Le fluttuazioni dei prezzi del carburante in Ungheria: tra stabilità e incertezze globali.
Recentemente, i prezzi del carburante in Ungheria hanno mostrato una relativa stabilità, ma le dinamiche geopolitiche e le decisioni dell’OPEC+ potrebbero presto influenzare il mercato. Nonostante una tendenza al ribasso dei prezzi a gennaio, con riduzioni consecutive, da giovedì si registra un aumento di 2 fiorini per la benzina e 3 fiorini per il diesel. All’inizio dell’anno, i prezzi erano rispettivamente di 617 e 637 fiorini al litro, ma a metà gennaio il primo ministro Viktor Orbán ha espresso preoccupazione per gli aumenti, definendoli “indignanti”. Attualmente, il prezzo medio è di 631 fiorini per la benzina e 639 fiorini per il diesel. Fattori come il prezzo del petrolio Brent, la domanda e l’offerta globali, la situazione geopolitica e il tasso di cambio del fiorino influenzano questi prezzi. Le decisioni dell’OPEC+, le politiche internazionali e le tensioni geopolitiche contribuiscono all’incertezza, suggerendo possibili ulteriori fluttuazioni dei prezzi del carburante nei prossimi mesi.
Aumento inaspettato delle richieste di sussidio di disoccupazione negli Stati Uniti.
Nella scorsa settimana, negli Stati Uniti, il numero di persone che hanno presentato per la prima volta richiesta di sussidio di disoccupazione è aumentato di 11.000 unità, raggiungendo un totale di 219.000. La media mobile delle ultime quattro settimane, che aiuta a eliminare le fluttuazioni temporanee, è salita di 4.000, attestandosi a 216.750. Nella settimana conclusasi il 25 gennaio, il numero di persone che hanno continuato a richiedere il sussidio è aumentato da 1.850.000 a 1.886.000, superando le previsioni degli analisti che stimavano 1.870.000. Nonostante questo incremento, il numero di nuove richieste rimane storicamente basso, indicando che il mercato del lavoro statunitense è ancora relativamente solido. Gli analisti monitorano attentamente questi dati, poiché la situazione occupazionale è cruciale per le decisioni sui tassi d’interesse della Federal Reserve. Nella riunione del 29 gennaio, la Fed ha mantenuto invariato il tasso di interesse di riferimento tra il 4,25% e il 4,50%, in linea con le aspettative del mercato.
Le aziende ungheresi di fronte alla sfida dell’innovazione: tra inerzia e necessità di cambiamento.
La competitività dell’economia ungherese è messa alla prova dalla mancanza di innovazione reale nelle grandi imprese. Secondo Balogh Petya, CEO di STRT Holding, molte aziende si limitano a una “recita dell’innovazione”, senza implementare sviluppi che apportino vantaggi economici concreti. L’Ungheria si trova sul lato perdente della rivoluzione tecnologica, e le imprese locali non percepiscono appieno la pressione innovativa necessaria per rimanere competitive. Nonostante le competenze siano presenti, manca il coraggio di tradurle in valore economico. Nel Global Innovation Index 2024, l’Ungheria si posiziona al 36º posto su 133 paesi, e al 23º su 27 nell’Unione Europea, indicando una posizione intermedia nella regione. Paesi vicini come la Repubblica Ceca vantano investimenti equilibrati in ricerca e sviluppo, un sistema educativo solido e un ambiente imprenditoriale stabile, elementi meno pronunciati in Ungheria. Per colmare questo divario, è essenziale rafforzare l’ecosistema dell’innovazione e adattare le esperienze internazionali al contesto locale. L’innovazione non dovrebbe essere vista come una campagna temporanea, ma come il fondamento della competitività a lungo termine.
La Ford critica l’aumento dei dazi all’importazione negli Stati Uniti.
Il CEO della Ford, Jim Farley, ha espresso preoccupazione riguardo all’imposizione di un dazio aggiuntivo del 25% sulle importazioni da Messico e Canada, affermando che tale misura potrebbe costare miliardi di dollari alle aziende automobilistiche americane e avere gravi ripercussioni sull’occupazione. Negli ultimi anni, giganti come Ford e General Motors hanno ampliato la produzione nei paesi vicini. Recentemente, il presidente Donald Trump ha annunciato l’introduzione di questi dazi, salvo poi sospenderne l’applicazione per 30 giorni. Farley ha sottolineato che sia la Casa Bianca che il Congresso avevano promesso di sostenere l’industria automobilistica nazionale, non di indebolirla. Ha inoltre evidenziato che concorrenti stranieri come Hyundai, Kia e Toyota possono importare liberamente dai loro paesi senza ulteriori oneri. Nonostante le perdite operative di circa 1,4 miliardi di dollari nel settore dei veicoli elettrici, la Ford ha registrato un profitto trimestrale di 1,8 miliardi di dollari, grazie alle solide vendite di veicoli con motore a combustione interna e veicoli commerciali. Tuttavia, dopo la pubblicazione dei dati trimestrali, le azioni della Ford sono diminuite di oltre il 4% nelle contrattazioni after-hours.
Preoccupante calo della produzione industriale e del commercio al dettaglio in Ungheria.
A dicembre 2024, la produzione industriale ungherese ha registrato una diminuzione del 5,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con un calo del 6,4% se si considerano gli effetti del calendario. Rispetto a novembre 2024, la produzione è scesa dell’1,8%. Questo declino è attribuibile principalmente alla contrazione della produzione automobilistica e della fabbricazione di apparecchiature elettriche, settori chiave dell’industria ungherese. Parallelamente, il volume del commercio al dettaglio, depurato dagli effetti stagionali e del calendario, è diminuito dell’1,2% rispetto al mese precedente. Questo calo potrebbe essere parzialmente spiegato dall’anticipo degli acquisti natalizi a novembre e dall’aumento del turismo in uscita. Nel complesso del 2024, la produzione industriale è diminuita del 4% rispetto al 2023, evidenziando le sfide economiche che il paese sta affrontando. Questi dati sollevano preoccupazioni sulla resilienza dell’economia ungherese, soprattutto in considerazione della debolezza dei mercati esteri, in particolare dell’Unione Europea e della Germania, principali partner commerciali dell’Ungheria.