Orbán: entro il 2030 l’Ungheria nella Top 5 europea

“So che molti lo ritengono impossibile, ma penso che sia invece possibile per l’Ungheria affermarsi, entro il 2030, tra i primi cinque Paesi europei più desiderabili per vivere e lavorare”. Con all’attivo 12 anni da primo ministro, Viktor Orbán pensa di governare per un altro decennio.

Dopo la rielezione anche da parte della legislatura con 134 sì e 28 no e la seduta inaugurale del Parlamento, il leader della Fidesz ha iniziato il suo quarto mandato, il terzo di fila dal 2010, parlando così: “gli ungheresi vogliono un governo che sia degno del loro futuro e questo ci autorizza a fare progetti per i prossimi dieci anni. Dovremmo pensare in termini di 12 anni”. Del resto l’attuazione del prossimo bilancio dell’Unione europea, ricorda in connessione il premier, andrà avanti proprio fino al 2030. 

Gli obiettivi di Orbán non deragliano dalla linea che ha tracciato e ribadito con le sue campagne; tra questi quello di puntare su Visegrád, facendo leva sui Paesi limitrofi per  unire le forze e rendere il bacino dei Carpazi nientemeno l’area economica, commerciale e di trasporto più sicura e in rapido sviluppo d’Europa. 

“Negli ultimi anni, abbiamo dimostrato più volte che nessuno ha bisogno di temere gli ungheresi: chi collabora con noi raccoglie i profitti”, ha detto, aggiungendo che il suo governo preme per un’Europa forte e per stringere accordi vantaggiosi con l’Unione. Sicurezza e preservazione della cultura Cristiana sono le principali promesse che rivolge agli ungheresi, a suo giudizio “minacciati dalla politica europea inefficace contro la crisi migratoria”. “Abbiamo bisogno dell’UE e che l’UE abbia bisogno di noi”, ha chiosato il pm, senza lasciarsi sfuggire una frecciata al vetriolo rivolta a Bruxelles. “L’UE dovrebbe abbandonare i suoi deliranti incubi di Stati Uniti d’Europa e tornare alla realtà. Ora che ho prestato giuramento, tutte le mie azioni saranno dedicate al servizio della nostra nazione, del popolo ungherese, agli interessi ungheresi e ai valori Cristiani. Politici e burocrati di Bruxelles professano che la migrazione sia un diritto fondamentale, l’Ungheria invece vuole decidere chi far entrare e chi no e contrasterà l’introduzione di quote obbligatorie d’accoglienza”.

Lo aveva già fatto in passato coniando la sua definizione di “democrazia illiberale”, lo fa di nuovo adesso, condannandone l’opposto, la democrazia liberale:  “Al posto del bricolage della democrazia liberale che si è arenata, costruiremo una democrazia cristiana del XXI secolo che garantisca la dignità umana, la libertà e la sicurezza, protegga l’uguaglianza di genere, il modello familiare tradizionale, protegga la nostra cultura Cristiana e dia alla nostra nazione la possibilità di sopravvivere e prosperare “, ha detto Orbán. Ottimista sulle prospettive di sviluppo economico del suo Paese, afferma: “So che molti lo ritengono impossibile, ma penso che sia possibile per l’Ungheria essere tra i primi cinque paesi europei in cui vivere e lavorare entro il 2030”.

Gli obiettivi prefissati e ribaditi da Orbán sono molteplici, a partire da strade e autostrade passando per la centrale di nucleare di Páks; ma anche sviluppo delle imprese e la creazione di un nuovo esercito ungherese. Saranno gli ungheresi, ha sottolineato, a controllare il settore bancario, i media e le compagnie energetiche.

Claudia Leporatti e Fabio Rotondo

Redazione Economia.hu

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