L’arte ai tempi dell’intelligenza artificiale: Marco Veronese

L’intelligenza artificiale impatta la nostra vita, sia nel business che nell’arte. Per questo Confindustria Ungheria ha invitato sul palco dell’evento del 19 ottobre un ingegnere esperto di IA per il manifatturiero e un artista di rilevanza internazionale.

Non guarderemo piú i capolavori da dietro un vetro e a distanza di sicurezza, ma ne faremo addirittura parte. – Veronese

Una giornata introduttiva alla I A

Lo scorso 19 ottobre si è tenuta presso la Vagheggi Academy di Budapest, l’evento organizzato da Confindustria Ungheria dal titolo “L’intelligenza artificiale nella pianificazione della produzione e della gestione logistica”. 

Come si evince dal titolo, l’incontro ha avuto come topic centrale il ruolo e i nuovi sviluppi dell’intelligenza artificiale all’interno delle aziende manifatturiere e ha visto la partecipazione dell’ l’Ing. Fabio Ferrari, fondatore ed amministratore di Ammagamma Srl., l’Ing. Andrea Mordenti, solution manager di Ammagamma Srl e dell’artista Marco Veronese

Quale legame tra arte e AI? L’intervento di Veronese 

Nell’intervento di giovedì, Veronese ha spiegato il legame che c’è tra l’intelligenza artificiale e il ruolo dell’arte, affermando come “tecnologia, scienza e arte hanno sempre avuto una base comune, con modalitá, e strumenti differenti per ogni epoca, ma con un principio di base che è la visionarietá”, enfatizzando che oggi gli atelier e le botteghe si sono trasformate in  vere e proprie aziende specializzate nella lavorazione del marmo e di materiali di ogni tipo e quindi non dobbiamo stupirci se l’artista sempre piú spesso usa strumenti e tecnologie. 

L’intelligenza artificiale, afferma inoltre Veronese, permette di eliminare la cosiddetta quarta parete e il che permetterebbe una diretta interazione tra l’artista e lo spettatore che è un po’ quello che già sta succedendo con l’utilizzo della realtà virtuale ed aumentata. 

In merito alla paura che l’intelligenza artificiale possa in qualche modo sostituire l’opera complessiva dell’essere umano e quindi eliminare il concetto di arte come lo conosciamo oggi, l’artista dice: ”Non ho paura che un giorno l’AI possa avere un’anima, ma ho paura che nel frattempo noi perdiamo la nostra! Ed è per questo che l’arte deve tornare a dialogare in modo profondo con l’osservatore,aiutandolo a risvegliare la propria consapevolezza.”

Questo crea un acceso dibattito all’interno del panorama artistico tra i cosiddetti “puristi” che hanno una visione più conservativa e gli artisti “sperimentatori”. Tuttavia Veronese, proprio per questo esplora anche gli aspetti negativi che l’uso dell’intelligenza artificiale può avere sull’arte e cioè in primis la mancata riconoscibilità di un artista rispetto ad un altro riconducibile alla sola ricerca estetica, la perdita delle abilità manuali, l’affievolirsi della cosiddetta “ispirazione” che viene rimpiazzata dalla meccanizzazione del pensiero. Infine possiamo considerare anche il rischio di una possibile estinzione degli esseri umani poiché l’intelligenza artificiale sarebbe in grado di generare opera d’arte sulla base di informazioni raccolte in rete. 

Per questo è importante una regolamentazione adeguata che garantisca un utilizzo responsabile di questo strumento in modo tale da preservare il ruolo dell’arte e la sua integrità.  

Marco Veronese conclude inoltre dicendo: “Non dimentichiamo peró che un foglio bianco e una penna sul tavolo non saranno mai in grado da soli di produrre un romanzo o una poesia”

Chi è Marco Veronese? 

Veronese inizia la sua carriera nel 1993 dando vita al movimento Cracking Art il cui scopo era quello di cambiare radicalmente la storia dell’arte attraverso un forte impegno sociale e ambientale che unito all’utilizzo rivoluzionario dei materiali plastici evidenzia il rapporto sempre più stretto tra vita naturale e realtà artificiale. 

Negli anni successivi crea inoltre innumerevoli opere d’arte anche in maniera autonoma e nel 2019 gli viene commissionata la creazione del premio per l’Atlas Award organizzata da ITL Group per la quale realizza una scultura ibrida in cui Atlante e l’uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci si fondono insieme. Questa opera incarna i tre valori chiave della filosofia ESC di ITL Group che sono Etica, Sostenibilità e Creatività.

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