Caso Quaestor, tre arresti nella società di broker ungherese

Tre arresti nella sera di ieri sono stati comunicati dalla Polizia ungherese in relazione al caso Quaestor, tra cui Csaba Tarsoly, capo e azionista di maggioranza della società di brokeraggio.

 

Tre settimane fa Quaestor ha dichiarato bancarotta. Ieri un’indagine del settimanale Figyelő ha messo in luce diversi altri punti del caso, asserendo che la compagnia avrebbe commesso frodi fin dal 1998.

Il 10 marzo la Banca Nazionale d’Ungheria (MNB) ha sospeso la licenza del broker assicurativo Quaestor menzionando sospette irregolarità e argomentando che la società potrebbe aver emesso più bond di quanto permesso dal proprio programma di emissione titoli.
Tra i fatti emersi dall’inchiesta di Figyelő la mancata dichiarazione di insolvenza da parte del braccio finanziario di Quaestor, Quaestor Financial Hrurira, che ha dichiarato che la corte di Budapest non ha accettato la documentazione inviata il 20 marzo. Secondo la rivista, il 35% del “buco” è stato speso in stipendi, il 30% in interessi, il 15% in contributi a progetti da parte della stessa Quaestor e il 20% per altri usi, come la costruzione dello stadio di calcio di Győr. Il caso, fa notare inoltre il giornale, è esploso solo dopo quello precedente di Buda-Cash, mentre le pratiche scorrette stavano andando avanti da molto tempo, con giornate in cui gli investitori erano in grado di riscattare fino a 1,5 milioni di fiorini in bond e venivano pagati in contanti, immediatamente. Quando il 6 marzo un’istituzione ha chiesto il rimborso di bond dal valore totale di 2,5 miliardi di fiorini, la compagnia non ha potuto restituire il denaro.

Quaestor è la terza società di brokeraggio ungherese ad andare in contro ad un’azione regolatoria nelle ultime settimane. Secondo quanto dichiarato alla Reuters dal portavoce della MNB Istvan Binder Quaestor potrebbe aver emesso fino a 150 miliardi di fiorini di bond oltre ai 60 miliardi di fiorini permessi nell’ambito del suo schema di emissione dei titoli. A pochi giorni dal caso Buda-Cash, la revoca succede anche a quella della più piccola Hungaria Ertekpapir.

Redazione Economia.hu

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