Budapest, eretto nella notte monumento vittime nazismo in Szabadság Tér

di Claudia Leporatti – La notte di sabato 19 luglio 2014 Budapest ha tenuto il fiato sospeso per qualche momento, allertata di nuovo da uno sciame di sirene a pochi giorni dall’incendio nel VI distretto che ha devastato un palazzo storico lungo Andrassy Út. Stavolta il quartiere coinvolto è stato il quinto, quello adiacente, ma la Polizia ha dovuto comunque attraversare la città, facendo da scorta a un mezzo per trasporto speciale in cui erano imballate delle statue: un’aquila con un secondo pezzo, un angelo. Niente di drammatico, dunque, solo l’erezione di una statua?

Sì e no, perché non si tratta di una composizione architettonica qualsiasi, bensì del tanto contestato monumento in memoria delle vittime dell’occupazione tedesca, sul quale stava per essere chiesto addirittura il referendum (poi rifiutato dalla Corte di Budapest). La base del memoriale era stata posta da tempo, teatro di picchetti quotidiani che ne avevano impedito il completamento. Adesso è ultimata, ma non ci saranno cerimonie, il governo ha preferito annullarne l’inaugurazione. 

I circa 100 agenti di polizia si sono fermati in Szabadság tér, la piazza della Banca Centrale, dove da gennaio è prevista l’installazione di un monumento in ricordo delle vittime dell’occupazione nazista, che avrebbe dovuto essere inaugurato a marzo, per il settantesimo anniversario dall’invasione tedesca. Ci sono riusciti a luglio, con un’azione notturna non preannunciata e abbastanza inquietante. Ad impedirlo, finora, erano state le proteste, soprattutto da parte delle comunità ebraiche, articolate in picchetti quotidiani che si sono ripetuti per un centinaio di giorni, sempre in modo pacifico. L’accusa verso Orbán è quella di negazionismo e di falsificazione della storia. 
Nella stessa piazza si trova anche uno dei pochi, forse l’unico, monumento socialista di Budapest rimasto al suo posto. Anche questo celebra la sconfitta dei tedeschi e reca ancora i simboli della falce e martello e della stella comunista.

Cosa viene contestato a Orbán

Chi protesta sottolinea che con un tale gesto condanna sì il nazismo, ma si trascura il fatto che il regime ungherese di Miklos Horthy permise le deportazioni e anzi collaborò alla loro messa in atto. Del resto l’interpretazione che il governo stesso dà del monumento è un po’ diversa da quella che ci si aspetterebbe da una statua commemorativa di uno sterminio. Secondo la dichiarazione rilasciata da Orbán, infatti, “il monumento ricorderà a tutti (gli ungheresi) che la perdita dell’indipendenza nazionale comporta conseguenze tragiche; rivendica le vite di centinaia di migliaia di vittime e le sofferenze di milioni (di persone)”. Il riferimento non è solo all’occupazione tedesca, ma anche a quella sovietica: “durante i lunghi decenni di occupazione sono accaduti fatti così terribili all’Ungheria e ai suoi cittadini che non sarebbero mai successe, se fossimo rimasti indipendenti”. In piazza continua la protesta, portata avanti dai parenti delle vittime delle deportazioni e con l’intervento di diversi intellettuali ungheresi. Alle obiezioni di carattere storico se ne aggiungono altre, sull’impiego delle risorse economiche: “date pane ai poveri, non la statua ai nazisti”. Così questa particolare installazione composta da un angelo che simboleggia l’Ungheria e un’aquila che lo aggredisce, è circondata dagli oggetti portati per ricordare le vite e le tragedie di chi ha perso la vita settant’anni fa, mentre in modo più incisivo l’ex sindaco di Budapest Demszky Gábor chiede la rimozione del monumento. 

La risposta del Governo (martedì 22 luglio)

La questione ha costretto il governo a intervenire a più riprese, non solo con il discorso del primo ministro pubblicato sul sito kormany.hu. A margine di una conferenza stampa, lunedì, János Lázár, il braccio destro di Orbán, si è detto al corrente di dispute e “fraintendimenti” intorno al monumento e ha spiegato che per rispetto dei sentimenti di dolore di quanti si sono opposti alla struttura il governo ha deciso di annullare la cerimonia di inaugurazione. “Abbiamo provato ad agire in modo corretto, onesto e coerente. Possono esserci stati errori nella coordinazione dell’opera che hanno gettato un’ombra sulle nostre decisioni”. Lo stesso Lázár ha specificato che non ci sarebbe stato un Olocausto se l’Ungheria non fosse stata occupata dai tedeschi, ma che questo non significa negare la responsabilità del governo magiaro di quel tempo. “I crimini commessi dalla Germania ai danni dell’Ungheria non ci sollevano dalla responsabilità da quelli che abbiamo commesso noi” ha detto il politico di Fidesz. 

Claudia Leporatti 

Per approfondire sul monumento e la protesta ad esso legata cliccare qui. 

Foto su gentile concessione di Luca di Scala 

Redazione Economia.hu 

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