Il governatore della Banca Nazionale d’Ungheria György Matolcsy, in un articolo pubblicato dal Financial Times, afferma che l’introduzione dell’euro sia stato un errore e che sia giunto il momento di cercare una via d’uscita dalla “trappola” dell’euro.
Matolcsy sostiene che sia un dogma dannoso che l’euro fosse il “naturale” passo verso l’unificazione dell’Europa occidentale perché non sussisteva quasi nessuna delle condizioni preliminari e che ad oggi, due decenni dopo il lancio dell’euro, manchino ancora i pilastri necessari per la creazione di una moneta globale di successo: un bilancio statale comune di almeno il 15-20% del prodotto interno lordo totale dell’area dell’euro, il ministero delle finanze comune e il relativo ministro.
Il governatore afferma che la valuta comune non sia stata necessaria per le storie di successo europee prima del 1999 e che la maggior parte degli Stati membri dell’Eurozona non ne abbia beneficiato in seguito. Durante la crisi finanziaria del 2008 e la crisi economica dell’eurozona del 2011-12, la maggior parte dei membri è stata gravemente colpita, avendo accumulato enormi debiti.
Aggiunge inoltre che l’economista ungherese Alexandre Lamfalussy avesse ragione sulla necessità di una moneta comune per rafforzare l’unità degli stati europei e in opposizione ai sovietici. Ma che la stessa raison d’être della valuta sia venuta a mancare proprio nel momento in cui è stata decisa nel 1992, dal momento che l’Unione Sovietica si é dissolta.
La conclusione del documento di Matolcsy, pubblicato sul quotidiano economico britannico, è che ai membri dell’area dell’euro dovrebbe essere data la possibilità di uscita per abbandonare la valuta nei prossimi decenni e quelli rimanenti dovrebbero costruire una valuta globale più sostenibile.
Fonti: Financial Times, Index.hu, Express.co.uk