É morto oggi a Trieste Giorgio Pressburger, figura ponte tra le culture di Italia e Ungheria. Aveva 80 anni.
Nato a Budapest nel 1937 da genitori ebrei, era sopravvissuto all’Olocausto. Nel 1956, tuttavia, a seguito della repressione sovietica della rivoluzione del popolo ungherese del 23 ottobre, è emigrato in Italia insieme ai fratelli. Difficile confinare la sua personalità e il suo lavoro entro un’etichetta. Scrittore? Giornalista? Regista? Professore? Traduttore? Studioso? Politico? Funzionario? Pressburger ha lavorato per grandi testate come il Corriere della Sera, per la televisione, scrivendo ed elaborando numerosi originali, è stato regista di radio, autore e traduttore (dall’ungherese e dal tedesco) di testi teatrali, regista di spettacoli – anche di opera e di operetta, ha diretto lungo e cortometraggi, insegnato in accademie e università. E ha vinto. Decine di premi per i suoi romanzi e per i suoi lavori teatrali, televisivi e radiofonici.
Nel 1986 scrisse insieme al fratello il suo primo romanzo e lo dedicò al distretto di Budapest dove crebbe, l’Ottavo, (il quartiere ebraico insieme a quel Settimo che così viene chiamato), “Storie dell’Ottavo Distretto” e nel 1998 vi fece ritorno, nell’VIII, come Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura. Ad aprile di quest’anno la città di Trieste, dove ha vissuto circa metà della sua vita, aveva celebrato i suoi “primi” 80 anni.
Così lo ricorda il Direttore dell’Accademia d’Ungheria a Roma István Puskás: “Un esempio da ammirare e da seguire di come si può vivere tra paesi, tra nazionalità, tra culture mantenendo sempre i valori del più profondo umanesimo europeo, ci ha insegnato come rimanere fedeli alle radici pur rimanendo aperti alle nuove idee, ispirazioni.”
Pressburger era un italiano dal cuore ungherese e un ungherese dal cuore donato all’Italia.
Paesi che oggi, insieme, lo piangono.
Claudia Leporatti
Redazione Economia.hu