Il 15 marzo, giorno di festa nazionale in Ungheria, è stato come sempre l’occasione per i diversi partiti di esporre a piazze piene i propri intenti e commenti alla situazione attuale.
Jószef Tóbiás, il numero uno del partito socialista MSZP, ha sfidato il primo ministro Viktor Orbán chiedendo un dibattito pubblico, mentre i manifestanti anti-governo hanno annunciato la prossima presentazione di 19 richieste di referendum. Da parte sua Orbán ha parlato davanti al consueto palco di fronte al Museo Nazionale ricordando i valori del 1848, anno della rivoluzione che si celebra appunto il 15 marzo.
“Libertà e indipendenza” sono le nostre stelle guida, ha detto il pm conservatore, che non ha mancato di polemizzare contro i governi precedenti ai suoi, dicendo che “nel corso degli ultimi 25 anni tutti gli ungheresi hanno avuto modo di capire come possiamo avere successo o non averne affatto”. L’estrema destra di Jobbik urge la creazione di una “libera, indipendente e rispettata Ungheria”. Il Paese attuale, ha dichiarato il vice leader di Jobbik István Szávay, non è quello per cui i giovani magiari hanno lottato nel 1848. Radicale anche la richiesta del partito di centro-sinistra Együtt (Insieme), che vuole lo smantellamento completo e urgente del Parlamento, per porre fine all’attuale “regime di cooperazione nazionale”. Secondo il numero uno di Együtt, Viktor Szigetvári, che ha parlato a Debrecen, “è impossibile dichiarare una transizione pacifica dal regime attuale a qualcosa di diverso”.Nel pomeriggio la manifestazione contro il governo ha raccolto alcune migliaia di persone (5mila secondo alcuni siti, 10mila secondo altre fonti), con l’annuncio del prossimo invio di 19 domande di referendum da sottoporre al corpo elettorale ungherese su diverse tematiche, dall’anti-corruzione all’uso libero da tariffe delle autostrade, passando, tra l’altro, per l’eliminazione del monopolio sul tabacco e sull’apertura dei file segreti sui maggiori investimenti statali.
Claudia Leporatti
Redazione Economia.hu