Il comitato per il bilancio del governo ungherese ha votato per inserire nell’agenda parlamentare il testo della proposta di legge relativo alla tassa aggiuntiva per le pubblicità su ogni tipo di media. Il legislatore Laszlo Simon (Fidesz) sostiene che la proposta non andrebbe ad intaccare la qualità e la libertà dell’informazione e che contribuirebbe a generare fondi per il bilancio dello stato, ma intanto a Budapest è protesta.
Contro la tassa si è schierata l’opposizione con in prima fila i socialisti, per i quali l’onere sarebbe volto a colpire i media indipendenti e ridurrebbe la libertà di informazione. C’è da osservare, ha spiegato Simon, che giornali di opposizione come Magyar Narancs e Népszava non sarebbero interessati dalla tassa, che vale solo per introiti pubblicitari superiori ai 500 milioni di fiorini. Per l’estrema destra di Jobbik le entrate derivanti dalla tassa sulla pubblicità dovrebbero essere utilizzati per assicurare ai cittadini residenti un accesso di base a Internet, con un pacchetto gratuito da 1 gigabyte ottenibile previa richiesta. Nel fine settimana a Budapest si è tenuta una marcia di protesta che ha fatto notizia sulla stampa e sulle tv internazionali. Ad organizzare la manifestazione sono stati i gruppi civili sviluppatisi intorno a blog come “Átlátszó”, che significa “trasparente” e altre community nate spontaneamente su Facebook e molto attive. Le accuse di lesione della libertà di stampa rivolte al governo Orbán sono state motivate anche con la vicenda Origo: quest’ultimo è uno dei due maggiori portali di notizie in Ungheria (insieme a Index.hu), la cui redazione si è dimessa in blocco venerdì scorso dopo il licenziamento del suo capo-redattore, che pare sia avvenuto per motivi politici. Il quotidiano aveva pubblicato un dossier-scandalo su uno dei principali esponenti della formazione conservatrice al governo, Lazár János, che avrebbe effettuato costosi viaggi all’estero pagandoli con i soldi pubblici, pare senza badare a spese.
Claudia Leporatti
Redazione Economia.hu