L’AMBASCIATA ITALIANA AL SERVIZIO DEGLI ITALIANI AL SZIGET; L’INTERVISTA

Il Console Onorario Dott. Roberto Sarcià, in servizio agli ultimi 12 Sziget Festival, ci racconta dei retroscena dell’evento 

Che cosa é e come nasce Embassies 4 You (E4U)?

Il progetto è nato 12 anni fa su un’idea delle ambasciate olandese e belga, che avevano già dei rapporti con il Sziget festival. L’invito è stato poi esteso anche alle altre ambasciate, specialmente le europee. Quella italiana è stata tra le prime ad accettare l’invito, portando sull’isola i propri servizi di assistenza. La nostra è una posizione ufficiale come autorità riconosciuta; siamo nel Passport del Sziget!

Il progetto è stato battezzato E4U quando le ambasciate partecipanti erano solo 4 ambasciate; tutt’oggi però il nome piace, ed è rimasto.
Il numero delle ambasciate presenti al festival varia; ad esempio, l’ambasciata francese quest’anno si appoggia alla struttura E4U. Solitamente, siamo 7 – 8 ambasciate e consolati che partecipano ogni giorno
Siamo a conoscenza di quanti biglietti sono venduti nei vari paesi, e possiamo quindi prevedere la presenza nelle varie nazionalità sull’isola. Quella italiana è stata sempre molto importante; gli italiani amano questo festival!

Che tipo di assistenza offrite? 

Senz’altro le funzioni standard di consolato (es. smarrimento di documenti o interveniamo in caso di problemi con le autorità).

Come si struttura la sicurezza all’interno del Festival? 

Al Sziget c’è una security interna, in contatto online con la polizia ungherese, che rimane all’esterno.
Tuttavia le autorità ungheresi si avvalgono di un servizio in borghese per individuare problemi interni, tendenzialmente legati allo spaccio di droga. 

La security interna ha un contratto con il Sziget Festival e si occupa della sicurezza degli eventi e dei camping.

Nei casi in cui ad intervenire sono sia la security interna che la polizia ungherese, come ad esempio nel caso di arresto, veniamo avvisati immediatamente. Dopodiché, ci mandano al consolato in ambasciata le varie comunicazioni dell’accaduto.

Qual è la situazione che affrontate più di frequente?

Forniamo assistenza ai ragazzi in caso di problemi; nella maggior parte dei casi nel caso di smarrimento documenti. Ci occupiamo di prendere i dati e organizzare l’appuntamento al consolato.
Successivamente alla denuncia di smarrimento o furto alla polizia ungherese, che i ragazzi avviano in maniera autonoma, questi arrivano in consolato con due foto e la denuncia.
A quel punto, gli prepariamo un documento, l’ETD; si tratta di un documento one-way valido per l’Ungheria, che permette di tornare in Italia. L’ETD perde di validità all’arrivo in patria.

In Italia, alcune questure o carabinieri accettano la denuncia ungherese, altre no. In base a ciò, si procede con un’eventuale denuncia In Italia per poi a richiedere il documento nuovo presso gli uffici comunali.

I nostri servizi sono però vari, perciò invitiamo chiunque stia affrontando qualsiasi altro problema (risse, furti…) a rivolgersi all’ambasciata per sapere come comportarsi e ricevere supporto. 

Inoltre per molte famiglie italiane siamo un tramite; spesso chiamano genitori preoccupati che non riescono a parlare con i propri figli. Noi essendo all’interno, ci muoviamo immediatamente. I nostri contatti di emergenza sono facilmente trovabili online.

Personalmente, come sono i rapporti con il Festival?

Questa è l’edizione numero 12 per me. Prima di partecipare in qualità di istituzione, sono approdato sull’isola nel ‘94 su invito di amici ungheresi. Il festival di allora era molto diverso da quello di oggi; si trattava di una festa di musica e cultura ungherese, non a pagamento, con pochissimi stand. Forse c’era un po’ musica internazionale rivisitata. Al tempo era un modo per ritrovarsi e far festa tra giovani ungheresi, e poco assomiglia al festival di oggi.
Sono poi tornato nelle prime edizioni del 2000, quando era già a pagamento ed internazionale.

Qual è la vostra percezione della presenza italiana negli anni? 

Storicamente gli italiani rappresentano un numero importante. L’Olanda è sicuramente prima, a seguire l’Inghilterra. In base all’anno, contendiamo il terzo posto con la Francia. Il marketing del Sziget Italia è molto ben organizzato e vende molti biglietti. 

Qual è l’identikit del partecipante italiano?
È difficile; i ragazzi che vengono qui si trasformano. Il festival per molti rappresenta un’evasione dalla vita normale, in cui i ragazzi vivono una settimana atipica.
Si tratta di giovani che frequentano anche altre tipi di festival in giro per l’Europa, che amano la musica, il confronto con le altre culture; sono ragazzi aperti.
Al di là dei pochi casi particolari di spacciatori, oltretutto in diminuzione, i ragazzi sono molto tranquilli. Se posso fare un commento; i ragazzi italiani sono i più tranquilli del festival. 

E che posto ha il Covid in questo contesto?
Non si parla molto di Covid nell’isola. Da un lato lo spazio è grande, dall’altro la presenza è importante. Si cerca di fare attenzione. Ho visto molti ragazzi con mascherine, specialmente la sera quando si rileva una maggiore affluenza.

La pandemia non ha inciso sulla presenza; quest’anno vedremo dei numeri da record, come nel 2018.

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