Dylan Dog parla ungherese: il fumetto italiano sbarca a Budapest

Ha debuttato in Ungheria un personaggio italiano un po’ particolare, anzi, decisamente unico. Dylan Dog, protagonista dell’omonimo fumetto 100% Made in Italy adesso parla anche ungherese.

L’indagatore dell’incubo è stato tradotto per la prima volta in ungherese grazie all’impegno di due fan italiani residenti da anni a Budapest e dall’interesse della casa editrice Bonelli per un mercato piccolo, ma educato ad apprezzare i prodotti culturali in genere e i fumetti in modo particolare. L’evento ha meritato una doppia presentazione. La prima si è tenuta all’Istituto Italiano di Cultura con ospite Angelo Stano, una delle matite più note di Dylan Dog; la seconda durante il Festival del Fumetto, con la partecipazione dello sceneggiatore Claudio Chiaverotti, anche lui a Budapest per l’occasione.

I rapporti tra due Paesi si misurano anche attraverso gli interscambi culturali e quello innescato dall’arrivo di Dylan Dog non è di poco conto, se si considera che il fumetto è un fenomeno di costume che dagli anni Ottanta in poi è parte integrante della cultura popolare italiana. 

Chi è Dylan Dog

Dylan è un detective privato londinese giovane e attraente che accetta solo casi a dir poco lontani dall’ordinario è un personaggio intrigante che pur avendo solo trent’anni si porta dietro un passato carico di mistero: di chiaro si sa solo che era un agente di Scotland Yard, mentre tutto il resto è avvolto nel surreale. A prima vista un eroe perfetto, Dylan Dog in realtà rappresenta la quintessenza dell’umanità, tutto difetti e contraddizioni. Dylan è allo stesso tempo impulsivo e abitudinario e infatti indossa sempre blue jeans, camicia rossa e giacca di pelle nera. Un ragazzo ironico eppure tenebroso, passionale, ma instabile nelle tante relazioni con le altrettante donne che conquista a dispetto delle sue costanti insicurezze. Sotto certi di punti di vista Dylan Dog incarna un po’ lo stereotipo dell’uomo italiano: basti pensare che è ghiotto di pizza e ha la fama del rubacuori. Caratteristiche, quelle che abbiamo elencato e molte altre, che gli sono valse un successo planetario e che nel 2014 lo hanno portato ad essere tradotto anche in ungherese. In Ungheria il bacino di lettori non potrà che essere molto selezionato (il Paese intero conta poco meno di 10 milioni di abitanti) ma evidentemente interessante per gli autori del fumetto e per la casa editrice, come dimostra la partecipazione di Angelo Stano (tra i disegnatori principali di “DD”), alla presentazione del primo numero in lingua magiara presso l’Istituto Italiano di Cultura di Budapest. Al Festival del Fumetto della capitale ungherese, inoltre, è stato presente lo sceneggiatore Claudio Chiaverotti.

L’arrivo in Ungheria 

A portare l’Ungheria all’attenzione della Bonelli sono stati Giovanni Gallotta e Antonio di Carlo, che vivono in Ungheria da diversi anni, vi lavorano e sono ben integrati: parlano la lingua e seguono la produzione culturale ungherese, con un forte impegno nello sviluppo degli interscambi con l’Italia. Così non stupisce che abbiano colto la possibilità anche per il lettore magiaro di ritrovarsi in Dylan Dog. Quando hanno preso contatto con la Casa Editrice Bonelli, Gallotta e Di Carlo hanno raccolto una pronta disponibilità; entusiasmo che è stato espresso anche dal partner ungherese, Antal Bayer della casa editrice FUMAX. Tanto che il debutto è in grande stile, con un numero doppio, stampato (per il momento) in 400 copie. Nelle poche settimane dal debutto sono state già partite in città le iniziative per favorire la diffusione, tra cui una mostra di stampe presso “Pizzica”, il locale italiano di pizza al taglio aperto questa primavera in Nagymező utca. 

Se negli anni Ottanta, quando fu inventato, Dylan Dog riuscì a sfondare in uno dei momenti di crisi del fumetto italiano, il merito si deve alla ricetta ideata dal genio di Tiziano Sclavi, incaricato dalla Bonelli. Sclavi seppe reinventare se stesso, da cui non hai nascosto di aver attinto abbondantemente, dando vita, sulla carta, al detective inglese dal volto simile a quello di Rupert Everett. Un esperimento che delizierà gli appassionati del genere: con il suo mix di scene splatter e poesia, Dylan Dog può riservare molte sorprese, anche tradotto in una lingua musicale e ricca come l’ungherese.

Redatto con il gentile contributo di István Cobino 

 

Claudia Leporatti

 

Redazione Economia.hu 

 

 

 

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