. Il marchio è presente in Ungheria da oltre 15 anni, prima era disponibile attraverso un distributore, ma successivamente la casa madre ha deciso di aprire la sua prima e unica filiale in Ungheria. Oggi ha più di 800 partner nel settore cosmetico/beauty. La sostenibilità è importante per loro e il packaging dei loro prodotti è assolutamente ecologico. Alessandro Farina, amministratore delegato e comproprietario di Vagheggi Hungary Kft., ha fondato la sua società di consulenza ITL Group Kft. nel 1995, ed è così che è entrato in contatto con Vagheggi quando stava progettando di aprire una filiale in Ungheria.
Per un ulteriore approfondimento sul caso di Vagheggi Hungary Kft. ne abbiamo scritto in questo articolo.
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