1. Sintesi Esecutiva e Punti Salienti
Al 13 agosto 2025, l’economia ungherese si trova in una fase di recupero complesso, caratterizzata da una moderata ripresa dei consumi interni che maschera significative incertezze macroeconomiche e sfide a livello di politiche. Nonostante un’apparente stabilità in alcuni indicatori, l’analisi rivela un delicato equilibrio tra le politiche governative di stimolo, le pressioni inflazionistiche persistenti e la necessità di un consolidamento fiscale strutturale.
PODCAST IN ITALIANO
I principali punti emersi dall’analisi includono:
- Crescita Economica Fragile: La crescita del PIL per il 2025 è stata rivista al ribasso dal governo ungherese a un conservativo 1%, allineandosi a previsioni internazionali come quelle della Commissione Europea (0.8%) e del FMI (0.7%).1 Questa ripresa è quasi interamente sostenuta dai consumi privati, mentre gli investimenti e le esportazioni rimangono deboli a causa di un ambiente imprenditoriale incerto e di una domanda esterna contenuta.1
- Inflazione Persistente: L’inflazione annua è aumentata al 4.6% a giugno 2025, superando le aspettative.4 Questa tendenza, alimentata da aumenti delle accise, dai prezzi alimentari e da una forte crescita dei salari, suggerisce che la Banca Nazionale Ungherese (MNB) dovrà mantenere una politica monetaria restrittiva per un periodo prolungato, limitando lo spazio per tagli dei tassi di interesse nel corso dell’anno.1
- Sfide Fiscali: Le stime del FMI indicano che le attuali politiche governative non sono sufficienti per raggiungere l’obiettivo di deficit di bilancio del 4.1% per il 2025, proiettando invece un deficit del 4.8% del PIL.2 Questa discrepanza sottolinea la tensione tra gli impegni di spesa e la necessità di consolidamento fiscale per contenere il debito pubblico, che si prevede possa raggiungere il 74.1% del PIL quest’anno.1
- Impatto delle Politiche Locali: Il governo ha lanciato iniziative significative, come il programma “Otthon Start”, che ha già stimolato in modo visibile il mercato immobiliare.6 Allo stesso tempo, le recenti modifiche al regime degli investimenti esteri diretti (FDI), che estendono i diritti di prelazione dello Stato, hanno aumentato l’incertezza per gli investitori internazionali.8
- Mercato del Lavoro Resiliente ma in Transizione: Il tasso di disoccupazione si è mantenuto basso al 4.3% a maggio 2025, posizionando l’Ungheria tra i migliori paesi dell’UE in questo indicatore.10 Tuttavia, l’aumento della durata media della ricerca di lavoro e i licenziamenti in settori industriali tradizionali, come le acciaierie di Dunaújváros, suggeriscono una transizione strutturale del mercato del lavoro.11 Le piccole e medie imprese (PMI) rimangono ottimiste, con un’attenzione crescente all’adozione di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale e la sostenibilità.13
2. Panorama Economico Macroeconomico e Proiezioni
Questa sezione fornisce un’analisi dettagliata dei principali indicatori macroeconomici, confrontando le diverse proiezioni degli organismi nazionali e internazionali.
Crescita del PIL: Previsioni a Confronto e Loro Implicazioni
L’economia ungherese è uscita dalla recessione nel quarto trimestre del 2024, con una crescita del PIL dello 0.5% rispetto al trimestre precedente.15 Tuttavia, le prospettive di crescita per il 2025 indicano una ripresa modesta e per nulla robusta. La Commissione Europea e il Fondo Monetario Internazionale (FMI) proiettano una crescita rispettivamente dello 0.8% e dello 0.7% per l’anno in corso, una cifra che l’FMI ritiene sia supportata principalmente da dinamiche salariali favorevoli e da una spesa dei consumatori.1 In un allineamento significativo con queste stime, il governo ungherese ha recentemente rivisto al ribasso la sua previsione di crescita per il 2025 dal 2.5% all’inizio dell’anno a un più cauto 1%.3 L’Equilibrium Institute, un’entità di ricerca indipendente, ha una visione più ottimistica, proiettando una crescita del 2.0% per il 2025.15 Le stime di PIL nominale per il 2025 variano da $240 miliardi secondo Wikipedia a $504 miliardi a parità di potere d’acquisto (PPP) secondo World Economics.17
La ripresa economica del 2025 si fonda quasi esclusivamente sulla crescita dei consumi privati, sostenuti da aumenti salariali sostanziali e da agevolazioni fiscali per i redditi.1 Al contrario, gli investimenti rimangono limitati a causa di un contesto imprenditoriale incerto e di tagli agli investimenti pubblici.1 Questo scenario evidenzia una potenziale fragilità nella ripresa. A differenza di un ciclo economico sano, dove la crescita è trainata da investimenti e un solido export, l’Ungheria si affida a un motore interno che, sebbene efficace nel breve termine, è vulnerabile a shock e a potenziali pressioni inflazionistiche. La debolezza della domanda esterna rimane un rischio chiave, data la profonda integrazione dell’Ungheria nelle catene di approvvigionamento globali in settori cruciali.1
Per visualizzare meglio la gamma di previsioni, la tabella seguente riassume le proiezioni per il 2025 e il 2026:
Indicatore | Commissione Europea (CE) | Fondo Monetario Internazionale (FMI) | Governo Ungherese | Equilibrium Institute |
Crescita PIL 2025 (%) | 0.8 | 0.7 | 1.0 (rivisto) | 2.0 |
Crescita PIL 2026 (%) | 2.5 | 2.0 | n/d | 2.4 |
Inflazione 2025 (%) | 4.1 | 4.5 (Q4:2025) | 4.7 | 4.1 |
Inflazione 2026 (%) | 3.3 | n/d | n/d | 5.0 |
Disoccupazione 2025 (%) | 4.4 | 4.6 | n/d | 4.6 |
Disoccupazione 2026 (%) | 4.3 | 4.2 | n/d | 4.2 |
Inflazione: Pressioni Persistenti e la Postura della Banca Centrale
L’inflazione continua a rappresentare una preoccupazione centrale. Dopo aver registrato una media del 3.7% nel 2024, il tasso di inflazione annua è risalito al 4.6% a giugno 2025, in linea con le aspettative del mercato ma in aumento rispetto al 4.4% del mese precedente.4 A luglio, l’inflazione ha addirittura “riservato una brutta sorpresa”.6 La Commissione Europea (CE) e l’Equilibrium Institute prevedono un’inflazione media del 4.1% per il 2025, mentre il FMI stima un valore del 4.5% nel quarto trimestre.1
Le pressioni sui prezzi derivano da molteplici fattori: l’aumento delle accise all’inizio dell’anno, un rimbalzo dei prezzi alimentari e il forte slancio dell’inflazione nei servizi.1 A ciò si aggiungono la robusta domanda interna e una crescita salariale elevata, alimentata da un ulteriore aumento del 9% del salario minimo nel 2025 e da un mercato del lavoro ancora teso.1 Questa situazione crea un dilemma politico. Il FMI e la CE avvertono che le pressioni inflazionistiche sottostanti sono persistenti e che la Banca Nazionale Ungherese (MNB) non ha un ampio margine per tagliare i tassi di interesse nel 2025.2 Tuttavia, l’Equilibrium Institute nota che la nuova leadership della banca centrale, insediatasi a marzo 2025, potrebbe adottare una politica monetaria più accomodante.15 La gestione economica ungherese si trova, dunque, in un punto critico in cui le politiche di stimolo fiscale a sostegno dei consumi rischiano di entrare in conflitto con la necessità di mantenere una stretta monetaria per tenere a bada l’inflazione, un potenziale che potrebbe minacciare la sostenibilità della ripresa nel medio termine.
Politica Fiscale e Sostenibilità del Debito Pubblico
La politica fiscale ungherese affronta un difficile percorso di consolidamento. Il governo ha fissato un obiettivo di deficit di bilancio pari al 4.1% del PIL per il 2025, in calo rispetto al 4.9% del 2024.2 Tuttavia, le stime del FMI indicano che le politiche attualmente annunciate non sono sufficienti per raggiungere tale obiettivo, proiettando un deficit del 4.8% per il 2025.2
Questo divario tra gli impegni politici e le proiezioni economiche è un punto di tensione centrale. Sebbene il governo si sia impegnato a mantenere il deficit al di sotto del 4% nel 2026 e abbia già attuato un blocco della spesa 3, contemporaneamente sta implementando misure costose, come il raddoppio degli assegni familiari e le esenzioni fiscali.2 Le proiezioni del FMI indicano che, senza sforzi fiscali aggiuntivi, il rapporto debito/PIL potrebbe salire a circa il 79% entro il 2030, da un livello del 73.5% nel 2024.2 Il FMI raccomanda un aggiustamento cumulativo di circa il 2% del PIL tra il 2025 e il 2028 per riportare il deficit sotto il 3% del PIL e ridurre il debito pubblico al di sotto del 70%.2 L’organizzazione sottolinea la necessità di migliorare il monitoraggio dei rischi fiscali, contenere i trasferimenti alle imprese statali e aumentare la trasparenza di bilancio, suggerendo una critica più profonda all’efficienza della spesa pubblica.2
3. Politiche Governative e Impatto Settoriale
Questa sezione si concentra sulle recenti decisioni politiche e sulle loro specifiche conseguenze a livello microeconomico.
Il Programma “Otthon Start”: Catalizzatore del Mercato Immobiliare
In un chiaro tentativo di stimolare l’economia interna e sostenere le famiglie, il governo ungherese ha annunciato il lancio del programma “Otthon Start” (Home Start) a partire dal 1° settembre 2025.7 Questa iniziativa, definita dal governo la più grande dal cambio di regime, mira ad aiutare i giovani acquirenti a comprare la loro prima casa. Il programma offre prestiti fino a 50 milioni di fiorini (HUF) a un tasso di interesse fisso del 3% per 25 anni, con un autofinanziamento richiesto di appena il 10%. Le proprietà idonee devono rientrare in un tetto massimo di HUF 100 milioni per gli appartamenti e HUF 150 milioni per le case.7
L’impatto di questa politica è già visibile nelle notizie locali. Portfolio.hu ha riportato il 12 agosto 2025 che è stato “battuto un record di cinque anni nel mercato immobiliare” e che “giovani acquirenti” stanno emergendo in modo inaspettato.6 Altri titoli dal sito del 12 e 11 agosto riferiscono di una “corsa folle per le case in vendita” e di un “importante miglioramento atteso” nel settore delle costruzioni abitative.6 Queste notizie forniscono una prova quasi istantanea della reazione del mercato all’annuncio del programma, dimostrando la capacità del governo di mobilitare i consumatori e di indirizzare gli investimenti nel settore delle costruzioni, che secondo le stime potrebbe generare fino a 5.000 miliardi di fiorini (HUF) di investimenti e creare migliaia di posti di lavoro.7 La sfida futura sarà garantire che l’offerta di alloggi possa tenere il passo con la domanda, evitando di gonfiare ulteriormente i prezzi degli immobili esistenti.
Le Modifiche al Regime degli Investimenti Esteri Diretti (FDI): Un Ostacolo alla Crescita?
Con decorrenza dal 24 giugno 2025, l’Ungheria ha introdotto emendamenti significativi al suo regime di controllo sugli investimenti esteri diretti (FDI).8 La modifica più rilevante è l’estensione del diritto di prelazione dello Stato, che ora si applica a tutti i settori coperti dal decreto FDI.8 Questo significa che se il Ministero dell’Economia Nazionale blocca una transazione di acquisizione da parte di un investitore straniero, lo Stato può esercitare il diritto di acquisire l’azienda target alle stesse condizioni concordate tra le parti originarie.8 Inoltre, i tempi di revisione sono stati allungati da 30 a 45 giorni lavorativi, con la possibilità di ulteriori estensioni fino a tre volte per 30 giorni lavorativi ciascuna.8
Questi emendamenti rappresentano una strategia per rafforzare il controllo sulle risorse economiche strategiche. Tuttavia, creano un notevole aumento dell’incertezza legale e commerciale per gli investitori stranieri, come sottolineato da diverse fonti.8 Il rischio di perdere un’opportunità dopo aver sostenuto costi significativi per la due diligence, combinato con la potenziale divulgazione di termini confidenziali dell’accordo, può scoraggiare in modo sostanziale il capitale straniero. Questa politica sembra in conflitto con l’obiettivo di stimolare la ripresa degli investimenti e la crescita a medio termine 1, che in parte dipende dall’espansione della capacità produttiva in settori chiave come la produzione di batterie e veicoli elettrici, spesso finanziata da investimenti diretti esteri.2 È stato anche notato che una nuova legge, l’Act L del 2025, che regolerà il regime speciale FDI, entrerà in vigore il 19 agosto 2025.19
4. Dinamiche del Mercato del Lavoro e Tendenze Aziendali
Mercato del Lavoro: Resilienza con Segnali di Tensione
Il mercato del lavoro ungherese continua a mostrare una notevole resilienza. A maggio 2025, il tasso di disoccupazione si è attestato al 4.3%, rimanendo invariato rispetto al mese precedente e all’anno precedente.10 Questo dato posiziona l’Ungheria come il decimo paese con il più basso tasso di disoccupazione nell’Unione Europea.10 A confronto con i paesi del gruppo V4, la disoccupazione ungherese è inferiore a quella della Slovacchia (5.3%), ma superiore a quella di Polonia (3.3%) e Repubblica Ceca (2.8%).11
Tuttavia, sotto la superficie di questi dati stabili, emergono segnali di tensione. La durata media della ricerca di lavoro è aumentata in modo significativo, da 9.8 mesi a 12.8 mesi nel periodo da marzo a maggio 2025, rispetto all’anno precedente.11 Parallelamente, il numero di posti di lavoro vacanti è diminuito nel 2024.1 Nonostante il mercato del lavoro rimanga complessivamente “teso”, l’andamento indica che la debole crescita economica ha un impatto limitato sulla creazione di nuovi posti di lavoro. Questo spiega il paradosso di un basso tasso di disoccupazione che coesiste con una crescita del PIL anemicamente bassa; le aziende sembrano essere caute nell’assumere ma si impegnano a mantenere la forza lavoro esistente, in parte per via della forte crescita salariale.1 Le previsioni per il resto dell’anno sono contrastanti, con l’MNB che prevede un tasso del 4.5% per il 2025, mentre l’OCSE e l’FMI prevedono rispettivamente il 4.3% e il 4.6%.11
Tendenze Aziendali e Ottimismo tra le PMI
Le aziende ungheresi mantengono un outlook sorprendentemente ottimistico per il 2025. Un sondaggio condotto a marzo 2025 ha rilevato che quasi la metà delle aziende (48%) pianifica di espandere la propria forza lavoro e che il 43% si aspetta un miglioramento della propria situazione finanziaria.13
Le tendenze di business per il settore delle piccole e medie imprese (PMI) indicano una chiara direzione verso l’innovazione e la digitalizzazione. I cinque trend più significativi per il 2025 sono l’intelligenza artificiale (AI) e l’automazione, la sostenibilità, l’e-commerce, la cybersecurity e i servizi sanitari e di wellness.14 L’adozione dell’AI, in particolare, sta crescendo in modo significativo tra le PMI ungheresi, che utilizzano modelli linguistici specializzati per migliorare l’efficienza in aree come il servizio clienti e l’amministrazione.14 L’impegno per la sostenibilità è guidato principalmente da una convinzione interna delle imprese, un fattore che sta espandendo il mercato dei “green loan” e dei prodotti ecologici.14
Tuttavia, l’economia ungherese sembra vivere una transizione a due velocità, con i settori tradizionali che affrontano maggiori difficoltà. Notizie recenti riportate da Portfolio.hu includono licenziamenti di massa presso le acciaierie di Dunaújváros, dove 1.700 lavoratori hanno perso il lavoro in un solo giorno, e la riduzione della forza lavoro di 1.000 unità da parte di SK in Ungheria.6 Queste notizie contrastano nettamente con i report trimestrali positivi di aziende nei settori delle telecomunicazioni e dell’energia, come Magyar Telekom e la controllata croata di Mol.6 Ciò suggerisce che la ripresa economica del 2025 sarà trainata in modo sproporzionato da settori ad alto valore aggiunto e digitalmente avanzati, mentre le industrie più vecchie potrebbero continuare a incontrare difficoltà strutturali.
5. Fattori di Rischio e Prospettive a Medio Termine
Il percorso di ripresa dell’economia ungherese è costellato di rischi significativi, sia interni che esterni. A livello globale, la debolezza della domanda esterna e l’aumento della frammentazione geoeconomica potrebbero influire negativamente sulle esportazioni, che sono cruciali per la crescita del Paese.1 La volatilità dei prezzi delle materie prime, a sua volta, potrebbe riaccendere le pressioni inflazionistiche.2
Sul fronte interno, la persistenza dell’inflazione, alimentata da una spesa eccessiva o da aumenti salariali non produttivi, potrebbe costringere la Banca Nazionale Ungherese a mantenere una politica monetaria restrittiva per un periodo prolungato, soffocando la crescita economica.1 Il FMI avverte che il mancato raggiungimento degli obiettivi di consolidamento fiscale potrebbe aumentare le preoccupazioni del mercato sulla sostenibilità del debito.2 Inoltre, il FMI sottolinea che la mancanza di progressi nelle riforme di governance, in particolare per quanto riguarda gli appalti pubblici e la trasparenza, potrebbe ritardare o bloccare l’erogazione dei fondi dell’Unione Europea, compromettendo ulteriormente la crescita e la fiducia degli investitori.2
Le prospettive a medio termine, tuttavia, mostrano un potenziale di recupero più forte. Le proiezioni concordano su una ripresa più robusta nel 2026, con tassi di crescita che si avvicinano al 2.5%.1 Si prevede che la crescita converga al suo potenziale a lungo termine di circa
2.5% entro il 2030, a condizione che vengano affrontate in modo efficace le sfide fiscali e di governance.2 Un fattore chiave sarà la ripresa degli investimenti, che si prevede possa ripartire nel 2026 man mano che l’incertezza globale si allenta e la produzione in strutture finanziate dagli FDI si espande.1
6. Conclusioni
L’analisi dell’economia ungherese al 13 agosto 2025 rivela un quadro di luci e ombre. Da un lato, il Paese sta vivendo una ripresa modesta ma visibile, trainata da un mercato del lavoro resiliente e da una forte crescita dei consumi interni. L’ottimismo nel settore delle PMI, con una spinta verso l’innovazione e la digitalizzazione, suggerisce un potenziale di crescita strutturale a lungo termine.
Dall’altro lato, la ripresa è fragile e i rischi sono significativi. L’inflazione persistente, le sfide fiscali e le crescenti incertezze per gli investitori stranieri derivanti dalle modifiche al regime FDI costituiscono ostacoli rilevanti. Il 2025 si preannuncia come un anno di transizione critica, in cui la gestione dell’equilibrio tra stimolo economico e disciplina fiscale sarà fondamentale. La capacità del governo di affrontare le raccomandazioni del FMI in materia di consolidamento fiscale e riforme di governance sarà cruciale non solo per sbloccare i fondi UE, ma anche per rafforzare la fiducia del mercato e garantire che la ripresa si trasformi in una crescita sostenibile e a lungo termine.
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