Corte UE: legge ungherese su slot, possibile violazione libera prestazione servizi

“La legislazione ungherese che proibisce la gestione delle slot machine fuori dei casinò può essere contraria al principio della libera prestazione dei servizi” titola così il comunicato della Corte Europea di Giustizia, che si pronuncia sulla questione sollevata da diverse società ungheresi che gestivano slot machine all’interno delle loro attività.

 

In base a quanto considerato dalla Corte, se il giudice nazionale dovesse accertare una restrizione non giustificata della libera prestazione dei servizi, i gestori delle sale da gioco potrebbero ottenere dallo Stato ungherese un risarcimento, a patto che la violazione sia qualificata in modo sufficiente e sussista un nesso di causalità tra questa e il danno sofferto.

Dal 10 ottobre 2012 in Ungheria le slot machine possono essere gestite solo dai casinò,in virtù della legge promulgata dal governo Orbán nello stesso mese. La decisione ha portato numerose società che operavano slot machine nelle sale da gioco o in altri locali diversi dai casinò, ricordando inoltre che prima della messa al bando (parziale) le slot machine erano state sottoposte a una tassazione maggiorata. Dal 1 novembre 2011, infatti, la tassa forfettaria per gestire le slot per ogni postazione era stata alzata a ben 1620 euro dai circa 325 euro mensili imposti fino ad allora.

Poi il colpo più duro, quando Budapest ha approvato un emendamento che proibisce alle slot di operare in pub e locali, concedendo l’eccezione “a quelle collocate all’interno di casino dotati di licenza”.

Le società che si ritengono danneggiate si sono rivolte alla Corte di Budapest, che ha sua volta ha interpellato la Corte di Giustizia per verificare se le misure in questione siano compatibili con il diritto comunitario. La sentenza ha rilevato che la legge, autorizzando il gioco d’azzardo solo all’interno dei casinò è di fatto una restrizione della libera prestazione dei servizi e, allo stesso tempo, la misura che ha aumentato l’onore fiscale in modo tanto drastico può essere considerata restrittiva della libertà di prestazione dei servizi.

Sarà la Corte di Budapest a questo punto a dover valutare se l’aumento delle tasse abbia ostacolato la redditività dei gestori di slot machine, contribuendo a confinarle nei casinò. D’altro canto la Corte europea ha osservato anche che i fini delle norme in oggetto sono di rilevanza tale da giustificare le restrizioni alle attività del gioco di azzardo: si tratta della protezione dei consumatori contro la dipendenza dal gioco. Una politica di “espansione controllata” del gioco d’azzardo, come l’ha definita la stessa Corte di Giustizia, può essere giustificata solo nel caso in cui da un lato si dimostri in grado di migliorare “un problema reale collegato ad attività criminose e fraudolente in rapporto con i giochi, nonché all’assuefazione al gioco” e dall’altro non abbia “un’ampiezza tale da renderla inconciliabile con lo scopo di frenare l’assuefazione al gioco”.  Al giudice nazionale si ricorda inoltre che “quando il legislatore nazionale revoca autorizzazioni che consentono ai loro titolari di esercitare un’attività economica, è suo compito prevedere un sistema di compensazione ragionevole o un periodo transitorio di durata sufficiente per consentire a detti titolari di adeguarsi”.

Nota: Al 1 ° ottobre 2012 erano 4.520 slot machine in Ungheria, secondo i dati della NAV, l’autorità fiscale, gestite da circa 600 aziende con attività principale diversa dal gioco d’azzardo. In Ungheria operano 3 casinò: il Tropicana (che nel 2013 ha portato da 44 ad 86 il numero delle slot, il Casino Sopron (che ne aveva  60 nel 2013) e il Las Vegas Casino (che ne ha 65).

Claudia Leporatti

Redazione Economia.hu

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