Intervista: il portavoce di Orbán presenta il questionario sull’immigrazione

Nella giornata del 5 maggio l’Ufficio del Primo Ministro Viktor Orbán ha convocato una conferenza stampa condotta dal portavoce Zoltán Kovács e dal membro dell’assemblea nazionale László Pósán per presentare la “Consultazione Nazionale sull’Immigrazione”.

 

I due politici hanno parlato davanti ai primi pacchi di questionari, in corso di stampa. Sulla natura delle domande si sono schierati diversi media, tra cui Newsweek che ne scrive proprio oggi, ricordando i costi dell’operazione sono di circa 3 milioni di euro. Di seguito le risposte del portavoce all’intervista della BBC e di Economia.hu.

“Si tratta di un questionario che non ha natura legale, – ha ribadito Kovács – ma si propone di sondare l’opinione del popolo ungherese. Nelle risposte è possibile discordare con il governo”.

Non sarebbe stato più saggio scegliere domande neutrali?
Il nostro non è un sondaggio di opinione è un sondaggio politico. Non dovete aspettarvi una metodologia da indagine statistica, ci serve solo per capire l’opinione della popolazione ungherese.

Come utilizzerete le risposte?
Il governo ha una chiara e manifesta opinione sull’immigrazione illegale. Naturalmente terremo conto del risultato di questa consultazione e dei dati di partecipazione. Porteremo al summit europeo di luglio alcune delle risposte, anche se la rilevazione non sarà ancora finita. Entro settembre poi lo presenteremo al Parlamento con i risultati completi.

Cosa suggerirebbe il governo ungherese all’Italia in tema di immigrazione?
Penso che il miglior suggerimento che potremo dare all’Italia, anche se non diamo indicazioni ad altri Paesi, è di adottare una prospettiva individuale. Lo stesso diremmo a tutti gli altri stati europei. Crediamo che questo sia un problema comune che ci riguarda tutti, come paesi europei. Chiaramente nazioni come l’Italia, la Spagna e la Grecia sono coinvolti in modo maggiore e diverso, perché hanno coste sul mare, cosa che noi non abbiamo. Considerando però il numero di richieste di asilo politico siamo il secondo Paese con maggiore volume, dopo la Svezia. Ognuno, dunque ha la sua prospettiva e chiediamo uno standard europeo condiviso che dovrebbe essere riformulato in qualche modo per diventare più efficace. Deve tuttavia esserci un tipo di libertà di movimento per i Paesi membri, che devono poter gestire la questione in modo autonomo.

Cosa state cercando di comunicare con una mossa come questa?
Stiamo cercando di rappresentare il fatto che c’è bisogno di una prospettiva europea per gestire il flusso di immigrati clandestini che raggiungono il nostro continenti.

Claudia Leporatti

Redazione Economia.hu

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