L’Ungheria dei migranti: intervista ad una volontaria

La questione dei richiedenti asilo é diventata centrale in Ungheria, ogni giorno arrivano migliaia di profughi dal medioriente. Aron Coceancig ha intervistato per East Journal e per Economia.hu Zsuzsanna volontaria di Migration Aid, l’associazione che a Budapest sta fornendo assistenza ai migranti.

Migration Aid é nata solo pochi mesi fa, il 29 giugno, rispondendo a una necessitá impellente: fornire soccorso e informazione ai migranti che arrivano in Ungheria, servizi di cui nessuno si occupava. Oggi conta un centinaio di volontari ed é presente in particolare nelle tre stazioni dei treni di Budapest dove stazionano centinaia di profughi.

Qual’é la situazione oggi (25 agosto) a Budapest? Quali servizi trovano i migranti e chi li fornisce?
 
Il flusso di migranti é continuo, ogni giorno arrivano circa 2.000 persone. La grande maggioranza dei profughi si ferma al massimo 8-10 giorni in Ungheria e poi, appena possono, cercano di partire. Arrivano principalmente da Siria, Iraq e Afganistan, la rotta che percorrono passa attraverso la Turchia e i Balcani. 
Nei primi mesi i profughi erano principalmente giovani maschi che intraprendevano il viaggio da soli, ora arrivano sempre piú spesso famiglie, soprattutto genitori con figli, i nonni, i piú anziani, non intraprendono il viaggio. 
A Budapest non ci sono strutture adeguate per fornire assistenza. Solamente tre settimane fa sono stati creati i Transit Space. Spazi costruiti dal comune nel quale é possibile trovare bagni chimici e alcuni servizi di prima necessitá. 
 
Il governo ungherese fornisce servizi o materiale per i profughi?
 
Fino ad oggi il governo ungherese non ha fornito niente. I Transit Space sono stati forniti dal comune di Budapest, per rispondere a una situazione igienica. Tutti gli altri servizi vengono forniti da volontari e dalle donazioni degli ungheresi che noi cerchiamo di raccogliere. 
 
Le istituzioni internazionali come l’ONU, tramite l’UNCHR, o l’UE sono presenti o monitorano la situazione?
 
Personale del UNCHR é venuto solo una volta a vedere la situazione, dopo non si sono piú fatti vivi. Dall’UE non abbiamo visto nessuno. 
 
A fornire assistenza ai profughi ci sono anche associazioni religiose o Chiese locali?
 
Gli unici che al momento ci hanno dato una mano sono stati gli Hare Krishna che quando possono portano qualcosa da mangiare. 
 
L’obiettivo dei migranti sono i paesi nordici, l’Ungheria é un paese di passaggio, ma nel caso vengano registrati qui la responsabilità di gestione della pratica di rifugiato spetta all’Ungheria. I migranti ne sono consapevoli? Vengono comunque registrati?
 
Si, l’obiettivo dei migranti é arrivare in Austria o Germania. Il 90% peró si registra in Ungheria. I migranti non ricevono informazioni e quindi una volta arrivati in UE pensano di poter viaggiare liberamente all’interno dell’ Unione. Una volta registrati, se vengono fermati in altri paesi vengono rispediti in Ungheria. In quel caso l’Ungheria può accettare la richiesta di asilo, o altrimenti riconoscendo che sono arrivati da paesi terzi entro 15 giorni puó rispedirli in Serbia da dove hanno oltrepassato il confine. In questo modo, tuttavia, si crea uno scarica barile, un ping pong umano, di cui le prime vittime sono proprio i migranti.
 
La vostra associazione collabora con altre del genere in Ungheria o in altri paesi coinvolti dal flusso di migranti?
 
Momentaneamente no. Siamo nati da poco tempo e cerchiamo di creare intanto una rete fra i diversi luoghi a Budapest. Ci sono altre associazioni in Ungheria che forniscono servizi, ad esempio l’associazione dei pediatri o l’associazione Cordelia che fornisce supporto psicologico, peró abbiamo poche risorse e personale, non riusciamo a gestire tutte le necessitá. All’estero per ora non abbiamo contatti. 
 
Come stanno reagendo gli ungheresi all’arrivo dei migranti? Ci sono stati atti di solidarietá oppure ha vinto la paura e il distacco incoraggiati anche dalla campagna del governo?
 
La societá ungherese é divisa. Ci sono molti che ci stanno aiutando, donano materiali e cibo di cui abbiamo bisogno. Simbolo di questa reattività é stata anche la nascita della nostra associazione, nata dal nulla, per rispondere a una esigenza reale. Purtroppo peró la maggioranza delle persone vive nella paura, paura che é stata rafforzata dalla campagna del governo. Questa parte di societá é stata istigata dalle varie campagne politiche, dai manifesti del governo o dalla costruzione della recinzione. E’ piú facile creare un sentimento di paura fra le persone che di solidarietá. Purtroppo la campagna del governo ha raggiunto il suo obiettivo. 
 
Cosa pensi della recinzione che il governo sta costruendo al confine con la Serbia?
 
Non penso che fermerá il flusso, lo scopo della recinzione a mio parere é soprattutto di propagandare la paura. Con tutti i soldi spesi per la costruzione si poteva organizzare un sistema di accoglienza piú efficente. Invece oggi in Ungheria regna il caos, e non penso sia un caso. Proprio dal caos é facile che si sviluppi la paura.  
 
Pensi che il flusso continuerá e aumenterá nei prossimi mesi? Quali sono le vostre previsioni?
 
La polizia ungherese ha detto di non riuscire a fare previsioni, quindi neanche noi possiamo prevedere quello che accadrá. Di certo siamo molto preoccupati perché fra 2-3 mesi inizierá il freddo e la situazione diventerá estremamente piú complicata. 
 
Di quali materiali avete particolarmente bisogno e come é possibile effettuare donazioni?
 
Al momento abbiamo bisogno di biancheria intima e scarpe per bambini, ma soprattutto di volontari che vengano a dare una mano, anche solo per poche ore al giorno. E’ possibile contattare l’associazione tramite la pagina Facebook: Migration Aid o il nostro sito web. 
 
Aron Coceancig
 
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