Negli ultimi mesi, l’economia ungherese ha mostrato una varietà di sviluppi importanti, con impatti significativi in settori chiave come il turismo, l’energia e il trasporto pubblico.
1. Sostegno al Turismo Un tema cruciale riguarda il sostegno governativo al settore turistico. Il governo ha annunciato nuove misure per incentivare l’industria del turismo, con un’attenzione particolare all’aeroporto di Budapest e alle regioni turistiche come il lago Balaton. Queste iniziative mirano a rafforzare la capacità turistica del paese e a migliorare l’accessibilità per i visitatori internazionali, con un focus anche sulle strutture aeroportuali.
2. Aumento dei Prezzi dei Carburanti Il settore dei trasporti ha subito un impatto notevole con l’aumento dei prezzi dei carburanti, specialmente per la benzina e il diesel. Questo incremento ha portato a un aumento dei costi di trasporto sia per i cittadini che per le imprese, generando preoccupazioni sull’effetto domino che questi rialzi potrebbero avere su altri settori economici.
3. Rallentamento della Produzione Industriale Secondo i dati recenti dell’Ufficio Centrale di Statistica (KSH), la produzione industriale ungherese ha subito un rallentamento. Il calo è stato particolarmente avvertito nell’industria manifatturiera, con una diminuzione nella produzione di beni destinati all’esportazione. Questo rallentamento rappresenta un ostacolo per la crescita economica del paese.
4. Espansione del Settore del Caffè e delle Bevande Un altro sviluppo degno di nota riguarda il mercato delle bevande in Ungheria, con Coca-Cola che ha introdotto una nuova linea di prodotti a base di caffè per far fronte alla crescente domanda di prodotti premium. Questo cambio strategico riflette l’evoluzione delle preferenze dei consumatori verso prodotti di alta qualità, nonostante l’inflazione e l’aumento dei prezzi energetici.
5. Transizione verso i Trasporti Sostenibili La città di Budapest ha annunciato un piano ambizioso per implementare autobus elettrici entro il 2026. Il sindaco Gergely Karácsony ha evidenziato che questa mossa fa parte di una strategia più ampia per ridurre l’inquinamento e migliorare la qualità della vita nella capitale ungherese, sostenendo allo stesso tempo l’economia verde.
6. Importanza dello Sport per l’Immagine Internazionale L’Ungheria sta sfruttando lo sport come uno strumento di prestigio internazionale, con eventi di portata internazionale che rafforzano la sua immagine nel blocco dell’Europa centrale e orientale. Il paese continua a investire in eventi sportivi per promuovere il turismo e migliorare le relazioni diplomatiche nella regione.
7. Instabilità della Valuta Infine, il mercato valutario ungherese ha attraversato un periodo di forte instabilità, con il forint che ha mostrato segni di indebolimento rispetto all’euro e al dollaro. Questa fluttuazione della valuta potrebbe avere effetti significativi sulle importazioni e sulle riserve valutarie del paese, contribuendo a un aumento dell’inflazione.
In sintesi, l’economia ungherese sta affrontando una serie di sfide legate ai prezzi dell’energia e alla produzione industriale, ma al contempo si aprono nuove opportunità attraverso l’espansione del turismo e l’adozione di tecnologie sostenibili nei trasporti.
In conclusione, l’Ungheria si trova a gestire un mix di innovazione e incertezza economica. Da un lato, l’energia solare e l’automotive elettrico rappresentano il futuro della sostenibilità, dall’altro, la volatilità del forint e le preoccupazioni politiche globali influenzano il contesto economico. Tuttavia, con il continuo supporto alle PMI e una strategia di indipendenza economica, il paese sembra determinato a navigare queste acque complesse e puntare sulla crescita sostenibile.
L’economia ungherese sta affrontando numerose sfide e opportunità, con dinamiche che toccano vari settori chiave. Il settore del commercio al dettaglio, per esempio, sta vivendo un’ondata di chiusure dovuta alle pressioni dell’inflazione, anche se i primi segnali di rallentamento dell’aumento dei prezzi offrono un cauto ottimismo.
Nel contempo, il presidente della Banca Nazionale Ungherese, Matolcsy György, ha presentato il suo nuovo libro, nel quale affronta le sfide economiche dell’Ungheria e propone strategie per migliorare la stabilità finanziaria del paese. In particolare, Matolcsy si concentra sulle riforme necessarie per rafforzare il sistema bancario e migliorare l’economia nazionale.
In un altro settore cruciale, HungaroControl ha firmato un accordo di cooperazione con l’aeroporto di Budapest per migliorare la gestione del traffico aereo. Questa collaborazione mira a ottimizzare le operazioni aeroportuali, facilitando i viaggi e migliorando l’efficienza logistica del principale hub aereo del paese.
Infine, il governo ha riaffermato il proprio impegno a supportare le piccole e medie imprese (PMI) attraverso l’accesso ai fondi dell’Unione Europea. Questi fondi rappresentano una risorsa fondamentale per incentivare la crescita del settore imprenditoriale, considerato uno dei pilastri dell’economia ungherese. Il sostegno alle PMI, infatti, non solo promuove l’innovazione, ma contribuisce anche alla creazione di nuovi posti di lavoro, stimolando la crescita economica a livello locale e nazionale.
In ottobre, l’economia ungherese ha registrato importanti sviluppi in diversi settori chiave. Uno degli interventi principali è il sostegno del governo a Dunaferr, uno dei più grandi complessi siderurgici del paese, che attraversa una difficile fase economica. Questo intervento mira a salvaguardare migliaia di posti di lavoro e a proteggere l’economia della regione.
Anche il settore bancario sta assistendo a una significativa trasformazione, con la fusione e il consolidamento di banche come Cofidis e Cetelem. Questi istituti finanziari stanno rafforzando la loro presenza sul mercato dei prestiti personali e dei finanziamenti al consumo, aumentando la concorrenza e offrendo nuove opportunità per i clienti ungheresi. In un contesto economico globale segnato dall’incertezza, il mercato ungherese si dimostra dinamico e reattivo, grazie a queste operazioni.
Sul fronte internazionale, l’inflazione e la recessione in Germania stanno creando una certa preoccupazione per l’economia ungherese, strettamente legata a quella tedesca. Tuttavia, il Ministero delle Finanze ungherese ha annunciato un nuovo bilancio per il 2024, con l’obiettivo di mantenere la crescita economica del paese e ridurre il deficit pubblico, bilanciando le esigenze fiscali con le pressioni economiche esterne.
In conclusione, il mese di ottobre ha portato sia opportunità che sfide per l’economia ungherese. Con il sostegno del governo alle grandi industrie in difficoltà, l’espansione del settore bancario e degli investimenti industriali, e le preoccupazioni crescenti per l’ambiente, l’Ungheria si trova a navigare in un contesto economico globale complesso, cercando di trovare un equilibrio tra crescita sostenibile e stabilità economica a lungo termine.
Il settore pensionistico è oggetto di importanti riforme, necessarie per mantenere la sostenibilità a lungo termine del sistema. Queste modifiche sono state progettate in linea con i requisiti dell’Unione Europea, garantendo un accesso equo alle risorse per le generazioni future. Anche il settore privato ha mostrato segni di crescita, con la società Opus che ha registrato profitti record per il 2024, un risultato positivo che riflette la capacità delle aziende ungheresi di navigare in un contesto economico globale incerto.
Tuttavia, il quadro finanziario rimane incerto a causa delle forti fluttuazioni del forint nei confronti dell’euro e del dollaro. Queste oscillazioni creano instabilità nei mercati valutari, influenzando il commercio e gli scambi finanziari. Il governo continua a monitorare da vicino la situazione, cercando di stabilizzare la valuta e mitigare i rischi associati alle fluttuazioni.
Nel complesso, il mese di settembre ha visto l’Ungheria muoversi verso un’espansione economica, con innovazioni in settori chiave come energia, turismo e finanza. Le riforme pensionistiche e i progressi del settore privato rafforzano la posizione del paese nell’Unione Europea e nei mercati globali.
Il 27 settembre 2024, la testata Relazioni Internazionali di Tribuna Politica ed Economica ha pubblicato un reportage economico dedicato all’Ungheria, offrendo una panoramica dettagliata delle opportunità di investimento per le imprese italiane. Tra i protagonisti di questo scenario economico spicca Confindustria Ungheria, che, come evidenziato nell’intervista con Alessandro Farina, Managing Director di ITL Group e Vice Presidente di Confindustria Ungheria, si impegna a sostenere le imprese italiane nel comprendere il mercato locale e a facilitare la loro integrazione nell’economia ungherese.
L’importanza di Confindustria Ungheria nel supporto alle imprese italiane
Nel corso dell’intervista, Farina ha evidenziato come Confindustria Ungheria svolga un ruolo cruciale nel facilitare l’accesso delle imprese italiane alle opportunità offerte dal mercato ungherese. Questo è particolarmente importante in un contesto economico dinamico come quello ungherese, caratterizzato da un forte afflusso di investimenti diretti esteri, una tassazione ridotta e un’infrastruttura in espansione, che rendono il Paese una base strategica per operazioni commerciali e industriali.
Tra i principali servizi offerti da Confindustria Ungheria vi è l’assistenza nella ricerca di partner locali, oltre a consulenze su come navigare il complesso ambiente economico e legislativo del Paese. Confindustria facilita anche la partecipazione a eventi di networking e seminari informativi, offrendo alle imprese italiane una piattaforma per integrarsi meglio nel tessuto economico locale e sfruttare al massimo le opportunità di collaborazione con aziende ungheresi.
Opportunità per le imprese italiane in Ungheria
Come sottolineato da Alessandro Farina, l’Ungheria rappresenta una porta d’accesso strategica per i mercati dell’Europa orientale e della Cina, grazie alla sua posizione geografica e ai legami economici consolidati con questi Paesi. Il Paese, infatti, ha rafforzato notevolmente i propri rapporti con la Cina attraverso l’iniziativa Belt and Road, che favorisce la partecipazione di imprese italiane in progetti infrastrutturali e di logistica, facilitando l’accesso a mercati limitrofi come la Serbia e altri Paesi dei Balcani.
Confindustria Ungheria ha inoltre posto un focus specifico sul settore della transizione verde, un’area di grande interesse per le imprese italiane che desiderano investire in tecnologie sostenibili e rinnovabili. Farina ha evidenziato come l’Ungheria stia adottando pratiche ecologiche che creano un contesto favorevole per l’innovazione e gli investimenti, grazie anche a sovvenzioni e incentivi fiscali dedicati alle aziende impegnate nello sviluppo di tecnologie verdi.
Sfide e prospettive future
Nonostante le grandi opportunità, Farina ha anche riconosciuto alcune delle sfide che le imprese italiane devono affrontare, come l’aumento dei costi energetici e l’incertezza derivante dal congelamento dei fondi europei. Tuttavia, ha sottolineato come l’economia ungherese rimanga resiliente, con prospettive di crescita incoraggianti per il 2024.
In conclusione, l’intervento di Alessandro Farina nel reportage sottolinea l’importanza di Confindustria Ungheria come partner strategico per le imprese italiane che intendono espandere le proprie attività in Ungheria. Grazie a una combinazione di servizi di consulenza, opportunità di networking e una forte attenzione ai settori in crescita come la transizione verde, Confindustria si conferma in prima linea nel facilitare l’integrazione e il successo delle imprese italiane nel mercato ungherese.
Ambasciata d’Italia a Budapest: Rapporti economici Italia-Ungheria in costante aumento
Il reportage sottolinea il ruolo fondamentale svolto dall’Ambasciata d’Italia a Budapest nel rafforzare i rapporti economici tra Italia e Ungheria, con un focus sugli scambi commerciali in costante crescita. L’Italia è attualmente l’11° Paese investitore in Ungheria, con uno stock di investimenti che supera i tre miliardi di euro e un impatto significativo nei settori chiave come assicurativo-bancario, industriale e agroalimentare.
L’Ungheria, grazie alla sua posizione strategica e alla sua economia dinamica, rappresenta una base logistica di grande rilevanza per le imprese italiane che vogliono espandersi nei mercati dell’Europa centrale e orientale. La vicinanza geografica e le buone infrastrutture favoriscono lo scambio di merci e servizi tra i due Paesi.
L’Ambasciata d’Italia a Budapest, in collaborazione con altri enti italiani come l’Ufficio Ice e la Camera di Commercio Italiana in Ungheria, svolge un ruolo di mediatore nelle relazioni bilaterali, facilitando incontri tra imprenditori e promuovendo iniziative che rafforzano la cooperazione economica.
I rapporti economici tra Italia e Ungheria, che hanno radici profonde, continuano quindi a rafforzarsi, offrendo prospettive di crescita in settori strategici.
Intervista a Giovanna Chiappini Carpena: Ufficio Ice di Budapest e le opportunità di investimento
Giovanna Chiappini Carpena, Direttrice dell’Ufficio Ice di Budapest, ha fornito una panoramica esaustiva del ruolo strategico dell’Ungheria come ponte commerciale tra Italia e Europa centrale e orientale. Nella sua intervista, la Chiappini ha sottolineato che l’Italia occupa l’11° posto tra i Paesi investitori in Ungheria, con investimenti che superano i tre miliardi di euro. I principali settori di interesse per le aziende italiane includono l’industriale, l’agroalimentare e quello assicurativo-bancario, con oltre 2.896 imprese italiane presenti nel Paese, che impiegano più di 24.500 persone.
L’Ufficio Ice di Budapest, sotto la guida della Chiappini, svolge un ruolo cruciale nella promozione del Made in Italy e nello sviluppo delle relazioni commerciali tra Italia e Ungheria. Ice facilita la partecipazione delle imprese italiane alle principali fiere locali e internazionali, oltre a organizzare seminari e workshop volti a rafforzare la presenza italiana in settori chiave come la moda, il design, l’agroalimentare e la manifattura. La Chiappini ha inoltre messo in evidenza come l’Ungheria rappresenti un mercato attraente per le imprese italiane grazie a incentivi fiscali e a un ambiente favorevole agli investimenti, soprattutto in ambiti come la transizione verde e la digitalizzazione.
Intervento di Gedeon Richter: Innovazione e transizione verde nel settore farmaceutico
Il Presidente del gruppo farmaceutico Gedeon Richter ha fornito una visione specifica delle sfide e delle opportunità legate all’industria farmaceutica ungherese, con un focus sulla transizione verde e sulle tecnologie innovative. Gedeon Richter è un attore chiave nel mercato farmaceutico ungherese, con una forte tradizione in ambito chimico e biologico. Nella sua intervista, ha sottolineato l’importanza della sostenibilità e dell’innovazione tecnologica nel garantire il futuro dell’industria.
Richter ha evidenziato come l’Ungheria stia adottando pratiche ecologiche per promuovere un’economia a zero emissioni entro il 2050, creando un contesto favorevole per le imprese farmaceutiche italiane interessate a investire in tecnologie sostenibili e rinnovabili. Il gruppo Gedeon Richter è attivamente impegnato nel sostenere la salute delle donne e nell’innovazione in ambito terapeutico, collaborando strettamente con i medici e investendo oltre il 10% del fatturato globale in ricerca e sviluppo. Questo approccio offre opportunità anche per le aziende italiane nel settore farmaceutico, che possono trovare in Ungheria un partner affidabile per lo sviluppo di soluzioni innovative.
Editoriale di Mihály Erdős: Educazione, digitalizzazione e flessibilità nella strategia di Generali Ungheria
Mihály Erdős, Presidente e Amministratore Delegato di Generali Ungheria, ha fornito un contributo significativo al reportage con un editoriale incentrato sulle strategie adottate dal gruppo assicurativo per affrontare le sfide del mercato ungherese. Erdős ha evidenziato come l’elevata inflazione, la svalutazione del fiorino e l’incertezza geopolitica abbiano avuto un impatto negativo sulle aspettative degli ungheresi e sulla loro propensione a stipulare polizze assicurative.
Nonostante questo scenario complesso, Generali ha mantenuto la sua stabilità, grazie a una strategia che combina educazione, digitalizzazione e flessibilità. Erdős ha posto l’accento sull’importanza della digitalizzazione per modernizzare l’intera catena assicurativa, aumentando l’efficienza e migliorando l’esperienza del cliente. Ha sottolineato come la digitalizzazione sia ormai un investimento essenziale per la competitività del settore, soprattutto alla luce delle nuove aspettative dei consumatori e delle esigenze delle generazioni più giovani.
Il gruppo Generali sta lavorando attivamente per affrontare la sottoassicurazione nel Paese, con campagne di sensibilizzazione mirate a far comprendere l’importanza della protezione dei beni. Nel 2024, il governo ungherese ha lanciato un’iniziativa per aumentare il numero di abitazioni assicurate, e Generali ha colto l’opportunità per aggiornare le polizze esistenti e sottoscriverne di nuove. Erdős ha concluso l’editoriale con una nota di ottimismo, affermando che la resilienza dimostrata dal gruppo negli ultimi anni sarà cruciale per affrontare le sfide future.
Intervista con Bernardino Puscedddu: Camera di Commercio Italiana in Ungheria e il valore del Made in Italy
Bernardino Puscedddu, Presidente della Camera di Commercio Italiana in Ungheria (CCIU), ha approfondito il ruolo della Camera come facilitatore delle relazioni commerciali tra Italia e Ungheria. Puscedddu ha sottolineato come l’Italia goda di una forte immagine nel Paese magiaro, grazie a una lunga storia di relazioni culturali, turistiche ed economiche. I settori del design, della moda, del cibo e del vino rappresentano i principali punti di forza del Made in Italy in Ungheria, con numerose aziende italiane che hanno scelto il Paese come base per espandersi verso altri mercati dell’Europa centrale e orientale.
La CCIU svolge un ruolo cruciale nell’organizzazione di eventi di networking, fiere commerciali e conferenze che favoriscono l’interazione tra imprese italiane e ungheresi. Puscedddu ha spiegato che la Camera supporta le imprese italiane non solo attraverso la promozione delle loro eccellenze, ma anche facilitando la ricerca di partner locali e fornendo assistenza nella comprensione delle normative ungheresi. Questo è particolarmente importante in un contesto di trasformazione economica, con l’Ungheria che mira a diventare un hub per la green economy e l’innovazione tecnologica.
Il contributo di Puscedddu ha messo in evidenza anche l’importanza di combinare le competenze italiane nel settore agroalimentare con le risorse locali, creando joint venture per la produzione di specialità gastronomiche. Grazie alla collaborazione tra aziende italiane e ungheresi, il Made in Italy continua a crescere, rafforzando la percezione positiva dell’Italia in Ungheria.
Conclusioni
Il reportage di Relazioni Internazionali di Tribuna Politica ed Economica offre una visione ampia e articolata delle opportunità di investimento in Ungheria per le imprese italiane. Attraverso le interviste all’Ambasciata d’Italia a Budapest, Alessandro Farina, Giovanna Chiappini Carpena, Gedeon Richter, Mihály Erdős e Bernardino Puscedddu, emergono chiaramente le potenzialità dei settori strategici dell’economia ungherese, dall’industria farmaceutica e assicurativa, all’agroalimentare e alla green economy. Grazie al supporto delle istituzioni come l’Ambasciata d’Italia, Ice – Italian Trade Agency, e le organizzazioni come Confindustria e la Camera di Commercio Italiana in Ungheria, le aziende italiane possono trovare un contesto favorevole per investire e crescere in uno dei mercati più dinamici dell’Europa centro-orientale.
In sintesi, l’Ungheria sta cercando di bilanciare l’innovazione, la crescita economica e la protezione sociale attraverso una serie di misure mirate, affrontando al contempo le sfide infrastrutturali e di mercato.
In conclusione, l’Ungheria si trova ad affrontare una fase cruciale di bilanciamento tra innovazione, competitività e gestione delle criticità economiche globali, con un focus su crescita interna e investimenti strategici in settori chiave come tecnologia, trasporti e sanità.
Anche l’educazione sta vivendo un momento di trasformazione, grazie all’introduzione della stampa 3D all’Università Corvinus. Questa innovazione rappresenta un passo significativo verso la modernizzazione dell’istruzione in Ungheria, offrendo agli studenti nuove opportunità di apprendimento pratico in settori tecnologici avanzati.
Infine, Viktor Orbán ha incontrato i rappresentanti di Eurochambres per discutere delle sfide economiche che l’Europa sta affrontando, con particolare enfasi sul rafforzamento delle politiche industriali. Questo dialogo evidenzia l’importanza per l’Ungheria di rimanere competitiva all’interno dell’economia europea.
Negli ultimi sviluppi economici ungheresi, si evidenziano diverse dinamiche che toccano vari settori chiave del paese. Nel settore del commercio al dettaglio, un’analisi ha mostrato che i flussi di denaro non seguono sempre le aspettative del governo, segnalando la necessità di un ulteriore perfezionamento delle politiche economiche. Allo stesso tempo, a livello globale, le strutture alberghiere ungheresi si sono distinte nella classifica delle migliori al mondo, consolidando la reputazione del paese nel turismo di lusso.
Un argomento centrale riguarda la regolamentazione di Airbnb. Il governo, attraverso un intervento diretto, ha deciso di rendere più rigide le norme per l’affitto a breve termine, cercando di limitare l’impatto che queste piattaforme hanno sul mercato immobiliare e sull’industria alberghiera tradizionale. Questa mossa è stata accolta positivamente dagli albergatori, ma ha suscitato reazioni contrastanti da parte dei proprietari che utilizzano queste piattaforme.
Anche il settore energetico ha subito variazioni significative, con l’annuncio di un cambiamento insolito nei prezzi di benzina e diesel. Le fluttuazioni di prezzo sono influenzate da fattori geopolitici e dal costo delle materie prime, che incidono sui costi di approvvigionamento per i consumatori e le imprese locali.
Nel frattempo, il settore delle costruzioni sta affrontando gravi difficoltà dovute alla scarsa qualità dei lavori, spesso portati avanti da aziende non qualificate. I problemi legati ai lavori di ristrutturazione evidenziano la necessità di una regolamentazione più rigorosa per proteggere i consumatori e garantire standard di costruzione più elevati.
A livello europeo, il rapporto Draghi ha suscitato dibattito sulla necessità di massicci investimenti per mantenere la competitività dell’UE. Il documento sottolinea come l’Europa, compresa l’Ungheria, debba affrontare grandi sfide economiche in un contesto globale in rapida evoluzione, e mette in guardia sui rischi di rimanere indietro rispetto ad altre potenze economiche.
Infine, il forint ungherese ha mostrato una certa volatilità nei confronti delle principali valute internazionali come l’euro e il dollaro. Questa instabilità è stata influenzata da movimenti nei mercati finanziari globali e da questioni interne, rendendo i mercati valutari ungheresi particolarmente suscettibili a oscillazioni di breve termine.
Negli ultimi giorni, diversi sviluppi economici hanno influenzato l’Ungheria, coprendo vari settori dall’industria automobilistica all’energia e all’innovazione. Il governo ha lanciato una nuova piattaforma per facilitare collaborazioni tra piccole e medie imprese, un’iniziativa volta a migliorare la competitività di queste realtà attraverso partnership strategiche. Allo stesso tempo, le banche ungheresi hanno intensificato le misure di sicurezza a causa del crescente numero di frodi con carte di credito, proteggendo i consumatori contro il furto di dati sensibili.
Un tema particolarmente rilevante riguarda l’intelligenza artificiale (AI), che è vista come una minaccia per alcuni posti di lavoro tradizionali. Nagy Márton, Ministro dell’Economia, ha sottolineato la necessità di monitorare attentamente l’evoluzione di questa tecnologia per sfruttarne le opportunità senza sacrificare l’occupazione.
Nel contesto europeo, l’Ungheria si sta concentrando sul miglioramento della propria competitività culturale e tecnologica. Hankó Balázs, Ministro dell’Innovazione e della Cultura, ha dichiarato che l’Unione Europea necessita di un approccio più aggressivo per mantenere la sua posizione globale, e l’Ungheria intende essere in prima linea con progetti innovativi.
Questi sviluppi mostrano come l’economia ungherese stia affrontando una fase di trasformazione, con sfide legate a innovazione, sicurezza e competitività, ma anche opportunità di crescita in settori chiave.
Negli ultimi mesi, l’economia ungherese ha affrontato una serie di sfide e trasformazioni che coinvolgono diversi settori chiave. In primo piano, il turismo attorno al Lago Balaton continua a soffrire a causa dei cambiamenti climatici e della stagionalità ridotta, penalizzando uno dei principali motori economici del paese. Dall’altro lato, l’aumento del traffico all’aeroporto di Budapest segna un recupero positivo per il settore aereo, un indicatore di crescita post-pandemia.
Queste tendenze economiche rappresentano un crocevia importante per il futuro dell’Ungheria, dove la resilienza e l’adattamento saranno fattori chiave per affrontare le sfide interne e globali.
Intelligenza Artificiale e Difesa: L’AI Summit 2024 ha messo in luce l’evoluzione delle tecnologie belliche, come droni e satelliti, che potrebbero avere implicazioni devastanti nelle guerre future. L’uso crescente dell’intelligenza artificiale nella difesa porta vantaggi strategici ma solleva dilemmi etici.
India: Crescita Economica e Rilevanza per l’Ungheria: L’India, con una rapida crescita economica e industriale, rappresenta un mercato emergente per investimenti e scambi internazionali, attraendo l’attenzione di vari paesi, tra cui l’Ungheria. La relazione tra India e Ungheria si basa su investimenti diretti, specialmente nei settori della tecnologia, della manifattura e dell’energia. L’Ungheria, con una forte base industriale e un desiderio di diversificare i partner commerciali, guarda all’India per opportunità di cooperazione economica. Inoltre, l’integrazione indiana nel mercato globale fornisce opportunità di accesso a nuove tecnologie e mercati per le imprese ungheresi.
Che cosa hanno in comune Bassano del Grappa con Mahajanga in Madagascar, Marijampolė in Lituania, l’etica con l’economia?
Tra il 1995 e il 2001 il dott. Chiminazzo promuove la nascita di 30 Scuole di “Etica ed Economia” a partire dalla fondazione di Bassano del Grappa, all’interno del progetto “Globalizzazione della solidarietà” che prevede la costituzione di Scuole di “Etica ed Economia” nel mondo. Vi invitiamo a leggere l’intervista al dott. Chiminazzo a questo link: homo-ethicus-oeconomicus-intervista-autore-tullio-chiminazzo
In questo articolo parleremo di Etica ed Economia come nuova disciplina per lo sviluppo della società attraverso l’esperienza dei “Villaggi Impresa” (VIM), ovvero piccoli distretti economici nei quali la solidarietà tra le persone impegnate favorisce lo sviluppo di interi territori. Vedremo il video Mahajanga, realizzato dalla responsabile del progetto in Madagascar e le foto di un altro villaggio a Marijampolė in Lituania.
Ringraziamo il dott. Tullio Chiminazzo per il tempo dedicatoci in questa intervista e la passione mostrata, per aver ricordato che la felicità si raggiunge quando si cura anche l’aspetto spirituale e non solo l’aspetto quantitativo della ricchezza.
Ringraziamo Elio Baccilieri – uno dei trenta firmatari l’atto fondativo del Movimento Etica ed Economia, del 17 maggio 2001, per averci portato le fotografie del villaggio a cui ha contribuito a partecipare in qualità di responsabile del progetto per conto della azienda del gruppo NICO.it, partner del progetto. Il racconto fotografico ha stimolato i ricordi che hanno permesso di cogliere le sfumature e i retroscena dell’esperienza.
Ringraziamo Beatrice Fortunato – Segreteria e Organizzazione di Fondazione Etica ed Economia di Bassano del Grappa, Comitato Esecutivo della Fondazione per aver partecipato all’incontro.
Potrebbe raccontarci il suo percorso? Che cosa l’ha portata a occuparsi di etica ed economia?
Sono nato nel 1953 e fin da bambino ho iniziato a preoccuparmi dei problemi della vita, perché è una cosa che mi ha sempre interessato. Sono nato in una famiglia molto povera, un aspetto che ha segnato profondamente tutta la mia esistenza. Come spesso accade, molti dimenticano le proprie origini umili, ma per me è stato diverso.
Ho seguito il mio percorso scolastico presso un istituto tecnico di ragioneria, dove mi sono diplomato. Ho sempre avuto una grande passione per questa materia e ho iniziato a lavorare come ragioniere commercialista in Italia.
Nel pieno della mia attività professionale, quando ero impegnato giorno e notte, ho preso la decisione, maturata già prima di intraprendere la carriera di ragioniere, di laurearmi in giurisprudenza all’Università di Padova. Ho scelto Padova perché, come sicuramente saprà, dopo Bologna, è una delle università più riconosciute a livello mondiale.
Per conciliare lo studio con il lavoro, studiavo dalle due alle sette del mattino, ogni giorno. Alle sette dovevo essere in studio per adempiere ai miei doveri professionali. La mia esperienza è partita dal basso, diversamente da quanto accade di solito, dove prima si va all’università, ci si laurea e poi si inizia a lavorare. Io ho fatto il contrario: ho cominciato a lavorare a cinque anni, poi ho frequentato le scuole e mi sono laureato nel 1994-95, all’età di 42 anni.
La svolta è avvenuta nei primi anni ’90, quando ho incontrato il professor Ulderico Bernardi, sociologo, e il professor Ferruccio Bresolin, economista. Con loro ho iniziato una grande avventura nell’ambito dell’etica e dell’economia.
Anche se ero all’apice della mia carriera, lavorando spesso anche la domenica, ho avuto l’opportunità di collaborare con questi due docenti universitari e di avviare un percorso di ricerca che ha coinvolto anche altri imprenditori e professionisti.
Tutto ciò che si trova nel mio libro, {al quale abbiamo dedicato un articolo apposito} e tutto quello che riguarda lo studio della finanza legato a etica ed economia, ha origine proprio in quei primi anni ’90. È in quel periodo che, insieme a questi docenti, ho intuito la necessità di scrivere una nuova disciplina economica.
Come nasce la Fondazione Etica ed Economia e di che cosa si occupa?
Nel 1991 a Bassano del Grappa nasce, dall’impegno di professionisti e professori universitari, imprenditori, uomini di cultura e delle isituzioni, Tullio Chiminazzo, Ulderico Bernardi e Ferrucio Bresolin il primo movimento per “Etica ed Economia”, sostenuto da altri professionisti e dall’impresa denominata Niko.
Da questo movimento nel 1995 ha origine la Fondazione Etica ed Economia, oggi storica Scuola d’Impresa della comunità bassanese.
La sua missione è formare “persone capaci di scelte e impegni motivati nell’azione sociale ed economica, ispirate dalla convinzione che esiste uno stretto rapporto di interdipendenza tra valori umani e scelte economiche, tale da produrre effetti vantaggiosi per l’umanità” (art. 2 dello Statuto).
Tra gli anni 90 e 2000 la Fondazione Etica ed Economia ha realizzato il primo ciclo di Master italiani in “Etica ed Economia”, il progetto “1% World Entreprise Solidarity”, ha finanziato la costruzione di Villaggi Impresa in Lituania e Madagascar e ha promosso decine di Scambi di capacità imprenditoriali tra giovani di tutto il mondo.
Nelle aree di intervento, la fondazione mira a dotare questi territori di modi di sviluppo basati sull’incrocio tra nuove imprenditorialità e fabbisogni sociali, capaci di implementare relazioni e collaborazioni. Per questo diviene necessaria la presenza di centri di formazione e condivisione delle conoscenze che incentivino la produzione sostenibile di beni relazionali e collettivi per la competitività.
“RAFFORZARE L’INTERDIPENDENZA TRA VALORI UMANI E SCELTE ECONOMICHE, IN MODO DA PRODURRE EFFETTI VANTAGGIOSI PER L’UMANITÀ.”
DA STATUTO DI FONDAZIONE ETICA ED ECONOMIA
Etica e Affari al giorno d’oggi: quali sono le intuizioni e limitazioni più significative dell’economia classica? Cosa va cambiato?
I tempi corrono: ci troviamo di fronte a un momento nel quale dobbiamo dire che dell’economia classica dobbiamo cambiare tutto. Io credo che l’economia dei tre secoli passati, due secoli e mezzo passati, sia sbagliata da applicare i giorni nostri. Ma perché? Perché nell’applicazione dell’economia l’umano, il bambino, il ragazzo, il giovane, l’anziano sono in qualche modo presi da tutto questo gioco economico che hanno come base culturale la loro. L’umanità non ha futuro se applica l’economia classica.
Nella parte centrale del mio studio, per spiegare questo concetto, mi sono interessato principalmente a tre autori: Adam Smith, Marx e Keynes, per spiegare al lettore che l’economia classica, partendo da Adam Smith, non è più adeguata per il futuro della nostra società.
Adam Smith, che tutti abbiamo studiato, ha posto le basi dell’economia classica. Successivamente, Marx ha introdotto idee di condivisione che apprezzo molto, e infine Keynes ha portato l’attenzione sull’intervento dello Stato nell’economia. Keynes ha capito che l’umanità è stanca di applicare teorie che non hanno più senso. Il dibattito si concentra su quanto lo Stato debba intervenire nell’economia, contrariamente a ciò che sostenevano gli economisti classici come Adam Smith, che credevano che l’economia si regolasse da sola.
Personalmente, mi sono sempre dichiarato un privatista, riconoscendo che le teorie classiche erano valide per il loro tempo. Tuttavia, dobbiamo considerare i momenti storici che stiamo vivendo. La mia risposta è che l’economia deve cambiare.
La direzione in cui siamo avviati richiede un salto evolutivo, soprattutto per gli imprenditori. Anche se la differenza tra la vecchia economia di mercato e la nuova disciplina che proponiamo, che chiamiamo etica ed economia, sembra minima, è invece fondamentale.
Le limitazioni più significative dell’economia classica sono emerse con due rivoluzioni: la rivoluzione informatica e la globalizzazione. Questi cambiamenti non permettono più di applicare la vecchia economia di mercato. Anzi, purtroppo, viene ancora applicata, portando a una degenerazione finanziaria che pesa enormemente sull’umanità.
Dobbiamo andare oltre la Responsabilità Sociale d’Impresa! Per le imprese più innovative, più pronte a cambiamenti disruptive l’obiettivo è l’Innovazione sociale ovvero la produzione di “valore condiviso” come ci insegna Michael Porter, il più insigne docente di strategia aziendale ad Harvard.
Cosa otterremo con questo? Cambieremo il modo in cui le imprese vedono sé stesse e promuoveremo sempre più il loro valore sociale, oltre che economico, in quanto strumenti fondamentali di sviluppo e benessere per tutti. L’imprenditore si deve sentire parte di questo sviluppo, deve sentire la responsabilità sociale del proprio ruolo.
In conclusione, se l’economia è efficienza, quando parliamo di “etica ed economia” ci spostiamo dal mero aspetto numerico e materiale e aggiungiamo la solidarietà, come aspetto spirituale, un processo di crescita dell’umano. La solidarietà non ha spazio – tempo, ma è una questione di processo per costruire una società migliore per i nostri figli. Confidiamo nella generazione dei giovanissimi, nella generazione alpha, che sviluppino un processo economico nuovo per cambiare le sorti dell’umanità, un “disegno della condivisione”. Un processo in cui lo sviluppo sia una crescita condivisa con l’attenzione all’altro.
A questo serve anche creare collegamenti continui tra le università e l’impresa, perché quando cresciamo culturalmente, portiamo il nostro contributo di persone coscienti alla società.
L’esperienza del “Villaggio Impresa” in Madagascar (1999)
In che cosa consiste il progetto?
Insegnare come si fa impresa, fare impresa e creare lo sviluppo attraverso i “villaggi solidali”.
Questo è, in poche parole, lo scopo di una quanto mai indovinata iniziativa di solidarietà denominata Villaggio-Impresa in Madagascar. Grazie alla collaborazione di aziende che con grande disponibilità hanno partecipato a questo progetto, venti giovani malgasci, aspiranti imprenditori, hanno svolto presso di esse un periodo formativo, terminato il quale sono rientrati a Mahajanga, località a Nord Ovest dell’Isola di Madagascar, per avviare una quindicina di aziende. Una di queste è un laboratorio di panificazione e pasticceria, la cui realizzazione ha trovato il sostegno anche delle aziende produttrici e fornitrici di macchinari e materie prime per il settore che hanno risposto all’invito del Gruppo panificatori dell’Assoartigiani donando attrezzature, materiali e somme di denaro. Il presidente dei panificatori Ruggero Garlani, presso il cui forno due giovani malgasci, Silvie e Palemond, avevano peraltro avuto modo di imparare a fare il pane, ha fatto parte della delegazione di imprenditori che si sono recati in Madagascar per dare la loro assistenza nella fase di allestimento dei laboratori e per l’inaugurazione dei capannoni che li ospitano. (Fonte: confartigianatovicenza.it)
Villaggio Impresa Madagascar – Mahajanga, video a cura della Dott.ssa HORACE Marie Candide responsabile del progetto
Ho chiesto alla Dott.ssa HORACE Marie Candide, responsabile di etica ed economia in Madagascar nella città di Mahajanga, di realizzare un video sul progetto del Villaggio Impresa. In soli cinque minuti, ha chiesto a un operatore di creare questo video e il risultato è stato di sei minuti davvero interessanti. In quel breve tempo, si racconta tutta la nostra storia, offrendo una panoramica molto completa. Potrei darvi migliaia di risposte a partire dal filmato, per questo invito i vostri lettori e le vostre lettrici a dedicare 5 minuti del loro tempo a guardarlo.
Come venivano identificate le aziende?
Intorno a noi giravamo moltissime aziende, ma hanno partecipato in circa 20-30. Le aziende venivano identificate in base alle tipologie e alle persone del luogo. Tra le aziende che si candidavano a partecipare al progetto ve ne erano alcune a noi note, altre no. Ma le aziende non dovevano essere solo aziende che accoglievano dipendenti e basta, ma che erano davvero interessate ad andare nel paese e mostrare come fare impresa. Erano aziende che avevano capito il concetto di solidarietà nel sistema impresa. Lo scambio di capacità imprenditoriali era reciproco e i dipendenti della sede italiana, ne venivano molto arricchiti in termini di ampliamento della visione del mondo.
“Se i paesi sviluppati possono validamente contribuire attraverso la condivisione di conoscenze e competenze allo sviluppo dei paesi poveri, popoli come quello malgascio -sostiene Chiminazzo – possono aiutare gli abitanti dei paesi ricchi a recuperare quell’umanità che i paesi occidentali stanno progressivamente perdendo”.
Tullio Chiminazzo, 28 agosto 2007, quarto forum mondiale Nord Sud organizzato dal Movimento Mondiale delle scuole di Etica ed Economia, dalle fondazioni Etica ed Economia di Roma e Bassano del Grappawww.permicro.it
Abbiamo avuto il piacere di intervistare il dott. Tullio Chiminazzo, autore del libro “Homo Ethicus Œconomicus – Economia, Felicità e Valore“, edito da Armando Editore e promotore del Comitato, ad experimentum, della “Scuola Etica ed Economia – Universitatis Bassanensis Schola de negotiis gerendis” (Scuola d’impresa della Comunità bassanese).
Chiminazzo, tra il 1995 e il 2001 promuove la nascita di 30 Scuole di “Etica ed Economia”, sviluppa il progetto “Globalizzazione della solidarietà” che prevede la costituzione di Scuole di “Etica ed Economia” nel mondo, e la creazione dei “Villaggi Impresa” (VIM), ovvero piccoli distretti economici nei quali la solidarietà tra le persone impegnate favorisce lo sviluppo di interi territori, ai quali abbiamo dedicato un articolo teso a raccontare il movimento Unietica, che vi invitiamo a leggere qui.
Con “Etica ed Economia” le persone e la natura saranno al centro di qualsiasi disegno economico e le numerose alternative all’Economia Classica, nate negli ultimi trent’anni, troveranno “casa comune” nella nuova disciplina.
Osservatore attento dei processi economici, Chiminazzo ha teorizzato un modello globale ed efficiente fondato sulla centralità della Persona, il rispetto della Natura, la valorizzazione delle diversità e l’equa distribuzione delle risorse.
Nel libro (qui un piccolo spot), l’autore discute il superamento dell’economia classica e l’adozione di un nuovo approccio che pone al centro la natura e le persone in ogni disegno economico. Il testo affronta l’importanza dell’inclusione sociale e della felicità, sottolineando il ruolo dei giovani nel costruire un “mondo green” e utilizzare la digitalizzazione per uno sviluppo sostenibile (Libreria Universitaria).
Chiminazzo nel suo libro e nelle sue lettere discute come l’economia classica dovrebbe essere sostituita da un approccio che integra etica e solidarietà, contribuendo così alla creazione di ricchezza in modo più sostenibile e giusto.
Il concetto di solidarietà, secondo l’autore, non dovrebbe essere visto come una sottrazione di risorse alle imprese, ma come un modo per creare un effetto moltiplicatore nella ricerca e nella pratica economica (Unietica).
Nel suo libro, parla di superare l’economia classica. Può darci una breve introduzione al tema per chi non sa di che cosa si tratta?
L’economia classica è la disciplina che viene applicata da oltre due secoli e che certamente ha prodotto benefici nella società, specialmente se confrontata con i sistemi economici antecedenti la Rivoluzione Francese del 1789.
Negli ultimi trent’anni, l’attuale disciplina economica ha causato iniquità crescenti e, specialmente, l’utilizzo di risorse, in particolare quelle naturali, in modo squilibrato tanto che si potrebbe arrivare ad un punto di non ritorno, per le sorti degli umani, del mondo animale e vegetale, nel pianeta. Nel mio ultimo libro propongo il superamento dell’attuale situazione, partendo da esperienze di vita ed avendo avuta la possibilità di sperimentare un percorso possibile, nel confronto tra “nord e sud”, tra ricchi e poveri.
Quali sono, secondo lei, le limitazioni più significative dell’economia classica nel contesto attuale degli affari?
La limitazione più significativa sta nel fatto che l’economia classica fa riferimento esclusivamente all’aspetto quantitativo perché il suo unico “dogma” è l’efficienza: raggiungere il maggior risultato col minor sforzo possibile, ovvero col minor utilizzo di risorse.
Ciò non è tecnicamente sbagliato ma, dopo la globalizzazione e dopo la rivoluzione informatica di fine secondo millennio, serve aprirsi a qualcosa di più evoluto. L’evoluzione consiste nel dare una dimensione “spirituale” alla vecchia economia di mercato, non solo attraverso aggiustamenti, più o meno efficaci, ma con l’adozione di una vera e propria nuova disciplina economica.
Come si è passati dall’economia classica alla nuova teoria economica “etica ed economia”, di cui lei ne è un sostenitore?
Operando un’analisi puntuale, partendo dal basso e guardando da vicino ciò che avviene intorno a noi. In particolare, esaminando le problematiche che si incontrano quando ci si pone il problema dell’aspetto qualitativo della vita delle persone e dei prodotti e servizi che si creano e che si scambiano. Conseguentemente, i tre fattori produttivi dell’economia classica (Terra, Lavoro, Capitale) non sono più sufficienti a regolare i rapporti nell’attuale sistema. Oggi, in ambito economico, si può operare solo tenendo conto delle tre sostenibilità: economica, sociale e ambientale. Per fare questo, è indispensabile programmare lo sviluppo, così come proposto da “Etica ed Economia”, sulla base di sette fattori economici:
1. Patrimonio Umano;
2. Terra;
3. Lavoro;
4. Capitale;
5. Rete (www);
6. Energie rinnovabili;
7. Conoscenza.
Come può un imprenditore o un leader aziendale integrare i principi di “Etica ed Economia” e promuovere una cultura che valorizzi l’etica economica e la solidarietà all’interno della sua organizzazione, senza compromettere la competitività?
La nuova disciplina, presupponendo la SOLIDARIETÀ come un “moltiplicatore” dell’efficienza, è già sufficiente a garantire una competitività superiore a qualsiasi organizzazione imprenditoriale che applica la vecchia disciplina economica. Il problema sta nella “vision” che deve guidare l’imprenditore che si potrebbe trovare in difficoltà nell’applicare una nuova disciplina economica in un mondo circostante che dà valore, quasi esclusivamente, al denaro e all’aspetto numerico delle cose. Per puntare al successo, l’imprenditore deve avere la capacità di saper avviare nuovi processi culturali, capaci di orientare le sue attività economiche verso prospettive di Valore.
Come vede il futuro dell’economia globale se le idee di “Economia, Felicità e Valore” venissero adottate su larga scala?
Qualora la maggioranza degli operatori economici dovessero incamminarsi verso l’applicazione della nuova disciplina economica, si darebbe vita ad una vera e propria “Rivoluzione”, capace di far intravedere la luce in fondo al tunnel (rappresentazione di un’umanità che brancola nel buio). Sarebbe troppo facile e troppo banale ricordare le guerre e i modelli autodistruttivi che le attuali forme di convivenza nel pianeta causano, per convincere tutti a ricercare un vero cambiamento epocale.
Il cambiamento, però, deve partire dal basso, vorrei dire prima di tutto dai consumatori (gli utilizzatori di ciò che viene prodotto e scambiato nel mercato) che sono i più importanti attori economici, anche se spesso vengono manipolati da una finanza “orribile” e dal “marketing degenerativo”.
Il nuovo sistema economico si deve reggere sull’inclusione degli ultimi e dei poveri e sul principio della SOLIDARIETÀ. Per realizzare un nuovo ordine sociale e condizioni di vita migliori per tutti, dobbiamo avere coraggio, puntare sui giovani e i bambini e agire con la consapevolezza che:
“lo sviluppo è il nuovo nome della pace”
(Paolo VI – Popolorum Progressio – 26.3.1967).
Quali consigli darebbe agli imprenditori che vogliono allineare i loro obiettivi economici con i principi etici e di solidarietà?
Direi loro di saper guardare lontano. Dar spazio ai giovani e comprendere che tutti coloro che si assumono l’impegnativo compito di organizzare persone e mezzi per creare ricchezza, sono i veri “missionari” della società del XXI secolo.
Gli imprenditori, comprendendo appieno la loro “missione”, devono sapere che ci si può migliorare solo attraverso la CRESCITA continua, nella corretta competizione, in un mercato che sta subendo veloci trasformazioni, come mai accaduto nei secoli precedenti. Per riuscirci, e per poter disporre della necessaria “conoscenza”, devono saper avviare nuovi processi culturali, capaci di orientare la CRESCITA verso lo SVILUPPO. Obiettivo, questo, che si realizza solo quando si produce e si distribuisce in armonia con le Persone, la Natura e le Comunità.
Inutile sarebbe qualsiasi esperienza di creazione di ricchezza se gli imprenditori non dovessero aver presente gli ultimi, gli esclusi e coloro che vivono in condizioni di povertà assoluta. È quel bambino che ancora muore di sete, di fame e di carenza di medicine, in qualsiasi luogo del mondo, il vero obiettivo che deve sempre guidare l’attività dell’imprenditore.
È stato ufficialmente inaugurato il Programma Golden Visa ungherese, progettato per attirare gli investitori internazionali fornendo un percorso semplificato per ottenere la residenza permanente in Ungheria per i cittadini non appartenenti all’Unione Europea.
Il Programma Golden Visa ungherese consente agli investitori e ai loro familiari diretti di ottenere la residenza permanente in Ungheria investendo un minimo di 250.000 euro in titoli di Stato ungheresi o in progetti immobiliari designati.
Secondo il governo, questa iniziativa rafforzerebbe l’economia ungherese e offrirebbe numerosi vantaggi agli investitori che desiderano risiedere in una posizione strategica in Europa. Altre opzioni di investimento saranno disponibili non appena verrà pubblicato il decreto governativo a chiarimento dei dettagli rimanenti.
L’Ungheria ha chiuso un programma simile nel 2017. Questo programma concedeva la residenza e la libertà di viaggiare nell’UE agli acquirenti di 300.000 euro di titoli di Stato. Il programma ha portato a un’impennata dell’immigrazione dalla Cina e dalla Russia ed è stato chiuso a seguito di notizie riportate dai media su presunta corruzione e lassismo nel vagliare i richiedenti, che potrebbero aver permesso alle spie di entrare nell’UE.
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