Nucleare, aggiornamenti su ampliamento centrale ungherese Paks

di Claudia Leporatti – La russa Rosatom prevede di terminare entro il 2014 gli accordi commerciali e la preparazione della piattaforma di investimento relativa all’espansione della centrale nucleare di Paks, in Ungheria. A dichiararlo è stato il CEO di Rosatom Sergey Kirienko, che ne ha parlato ai giornalisti il 9 giugno a Mosca, dove era in corso il VI Forum Internazionale ATOMEXPO, organizzato dalla stessa Rosatom.

Kirienko ha confermato quanto già dichiarato al momento della firma del contratto: saranno creati 10mila posti di lavoro e circa il 40% del lavoro sarà appaltato a ditte ungheresi. Le tasse pagate dai vincitori dell’appalto andranno a finanziare il budget. Le imprese locali che si aggiudicheranno i lavori, ha aggiunto Kirienko, potrebbero essere impiegate anche in altri progetti di Rosatom all’estero, in un secondo momento. 

Nella stessa occasione ha parlato anche Sandor Nagy, ad di MVM Paks II, informando la stampa che il progetto dei due nuovi blocchi di Paks potrebbe essere affidato a Atomenergoproekt, di San Pietroburgo. A giugno Atomenergoproekt ha già avuto più di un incontro informativo con gli esperti della centrale nucleare ungherese. Adesso è necessario aspettare 2-3 settimane per ottenere dall’agenzia russa per l’export il permesso necessario al passaggio di informazioni tra i due Paesi, per poi procedere con le negoziazioni. 

Per la fine di agosto dovrebbe arrivare anche il permesso per procedere alla perizia sul terreno destinato ai due blocchi e avviare la revisione dell’intero programma alla base dell’investimento. I permessi necessari all’inizio dei lavori di costruzione, invece, richiederanno più tempo e saranno pronti probabilmente per la fine del 2017.

Intanto il governo ungherese deve attivarsi per dimostrare alla Commissione Europea della validità e dell’utilità dell’investimento. Lazar Janos, responsabile dell’ufficio del Primo Ministro (e futuro ministro del neoletto governo “Orbán 2”) ha discusso l’argomento in assemblea parlamentare, su richiesta di un deputato di centro-sinistra. Sollecitato sull’argomento, Lazar ha spiegato che l’esecutivo dovrà lavorare su tre fronti, durante i dialoghi con l’UE: se l’Ungheria abbia il diritto di concludere un accordo internazionale con la Russia, l’eventuale illegittimità del supporto governativo al progetto e se possa essere assicurata la libera scelta sull’acquisto del carburante necessario a far funzionare l’impianto. Lazar si è detto convinto che il governo ungherese saprà dimostrare a Bruxelles che l’investimento su Paks è redditizio.

Frattanto il partito socialista MSzP – in Parlamento, all’opposizione –  ha proposto la formazione di un comitato per monitorare le fasi di sviluppo dell’espansione della centrale di Paks. Secondo quanto spiegato da Bertalan Toth,  deputato dell’MSzP, in conferenza stampa, il gruppo dovrebbe tenere sotto controllo la quota di partecipazione delle piccole e medie imprese, la proporzione di fornitori ungheresi (che dovrebbe essere del 40% almeno, sempre a parere dell’MSzP), oltre alle modalità di ritiro del prestito e del rimborso dello stesso. Sulle modalità operative di tale gruppo il partito socialista pensa a una sessione aperta ogni mese, durante la quale alle organizzazioni civili dovrebbe essere data la possibilità di intervenire con proposte relative al progetto. L’MSzP si mantiene contrario all’accordo, sostenendo che Fidesz lo abbia stipulato per convincere l’elettorato di essere in grado di acquisire l’indipendenza energetica per il Paese e di abbassare il prezzo dell’energia, il tutto gravando spalle dei cittadini ungheresi, che dovranno contribuire al sostegno di un prestito da 10 miliardi di euro. 

Sempre dal fronte dell’opposizione viene la notizia di un’iniziativa parlamentare lanciata dal partito dei verdi, l’LMP, che ha raccolto il numero di firme sufficiente per lanciare un dibattito interno. All’ordine del giorno, secondo la formazione liberale, dovrebbe esserci una discussione vota a “dare un nuovo slancio alla pubblicazione di studi e accordi tenuti segreti dal governo”. LMP ritiene che il patto stretto con Mosca renderà l’Ungheria “schiava della Russia di Putin per generazioni” e denuncia che Orbán avrebbe firmato l’accordo in modo “frettoloso” senza giustificare e rendere pubbliche le motivazioni e i dettagli preliminari. LMP ha particolarmente a cuore i temi legati all’autonomia energetica e allo sfruttamento delle rinnovabili.

Claudia Leporatti

Redazione Economia.hu

 

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