Da anni, l’uguaglianza di genere è argomento centrale di discussioni e dibattiti. La parità, oltre ad essere un diritto fondamentale, è la chiave di volta di un’economia prospera e moderna che fornisce una crescita inclusiva sostenibile. Sostenendo la parità di genere, è possibile assicurare che uomini e donne possano contribuire pienamente al miglioramento della società e dell’economia in generale. Secondo la relazione della Commissione Europea “Women active in the ICT sector”, includendo più donne nell’economia digitale il PIL annuale europeo potrebbe subire un incremento di 9 miliardi di euro.
Oggi, la rivoluzione digitale fornisce nuove strade per l’emancipazione economica, e non, delle donne. Le piattaforme digitali, Internet, i telefoni ed i servizi finanziari digitali offrono occasioni per tutti e possono colmare il citato divario dando l’opportunità alle donne di guadagnare un reddito, aumentare le loro possibilità lavorative ed accedere ad informazioni e conoscenze generali.
Meno rappresentate e meno finanziate
Tuttavia, la strada da percorrere è ancora lunga e bloccata da persistenti diseguaglianze di genere.
- In tutto il mondo, 327 milioni di donne in meno rispetto agli uomini hanno uno smartphone e possono accedere all’internet mobile.
- Le donne sono sottorappresentate nei lavori ICT (Tecnologie dell’informazione e della comunicazione), nel top management a nelle carriere accademiche, e gli uomini hanno 4 volte più probabilità di essere specialisti ICT.
- A 15 anni, solo lo 0.15% delle ragazze desidera diventare professionista ICT, rispetto ad un 5% registrato per i ragazzi.
- Le start-up di proprietà femminile ricevono meno finanziamenti e hanno il 30% in meno di probabilità di avere un’uscita positiva rispetto alle imprese di proprietà maschile.
Le donne in IT in Ungheria: il divario nella formazione e nel lavoro
In Ungheria, la situazione non è differente, come evidenziato nella tabella soprastante del Digital Gender Index di EIGE e dall’elaborazione grafica di qui sotto.
Nonostante questi numeri possano sorprendere, -il cambiamento è vicino e, soprattutto, possibile- sottolinea Reka Safrani, la nuova presidente della Lobby Europea delle Donne (European Women’s Lobby, la più grande organizzazione ombrello che promuove l’uguaglianza e i diritti delle donne in Europa, che riunisce oltre 2.000 organizzazioni.). L’Ungheria, come altri paesi post-comunisti dell’Europa centrale ed orientale, ha le proprie tradizioni nel femminismo e nei diritti delle donne.
“Le femministe che vengono dalla regione CEE spesso hanno l’impressione che siamo trascurate, come se venissimo da una regione ritardataria, come se l’emancipazione delle donne venisse esclusivamente dall’occidente. Abbiamo eredità storiche diverse, ma potremmo imparare molto le une dalle altre.”
Un messaggio che, si spera, sarà di ispirazione verso un cambiamento più equo e sostenibile. Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), la costruzione di un futuro digitale più inclusivo richiede:
- La progettazione e l’attuazione di strategie digitali nazionali che mirino attivamente a colmare il divario di genere nell’accesso, nell’adozione e nell’uso del digitale.
- Adattare le strategie nazionali sulle competenze per aumentare la consapevolezza del divario digitale di genere, aiutare ad affrontare gli stereotipi, affrontare i pregiudizi di genere esistenti nei curricula educativi, incoraggiare una maggiore iscrizione femminile agli studi ICT e, più in generale ,colmare il divario di genere delle competenze nell’era digitale.
- Facilitare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, monitorando e garantendo allo stesso tempo la qualità del lavoro e la fornitura di servizi di supporto che permettano alle donne di lavorare e perseguire una carriera mentre sono madri o hanno una famiglia.
- Favorire l’imprenditorialità e l’impegno delle donne nell’innovazione, attraverso la promozione della diversità nell’imprenditorialità e nei team di ricercatori e inventori.
- Promuovere azioni di genere basate sull’evidenza, raccogliendo dati disaggregati per genere.
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