Scatta l’allarme nel settore agroalimentare.

La guerra tra Russia e Ucraina si sta ripercuotendo a livello economico su gran parte dell’Europa e del mondo. I settori più colpiti sono quello energetico e quello agroalimentare sia in Italia che in Ungheria.

Oltre all’aumento del gas e del petrolio, si assiste ad un aumento consistente dei prezzi di grano e mais e ad un possibile freno delle importazioni di questi beni primari.

Sulla base dei dati di chiusura del mercato future della borsa merci di Chicago riportati su il Sole 24ore, i prezzi del grano hanno raggiunto il valore di 9,34 dollari a “bushel” (unità di misura internazionale pari a circa 27,2 kg di grano e 24,5 kg di mais).

Considerando che l’Ucraina è il quinto Paese al mondo per la produzione di mais per il bestiame e settimo per la produzione di grano tenero e la Russia è il principale esportatore di grano e primo esportatore di cerali, si capisce bene che molti Paesi risentano degli effetti della guerra pur non partecipandovi direttamente.

Tra questi Paesi è inclusa certamente l’Italia che importa il 64% del proprio fabbisogno di grano e il 53% di mais utile per l’alimentazione del bestiame.

Si tratta di un vero e proprio allarme agroalimentare che potrebbe comportare il crollo delle disponibilità sui mercati mondiali e l’inflazione su beni primari come la soia utilizzata per il bestiame e che ha raggiunto il massimo dal 2012.

Il presidente di Confagricoltura Italia, Massimiliano Giansanti, da un lato afferma che potrebbero non esserci abbastanza fertilizzanti per i prossimi raccolti, dall’altro lato rassicura sull’impegno riposto dalle imprese agricole nel garantire il regolare svolgimento delle consegne.

Tuttavia, si rendono ugualmente necessarie delle misure di supporto perché nessuna azienda può sostenere un ulteriore aumento dei costi.

Ungheria tra inflazione e aumento dei prezzi


Secondo le ultime statistiche dell’Ufficio centrale di statistica (KSH) rinvenibili su Penzcentrum , la guerra tra Russia e Ucraina non ha lasciato via di fuga neppure l’Ungheria. L’inflazione è aumentata nell’arco di pochi mesi dal 7,9% all’8,5% nel mese di marzo, ma potrebbe aumentare ulteriormente e superare il 10%.

Per saperne di più consulta il grafico: infogram

Sebbene l’inflazione per la popolazione nel suo complesso fosse dell’8,5% a marzo 2022, sembrerebbe che l’aumento dei prezzi più alto è stato sperimentato dalle famiglie con almeno tre figli e da quelle ad alto reddito: 8,7%.

L‘inflazione alimentare non era stata così alta neppure quando le catene di approvvigionamento sono state danneggiate durante la prima ondata della pandemia da coronavirus.

Nei primi tre mesi di quest’anno l’aumento annuale dei prezzi è stato drastico, il costo degli alimenti base è aumentato del 30-40%.


Il Consiglio della Banca nazionale ungherese afferma che a partire da gennaio 2022 “i prezzi elevati delle materie prime, dei prodotti alimentari e dell’energia e gli elevati costi del trasporto internazionale hanno iniziato ad indicare pressioni inflazionistiche esterne sostenute”.

Per saperne di più sullo scenario del mese di gennaio 2022 leggi l’articolo: Aumenta il rischio di inflazione in Ungheria

Per il momento, sembra che gli acquirenti debbano prepararsi ad un’inflazione persistentemente elevata, in quanto, non è prevista alcuna diminuzione.

Le esportazioni mondiali di grano, mais e orzo sono vittime della guerra

Dall’inizio dell’invasione russa, i prezzi del grano sono aumentati del 21%, dell’orzo del 33% e per alcuni fertilizzanti di oltre il 40%.

In Ucraina la produzione di grano si è dimezzata e le conseguenze economiche della guerra stanno diventando sempre più tragiche perché uno dei maggiori esportatori di grano del mondo non è in grado di esportare.

Le mine ostacolano la semina nei campi di grano e girasole, la marina russa ha chiuso i porti ucraini impedendo le esportazioni, i fertilizzanti e il carburante iniziano a scarseggiare. La situazione è evidentemente critica anche su questo versante.

Per questo motivo, gli esperti si aspettano una diminuzione del 30-55% in diverse varietà di colture. Le esportazioni di mais dovrebbero essere ridotte di 4,5 milioni di tonnellate, mentre le esportazioni di grano potrebbero essere ridotte di 1 milione di tonnellate.

Per questo motivo, solo 278 milioni di tonnellate possono essere previste nelle scorte globali di grano. Anche la stima delle scorte di granturco è stata rivista da 305,5 milioni di tonnellate a 301 milioni di tonnellate. Per la soia, la previsione globale è scesa da 90 milioni di tonnellate a 89,6 milioni di tonnellate.

Secondo il governo ucraino, l’area di semina sarà ridotta del 25% quest’anno a causa della guerra. Il New York Times ha sottolineato che il conflitto ha fatto sì che i prezzi dei prodotti alimentari superassero i record nel mercato mondiale.

D’altra parte, la situazione nel mercato dei fertilizzanti è ancor più problematica a causa della riduzione di esportazioni dalla Russia e dalla Bielorussia a seguito delle sanzioni imposte.

Bloomberg ci ricorda che i prezzi sul mercato mondiale sono al di sopra del livello record del 2008, mentre le scorte sono abbondanti. Motivo questo che invita a mantenere la calma, considerando che i mercati sono diventati troppo nervosi nonostante le azioni non diano motivo di seria preoccupazione.

Fonti: Economia.hu , Il Sole 24 ORE , penzcentrum.hu

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