Intervista a Sua Eccellenza il Console Onorario d’Ungheria per il Piemonte e la Valle d’Aosta, Renato Martorelli

Economia.hu è lieta di presentare l’intervista approfondita rilasciata da Sua Eccellenza Renato Martorelli, Console Onorario d’Ungheria per il Piemonte e la Valle d’Aosta

L’intervista offre un’analisi approfondita sullo stato attuale delle relazioni bilaterali e sulle molteplici opportunità che si presentano tra l’Italia e l’Ungheria. Un articolo imperdibile per chiunque sia interessato a comprendere il tessuto delle relazioni internazionali e le dinamiche economiche tra questi due Paesi.

Potrebbe fornirci una Sua breve presentazione? Da quanto tempo ricopre l’incarico di Console Ungherese in Italia? Quali sono i principali obiettivi e le sfide del Suo ruolo?

Mi chiamo Renato Martorelli e svolgo la professione di avvocato da oltre 40 anni. Nel 2001 sono stato nominato Console Onorario del Piemonte e della Valle d’Aosta, e da allora sono passati 23 anni durante i quali le cose sono cambiate significativamente. All’inizio del mio incarico, nel 2001, l’Ungheria non era ancora entrata nella Comunità Europea, e di conseguenza il ruolo del Consolato Onorario era notevolmente diverso.

In quel periodo, c’era una maggiore enfasi sull’assistenza ai cittadini ungheresi in ingresso e in uscita dal territorio italiano, poiché le procedure erano complicate dalle autorizzazioni e dai permessi di soggiorno.

Dopo il 2004 queste pratiche sono diventate obsolete e le nostre attività, relative al supporto delle persone nell’ambito burocratico relativo alla permanenza in Italia, si sono notevolmente ridotte. 

Desidero sottolineare che in tutti questi anni non ho mai incontrato alcun problema nell’assistenza alla comunità ungherese. Posso affermare con orgoglio che la comunità ungherese si è sempre dimostrata rispettosa delle leggi e del Paese in cui risiede. 

La nostra principale responsabilità come rappresentanza consolare locale è quella di fornire assistenza e supporto ai cittadini ungheresi che si trovano nel nostro territorio di competenza e che possono trovarsi in difficoltà per una vasta gamma di motivi. Questi possono variare da semplici “inconvenienti” con l’automobile al bisogno di ricovero ospedaliero, da questioni relative al rapporto con le autorità pubbliche a situazioni di furto, rapina o altri eventi spiacevoli.

Supportiamo, inoltre, i cittadini di qualsiasi nazionalità che si trovano in varie situazioni di difficoltà relative a un precedente soggiorno in Ungheria o inerenti alle parentele internazionali.

Il nostro ruolo principale, dal punto di vista della pratica consolare, è quello di fornire

assistenza nelle piccole traduzioni e nella comprensione dei vari documenti pervenuti dall’Ungheria, oltre al rilascio di copie di documenti e di firme autenticate. Forniamo spesso informazioni relative al rinnovo del passaporto e della carta d’identità, ai matrimoni, alle registrazioni di nascite e ad altre questioni relative all’anagrafe, alla parificazione degli studi. Inoltre, collaboriamo in casi di separazione, divorzio o affidamento dei figli, ma sempre limitandoci ad aiutare le persone nell’orientamento burocratico e nel far conoscere loro i propri diritti.

Le nostre competenze in materia di documentazione sono limitate e operiamo in coordinamento con il Consolato Generale.

Inoltre, svolgiamo un ruolo istituzionale nell’accogliere delegazioni e dignitari ungheresi in visita nel nostro territorio, organizzando incontri con le autorità locali e altre attività connesse.

Su questo fronte devo sottolineare che l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 ha determinato un rallentamento significativo delle visite. Negli ultimi anni abbiamo registrato un’attività ridotta da questo punto di vista, una sorta di effetto prolungato dovuto alla recente pandemia.

Dal punto di vista economico, l’emergenza sanitaria ha portato a un rallentamento anche nelle attività commerciali. Ho notato, ad esempio, una diminuzione degli scambi di visite commerciali che in passato si erano concentrate soprattutto nel distretto automobilistico di Torino. Tuttavia, l’Ungheria è diventata uno dei principali produttori di autoveicoli e molti grandi produttori, inclusi quelli cinesi, stanno scegliendo di stabilire le proprie strutture nel territorio ungherese.

L’Italia, d’altra parte, è uno dei maggiori produttori di componentistica per l’industria automobilistica, pertanto sarebbe logico aspettarsi scambi commerciali frequenti e proficui. Purtroppo, ciò non si verifica, causando una certa frustrazione. In particolare, nella zona di Torino, l’industria della componentistica auto sembra aver preferito orientarsi verso la Polonia. Non sono in grado di fornire motivazioni esatte per questa scelta, ma probabilmente è stata influenzata dalla decisione della FIAT di stabilire la propria base produttiva in Polonia.

C’è stato un certo ritardo da parte degli altri industriali piemontesi della zona nel cogliere questa opportunità. Mi dispiace molto, perché credo sinceramente che il Piemonte abbia perso un’occasione, così come anche l’Ungheria. Sarebbe stato estremamente vantaggioso riuscire a stabilire relazioni più solide e significative. 

Personalmente, auspico un maggiore coinvolgimento nel settore della ricerca come motore delle relazioni tra il Piemonte e l’Ungheria. Io e la dottoressa Udud, mia collaboratrice e assistente consolare, abbiamo cercato e stiamo cercando attivamente di promuovere la collaborazione tra le università, soprattutto perché il Politecnico di Torino è una delle eccellenze italiane nel campo dell’ingegneria automobilistica. Abbiamo lavorato per favorire la collaborazione con istituzioni ungheresi nel settore della ricerca.

Ritengo che l’ambiente della ricerca e dell’accademia possa rappresentare la prossima frontiera per lo sviluppo di relazioni bilaterali più solide. Questo potrebbe avere un impatto significativo sull’economia, poiché ogni iniziativa economica trova radici nella ricerca e nelle start-up comuni, che potrebbero fungere da motore per lo sviluppo futuro.

Grazie alla costante collaborazione della dottoressa Udud, ci impegniamo attivamente ogni anno, anche con il supporto del Ministero che riesce sempre a destinare qualche fondo per sostenerci. Cerchiamo di organizzare almeno due o tre eventi che possano promuovere la cultura ungherese, coinvolgendo scrittori, musicisti e cercando di allinearci con i programmi ministeriali che indicano le missioni del programma culturale da promuovere all’estero.

C’è sempre un grande interesse per queste iniziative, soprattutto perché la storia del Piemonte e dell’Italia, in particolare durante il Risorgimento negli anni intorno al 1848 e seguenti, ha visto una vicinanza notevole tra Italia e Ungheria, e più specificamente tra Piemonte e Ungheria, durante le guerre di indipendenza e i moti di indipendenza. Questo ci permette di contare su una certa affinità tra la cultura ungherese e quella piemontese.

Nonostante abbiamo ottenuto un discreto successo, credo che si possa sempre fare meglio. Tuttavia, il problema economico è reale, poiché gli eventi richiedono finanziamenti. Cerchiamo sempre di ottenere fondi pubblici o di fare del nostro meglio con le risorse a nostra disposizione, ma siamo limitati dalle possibilità economiche che accompagnano gli eventi.

Lei dunque riveste il ruolo di Console Onorario dal 2001, ma nel frattempo ha svolto anche diverse altre attività, tra cui quella di avvocato, docente universitario in Governance delle Banche, ha partecipato ad operazioni di acquisizione, ristrutturazione e riorganizzazione societaria. Inoltre, fa parte del Consiglio di Amministrazione di due società di gestione del risparmio. Come ha fatto a gestire tutte queste responsabilità in modo efficace e come queste esperienze abbiano influenzato il suo lavoro come Console Onorario.

Negli anni, è inevitabile crescere e cambiare anche professionalmente. La professione di avvocato ha subito un’evoluzione considerevole nel corso del tempo. Attualmente, faccio parte di uno studio legale internazionale e la mia attività si è specializzata notevolmente. Quando ho cominciato, quasi 42 anni fa, l’avvocato era principalmente un professionista generalista, incaricato di una vasta gamma di compiti, dalla difesa in tribunale alla gestione dei contratti di acquisto immobiliare o dei casi di separazione coniugale.

Successivamente, la professione ha subito ulteriori cambiamenti e io mi sono specializzato principalmente nelle operazioni straordinarie nel settore corporate. In seguito, ho trasferito il mio focus verso il settore bancario e finanziario. Attualmente, mi occupo specificamente di regulatory banking and finance e guido il gruppo di regolamentatori del nostro studio legale, che si concentra principalmente sull’assistenza a banche e istituzioni finanziarie. È comune essere coinvolti nei consigli di amministrazione, poiché i clienti richiedono una presenza professionale qualificata in questi organi decisionali.

Spesso, l’attività professionale è accompagnata dall’attività accademica, poiché quest’ultima può essere utile per ottenere accreditamenti necessari, incluso il coinvolgimento in consigli di amministrazione, oltre che per raggiunti limiti di età. Attualmente, faccio parte solo del consiglio di amministrazione di Carlyle, un importante fondo di investimento nordamericano, e ho ridotto le mie presenze principalmente a causa dell’avanzare dell’età.

Certamente, tutta questa attività professionale nell’ambito consolare risulta estremamente vantaggiosa. Essa contribuisce significativamente a costruire relazioni, elemento imprescindibile nel mondo professionale. Con “relazioni” intendo la capacità di stabilire contatti con persone che possono essere utili, necessarie per un progetto, un’idea o uno sviluppo, oppure possono essere utili per mettersi in contatto con altre persone. Con il tempo, ci si trova spesso a diventare un punto di riferimento, un nodo relazionale che mette a disposizione la propria rete per raggiungere obiettivi condivisi. Questo approccio è particolarmente prezioso anche nel contesto consolare, dove le relazioni giocano un ruolo cruciale nel garantire il successo delle iniziative e delle attività diplomatiche.

Durante la grande crisi bancaria, abbiamo assistito alla presenza italiana nel sistema bancario ungherese. Questo aspetto rappresenta sicuramente un punto di attenzione rilevante nelle relazioni tra i due paesi, poiché dal punto di vista bancario e finanziario, l’Ungheria ha bisogno di rapporti solidi con i sistemi bancari dei paesi più grandi. Questa necessità è amplificata dai requisiti patrimoniali sempre più stringenti imposti dalle normative, soprattutto in vista di un possibile ingresso dell’Ungheria nell’area Euro.

Personalmente, ritengo che questa sia la prossima grande sfida per l’economia ungherese. Nonostante le opinioni divergenti, credo fermamente che l’adozione dell’Euro possa rappresentare un’opportunità significativa per l’Ungheria. L’Euro ha già dimostrato il suo potenziale come catalizzatore di crescita economica e stabilità finanziaria in Europa, e spero sinceramente che l’Ungheria possa considerare seriamente l’adesione al sistema Euro come un passo avanti verso una maggiore crescita e stabilità nel lungo termine.

Ad esempio, l’adozione dell’Euro porterebbe alla scomparsa del fenomeno inflazionistico che ha colpito l’economia ungherese negli ultimi anni, e che ha avuto un impatto anche sulla popolazione. Inoltre, va considerato quanto faciliterebbe gli scambi commerciali. Spesso, il problema non è tanto la presenza di valute diverse che richiedono un cambio valuta, bensì la mancanza di stabilità tra di esse. Quando si incontrano imprenditori ungheresi e italiani per valutare opportunità di scambio, il rischio valutario rappresenta una delle principali preoccupazioni. Se una delle due valute non ha una stabilità paragonabile all’altra, il rischio valutario diventa un elemento difficile da valutare nei calcoli delle operazioni commerciali. Ad esempio, se lavoro con margini di profitto intorno al 10% e il rischio valutario si avvicina a questo margine, potrei decidere di non procedere con l’operazione a causa dell’elevato rischio valutario. La stabilità dell’Euro risolverebbe questo problema, rendendo le transazioni commerciali più sicure e prevedibili per entrambe le parti coinvolte.

Potrebbe fornire alcuni esempi di situazioni o contesti in cui un Console non può intervenire?

Cedo la parola alla dottoressa Udud, che si occupa di tutte le pratiche consolari e che spesso si trova in situazioni di frustrazione perché non può fornire tutta l’assistenza che vorrebbe a causa dei limiti imposti dalla delega conferitaci dalle autorità superiori competenti.

L’argomento è abbastanza complesso. È importante sottolineare che abbiamo dei margini piuttosto stretti per quanto riguarda l’ufficialità delle pratiche che possiamo svolgere. Questo aspetto ha sia lati positivi che negativi. Come accennato dal Console, collaboriamo strettamente con le autorità ungheresi, in particolare con i colleghi del Consolato Generale di Milano, ad esempio, per le attività che vanno al di là delle nostre competenze, come le varie pratiche anagrafiche, la cittadinanza deve rivolgersi allo sportello di Milano, anche perché è stato introdotto il sistema biometrico per il rilascio dei documenti d’identità che richiede una strumentazione specifica. 

Noi possiamo effettuare soltanto autenticazioni di firme, di copie di documenti e redigere dichiarazioni di stato in vita. Spesso il corrispondente dell’INPS invia moduli da compilare alle cittadine ungheresi (principalmente donne). Noi abbiamo il diritto di rilasciare una dichiarazione che attesti il loro stato e quindi la possibilità di far percepire la pensione.

Inoltre, c’è un’altra questione interessante: l’IPMA, ossia il cambio di nome delle donne dopo il matrimonio. Questo concetto è spesso poco noto in Italia, il che può portare a situazioni insolite.

Per quanto riguarda la legalizzazione delle traduzioni, noi possiamo offrire solo una

valutazione preliminare e, a volte, incoraggiamo le persone a tradurre i documenti autonomamente (ovviamente se conoscono la lingua sufficientemente) e poi a rivolgersi al Consolato Generale di Milano per l’autenticazione ufficiale, l’unico competente sul nostro territorio. Se il richiedente non ha le necessarie conoscenze oppure la traduzione non è precisa, in alternativa al consolato possiamo indirizzare le persone ai nostri traduttori di fiducia (per le traduzioni asseverate) oppure alle agenzie certificate di traduzioni autentiche.

Tuttavia, a volte incontriamo delle rigidità di alcuni uffici italiani a fronte di traduzioni provenienti dalle agenzie certificate ungheresi. 

Per ogni questione, che va oltre alle nostre competenze e possibilità pratiche, collaboriamo costantemente con i consoli della sede generale che svolgono le attività pratiche per coordinare e organizzare le azioni in modo più efficace ed efficiente. In questo modo possiamo soddisfare tutte le richieste relative alla nostra comunità ungherese, così come ai cittadini stranieri di paesi terzi che hanno avuto problematiche legate all’Ungheria.

In che modo il Consolato contribuisce a promuovere il turismo tra i due paesi e a garantire un’esperienza positiva per i visitatori ungheresi in Italia?

Il turismo non considera ancora il Piemonte come una delle sue mete più comuni. Questo è dovuto al fatto che il turismo nella regione è principalmente di alta gamma. Si tratta principalmente di turismo enogastronomico di altissimo livello, il quale può essere costoso, o legato alle stazioni sciistiche delle Alpi. Tutto ciò ha subito un rallentamento anche a causa delle politiche governative.

Certamente, ci sono arrivi di turisti ungheresi, ad esempio per il turismo sciistico, ma sono principalmente organizzazioni di breve durata che non richiedono particolare assistenza, in quanto arrivano e ripartono rapidamente. Al contrario, i turisti ungheresi che si dedicano al turismo enogastronomico o culturale sono di alta fascia e tendenzialmente non necessitano di assistenza.

Certamente, il Piemonte vanta la presenza di università di grande rilevanza, sia nel campo umanistico che scientifico. Sicuramente saprete del centro di eccellenza all’interno del Politecnico di Torino, rinomato a livello mondiale soprattutto per quanto riguarda la nautica. Potrebbe essere un’ottima base per promuovere lo scambio culturale universitario. Abbiamo già avviato con successo concrete iniziative in questo ambito. 

Inoltre, la città vanta una meravigliosa architettura barocca e liberty, che potrebbe essere di grande interesse per gruppi di architetti o studenti interessati all’architettura. Potremmo coinvolgere anche gli albi professionali per promuovere queste iniziative. Non possiamo trascurare l’aspetto religioso, con le bellezze ecclesiastiche della città, tra cui la celebre Sindone di Torino, che suscita ancora oggi un grande interesse e ha persino un museo dedicato.

Oggi, tuttavia, ritengo che l’assistenza consolare nell’ambito turistico sia più orientata verso un turismo di massa, orientato verso mete popolari a livello nazionale, quindi il nostro apporto al bilateralismo turistico italo-ungherese è piuttosto limitato.

Abbiamo fatto del nostro meglio per promuovere l’Ungheria come meta turistica per i piemontesi, focalizzandoci principalmente sulle attrattive di Budapest, una capitale europea ricca di bellezze e cultura. Offriamo assistenza personalizzata a coloro che ci chiedono consigli di viaggio, cercando di mettere in luce le bellezze termali e le varie opportunità turistiche, come il turismo dei cacciatori, che, sebbene possa sembrare banale, è comunque rilevante. In Italia, molti cacciatori organizzano tour di caccia in Ungheria. Inoltre, considerando la presenza del Danubio a Budapest e del fiume Po a Torino, entrambe le città offrono numerose opportunità nel settore sportivo, soprattutto negli sport acquatici, in cui l’Ungheria eccelle.

Infine, devo ammettere che sarei molto felice se l’Ufficio Nazionale del Turismo avesse la possibilità di dedicare maggiore attenzione alla promozione del bilateralismo tra la

nostra regione e l’Ungheria. È davvero un grande peccato non usufruire delle molteplici opportunità esistenti nella nostra circoscrizione. 

Il Consolato offre supporto per i cittadini ungheresi nella creazione di imprese o relazioni professionali in Italia? Quali opportunità commerciali esistono per le imprese ungheresi in Italia, e quali iniziative il Consolato promuove per favorire gli investimenti e lo scambio commerciale?

Purtroppo, il nostro track record su questo fronte è decisamente insufficiente, poiché i rapporti bilaterali sono stati estremamente sporadici e limitati principalmente a grandi aziende. Le grandi corporation, però, non hanno bisogno del supporto consolare, in quanto gestiscono direttamente le proprie relazioni e non hanno particolari necessità. Tuttavia, abbiamo sempre offerto assistenza a imprenditori ungheresi interessati ad avviare attività in Italia. Un esempio recente riguarda una coppia di gioiellieri che desiderava aprire un laboratorio di gioielleria nella zona di Torino. Li abbiamo supportati e indirizzati al distretto di Valenza. 

Personalmente, grazie alla mia posizione di avvocato partner in uno studio multidisciplinare, posso fornire indicazioni precise e instaurare relazioni. Tuttavia, sono state poche le imprese ungheresi che hanno manifestato interesse nella nostra area. Principalmente, si sono limitate a esplorare le possibilità di mercato per la vendita di prodotti vinicoli, agricoli o artigianali, ma non abbiamo mai assistito imprenditori ungheresi interessati a investire in questa parte d’Italia.

Tra l’altro, c’è il servizio commerciale, la sezione commerciale del Consolato Generale dell’Ambasciata, che svolge già funzioni di coordinamento. Devo dire che il coordinamento potrebbe essere migliore. A volte la sezione commerciale dell’ambasciata promuove incontri con associazioni imprenditoriali o con gli ordini professionali, e io vengo a saperlo perché sono un avvocato di Torino, non perché sono il console dell’Ungheria. Questo mi indispettisce un po’, francamente, perché credo che il coordinamento dovrebbe essere diverso.

D’altra parte, se la sezione commerciale organizza un evento, ad esempio all’ordine dei commercialisti, per promuovere il sistema industriale ungherese presso i clienti dei commercialisti italiani torinesi, io non ne sono informato né dall’ambasciata né dalla sezione commerciale, ma lo vengo a sapere direttamente dall’ordine dei commercialisti che mi contatta chiedendomi del mio mancato coinvolgimento. Se noi, come consolati onorari, fossimo coinvolti, potremmo contribuire anche solo come supporto pubblicitario per questi eventi e incontri, ma molto spesso veniamo bypassati dagli uffici nazionali. 

Quali sono le principali iniziative o programmi che il vostro ufficio consolare sta attualmente promuovendo per rafforzare i legami tra i due paesi? Organizzate eventi sia business che culturali e promuovete iniziative educative?

Al fine di poter promuovere la cultura ungherese facciamo un breve cenno, senza pretese di poter essere esaurienti, ad alcuni eventi importanti già realizzati in passato. Abbiamo, ad esempio, organizzato un viaggio didattico e scambio culturale, con la partecipazione dell’AIKEM di Torino, per promuovere la musicopedagogia di Kodàly e siamo riusciti ad ottenere l’utilizzo della prestigiosa Aula Magna dell’Università degli Studi per questo speciale evento. Grazie ad un finanziamento del Dipartimento della Cultura e della Diplomazia del Ministero competente e di alcuni generosi sostenitori privati, che supportano i nostri progetti ogni anno, abbiamo portato qui addirittura un’intera classe proveniente da una piccola città provinciale ungherese. È stato un momento meraviglioso sia dal punto di vista culturale ed educativo, sia da quello umano.

Restando nell’ambito musicale, che si presta magnificamente agli eventi internazionali (senza avere problemi linguistici) quest’anno continuiamo la promozione del metodo di insegnamento. 

In primavera desideriamo realizzare un fine settimana dedicato ai grandi maestri della musica ungherese e a Béla Bartók, padre della moderna didattica pianistica. L’evento si svolgerà con la conduzione di un pianista docente del Conservatorio di Musica Giuseppe Verdi di Torino, in collaborazione degli allievi selezionati del conservatorio e di alcune scuole private di musica del territorio. In una seconda giornata sarà offerto un assaggio storico e musicale dell’opera di Bartók, dai tempi rivoluzionari del 1848 alla fine della sua carriera. Verranno eseguiti inoltre i “Ritratti storici ungheresi” di Ferenc Liszt, estratti dalla “Sinfonia di Kossuth” e dalle “Danze popolari rumene” di Bartók, nonché una suite “All’aria aperta”.

Per l’autunno, invece, stiamo progettando una serata letteraria per presentare delle opere rilevanti di alcuni scrittori ungheresi del Novecento e di alcuni esponenti contemporanei, con la conduzione di un esperto di letteratura. Tra gli esponenti più importanti saranno citati: Polcz Alaine, Szabó Magda, Száraz Miklós György, Szántó T. Gábor, Oravecz Imre. L’evento sarà ulteriormente arricchito dalla partecipazione di un’attrice teatrale per la recitazione dei più bei testi selezionati e dalla “cornice” musicale offerta da un pianista.

In passato abbiamo promosso anche vari gemellaggi e ci piacerebbe poter continuare ma, purtroppo, recentemente non è stato facile ottenere finanziamenti per i progetti.

Per quanto riguarda il tema degli scambi tra i due paesi, cerchiamo sempre di offrire opportunità anche per le realtà al di fuori di Budapest ma, ovviamente, per la parte logistica siamo un po’ limitati, anche se ci piace l’idea di coinvolgere le zone provinciali. 

Sarebbe bello poter organizzare molti altri eventi simili e promuovere ulteriori scambi culturali, scientifici e sportivi. C’è ancora molto lavoro da fare in questo ambito e sarebbe estremamente vantaggioso investire in queste iniziative.

Se sei interessato ad approfondire le relazioni diplomatiche tra Italia e Ungheria, non perderti l’intervista esclusiva con l’ambasciatore d’Italia in Ungheria, Manuel Jacoangeli.

Martina Guddo e Zsuzsanna Gavora, Editor di Economia.hu

Fonte foto: Consolato Onorario d’Ungheria per il Piemonte e la Valle d’Aosta

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