I. Sommario Esecutivo
La giornata del 15 maggio 2025 si è rivelata particolarmente significativa per l’economia ungherese, caratterizzata da annunci di rilievo nel campo degli investimenti esteri diretti, in particolare con la formalizzazione della cooperazione strategica con il gigante cinese dell’auto elettrica BYD. Parallelamente, si sono registrate importanti iniziative legislative, tra cui la controversa proposta di legge sulla “trasparenza” delle organizzazioni finanziate dall’estero e la decisione di istituire una nuova autorità di vigilanza per il settore in espansione dell’industria delle batterie. Sul fronte delle imprese, sono emerse tensioni con il default tecnico di Nitrogénművek, un attore chiave nel settore dei fertilizzanti. Il quadro macroeconomico rimane complesso, con una continua svalutazione del Fiorino e previsioni di crescita del PIL ancora modeste per l’anno in corso, nonostante gli sforzi governativi per stimolare settori strategici e gestire le persistenti pressioni inflazionistiche.
I temi dominanti della giornata includono il rafforzamento dei legami economici con la Cina, che posiziona l’Ungheria come un potenziale hub europeo per l’elettromobilità, e una crescente enfasi governativa sulla “sovranità” nazionale, con notevoli implicazioni per la società civile e le organizzazioni che ricevono finanziamenti internazionali. Emergono, inoltre, segnali di stress finanziario in alcune importanti realtà industriali nazionali, il tutto in un contesto macroeconomico che continua a presentare sfide. Gli eventi del 15 maggio sottolineano la complessa strategia ungherese, tesa a bilanciare l’attrazione di cospicui investimenti orientali con la gestione delle relazioni, talvolta tese, con i partner occidentali e l’Unione Europea. Questo avviene in un quadro di vulnerabilità economica interna e un ambiente normativo in rapida evoluzione, che richiede un attento monitoraggio per valutarne le conseguenze a medio e lungo termine.
PODCAST IN ITALIANO
II. Iniziative Governative e Panorama Normativo
A. Proposta di Legge sulla “Trasparenza” delle Organizzazioni Finanziate dall’Estero
Il 15 maggio 2025, è proseguito il dibattito parlamentare e pubblico sulla proposta di legge riguardante la trasparenza delle organizzazioni che ricevono finanziamenti dall’estero, un provvedimento presentato formalmente il 13 maggio. Questa legislazione, se approvata, conferirebbe al governo ampi poteri per monitorare, restringere e potenzialmente sanzionare tali entità qualora fossero considerate una minaccia alla sovranità nazionale.1 Máté Kocsis, figura di spicco del partito di governo Fidesz, ha dichiarato in data odierna il pieno sostegno del suo partito all’iniziativa, specificando che “la proposta riguarda tutte le organizzazioni che conducono attività volte a influenzare la politica (ungherese), utilizzando fondi esteri, in un modo che danneggia la sovranità dell’Ungheria”.3 A supporto della linea governativa, un sondaggio dell’istituto Századvég, i cui risultati sono stati discussi il 15 maggio, indica che una maggioranza della popolazione ungherese nutrirebbe un’opinione negativa nei confronti delle organizzazioni finanziate dall’estero.3
La legge proposta prevede un significativo ampliamento dei poteri dell’Ufficio per la Protezione della Sovranità, istituito precedentemente. Tale organo sarebbe autorizzato a stilare elenchi di organizzazioni ritenute problematiche, a monitorare i loro conti bancari e, in determinati casi, a bloccare transazioni finanziarie.1 Le sanzioni pecuniarie per la ricezione di fondi esteri non autorizzati potrebbero raggiungere un importo pari a 25 volte la somma ricevuta, con la possibilità di cessazione delle attività in caso di mancato pagamento.1 Questa iniziativa legislativa si inserisce in una strategia governativa più ampia, mirata a rafforzare il controllo sull’informazione e sulla società civile. Tale approccio ha già suscitato critiche a livello internazionale, con alcuni osservatori che la paragonano alla legislazione russa sugli “agenti stranieri”.1 Il governo, dal canto suo, presenta la misura come necessaria per garantire la trasparenza e proteggere gli interessi nazionali.
L’introduzione di questa legge potrebbe avere ripercussioni significative. La vaghezza di alcuni criteri definiti nella proposta, come “minaccia alla sovranità” o la tutela di “valori come la struttura familiare tradizionale o la cultura cristiana” 2, rischia di generare un clima di incertezza che potrebbe estendersi oltre le ONG e i media, coinvolgendo potenzialmente anche le imprese e gli investitori esteri. Sebbene l’Ungheria stia attivamente cercando di attrarre investimenti diretti esteri, specialmente da partner orientali come la Cina, un quadro normativo percepito come potenzialmente arbitrario o politicamente motivato potrebbe aumentare il rischio percepito, specialmente per gli investitori provenienti da paesi occidentali, tradizionalmente attenti alla stabilità dello stato di diritto e alla prevedibilità delle normative. Questo potrebbe, a termine, scoraggiare alcune forme di investimento o indurre le aziende già presenti a riconsiderare la loro esposizione nel paese.
L’accelerazione impressa a questa proposta di legge avviene in un momento politico particolare per l’Ungheria. Il Primo Ministro Viktor Orbán si trova ad affrontare una nuova e significativa sfida politica interna, incarnata dalla figura di Péter Magyar 4, in vista delle elezioni nazionali previste per il 2026.4 In questo contesto, la legge sulla “trasparenza” potrebbe essere interpretata anche come uno strumento volto a consolidare la base elettorale del governo e a limitare l’influenza di voci critiche o di piattaforme che potrebbero sostenere le forze di opposizione, specialmente se percepite come alimentate da finanziamenti o influenze esterne.
Infine, è altamente probabile che questa legislazione acuisca ulteriormente le tensioni già esistenti tra l’Ungheria e l’Unione Europea. Bruxelles ha ripetutamente sollevato preoccupazioni riguardo allo stato di diritto in Ungheria, arrivando a bloccare l’accesso a significativi fondi comunitari.6 L’adozione di una legge che restringe ulteriormente lo spazio d’azione della società civile e la libertà dei media potrebbe essere interpretata come un ulteriore allontanamento dagli standard democratici europei, complicando ulteriormente i negoziati per lo sblocco dei fondi UE e rafforzando l’immagine di un’Ungheria sempre più isolata all’interno del blocco.
B. Istituzione dell’Autorità di Vigilanza sull’Industria delle Batterie
In una mossa che sottolinea l’importanza strategica attribuita al settore dell’elettromobilità e delle tecnologie correlate, il 15 maggio 2025 il Magyar Közlöny, la Gazzetta Ufficiale Ungherese, ha pubblicato la decisione del governo di istituire un’Autorità di Vigilanza del Mercato e Centro di Competenza specificamente dedicati all’Industria delle Batterie. La responsabilità di questa nuova entità è stata affidata al Ministro dell’Economia Nazionale, Márton Nagy.7 Per finanziare l’avvio e il funzionamento di questa iniziativa, il Ministro Nagy dovrà reperire risorse significative: 6,073 miliardi di fiorini (HUF) sono previsti per il 2026 e ulteriori 5,823 miliardi di HUF per il 2027. Parallelamente, il governo ha anche incaricato il Ministro Nagy, in collaborazione con i ministri responsabili per l’energia e per l’innovazione, di elaborare una proposta per la creazione di un’analoga autorità di vigilanza del mercato per il settore dell’intelligenza artificiale. Questo secondo progetto vedrà il coinvolgimento di László Palkovics, attuale commissario governativo per l’IA.7
La creazione di un’autorità dedicata e l’allocazione di fondi cospicui per l’industria delle batterie segnalano chiaramente l’intenzione del governo ungherese di andare oltre la semplice attrazione di impianti di produzione esteri. L’obiettivo sembra essere quello di costruire un vero e proprio ecosistema industriale nazionale attorno a questo settore. L’Ungheria è già riuscita ad attrarre investimenti massicci da leader globali come CATL e BYD 8, e un’industria di tale portata e complessità tecnologica richiede inevitabilmente un quadro normativo e di vigilanza specializzato. L’istituzione di un’autorità e di un centro di competenza indica la volontà di gestire attivamente questo sviluppo, promuovendo standard qualitativi, ambientali, di sicurezza, e potenzialmente stimolando la ricerca, lo sviluppo e l’integrazione della catena del valore a livello locale.
Questa mossa può anche essere vista come un’anticipazione e un tentativo di allineamento con le normative sempre più stringenti che l’Unione Europea sta sviluppando per l’intero ciclo di vita delle batterie, come ad esempio il Regolamento Batterie UE. Quest’ultimo pone un forte accento sulla sostenibilità, la tracciabilità delle materie prime e la riciclabilità. Le aziende che operano e producono batterie in Ungheria dovranno inderogabilmente rispettare queste normative europee per poter accedere al vasto mercato unico. Un’autorità nazionale dedicata, quindi, potrebbe facilitare l’adozione e l’applicazione efficace di questi standard, supportando le imprese nel complesso processo di conformità e contribuendo a posizionare l’Ungheria come un attore responsabile e competitivo in questo settore cruciale per la transizione verde.
C. Variazioni di Prezzo per Beni di Consumo
A partire dal 15 maggio 2025, i consumatori ungheresi hanno potuto osservare una diminuzione dei prezzi per alcune categorie di beni di largo consumo, specificamente detergenti, shampoo, bagnoschiuma e altri prodotti per la pulizia della casa.10 Questa misura si inserisce in un contesto di interventi governativi volti a calmierare i prezzi, come il precedente tetto imposto ai margini di profitto per una serie di prodotti alimentari di base.6 Tale misura sui generi alimentari, secondo le stime della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS), dovrebbe contribuire a ridurre l’inflazione dei prezzi alimentari di circa due punti percentuali.9
Questi interventi diretti o indiretti sui meccanismi di formazione dei prezzi rappresentano una risposta del governo alle persistenti pressioni inflazionistiche che hanno caratterizzato l’economia ungherese negli ultimi anni 6 e al conseguente dibattito pubblico sul costo della vita. Se da un lato tali misure possono offrire un sollievo, seppur temporaneo, per il potere d’acquisto dei consumatori, dall’altro sollevano interrogativi circa la loro efficacia nel lungo periodo e i potenziali effetti distorsivi che potrebbero generare sul corretto funzionamento del mercato. Un’analisi condotta da Portfolio.hu sull’efficacia dei controlli sui prezzi, ad esempio nel settore delle carni suine, aveva evidenziato come le riduzioni dei prezzi alla produzione non si traducessero pienamente e rapidamente in prezzi più bassi per i consumatori finali, a causa di asimmetrie nella trasmissione dei prezzi lungo la filiera e del potere di mercato dei dettaglianti.11
Esiste infatti il rischio che, a fronte di riduzioni di prezzo “guidate” o imposte su specifici articoli, i rivenditori cerchino di compensare i margini di profitto erosi aumentando i prezzi di altri prodotti non soggetti a regolamentazione. Questo fenomeno, talvolta definito “effetto palloncino”, è stato osservato in passato in Ungheria in occasione di precedenti interventi sui prezzi.6 Pertanto, la sostenibilità di tali misure nel contenere l’inflazione generale rimane dubbia se non vengono affrontate contestualmente le cause strutturali che alimentano la crescita dei prezzi. Senza interventi mirati a migliorare la competitività, la trasparenza del mercato e l’efficienza delle catene di approvvigionamento, i controlli sui prezzi rischiano di essere soluzioni palliative con benefici limitati nel tempo.
III. Investimenti Strategici e Dinamiche Internazionali
A. Cooperazione Strategica con BYD e Focus sull’Elettromobilità
Il 15 maggio 2025 ha segnato una tappa fondamentale nella strategia ungherese di posizionamento nel settore dell’elettromobilità globale. Il Primo Ministro Viktor Orbán ha ricevuto presso il Monastero Carmelita di Budapest Vang Csuan-fu (Wang Chuanfu), presidente e fondatore del colosso cinese dell’auto elettrica BYD. L’incontro è culminato nella firma di un accordo di cooperazione strategica tra l’Ungheria e BYD, evento che ha avuto ampia eco sui media nazionali.12 Nelle sue dichiarazioni, il Primo Ministro Orbán ha affermato con enfasi: “Le auto del futuro saranno prodotte in Ungheria”, sottolineando il ruolo cruciale che gli investimenti cinesi svolgono per la crescita economica e la modernizzazione tecnologica del paese. Ha inoltre colto l’occasione per ribadire la ferma opposizione dell’Ungheria all’introduzione di dazi doganali da parte dell’Unione Europea sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina.13 Dal canto suo, Vang Csuan-fu ha definito l’accordo “un grande passo per BYD”, evidenziando la rapida crescita delle vendite globali di veicoli a nuova energia (NEV) da parte della sua azienda.13
Questo accordo consolida ulteriormente il ruolo dell’Ungheria come uno dei principali hub europei per l’industria dei veicoli elettrici e, in particolare, per la produzione di batterie, un settore in cui il paese ha già attratto investimenti significativi da altri giganti cinesi come CATL.8 La strategia governativa di “apertura a Est” è qui pienamente manifesta, con Budapest che persegue attivamente partnership economiche e industriali con la Cina, vista come leader indiscusso nelle nuove tecnologie legate alla mobilità sostenibile.13 Tuttavia, è opportuno notare come la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS), in una sua recente analisi, abbia suggerito che i benefici economici tangibili di questi imponenti investimenti potrebbero manifestarsi con un certo ritardo, verosimilmente non prima del 2026.9
L’entusiasmo con cui l’Ungheria accoglie gli investimenti cinesi e la sua esplicita opposizione a misure protezionistiche europee, come i dazi sui veicoli elettrici cinesi 13, collocano il paese in una posizione negoziale e politica delicata all’interno dell’Unione Europea. Molti stati membri e le istituzioni di Bruxelles stanno infatti cercando di ridurre le dipendenze strategiche da Pechino e adottano una linea generalmente più cauta, orientata al cosiddetto “de-risking”. Questa divergenza di approccio potrebbe generare frizioni diplomatiche e complicare il coordinamento della politica estera ed economica dell’UE nei confronti della Cina, un attore globale di crescente importanza. L’Ungheria, dal canto suo, considera questi investimenti fondamentali per la crescita del PIL, l’occupazione e il trasferimento tecnologico 13, ma deve gestire le implicazioni di questa sua postura nel contesto comunitario.14
Oltre alla creazione di grandi impianti di assemblaggio, la vera sfida per l’Ungheria nel medio-lungo termine sarà quella di integrare questi massicci investimenti esteri in una catena del valore locale più ampia e profonda. Ciò implica la promozione della crescita di piccole e medie imprese ungheresi capaci di diventare fornitori qualificati per questi giganti globali, nonché la facilitazione del trasferimento di know-how tecnologico e competenze avanzate. Senza uno sforzo concertato in questa direzione, che potrebbe vedere un ruolo attivo anche della neo-istituita Autorità per l’Industria delle Batterie 7, l’Ungheria rischierebbe di rimanere una semplice piattaforma di produzione a basso valore aggiunto, con limitati benefici per l’innovazione e lo sviluppo endogeno.
Infine, l’ulteriore espansione del settore automotive, sebbene ora focalizzata sul promettente segmento dei veicoli elettrici, accentua la dipendenza dell’economia ungherese da questo singolo comparto industriale. Se da un lato ciò può portare benefici significativi nel breve e medio termine, dall’altro aumenta la vulnerabilità del paese a shock specifici che potrebbero colpire l’industria automobilistica globale o a repentini cambiamenti nella domanda internazionale. La stessa BERS ha menzionato l’incertezza nel settore automotive come un fattore che potrebbe esercitare un “effetto paralizzante” sulle future decisioni di investimento 9, un rischio che una forte concentrazione settoriale tende ad amplificare.
B. Relazioni Economiche Ungheria-Cina e Posizione su Dazi UE
Come precedentemente accennato, in occasione dell’incontro con il presidente di BYD il 15 maggio, il Primo Ministro Orbán ha ribadito con forza la contrarietà dell’Ungheria all’imposizione di dazi da parte dell’Unione Europea sui prodotti cinesi, invocando un ritorno a una cooperazione economica internazionale basata sul rispetto reciproco e sul mutuo vantaggio.13 Questa posizione non è isolata, ma riflette una linea politica consolidata. Già nei giorni precedenti, il Ministro dell’Economia Nazionale, Márton Nagy, aveva espresso concetti simili, affermando che l’Ungheria non intravede al momento alternative di investimento provenienti dagli Stati Uniti che possano eguagliare il contributo economico e tecnologico offerto dalla Cina.8
Questa postura colloca l’Ungheria in una posizione distinta, e talvolta divergente, rispetto a quella di molti altri stati membri dell’UE e degli stessi Stati Uniti, i quali esprimono crescenti preoccupazioni per l’espansione dell’influenza economica e tecnologica della Cina a livello globale. Budapest, al contrario, si presenta come un partner pragmatico e affidabile per Pechino nel cuore dell’Europa, cercando di massimizzare i benefici derivanti da questa collaborazione. In un contesto più ampio, una riflessione pubblicata dalla rivista The Economist e riportata da HVG.hu il 15 maggio 12, suggerisce che persino la Russia di Putin avrebbe ormai poca scelta se non allinearsi strategicamente alla volontà della Cina, un’osservazione che sottolinea il crescente peso specifico di Pechino negli equilibri geopolitici ed economici mondiali.
La decisa apertura dell’Ungheria verso la Cina, manifestata attraverso l’accoglienza di ingenti investimenti in settori strategici come quello delle batterie e dei veicoli elettrici 8 e la sua sistematica opposizione a politiche coordinate dell’UE che potrebbero essere percepite come restrittive nei confronti di Pechino (come i dazi doganali), potrebbe alimentare tra alcuni partner europei la percezione che Budapest agisca, più o meno consapevolmente, come un facilitatore degli interessi cinesi all’interno del blocco. Questa dinamica, se esasperata, rischierebbe di minare l’unità dell’Unione Europea su questioni strategiche di primaria importanza. L’Ungheria ha, in diverse occasioni, utilizzato o minacciato di utilizzare il proprio potere di veto per bloccare decisioni comunitarie, come nel caso dei negoziati di adesione dell’Ucraina all’UE o su pacchetti di sanzioni.14 Tale condotta potrebbe essere interpretata da alcuni come un tentativo da parte della Cina di guadagnare un punto d’appoggio e un canale di influenza privilegiato all’interno del mercato unico e delle istituzioni europee, sfruttando la disponibilità di uno stato membro.
C. Partecipazione Ungherese al Transport Community Ministerial Council
Nelle giornate del 15 e 16 maggio 2025, si svolge a Belgrado, Serbia, l’importante appuntamento del 27° Comitato Direttivo Regionale e del Consiglio Ministeriale della Comunità dei Trasporti. A questo forum partecipano attivamente anche membri del Gruppo di Lavoro sui Trasporti specializzato in Questioni Intermodali e Reti, inclusa una delegazione ungherese.15
La partecipazione dell’Ungheria a questo consesso regionale riveste una notevole importanza strategica. Essa sottolinea il valore che il governo di Budapest attribuisce allo sviluppo delle infrastrutture di trasporto e al miglioramento della connettività, non solo a livello nazionale ma anche transfrontaliero. Data la posizione geografica centrale dell’Ungheria in Europa e il suo crescente ruolo come hub logistico e manifatturiero, il potenziamento delle reti di trasporto è considerato un fattore chiave per la competitività economica del paese.
La presenza ungherese a tali incontri è cruciale per il coordinamento di progetti infrastrutturali di vasta portata, che possono includere iniziative legate alla “Belt and Road Initiative” (BRI) cinese, alla quale l’Ungheria ha formalmente aderito.13 Un esempio emblematico in questo senso è il controverso ma strategicamente rilevante progetto di modernizzazione della linea ferroviaria Budapest-Belgrado, finanziato in parte significativa da capitali cinesi e destinato a migliorare i collegamenti tra l’Europa Centrale e i porti del Mediterraneo.16 La Comunità dei Trasporti si concentra sullo sviluppo infrastrutturale nei Balcani Occidentali e nelle regioni limitrofe, aree con cui l’Ungheria ha un interesse primario a rafforzare i legami commerciali e logistici. La partecipazione attiva a questi tavoli di discussione e decisione facilita quindi il coordinamento, la promozione e l’eventuale integrazione di tali progetti in un quadro di sviluppo regionale più ampio.
IV. Mercati Finanziari e Performance delle Imprese
A. Caso Nitrogénművek Zrt.: Mancato Rimborso dell’Obbligazione
Il 15 maggio 2025 è emersa con forza la notizia delle difficoltà finanziarie di Nitrogénművek Zrt., il principale produttore di fertilizzanti in Ungheria, controllato dall’imprenditore László Bige. La società non è stata in grado di onorare il rimborso di un’obbligazione del valore di 200 milioni di euro (corrispondenti a circa 80 miliardi di fiorini), la cui scadenza era fissata per il giorno precedente, il 14 maggio.5 Di fronte a questa situazione, definibile come un default tecnico, Nitrogénművek sta attivamente cercando di negoziare con i creditori una dilazione dei termini di pagamento e una più ampia ristrutturazione del proprio debito.17 È interessante notare come alcune testate giornalistiche ungheresi, come Origo.hu, abbiano posto l’accento sui presunti legami tra László Bige, noto per le sue posizioni critiche nei confronti dell’attuale governo, e il leader dell’opposizione Péter Magyar, suggerendo così un possibile sfondo politico alla vicenda.5
Questo evento mette in luce le serie difficoltà che sta attraversando un’azienda di primario rilievo nazionale, operante in un settore strategico come quello dei fertilizzanti. Tale settore è stato particolarmente esposto negli ultimi tempi a una serie di shock, tra cui la volatilità dei prezzi dell’energia (componente cruciale dei costi di produzione), la forte concorrenza internazionale, anche da parte di produttori russi e bielorussi, e l’impatto di specifiche imposizioni fiscali a livello nazionale.17 Il default tecnico di un’azienda di questa caratura potrebbe avere ripercussioni negative sul sentiment degli investitori internazionali nei confronti del debito corporate ungherese in generale.
Il default di un’azienda così importante nel panorama industriale ungherese potrebbe infatti innescare un aumento della percezione del rischio per altre società del paese che cercano finanziamenti sui mercati dei capitali. Questo è particolarmente vero se le cause alla base delle difficoltà di Nitrogénművek fossero percepite come sistemiche – ad esempio, alti costi energetici difficilmente comprimibili, un contesto fiscale particolarmente oneroso per il settore, o una debolezza strutturale della domanda – piuttosto che come problemi puramente idiosincratici dell’azienda stessa. In tale scenario, gli investitori potrebbero diventare più cauti nel sottoscrivere obbligazioni emesse da altre aziende ungheresi, richiedendo di conseguenza premi per il rischio più elevati, il che si tradurrebbe in un aumento del costo del finanziamento per l’intero settore corporate.
Inoltre, l’intreccio tra questioni economiche e dinamiche politiche appare in questo caso particolarmente rilevante. Le esplicite menzioni dei media filogovernativi sui presunti legami tra il proprietario di Nitrogénművek e figure dell’opposizione 5, unitamente alle precedenti dichiarazioni dello stesso László Bige riguardo a presunte pressioni subite per cedere la sua azienda a oligarchi vicini al governo 18, suggeriscono che le difficoltà dell’impresa potrebbero avere, o essere percepite come aventi, anche una dimensione politica. Questo potrebbe complicare la ricerca di soluzioni puramente finanziarie e tecniche, introducendo considerazioni di natura politica nel complesso processo di ristrutturazione del debito e nel futuro stesso dell’azienda.
B. Andamento del Fiorino Ungherese (HUF)
Il 15 maggio 2025, le dinamiche valutarie hanno continuato a segnalare una pressione sul Fiorino Ungherese (HUF). Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal in data odierna, la valuta ungherese ha registrato una deprezzamento del 9,2% nei confronti del dollaro statunitense dall’inizio dell’anno fino a questa data.19 Questa tendenza alla debolezza trova riscontro anche nelle previsioni degli analisti. Ad esempio, le proiezioni elaborate da CIB Bank e pubblicate da Portfolio.hu indicano per la fine del 2025 un tasso di cambio tra euro e fiorino (EUR/HUF) attestato a 407,5, con una media annua prevista di 405 fiorini per euro.20
La persistente debolezza del fiorino è un riflesso delle molteplici incertezze che gravano sull’economia ungherese. Tra i fattori che contribuiscono a questa dinamica si annoverano un tasso di inflazione che, sebbene in calo rispetto ai picchi raggiunti precedentemente, rimane elevato; un deficit di bilancio pubblico significativo; e le note tensioni politiche e finanziarie con l’Unione Europea, che hanno portato al congelamento di fondi comunitari. Se da un lato una valuta nazionale più debole può teoricamente offrire un vantaggio competitivo alle esportazioni ungheresi, rendendole meno costose sui mercati internazionali, dall’altro essa comporta un inevitabile aumento del costo delle importazioni. Questo è particolarmente critico per un’economia come quella ungherese, fortemente dipendente dall’estero per l’approvvigionamento di energia e materie prime, oltre ad accrescere l’onere del servizio del debito denominato in valuta estera.
La continua svalutazione del HUF esercita una pressione al rialzo sull’inflazione attraverso il canale dei beni importati, complicando notevolmente gli sforzi della Banca Nazionale Ungherese (MNB) nel perseguire il proprio obiettivo di stabilità dei prezzi. Questa inflazione “importata” potrebbe limitare il margine di manovra della banca centrale per ulteriori tagli dei tassi di interesse, nonostante le previsioni di 20 indichino una possibile discesa del tasso base al 6% entro la fine del 2025. Infatti, una valuta persistentemente debole potrebbe costringere la MNB a mantenere una politica monetaria più restrittiva di quanto altrimenti desiderabile per sostenere la crescita economica, o addirittura a considerare nuove strette qualora le pressioni inflazionistiche dovessero riaccelerare a causa del deprezzamento del cambio.
C. Risultati Trimestrali Globali di Merck
In data 15 maggio 2025, il gruppo farmaceutico e tecnologico tedesco Merck ha reso noti i risultati finanziari relativi al primo trimestre dell’anno. Il report ha evidenziato una performance positiva, con un incremento organico delle vendite nette del 2,5%, che hanno raggiunto i 5,3 miliardi di euro. Anche l’EBITDA normalizzato (pre) ha mostrato una crescita organica significativa, pari al 5,8%, attestandosi a 1,5 miliardi di euro.21
È importante sottolineare che, sebbene il gruppo Merck abbia una presenza operativa anche in Ungheria, i comunicati stampa ufficiali relativi a questi risultati trimestrali globali 21 non hanno fornito dettagli specifici sull’impatto diretto di tale performance sull’economia ungherese o sulle attività locali del gruppo. Tuttavia, l’andamento di una multinazionale di questa levatura, attiva in settori chiave ad alta tecnologia come quello farmaceutico, delle scienze della vita e dell’elettronica avanzata, funge da importante indicatore della salute generale di questi comparti a livello globale. Tali dinamiche globali possono avere riflessi indiretti anche sull’economia ungherese, attraverso le catene di fornitura internazionali, gli investimenti in ricerca e sviluppo e le decisioni strategiche di localizzazione produttiva da parte di grandi gruppi come Merck.
V. Evoluzioni nel Settore Bancario
A. Annunciato Aumento della Tassa Speciale sulle Banche
Il 15 maggio 2025, il portale di informazione economica HVG.hu ha riportato la notizia di un futuro aumento della tassa speciale che grava sul settore bancario ungherese, comunemente nota come “extraprofit tax”. Secondo quanto comunicato, tale incremento entrerà in vigore a partire dall’anno 2026.22 Gli analisti hanno stimato che, qualora l’intero onere fiscale aggiuntivo fosse trasferito integralmente sui clienti titolari di conti correnti primari, ciò potrebbe tradursi in un aumento medio dei costi di gestione del conto pari a circa 252 fiorini al mese per ciascun correntista.
Tuttavia, la situazione è resa più complessa da un impegno precedentemente assunto dagli istituti di credito. Le banche ungheresi, infatti, si erano volontariamente impegnate a non aumentare i costi dei conti correnti destinati alla clientela retail fino al 30 giugno 2026, specificamente per quanto riguarda gli adeguamenti legati all’inflazione e all’incremento dei propri costi operativi. È cruciale notare, però, che questa promessa di “congelamento” delle tariffe potrebbe non coprire gli aumenti derivanti da nuove o maggiori imposizioni fiscali, come quella annunciata.22 Di conseguenza, mentre i conti retail potrebbero godere di una protezione temporanea, esiste una probabilità più elevata che i costi aggiuntivi vengano scaricati sui conti intestati alla clientela aziendale, storicamente meno tutelata da simili accordi.
Il governo ungherese ha fatto ampio ricorso negli ultimi anni all’introduzione di tasse settoriali straordinarie, giustificate dalla necessità di finanziare il bilancio statale e far fronte a spese impreviste. L’annuncio di un ulteriore aumento della tassazione a carico delle banche, sebbene con effetto posticipato al 2026, segnala la persistente pressione sulle finanze pubbliche e la continua ricerca di nuove fonti di entrata da parte dell’esecutivo. Questa misura potrebbe avere un impatto significativo sulla redditività del settore bancario e, di conseguenza, influenzare la loro capacità di erogare credito all’economia o determinare un aumento dei costi dei servizi finanziari per determinate categorie di clienti.
Un incremento della tassazione specifica per il settore bancario, se non adeguatamente compensato da altre misure o da una crescita significativa dei volumi di attività, è destinato a erodere la redditività degli istituti di credito. Nel medio termine, ciò potrebbe indurle a una revisione delle proprie strategie commerciali, con una possibile maggiore cautela nell’erogazione di nuovi finanziamenti, specialmente verso i segmenti di clientela percepiti come più rischiosi, o a un tentativo più marcato di trasferire i maggiori oneri fiscali sui segmenti di clientela meno protetti da accordi o normative, come appunto le piccole e medie imprese. Una minore redditività potrebbe altresì influenzare la capacità delle banche di accumulare capitale, un fattore essenziale per la loro solidità e per sostenere l’espansione del credito all’economia reale.
Inoltre, la frequente introduzione o modifica di tasse settoriali, spesso presentate come temporanee ma poi prorogate o trasformate, crea un ambiente di notevole incertezza fiscale. Questa imprevedibilità normativa rende più complessa la pianificazione strategica a lungo termine per le banche e per tutti gli altri settori economici colpiti da tali misure, potendo rappresentare un disincentivo per nuovi investimenti e per lo sviluppo di piani di crescita organica a lungo raggio.
VI. Prospettive Macroeconomiche e Dinamiche Settoriali
A. Previsioni Economiche Aggiornate
Il 15 maggio 2025, il panorama delle previsioni economiche per l’Ungheria si è arricchito di nuovi dati. Portfolio.hu ha pubblicato le stime elaborate da CIB Bank, che delineano un quadro di crescita ancora contenuta per l’anno in corso.20 Nello specifico, per il 2025 si prevede un incremento del Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’1,1%. Questo dato segna un lieve miglioramento rispetto alla performance del 2024 (stimata allo 0,6%), ma rimane significativamente inferiore al tasso di crescita del 3,1% atteso per il 2026. Analizzando le componenti della domanda, CIB Bank prevede una ripresa dei consumi delle famiglie (+3,7%), ma una contrazione degli investimenti (-2,0%) e della produzione industriale (-1,5%). Il tasso di disoccupazione è previsto attestarsi al 4,4%, mentre l’inflazione media annua (Indice dei Prezzi al Consumo – IPC) dovrebbe raggiungere il 4,5%. Per quanto riguarda il tasso di cambio, si prevede un valore di EUR/HUF a 407,5 a fine periodo.
Parallelamente, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS), in un report pubblicato il 13 maggio e quindi di stretta attualità, ha fornito le proprie proiezioni, indicando una crescita del PIL ungherese dell’1,5% per il 2025 e del 2,7% per il 2026.9 È importante notare che la BERS ha rivisto al ribasso la propria stima per il 2025 di 0,5 punti percentuali rispetto alla precedente previsione. Questa correzione è stata motivata dall’impatto atteso di nuovi dazi doganali imposti dagli Stati Uniti, dalla persistente incertezza che caratterizza il settore automobilistico e quello della produzione di batterie, e da un previsto ritardo nel manifestarsi dei benefici economici derivanti dall’avvio della produzione negli impianti ungheresi di colossi come BYD, CATL e BMW.9
Le previsioni, pur con lievi divergenze tra le diverse fonti (CIB Bank e BERS), convergono nell’indicare una ripresa economica lenta e graduale per l’Ungheria nel corso del 2025, con una potenziale accelerazione attesa solo a partire dal 2026. Persistono tuttavia sfide significative, legate al contenimento dell’inflazione, alla debolezza degli investimenti fissi lordi e a un contesto economico esterno che rimane caratterizzato da una notevole incertezza. In un commento collaterale, HVG.hu ha osservato come il rallentamento dell’attività economica abbia, paradossalmente, contribuito a migliorare alcuni indicatori ambientali, tanto da definire l’Ungheria una “campionessa del clima”, presumibilmente a causa della riduzione delle emissioni inquinanti dovuta alla minore produzione industriale e ai minori consumi energetici.12
Tabella: Principali Indicatori Macroeconomici Previsti per l’Ungheria (Aggiornamento al 15 Maggio 2025)
Indicatore | 2023 (effettivo) | 2024 (stima/eff.) | 2025 (previsto) | 2026 (previsto) | Fonte |
PIL (variazione %, reale) | -0,9 | 0,6 | 1,1 | 3,1 | CIB 20 |
PIL (variazione %, reale) | 1,5 | 2,7 | BERS 9 | ||
Consumo delle Famiglie (variazione %, reale) | -1,9 | 3,4 | 3,7 | 3,8 | CIB 20 |
Investimenti (variazione %, reale) | -7,3 | -12,5 | -2,0 | 5,0 | CIB 20 |
Produzione Industriale (variazione %) | -5,5 | -3,9 | -1,5 | 5,5 | CIB 20 |
Tasso di Disoccupazione (%) | 4,1 | 4,5 | 4,4 | 4,3 | CIB 20 |
Salari Lordi (variazione %) | 14,0 | 13,0 | 9,2 | 8,2 | CIB 20 |
Saldo Bilancio Pubblico (% del PIL) | -6,7 | -4,7 | -4,2 | -4,1 | CIB 20 |
Saldo Conto Corrente (% del PIL) | -0,2 | 1,8 | 2,1 | 2,1 | CIB 20 |
Inflazione IPC (media annua %) | 17,6 | 3,7 | 4,5 | 3,8 | CIB 20 |
Tasso Base MNB (fine periodo, %) | 10,75 | 6,5 | 6,0 | 5,0 | CIB 20 |
EUR/HUF (fine periodo) | 382,8 | 400,0 | 407,5 | 414,0 | CIB 20 |
EUR/HUF (media annua) | 380,2 | 395,2 | 405,0 | 410,0 | CIB 20 |
Rendimento MÁK 10 anni (fine periodo, %) | 6,55 | 6,56 | 6,45 | 5,93 | CIB 20 |
Fonte: Elaborazione su dati CIB Bank 20 e BERS.9 I dati del 2023 sono effettivi, quelli del 2024 sono stime o dati più recenti disponibili da CIB.
Un’analisi più approfondita delle previsioni rivela una potenziale discrepanza tra l’andamento dei consumi e quello degli investimenti. Mentre le stime di CIB Bank 20 indicano una ripresa sostenuta dei consumi delle famiglie (+3,7% nel 2025), si prevede un’ulteriore, seppur più contenuta, contrazione degli investimenti (-2,0% nel 2025), che segue un crollo significativo nel 2024 (-12,5%). Questa dinamica suggerisce che la crescita economica nel breve termine potrebbe essere trainata principalmente dalla domanda interna dei consumatori. Tuttavia, la persistente debolezza degli investimenti solleva interrogativi sulla sostenibilità di tale crescita nel lungo periodo e sulla capacità del paese di modernizzare il proprio apparato produttivo e aumentare la propria competitività. Un calo prolungato degli investimenti, nonostante la ripresa dei consumi, potrebbe essere sintomo di una mancanza di fiducia da parte delle imprese, di costi di finanziamento ancora elevati, o di un ambiente imprenditoriale percepito come eccessivamente incerto, limitando il potenziale di crescita futuro se questa tendenza non dovesse invertirsi.
Inoltre, le analisi della BERS 9 evidenziano come i benefici economici derivanti dai grandi progetti di investimento diretto estero recentemente annunciati (in particolare nei settori dei veicoli elettrici e delle batterie, con protagonisti come BYD, CATL e BMW) saranno probabilmente ritardati, con un impatto significativo atteso non prima del 2026. Ciò implica che il contributo di questi imponenti progetti alla crescita del PIL nel corso del 2025 sarà, con ogni probabilità, limitato. Le previsioni di crescita più contenute per il 2025 (1,1% per CIB Bank, 1,5% per la BERS) riflettono realisticamente questa tempistica differita degli effetti espansivi dei grandi investimenti.
B. Settore Energetico: Dipendenza dalla Russia e Alternative
La questione energetica continua a rappresentare un nodo centrale e politicamente sensibile per l’Ungheria. Il 15 maggio 2025, il portale HVG.hu ha riportato i risultati di uno studio di matrice europea secondo il quale sia l’Ungheria che la Slovacchia avrebbero la capacità tecnica ed economica di affrancarsi in misura significativa dalla dipendenza energetica russa. Tuttavia, secondo tale studio, questa transizione non verrebbe perseguita con la dovuta determinazione a causa dei cospicui profitti che i due paesi trarrebbero dagli accordi energetici attualmente in vigore con Mosca.12 Questa analisi introduce una prospettiva critica e si pone in un certo contrasto con la posizione espressa ufficialmente solo pochi giorni prima, il 9 maggio, quando Ungheria e Slovacchia avevano manifestato una posizione comune di opposizione al piano dell’Unione Europea volto a ridurre drasticamente la dipendenza dall’energia russa.11
La dipendenza dell’Ungheria dalle forniture energetiche provenienti dalla Russia – che riguardano principalmente il gas naturale e il petrolio, ma anche la collaborazione strategica nel settore nucleare con Rosatom per l’espansione della centrale di Paks (progetto Paks II) – costituisce un elemento chiave della sua politica estera ed economica. Lo studio citato da HVG.hu mette in discussione la narrativa governativa che spesso sottolinea le difficoltà, se non l’impossibilità, di una rapida diversificazione delle fonti di approvvigionamento.
L’analisi suggerisce che la riluttanza a intraprendere un percorso deciso di diversificazione energetica potrebbe essere guidata più da considerazioni di convenienza economica e profitto a breve termine, legate a contratti di fornitura a lungo termine stipulati con la Russia (talvolta a condizioni ritenute vantaggiose), che da reali e insormontabili impedimenti di natura tecnica o strutturale. Sebbene la diversificazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento energetico comporti indubbiamente la necessità di ingenti investimenti iniziali e possa, in una fase transitoria, portare a costi di approvvigionamento temporaneamente più elevati, lo studio implica che i benefici economici derivanti dagli accordi attuali con la Russia potrebbero agire da disincentivo a tali investimenti strategici. Questa situazione solleva interrogativi fondamentali sulla strategia di sicurezza energetica a lungo termine del paese, poiché una forte dipendenza da un unico fornitore, per di più in un contesto geopolitico complesso, comporta rischi significativi in termini di sicurezza degli approvvigionamenti e di vulnerabilità a pressioni esterne.
C. Piccole e Medie Imprese (PMI) e Eventi per Investitori
La giornata del 15 maggio 2025 ha visto anche un’attenzione specifica rivolta al tessuto delle Piccole e Medie Imprese (PMI) ungheresi, riconosciute come un elemento cruciale per la vitalità e la diversificazione dell’economia nazionale. In diverse località del paese sono stati infatti programmati eventi mirati a questo segmento imprenditoriale. Tra questi, spiccano le iniziative denominate “Pörgessük fel együtt a hazai KKV szektort!” (che si traduce approssimativamente in “Acceleriamo insieme il settore delle PMI nazionali”), tenutesi nelle città di Szolnok e Miskolc.23 Questi incontri avevano l’obiettivo di stimolare il dibattito, favorire il networking e, possibilmente, individuare nuove strategie per sostenere la crescita e la competitività delle PMI.
Parallelamente, sempre in data 15 maggio, si è svolto a Budapest un evento di rilievo per la comunità finanziaria e degli investitori: il “Gloster Befektetői Klub 2025” (Club degli Investitori Gloster 2025).23 La presenza di un tale club e l’organizzazione di eventi dedicati suggeriscono un’attività dinamica sul mercato dei capitali ungherese e un interesse continuo da parte degli investitori, sia istituzionali che privati, verso specifiche aziende o settori dell’economia del paese. Questi appuntamenti sono fondamentali per mettere in contatto le imprese in cerca di capitali con potenziali finanziatori, facilitando così i processi di investimento e contribuendo allo sviluppo del mercato finanziario locale.
D. Vendita Pianificata di Asset Statali
Il 15 maggio 2025, il portale di informazione HVG.hu ha diffuso la notizia che la MNV Zrt. (Magyar Nemzeti Vagyonkezelő Zrt.), la società statale incaricata della gestione del patrimonio nazionale ungherese, starebbe attivamente preparando la vendita di un importante immobile di proprietà statale, descritto come di rilevanza storica. Secondo quanto riportato, il governo ungherese si aspetterebbe di ricavare da questa operazione di dismissione una cifra considerevole, stimata intorno ai 20 miliardi di fiorini.12
La decisione di procedere alla vendita di asset statali, specialmente se di valore significativo, può rappresentare una fonte di entrate una tantum per il bilancio dello Stato. Questa strategia è talvolta adottata dai governi in periodi di particolare pressione sulle finanze pubbliche o quando si manifesta la necessità di reperire fondi per finanziare specifiche iniziative o per contribuire alla riduzione del disavanzo. Data la natura “storica” dell’immobile in questione, è plausibile che la sua vendita possa generare un certo dibattito pubblico, riguardante sia l’opportunità della dismissione sia la destinazione d’uso futura del bene.
La scelta di vendere un asset statale di tale portata potrebbe essere interpretata come un segnale delle pressioni che gravano sul bilancio pubblico ungherese. Notizie precedenti avevano infatti indicato un forte deficit registrato nel mese di aprile 11, e il governo persegue obiettivi di riduzione del disavanzo (la previsione per il 2025 è di un deficit pari al 4,2% del PIL, secondo i dati di CIB Bank 20). In questo contesto, la vendita di patrimonio immobiliare rappresenta un modo per generare entrate straordinarie che possono contribuire al raggiungimento di tali obiettivi fiscali, affiancandosi ad altre misure come l’imposizione di tasse settoriali. L’entità del ricavo atteso, pari a 20 miliardi di fiorini, è indubbiamente significativa e potrebbe avere un impatto non trascurabile sulle casse dello Stato.
VII. Questioni Relative ai Consumatori
A. Impatto delle Variazioni di Prezzo e Controversie sulle Utenze
Oltre alla già menzionata riduzione dei prezzi per detergenti e altri prodotti per la pulizia a partire dal 15 maggio 10, i consumatori ungheresi continuano a confrontarsi quotidianamente con il tema del costo della vita, che rimane una delle principali preoccupazioni. In questo contesto, una notizia riportata il 15 maggio dal quotidiano Népszava, e ripresa da HVG.hu, ha sollevato interrogativi significativi riguardo alla trasparenza delle bollette energetiche.12 Secondo l’articolo di Népszava, che si baserebbe sull’analisi di rendiconti finanziari, i risparmi effettivi indicati sulle bollette del gas sarebbero in realtà una “truffa” o comunque non corrisponderebbero alla realtà dei fatti.
La questione dei prezzi dell’energia per i consumatori finali e la chiarezza delle informazioni fornite nelle bollette sono temi particolarmente sensibili in Ungheria. Questa sensibilità deriva dalla recente crisi energetica che ha colpito l’Europa e dai tassi di inflazione persistentemente elevati che hanno eroso il potere d’acquisto delle famiglie. Le accuse di scarsa trasparenza o, peggio, di comunicazioni ingannevoli riguardo ai risparmi effettivi sulle bollette del gas, se dovessero trovare ulteriori conferme, potrebbero minare seriamente la fiducia dei consumatori nelle politiche governative volte a proteggerli dai rincari e a mitigare l’impatto del costo della vita.
Le controversie sulla trasparenza delle bollette energetiche, qualora le accuse si rivelassero fondate o ampiamente percepite come tali dall’opinione pubblica, potrebbero avere conseguenze significative sulla credibilità delle politiche governative. Il governo ungherese ha fatto della politica di “rezsicsökkentés” (riduzione dei costi delle utenze) uno dei suoi principali cavalli di battaglia e un elemento centrale per ottenere il consenso popolare. Pertanto, accuse di questo tipo, che mettono in discussione l’efficacia reale e l’onestà di tali politiche 12, rischiano di erodere la fiducia dei cittadini nell’operato dell’esecutivo. Questo è particolarmente vero in un contesto economico che, nonostante alcuni segnali di miglioramento, continua a presentare difficoltà per molte famiglie ungheresi, rendendo la questione del costo della vita un fattore determinante per la stabilità sociale e il consenso politico.
VIII. Conclusioni e Considerazioni Future
La giornata del 15 maggio 2025 ha offerto uno spaccato significativo delle complesse dinamiche che attualmente caratterizzano l’economia ungherese. Emerge con chiarezza una duplice strategia governativa: da un lato, un forte e determinato impulso all’attrazione di investimenti esteri diretti, con un focus particolare sui capitali provenienti dalla Cina, finalizzati alla modernizzazione dell’apparato industriale e alla creazione di hub tecnologici avanzati, specialmente nei settori dell’elettromobilità e della produzione di batterie. Dall’altro lato, si assiste a un parallelo rafforzamento del controllo statale e a una crescente enfasi sulla narrativa della “sovranità” nazionale, che si traduce in iniziative legislative, come la proposta di legge sulla “trasparenza” delle organizzazioni finanziate dall’estero, che destano notevoli preoccupazioni sia a livello interno che tra i partner internazionali. Contemporaneamente, si manifestano segnali di stress finanziario all’interno del tessuto imprenditoriale nazionale, come evidenziato dal caso Nitrogénművek, e il quadro macroeconomico generale, pur mostrando timidi segnali di ripresa sul fronte dei consumi, rimane caratterizzato da una crescita del PIL ancora modesta per l’anno in corso, da una preoccupante debolezza degli investimenti e da una valuta nazionale che continua a subire pressioni al ribasso.
Dall’analisi degli eventi odierni, emergono alcune interconnessioni e temi cruciali. In primo luogo, il nesso indissolubile tra politica interna, politica estera ed economia: le scelte operate dal governo in ambito domestico (come la legge sulla “trasparenza”) e le sue posture in politica estera (i rapporti privilegiati con Cina e Russia, le frequenti tensioni con l’Unione Europea) hanno dirette e indirette ripercussioni economiche, che spaziano dall’accesso ai fondi comunitari al clima generale per gli investimenti, fino ai costi di approvvigionamento energetico. In secondo luogo, la sfida della crescita sostenibile: la forte dipendenza da grandi investimenti esteri diretti concentrati in settori specifici e il ricorso a misure di controllo dei prezzi sollevano interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine del modello di crescita ungherese e sulla sua capacità di generare uno sviluppo economico più equilibrato e diffuso. Infine, la gestione del bilancio pubblico e dell’inflazione: il governo continua a navigare in acque complesse, cercando di bilanciare la necessità di sostenere l’attività economica, contenere le spinte inflazionistiche e mantenere una certa disciplina di bilancio, ricorrendo a un mix eterogeneo di strumenti che include incentivi selettivi, imposizione di tasse settoriali e, occasionalmente, la vendita di asset patrimoniali dello Stato.
Guardando al futuro immediato, l’Ungheria si trova ad affrontare una serie di sfide e opportunità. Tra le sfide principali, vi è la gestione delle implicazioni, sia interne che internazionali, della controversa legge sulla “trasparenza”; la necessità di affrontare e risolvere le vulnerabilità finanziarie emerse nel settore corporate; l’urgenza di stabilizzare il valore del fiorino e di riportare l’inflazione su un sentiero di discesa duraturo; e, non da ultimo, la cruciale sfida di garantire che i benefici derivanti dai grandi investimenti esteri si traducano in uno sviluppo economico diffuso e in un miglioramento tangibile delle condizioni per l’intera economia. Tra le opportunità, spiccano la possibilità di sfruttare gli ingenti investimenti nel settore dei veicoli elettrici e delle batterie per sviluppare competenze locali avanzate e una solida catena del valore nazionale; il potenziale per migliorare l’efficienza energetica e diversificare le fonti di approvvigionamento, riducendo così le dipendenze strategiche; e la necessità di continuare a sostenere e rafforzare il settore delle piccole e medie imprese, vera spina dorsale dell’economia.
In conclusione, la giornata del 15 maggio 2025 offre una fotografia eloquente delle complessità e delle contraddizioni che animano il percorso economico dell’Ungheria. Il paese appare sospeso tra ambiziose aspirazioni di modernizzazione tecnologica, largamente guidate da capitali esteri, e un approccio politico che privilegia il controllo centralizzato e la difesa intransigente della sovranità nazionale, con tutte le profonde implicazioni che tale postura comporta per il suo futuro, sia all’interno che all’esterno dei confini dell’Unione Europea. Il bilanciamento di queste diverse istanze determinerà in larga misura la traiettoria di sviluppo dell’economia ungherese negli anni a venire.
FONTI
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- Hungary’s leader orders price controls on basic foods as inflation spikes | AP News, accessed May 15, 2025, https://apnews.com/article/hungary-orban-price-controls-food-inflation-economy-d023ade0d2ea7d6eda8044e79cde1005
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- Hungary’s leading fertiliser producer seeks bond payment deferral amid financial struggles, accessed May 15, 2025, https://www.intellinews.com/hungary-s-leading-fertiliser-producer-seeks-bond-payment-deferral-amid-financial-struggles-366538/
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- Portfolio.hu – Online gazdasági újság, accessed May 15, 2025, https://www.portfolio.hu/