Intervista all’Ambasciatore d’Ungheria in Italia János Balla

Agenzia Stampa Italia ha intervistato a Roma János Balla, Ambasciatore della Repubblica d’Ungheria in Italia. Economia.hu pubblica, su cortese concessione di ASI, un estratto dell’intervista, che potrete trovare in versione video sul sito indicato nell’articolo.

Balla ricopre la carica diplomatica nella Capitale dall’autunno del 2010. Su Economia.hu pubblichiamo le domande di carattere economico e che riguardano i rapporti Italia-Ungheria, invitandovi comunque a leggere per intero il servizio, che tocca tematiche di carattere politico molto interessanti.

Qual è stato l’impatto in termini economici e sociali della crisi finanziaria internazionale del 2008 sullo stato d’animo dei cittadini ungheresi e quanto preoccupa l’opinione pubblica la prospettiva di restare ingabbiati nelle incertezze economiche dell’Unione Europea e nel generale declino strategico del primato occidentale?

Il risultato delle elezioni del 2010 è stato molto chiaro ed ha fatto capire subito cosa i cittadini volessero per il loro futuro: il nuovo governo doveva mettere in ordine il bilancio dello Stato. Nel 2002 il I governo Orbán aveva lasciato una situazione buona con un debito pubblico pari al 53% del Prodotto interno lordo; quando il Primo ministro ha formato il suo II governo il debito pubblico era arrivato al 90% del Pil. Orbán ha promesso agli ungheresi di mettere in ordine i conti pubblici. La prima mossa del governo è stata quella di riunire tutti i protagonisti della vita economica assicurandosi la loro responsabilità nel mettere in ordine la situazione. Nel 2008 l’Ungheria era stato il primo Paese europeo a chiedere il default alla Ue, prima ancora della Grecia. Se nel 2008 la situazione era critica, nel 2009 era diventata pericolosa. A quel punto il governo ha deciso di porre fine ad una politica irresponsabile dal punto di vista economico e finanziario ed ha messo tutti davanti alle proprie responsabilità, a partire dal settore bancario e da quello energetico per diminuire gli effetti negativi della politica precedente. È stato un lavoro molto faticoso ma alla fine anche l’Unione europea ha approvato le nuove linee dell’economia volute da Orbán, ma tutti i protagonisti dell’economia e delle finanza hanno dovuto fare dei sacrifici, non solo i cittadini che pagano le tasse. Non sono mancate le critiche ma l’Ungheria non aveva altra scelta.

L’Ungheria ha finito di rimborsare in anticipo il debito contratto con l’Fmi. Alcuni media europei ed italiani, hanno però avanzato dei sospetti sulla provenienza dei fondi quasi a voler sminuire il lavoro del premier Orbán. Qual è in questo momento la situazione dei conti pubblici ungheresi e quali strumenti ha messo in campo il governo per superare in modo brillante il difficile momento economico e finanziario?

Oggi lo stato delle nostre finanze e della nostra economia è molto positivo, dopo le difficoltà degli ultimi due, tre anni. I sacrifici fatti da tutta la comunità ungherese stanno ora offrendo i loro frutti. Non c’è più recessione. La Commissione europea ha dovuto rivedere al rialzo le sue stime. La nostra economia sta andando molto bene, per quest’anno la crescita è stimata allo 0,7; il prossimo anno dovrebbe essere dell’1,7 mentre nel 2015 dovrebbe essere addirittura del 2,7. La risposta dell’economia ungherese alle misure attuate dal governo a partire dal 2010 è stata molto positiva. Gli imprenditori riconoscono al governo di aver saputo creare un clima ottimale per realizzare investimenti. Abbiamo la tassa corporativa più bassa d’Europa, abbiamo un mercato molto flessibile basato però sul riconoscimento del valore del lavoratore. Rispetto al passato il governo ungherese ha cambiato le regole passando da un welfare state ad un workfare state; ha creato una società del lavoro. Questa era la concezione di tutti i Paesi a partire dalla fine della II Guerra mondiale. Noi abbiamo dato vita ad una società orientata sul lavoro. Il lavoro crea ricchezza e a tutti serve lavorare. Abbiamo creato dei lavori pagati dallo Stato; il governo offre vari incentivi per ottimizzare il lavoro pubblico. Il tasso di disoccupazione è al 10%, in media con la Ue, anche se il governo continua a lavorare per la creazione di nuovi posti di lavoro, una sfida che però non riguarda solo l’Ungheria ma tutta l’Europa.

I rapporti economici tra Roma e Budapest sono molto intensi; attualmente l’Italia è il quarto partner commerciale dell’Ungheria, con un interscambio dal valore di circa 7 miliardi. Gli investimenti italiani in Ungheria si attestano sui 2,2 miliardi, con il nostro Paese che però è solo al diciottesimo posto tra gli investitori stranieri. In quali settori gli imprenditori italiani potrebbero investire di più nel vostro Paese e quali sono le opportunità che invece l’Italia offre agli imprenditori ungheresi?

L’Italia per noi è un partner molto importante, l’import/export è un settore dove gli imprenditori italiani sono molto attivi. Per quanto riguarda il settore del commercio la bilancia pende in nostro favore. Il settore che può offrire maggiori opportunità di investimento agli imprenditori italiani è quello dei servizi dove c’è un mercato molto aperto e molto favorevole. Altro settore dove gli italiani sono tradizionalmente presenti è quello dei generi alimentari. Per investire bene però gli italiani devono cambiare la loro concezione ed il loro approccio. In questi anni l’Ungheria è diventato un grande centro logistico per le multinazionali. Questo perché gli ungheresi hanno un alto grado di istruzione e quindi ci sono molti professionisti, la nostra ingegneria ha fatto salti da gigante. Sono presenti molti grandi marchi automobilisti e credo che anche qui gli italiani potrebbe trovare il loro spazio. L’economia ungherese si sta sviluppando nei settori elettronico ed automobilistico.

Per quanto riguarda gli imprenditori ungheresi in Italia dobbiamo ricordare che molte multinazionali sono a maggioranza ungherese; i piccoli e medi imprenditori però possono investire nell’industria alimentare. Più del 70% del latte in commercio sul mercato ungherese viene dall’Italia.

 Il 2013 è stato l’anno della cultura ungherese in Italia. I nostri due Paesi però apparentemente appaiono molto diversi. Che influssi ha avuto la cultura romano-latina nel vostro Paese e che spazio si sta ritagliando la cultura magiara nella nostra penisola?

Nel 2011 i rispettivi ministri degli Esteri decisero che questo sarebbe stato l’anno della cultura ungherese in Italia. Lo scopo di queste iniziative è rafforzare la collaborazione tra i due Paesi offrendo la possibilità di ritrovare i punti comuni tra le due civiltà. Per noi la lingua è molto importante perché è grazie a questa che abbiamo difeso e conservato la nostra identità nazionale. Essendo l’idioma che permette di comunicare con gli altri, noi dobbiamo apprendere le altre lingue e le altre culture. L’Italia ha un posto privilegiato nella nostra cultura, possiamo parlare della Lombardia, della fondazione dello Stato, di quando il nostro re venne incoronato dal Papa, possiamo parlare del Rinascimento quando i Medici si aprirono all’umanesimo utilizzando come strumento per governare l’esempio ungherese. Anche altri periodi ci hanno visto vicini, come il Risorgimento, quando gli ungheresi hanno appoggiato la rivolta italiana. Tramite l’anno culturale si è rafforzato il rapporto tra i nostri due Paesi, e per noi ha rappresentato una grande sfida. L’Italia è la patria della cultura, quindi abbiamo dovuto portare qui il meglio della nostra arte, della nostra pittura, specie l’art noveau che, pur essendo poco conosciuta, è stata un grande successo. E così il pubblico italiano ha potuto finalmente apprezzare il meglio della nostra arte. Abbiamo portato la nostra arte moderna del ‘900, specie quella tra il 1905 ed il 1935, il nostro cubismo ed il nostro espressionismo, oltre a opere d’arte influenzate dalla propaganda politica che non erano conosciute in Italia. Abbiamo portato la nostra musica, i nostri grandi compositori che hanno identificato l’Ungheria con la musica contemporanea. La musica da sempre serve ad avvicinare le culture, essendo un’arte senza lingua molto facile da capire. Abbiamo offerto una scelta molto varia per far conoscere la nuova scuola di talenti ungheresi che hanno tenuto vari concerti in giro per le principali città italiane. Il grande fotografo Robert Capa era di origine ungherese ed è diventato famoso durante la II Guerra mondiale con i suoi reportage, specie in Sicilia. Abbiamo fatto una sua mostra a Roma con foto che prima non erano mai state esposte.

Ettore Bertolini, Federico Cenci, Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia

Clicca qui per l’intervista in versione integrale.

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