Anche l’Antitrust ungherese sanziona Facebook per quasi 4 mln di euro

L’ufficio ungherese per la concorrenza economica (GVH) ha annunciato di aver multato Facebook Ireland Ltd per 1,2 miliardi di fiorini (circa 3,63 milioni di euro) -la sanzione ad oggi piú alta imposta a protezione del consumatore- per aver violato la legge sulla concorrenza pubblicizzando il proprio servizio gratuitamente sulla propria pagina principale e nel centro assistenza.

Non é la prima volta che Facebook viene sanzionato per questo. Va notato che decisioni simili sono state prese sia negli Stati Uniti che in Europa in relazione al comportamento di Facebook. Nell’aprile 2019 Facebook ha aggiornato le sue condizioni d’uso e servizi a causa della pressione esercitata dalla Commissione europea e dalle autorità di protezione dei consumatori degli Stati membri. Le nuove condizioni spiegano come Facebook utilizza i dati dei propri utenti per attività di profilazione e pubblicità mirate al fine di finanziarsi.

Nel 2018 anche l’Antitrust italiana aveva sanzionato le società Facebook Inc e Facebook Ireland per violazioni del Codice del Consumo per 10 milioni di euro. Riporta il Sole 24 ore che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha accertato che Facebook, in violazione degli articoli 21 e 22 del Codice del Consumo, induceva ingannevolmente gli utenti consumatori a registrarsi nella piattaforma Facebook, non informandoli adeguatamente e immediatamente, in fase di attivazione dell’account, dell’attività di raccolta, con intento commerciale, dei dati da loro forniti, e, più in generale, delle finalità remunerative che sottendono la fornitura del servizio di social network, enfatizzandone la sola gratuità; in tal modo, gli utenti consumatori hanno assunto una decisione di natura commerciale che non avrebbero altrimenti preso (registrazione al social network e permanenza nel medesimo).

Fonte: Il Corriere della Sera

I dati utente raccolti da Facebook gli hanno permesso di pubblicare annunci mirati per gli utenti. Inoltre, gli utenti non erano a conoscenza della quantità e del valore dei dati trasferiti a Facebook durante l’utilizzo del servizio.

“Sebbene gli utenti non dovessero pagare una commissione per l’utilizzo del servizio, le loro attività e i loro dati hanno comunque realizzato un profitto per l’azienda” e possono quindi essere considerati pagamenti, ha affermato GVH nella sentenza che spiega la multa a protezione del consumatore.

Nel fissare la sanzione, la GVH ha preso in considerazione solo una parte delle entrate pubblicitarie ungheresi di Facebook e ha anche tenuto conto del fatto che la società ha apportato una modifica globale ai suoi slogan in questione durante l’inchiesta.

L’autorità garante della concorrenza ha riscontrato che i messaggi “tutti sono liberi di iscriversi” e “é gratis e lo sará sempre, che sono stati visualizzati nella pagina principale da gennaio 2010 al 12 agosto 2019, sono fuorvianti e stati rimossi dal centro assistenza solo il 23 ottobre di quest’anno.

“Siamo in grado di ottenere molti preziosi servizi online gratuitamente. Ma non esiste un pranzo gratuito. Paghiamo ancora per questi servizi, forse non in contanti, ma con i nostri dati” ha dichiarato ieri alla Conferenza internazionale di Copenaghen a Copenaghen Margrethe Vestager, vicepresidente esecutivo della Commissione europea per un’Europa adatta all’era digitale (A Europe Fit for the Digital Age). “Ma l’aspettativa che le cose su Internet debbano naturalmente essere libere ha contribuito a attenuare i nostri sospetti. E così abbiamo accettato una specie di affare faustiano – e per risparmiare qualche corone oggi, abbiamo accettato un rischio incerto e illimitato per il futuro”.

Martina Pennisi sulla sezione Tecnologia del Corriere aggiunge che per quello che riguarda il futuro del social media, l’eliminazione della dichiarazione di gratuità può far pensare anche alla decisione, a un certo punto, di offrire su abbonamento l’accesso ad alcune parti di sito e app. Nello specifico, a Watch (c’è già un piccolo test negli Stati Uniti), che potrebbe così andare a competere direttamente con Netflix, Disney e il resto della carica dello streaming video. O a News Tab, sezione che dovrebbe iniziare a essere testata a fine ottobre negli Stati Uniti con contenuti concessi in licenza dagli editori di giornali. 

Fonte: GVH | bbj.hu | Portfolio.hu

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